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XII TEMPO ORDINARIO – 21 giugno 2015 - Commento al Vangelo
CHI E’ COSTUI CHE ANCHE IL VENTO E IL MARE GLI OBBEDISCONO?

di p. José María CASTILLO

Mc 4, 35-41
In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

  1. Non sembra verosimile che nel piccolo e tranquillo lago di Galilea si scateni una tempesta di tale grandezza che è arrivata al punto di mettere in serio pericolo uomini abituati al mare. In ogni caso, l’aspetto interessante di questo racconto non è se Gesù abbia o non abbia fatto un miracolo. L’importante, per il lettore religioso di questo passo, è l’informazione che qui viene fornita per comprendere e vivere meglio la fede in Gesù. Perché a questo si riferisce questo racconto.
  2. È normale che sentissero paura alcuni uomini che si sono visti in una situazione di pericolo grave. Non si vede per quale motivo li si dovrebbe rimproverare. Quello che allora è avvenuto si capisce quando si considera il fatto che Gesù associa la paura alla mancanza di fede. Cioè, l’importante qui sta nel fatto che in questo racconto, per Gesù la mancanza di fede non consiste nell’errore o nell’immoralità, ma nel lasciarsi prendere dalla paura, fino al punto di pensare che, sebbene siamo sulla barca con Gesù, possiamo cacciarci in un grave pericolo.
  3. Il nemico numero uno della fede in Gesù non è l’errore, ma la paura. Perché la paura paralizza la capacità di pensare. E anche la possibilità di dire quello che si pensa. La paura ci condanna al silenzio sterile. Ed inoltre ci perverte. Perché ci rende forti con i deboli e deboli con i forti. Quando si arriva a tale infamia, non è più Gesù colui che guida la nostra vita. In tale situazione, la nostra vita è in balia di interessi inconfessabili.


Lunedì 15 Giugno,2015 Ore: 16:53
 
 
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