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www.ildialogo.org È IL PIÙ PICCOLO DI TUTTI I SEMI, MA DIVENTA PIÙ GRANDE DI TUTTE LE PIANTE DELL’ORTO,di p. José María CASTILLO

XI TEMPO ORDINARIO – 14 giugno 2015 - Commento al Vangelo
È IL PIÙ PICCOLO DI TUTTI I SEMI, MA DIVENTA PIÙ GRANDE DI TUTTE LE PIANTE DELL’ORTO

di p. José María CASTILLO

Mc 4,26-34
[In quel tempo, Gesù] diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

  1. In questo vangelo Gesù insegna che la signoria di Dio si rende presente nella vita, nel mondo e nella società, così come succede con la semina del seme nel campo. Non dimentichiamo che l’espressione signoria di Dio utilizza la parola Dio al genitivo. Si tratta di un genitivo esplicativo. Cioè, il Vangelo spiega in questo modo come si rende presente Dio nella vita e nella storia. Questo è quello che Gesù insegna mediante queste due parabole del seme. Il seme “automatico” ed il seme “più piccolo”.
  2. Prima di tutto, Dio si rende presente e regna progressivamente nel mondo nello stesso modo in cui il seme germina e cresce per sé stesso, anzi mentre l’agricoltore dorme e non ha idea di come cresce il seme (Mc 4,27). Il testo originale greco utilizza il termine αὐτομάτη, che si riferisce a quello che Dio solo realizza (cf. Lv 19,28 LXX) (Joel Marcus). Questa crescita si realizza in tanti e tanti processi nei quali – se pensiamo le cose nel profondo – ci rendiamo conto che la società e la convivenza dei cittadini si va umanizzando,in maniera tale che le persone si sentono più protette, più sicure, godono di più diritti ed hanno libertà più ampie, la società è più giusta e c’è una crescente uguaglianza per tutti.
  3. D’altra parte, la seconda parabola, quella del piccolo seme, il chicco di senape (Mc 4,31-32) indica giustamente che questi cambiamenti profondi ed i suoi conseguenti progressi con la presenza di Dio nella società, non vengono dalla religione, ma dai piccoli, dagli ultimi e dagli insignificanti, nella misura in cui le loro aspirazioni, aneliti e desideri si vanno imponendo, si vanno facendo realtà e persino trasformano la cultura. Questo è quello che, alla fine del sec. XVIII, è capitato con l’Illuminismo. Ed è quello che oggi vediamo realizzarsi mediante le nuove conquiste della modernità. Dio si rende più presente ed impone la sua signoria non perché la società si fa più religiosa, ma perché si fa più umana, più giusta, più egualitaria. Si riconoscono i diritti delle donne, dei bambini, degli omosessuali, degli immigrati, degli anziani e, certamente, dei lavoratori. Queste sono le basi della vera signoria di Dio. Dio non regna perché c’è più gente nelle chiese e più santi nelle strade, ma perché noi uomini siamo più onesti e rispettiamo la dignità ed i diritti degli altri.


Martedì 09 Giugno,2015 Ore: 19:17
 
 
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