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www.ildialogo.org AMERAI IL SIGNORE TUO DIO E IL TUO PROSSIMO COME TE STESSO,di p. José Maria CASTILLO

XXX TEMPO ORDINARIO – 26 ottobre 2014 - Commento al Vangelo
AMERAI IL SIGNORE TUO DIO E IL TUO PROSSIMO COME TE STESSO

di p. José Maria CASTILLO

Mt 22,34-40
[In quel tempo,] i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

1. Ci risulta difficile capire come e perché la domanda sul comandamento principale della Legge potesse “mettere alla prova”, cioè “mettere in un guaio” Gesù. La cosa, tuttavia, si capisce senza difficoltà se teniamo in conto che i rabbini di Israele contavano nella Torah (la Legge) fino a 248 precetti e 365 proibizioni. E tra questo cumulo di ordini divini gli uomini della religione avevano materia da vendere per discutere dove ed in cosa stesse l’aspetto più importante di tale legislazione. Inoltre, c’erano quelli che aggiungevano a tutto ciò i “piccoli precetti” che si consideravano come comandamenti della massima rilevanza (cf. 4Mac 5,20 s) (U. Luz).
2. La risposta di Gesù è stata recitare il testo di Dt 6,5. Un testo fondamentale che ogni israelita recitava ogni giorno come parte dello Shemá Israel. Questo testo fondamentale comprendeva la vita intera di ogni essere umano, a partire dall’aspetto più sensibile e materiale fino al più sublime e trascendente. In questo modo tutta la vita era messa in relazione con l’elemento ultimo e definitivo. E comprendeva la totalità dell’esistenza. Perché avevano la convinzione che solo così potevano essere uomini giusti, persone integre così come Dio voleva, secondo le loro credenze. Gesù è stato educato in questa religiosità. E ne era profondamente imbevuto in ogni sua occupazione, nelle sue aspirazioni e nei suoi desideri.
3. Ma Gesù non si è limitato a rispondere ripetendo alla lettera la Legge, così come la spiegavano i rabbini. Gesù ha ricordato subito dopo, ma unito all’amore che si deve a Dio, l’amore al prossimo. Per quello ha citato il testo di Lv 19,18. Ed inoltre ha aggiunto l’aggettivo Ómoioj, che ci dice che l’amore al prossimo ha lo stesso valore ed è inseparabile dall’amore a Dio. Gesù così ha strutturato la religione così come l’ha intesa e vissuta. Non è possibile avere una buona relazione con Dio se la nostra relazione con gli altri non è allo stesso modo buona. In questo tutti corriamo il pericolo di vivere in un inganno. E forse ingannando altri. Perché non vediamo Dio, mentre quello che vediamo è il prossimo con il quale siamo in relazione ogni giorno. Per questo è così facile – a partire dall’inganno e dalla menzogna – esaltare l’amore a Dio, mentre maltrattiamo gli altri. È la grande menzogna della religione, che la rende odiosa a molta gente.
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Traduzione di Lorenzo TOMMASELLI da:
- JOSE’ MARIA CASTILLO, La religión de Jesús. Comentario al Evangelio diario, CICLO A (2013-2014), Desclée De Brouwer, 2013, pp. 665-666.



Martedì 21 Ottobre,2014 Ore: 10:25
 
 
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