- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (485) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org TU SEI PIETRO E A TE DARO’ LE CHIAVI DEL REGNO DEI CIELI,di p. José Maria CASTILLO

XXI TEMPO ORDINARIO – 24 agosto 2014 - Commento al Vangelo
TU SEI PIETRO E A TE DARO’ LE CHIAVI DEL REGNO DEI CIELI

di p. José Maria CASTILLO

Mt 16,13-20
[In quel tempo, Gesù,] giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

1. Con questo testo del vangelo di Matteo, tanto studiato e commentato dai teologi, capita qualcosa di molto curioso. È al tempo stesso uno dei testi più insicuri e meno attendibili, dal punto di vista della critica testuale; ma è anche uno dei testi evangelici dai quali si sono tratte più conseguenze importanti. Per questo, nel ricordare queste presunte parole di Gesù, il primo insegnamento che se ne deve trarre è che, data l’importanza ed il peso che questo testo ha avuto in molti secoli di storia della Chiesa, il nostro amore e la nostra fedeltà alla Chiesa devono passare attraverso la nostra comunione con il vescovo di Roma, successore di Pietro. E chiunque sia il successore di Pietro. Perché, proprio in questo momento, stiamo vivendo il fatto che gli stessi, che fino a poco tempo fa erano fanaticamente fedeli a Benedetto XVI o a Giovanni Paolo II, ora parlano male o diffidano di Francesco. La nostra comunione con la Chiesa non è fedeltà ad un uomo che coincida con le nostre opinioni o preferenze. È, in definitiva, fedeltà a Gesù nella Chiesa.
2. Un’altra questione è l’uso che di questo testo si è fatto nella storia della teologia e della liturgia. Si sa che, almeno a partire dal secolo V, il testo di Mt 16, 13-19 era il vangelo che si leggeva nella messa di ordinazione dei vescovi (Y. Congar). Perché si pensava che, secondo il racconto di Matteo, Gesù aveva fatto la domanda sul suo messianismo ai Dodici. Ecco perché la risposta a Pietro si interpretava come la risposta del “portavoce” dei Dodici. Questo vuole dire che i poteri concessi, secondo il testo, da Gesù per il governo della Chiesa erano poteri concessi dal Signore all’insieme di tutti i vescovi, compreso naturalmente Pietro. Questa sarebbe la “collegialità episcopale” presa sul serio. Cioè, l’esercizio del potere sarebbe così decentrato nella Chiesa. E le decisioni si prenderebbero più in comunione con tutta la Chiesa.
3. La conseguenza pratica che quanto detto dovrebbe avere è che il governo della Chiesa non starebbe – come capita adesso – nelle mani della Curia Vaticana, ma dipenderebbe da coloro che sono realmente successori degli apostoli, i vescovi di tutto il mondo. Nella pratica, una buona soluzione sarebbe che le Conferenze Episcopali designassero la loro maniera di rappresentanza nell’istituzione che dovrebbe collaborare con il vescovo di Roma per coordinare il governo della Chiesa universale. Non dimentichiamoci che, secondo il Concilio Vaticano II, la Costituzione sulla Chiesa (LG 22) afferma che il soggetto della suprema potestà nella Chiesa è, certamente, il papa. Ma lo è anche il Collegio Episcopale. Come si armonizzano entrambi i soggetti del potere supremo nella Chiesa? Secondo quanto detto, dovrebbero essere non i monsignori della Curia, ma i rappresentanti delle Conferenze Episcopali. In questo modo si incomincerebbe a mettere in moto una ecclesiologia più in accordo con il Nuovo Testamento e con la tradizione originaria della Chiesa nei primi sei secoli.
______________________________________________________
Traduzione di Lorenzo TOMMASELLI da:
- JOSE’ MARIA CASTILLO, La religión de Jesús. Comentario al Evangelio diario, CICLO A (2013-2014), Desclée De Brouwer, 2013, pp. 539-540.



Sabato 09 Agosto,2014 Ore: 20:23
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Il Vangelo della domenica

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info