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www.ildialogo.org La fine e l'aldilà,di Aldo Antonelli

La fine e l'aldilà

di Aldo Antonelli

“Non sta a voi conoscere i tempi e le circostanze”.
“Uomini di Galilea, perché ve ne state a guardare verso il cielo?”.
Sono due espressioni che demoliscono i due pilastri fondamentali sui quali è costruito tutto il mondo della religiosità: la fine del mondo che coincide con l’istaurazione definitiva del Regno di Dio e l’aldilà, simbolizzato col termine “Cielo”.
In questo senso il Vangelo è fortemente dissacratore ed antireligioso.
Chi ha partecipato alla presentazione del mio libro ieri sera ricorderà che anche il relatore ha fatto riferimento a questi temi…..
Come altre volte, comunque, voglio usare le parole chiaramente critiche ed estremamente illuminanti dell’amico e maestro Padre Balducci.
« Il credente in Cristo è esortato a non crearsi immaginazioni del futuro perché il futuro rimane in mano a Dio. La prima forma con cui l'uomo cerca di evadere dalla solitudine dell'esistenza del presente viene proibita al cristiano. Il cristiano non sa quando finirà il mondo. Tutte le tradizioni apocalittiche che cercano di coinvolgere e di utilizzare lo spavento esistenziale del mondo antico costruendo prospettive di catastrofi vengono annientate dalla parola del Vangelo. Noi viviamo il nostro presente; il futuro è in mano al Padre che è nei cieli. Come dire: non ci interroghiamo su quanto durerà il mondo. Eppure la domanda è una di quelle domande martellanti che costantemente hanno seguito l'uomo, soprattutto nei momenti in cui la stabilità del mondo è apparsa minacciata. La tendenza a voler stabilire una specie di calendario della venuta di Dio è stata invincibile. Tutta la storia cristiana è segnata da questo insorgere della mitologia apocalittica
da cui invece la pagina del Vangelo ci dissuade radicalmente.
(……….)
Il rimprovero dei due bianco-vestiti - perché state a guardare in alto? - intercetta l'altra linea di evasione: quella di pensare al Paradiso, di pensare all'aldilà. Noi siamo convinti, per abitudine, che è religioso l'uomo che pensa soprattutto all'aldilà, mentre ci è stato detto, nel giorno in cui il Figlio dell'uomo ha superato il crinale che separa il tempo dall'eternità, di non guardare in alto. Il nostro compito è di guardare la vita che facciamo, il mondo in cui siamo, perché è in questo spazio che si consuma in pieno il nostro impegno con Dio. Le nostre interrogazioni sull'aldilà sono frutto della nostra immaginazione impaurita e concupiscente che si vuol costruire, secondo i casi, inferno o paradiso in cui si proietti, in uno schema amplificante, l'alterna vicenda interiore della nostra coscienza. Non è però di queste cose che Gesù è venuto a parlarci. Fateci caso: Gesù non ha speso parole per descriverci l'inferno, il paradiso e il purgatorio, mentre la nostra predicazione tradizionale di questo parlava soprattutto e in questo modo veniva come giustificata, anzi sollecitata, una forma di indifferenza per questo mondo, una indifferenza molto utile a chi in questo mondo aveva radicato e impiantato i propri interessi. Ecco perché si dava una specie di malefica simmetria tra lo spirito religioso del popolo e l'autoritarismo dei poteri. Più un potere mirava ad espropriare i sudditi dei loro diritti e più la religione trovava spazio per prosperare. Noi siamo contro una religione che guarda all'aldilà come ragione del messaggio cristiano. Il messaggio cristiano ci esorta ad assumerci la responsabilità del tempo che è il nostro, di questo tempo, senza né la fuga nel futuro apocalittico né la fuga nella verticale: noi siamo chiusi nel tempo. Questo è il nostro spazio. E nemmeno la fuga all'indietro, nel rimpianto di Gesù, perché Egli dice: «E' bene che io me ne vada». L'assenza di Gesù dal mondo fu spiegata ai primi cristiani come una necessità, perché i cristiani realizzassero la Parola del Signore nel presente che è il loro tempo, è lo spazio della responsabilità: altro tempo non è dato. Né il passato, né il futuro: è nel presente che il passato trova senso ed è nel presente che il futuro si dischiude come una gemma che si apre ma solo sulla base della serietà e della radicalità del nostro impegno di uomini che vogliono ora il futuro».
Buon fine settimana
Aldo Antonelli



Venerdì 30 Maggio,2014 Ore: 19:04
 
 
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