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www.ildialogo.org OTTO GIORNI DOPO VENNE GESU’,di p. José María CASTILLO

II DOMENICA DI PASQUA - 27 aprile 2014 - Commento al Vangelo
OTTO GIORNI DOPO VENNE GESU’

di p. José María CASTILLO

Gv 20, 19-31
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

1. La presenza di Gesù risorto produce un effetto immediato nei discepoli. È l’effetto del benessere che si traduce e si sente come “pace” e “gioia”. Sorge e si intensifica tra di loro l’unità, l’armonia e soprattutto si esprime nel sentimento che Gesù, “il Vivente” (E. Schillebeeckx) è con loro, fuso nelle loro vite e nelle loro relazioni reciproche. In questo si manifesta la fede nella resurrezione.
2. Nella teologia di Giovanni la presenza dello Spirito è un dono di Gesù (Gv 7,39), il dono che ha consegnato nel momento della morte (Gv 19,30). Si tratta di un dono che ha una profonda relazione con il perdono dei peccati, cioè con le divisioni, i conflitti e le violenze che ci procuriamo gli uni agli altri e che quella notte furono appianate dalla profonda unione ed armonia che c’era nel gruppo dei discepoli. L’uomo offende Dio nella misura in cui danneggia se stesso o fa danno a qualcuno1. Con il passare del tempo è successo che il peccato si è visto come offesa a Dio che, per essere perdonato, deve essere sottoposto al sacramento della penitenza (Concilio di Trento, DH 1703), cosa che non si deduce da questo vangelo. E ancor meno che si debba realizzare mediante la confessione come “atto giudiziale” (Concilio di Trento, DH 1706-1709). Chi rappresenta lo Spirito non può avere un “potere giudiziale”, ma solo un “potere misericordioso”
3. L’incidente di Tommaso (Gv 20, 24-31) indica, in fondo, che “Dio entra attraverso i sensi”: in ciò che vediamo, in ciò che tocchiamo, in ciò che sentiamo. Cosa ha vissuto, toccato e sentito Tommaso? Cicatrici di dolore e di morte. Tommaso le ha palpate nell’esperienza avuta del Risorto. Noi cristiani accettiamo Dio e crediamo in Lui quando vediamo e tocchiamo il dolore umano di tutti quelli nei quali Dio è presente (Mt 25, 31-43). Nelle piaghe delle vittime troviamo la fede in Dio. Ed il Dio di Gesù.
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Traduzione di Lorenzo TOMMASELLI da:
- JOSE’ MARIA CASTILLO, La religión de Jesús. Comentario al Evangelio diario, CICLO A (2013-2014), Desclée De Brouwer, 2013, pp. 301-302.
1 Non enim Deus a nobis offenditur, nisi quod contra nostrum bonum agimus (Tommaso d’Aquino, Summa contra gentiles, III, 122).



Martedì 22 Aprile,2014 Ore: 08:22
 
 
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