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www.ildialogo.org EGLI DOVEVA RISUSCITARE DAI MORTI,di p. José Maria CASTILLO

DOMENICA DI PASQUA – 20 aprile 2014 - Commento al Vangelo
EGLI DOVEVA RISUSCITARE DAI MORTI

di p. José Maria CASTILLO

Gv 20, 1-9
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

1. Così come si sono messe le cose e dati i tempi che corrono, la fede cristiana nella resurrezione rappresenta un’esperienza che acquisisce un’attualità ed ha un’importanza che non ha mai potuto avere. Perché le numerose crisi che stiamo sopportando ci hanno rubato non solo la stabilità e la sicurezza di cui abbiamo goduto per decenni, ma ci hanno anche privato della speranza. Così, il futuro si fa per noi ogni giorno sempre più incerto. Non solo il futuro economico, lavorativo, professionale, politico……, ma anche il futuro religioso, sia che tutto questo lo si consideri “dal punto di vista di questo mondo”, sia che le nostre idee si orientino verso l'«aldilà».
2. In queste condizioni, la prima cosa che a noi credenti dice la resurrezione del Signore è che nelle nostre vite la morte non ha l’ultima parola. Se nel cristianesimo, lungo i secoli, di qualcosa non si è dubitato, è stato proprio di questo: la morte non è la fine, ma l’evento della nostra trasformazione. Con ciò affermiamo che la resurrezione avviene nello stesso istante della morte. Questo istante, nel linguaggio del IV vangelo, è l’«ora» che non era ancora giunta nelle nozze di Cana (Gv 2,4; cf. 7,30; 8,20). E che arriva quando Gesù è
condannato a morte (Gv 11,53.55; 12,1). Di quest’«ora» Gesù annuncia l’avvenuto arrivo (Gv 12,23.27; 13,1; 16,32; 17,1). E così è stato effettivamente: quando “consegnò lo Spirito” (Gv 19,20), si è compiuta l’«ora» della pienezza della bontà, la totalità dell’eccessiva tenerezza, il conseguimento dei nostri più profondi aneliti.
3. E dopo, cosa c’è? La cosa più normale, più frequente è che tutti abbiamo paura della morte. Ma paura perché? Nessuno è ritornato da questa presunta “vita futura” per spiegarci come è o quello che succede. Quindi ed in principio, può essere il fallimento totale (fino all’estinzione) come il successo assoluto di tutto quanto ci ricolma di felicità. Molti anni prima della redazione dei vangeli, già Paolo ha compreso, vissuto e predicato l’evento cristiano prendendo come punto di partenza la resurrezione, poiché aveva conosciuto solo il Risorto. E ha avuto interesse solo per il Risorto (Gal 1, 11-16; 1Cor 9,1; 15,8; 2Cor 4,6; At 9, 1-19; 22, 3-21; 26, 9-18; cf. 2Cor 5,16). Paolo ha fatto del cristianesimo la religione di coloro che vivono per la Resurrezione. Il cristianesimo, quindi, è la religione che non solo afferma che “è possibile un altro mondo”, ma soprattutto è la religione che ha senso nella misura in cui “realizza questo mondo e questa pienezza che desideriamo tanto”.
______________________________________________________
Traduzione di Lorenzo TOMMASELLI da:
- JOSE’ MARIA CASTILLO, La religión de Jesús. Comentario al Evangelio diario, CICLO A (2013-2014), Desclée De Brouwer, 2013, pp. 287-288.


Martedì 15 Aprile,2014 Ore: 16:34
 
 
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