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www.ildialogo.org ANDO’, SI LAVO’ E TORNO’ CHE CI VEDEVA,di p. José Maria CASTILLO

IV QUARESIMA – 30 marzo 2014 - Commento al Vangelo
ANDO’, SI LAVO’ E TORNO’ CHE CI VEDEVA

di p. José Maria CASTILLO

Gv 9, 1-41
[In quel tempo Gesù] passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».
Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi.
Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

1. Il fatto culminante di quest’episodio è l’atto di fede che alla fine del racconto fa colui che era stato cieco dalla nascita: “Credo, Signore”. Detto ciò, l’insegnamento del racconto è questo: la fede in Gesù è il culmine di un processo di illuminazione e di spoliazione. Di “illuminazione”, perché a chi era cieco e non poteva vedere la realtà così come è Gesù apre gli occhi. Di “spoliazione”, perché, quando a qualcuno capita quello che è capitato al cieco (che vede la vita così come è), la vita si complica. Si tratta della terribile complicazione per la quale chi fino ad allora era stato cieco, inizia a rendersi conto del fatto che gli altri lo abbandonano, si disinteressano di lui, lo lasciano solo; i vicini e gli amici che lo conoscevano, la sua famiglia e soprattutto gli uomini della religione che, oltre a non fidarsi di lui e ad insultarlo, spingono la cosa fino al punto di scomunicarlo, espellendolo dalla sinagoga.
2. L' “illuminazione totale” porta direttamente alla “solitudine totale”. Chi vede la vita come è ed poi lo dice, resta solo nella vita: non lo capiscono gli amici, non lo capisce la famiglia e si vede rifiutato dalla religione. La vita “normale” (di chi è ben visto da tutti) si basa sulla cecità e sicuramente nel mantenere buone relazioni con la religione. Chi vede e dice quello che vede, va direttamente verso la situazione di vedersi abbandonato, incompreso ed escluso.
3. È chiaro: la “chiarezza” di chi vede la realtà come è e la “libertà” di chi dice quello che vede, come ha fatto il cieco soprattutto con gli “osservanti della religione” (i farisei), fa sì che quest’uomo finisca per vedersi incompreso e forse solo, come è finito il cieco. È il prezzo della fede nel Vangelo. Credere in Gesù è chiarezza per vedere e libertà per parlare. A costo – se è necessario – di vedersi abbandonato e solo. Radicalizzando così il processo della fede, si capisce quello che rappresenta nella vita il credere in Gesù.
______________________________________________________
Traduzione di Lorenzo TOMMASELLI da:
- JOSE’ MARIA CASTILLO, La religión de Jesús. Comentario al Evangelio diario, CICLO A (2013-2014), Desclée De Brouwer, 2013, pp. 240-242.


Lunedì 24 Marzo,2014 Ore: 17:47
 
 
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