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www.ildialogo.org DIO NON E’ DEI MORTI, MA DEI VIVENTI,di p. José Maria CASTILLO

XXXII TEMPO ORDINARIO – 10 novembre 2013 - Commento al Vangelo
DIO NON E’ DEI MORTI, MA DEI VIVENTI

di p. José Maria CASTILLO

Lc 20,27‐38
[In quel tempo,] si avvicinarono [a Gesù] alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
 
1. Per comprendere questo strano racconto, ed in concreto il caso stravagante posto dai sadducei a Gesù, bisogna tenere presente che: 1) la teologia del partito sadduceo non ammetteva la resurrezione dei morti, un tema sul quale si differenziavano radicalmente dai farisei, che credevano nella resurrezione dopo la morte; 2) nell’antico Oriente era molto diffusa la legge del levirato (dal latino levir, cognato), che voleva perpetuare il nome ed assicurare il mantenimento della proprietà familiare. Questa legge era stata accettata dai giudei (Dt 25,5‐10; Gn 38,8).
2. Quello che interessa di meno in questo racconto è il caso grottesco presentato a Gesù dai farisei. E neanche interessa nella risposta di Gesù il tema della sessualità, in quanto qui il vangelo starebbe insegnando che il sesso è questione di questa vita e dell’altra dopo la morte. Non dimentichiamo che nella legge del levirato la posta in gioco non era la sessualità, ma la discendenza ed il possesso dell’eredità, cosa che, nel caso in cui ci sia un’altra vita, non ci interessa più.
3. Quello che Gesù vuole sottolineare è che in ogni caso il Dio di Gesù, il Dio che si rivela a noi in Gesù, è Dio di vita, ossia, è un Dio necessariamente vincolato alla vita, non alla morte. Ecco perché, se Dio continua ad essere Dio per quelli tra noi che se ne vanno da questo mondo, il loro destino non è la morte, ma la vita. Non sappiamo come sarà questa vita. Quello che sappiamo è che con la morte non finisce la vita, la vita continua. E continua senza le limitazioni proprie di questa vita, tra cui le inevitabili limitazioni che comporta l’amore coniugale e familiare.
Traduzione di Lorenzo TOMMASELLI da:
• JOSE’ MARIA CASTILLO, La religión de Jesús (Ciclo C), Desclée De Brouwer, 2012, pp. 648‐649.


Lunedì 04 Novembre,2013 Ore: 15:07
 
 
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