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www.ildialogo.org VANGELO DI OGNI GIORNO - 2-16 aprile 2012,di p. Ottavio Raimondo

VANGELO DI OGNI GIORNO - 2-16 aprile 2012

di p. Ottavio Raimondo

 2 aprile

Gv 12,1-11.  Finché il profumo prezioso lo tieni chiuso non profumerà la tua casa, la tua vita, la vita dell’altro e del mondo intero. Versalo, spendi la vita che ti è stata donata. E ricorda che Gesù, quel gesto che è stato compiuto verso di lui, lo sente come un gesto che tocca ogni persona a cominciare dai poveri, un gesto che fa parte integrante della predicazione. Solo chi il profumo della vita lo versa, lo dona, solo chi fa questo è discepolo. Giovane o adulto, chiunque tu sia, non cedere alla tentazione di tenere con te il vasetto chiuso. Quale sarà il tuo gesto? Non importa quale sarà ma l’importante è che ci sia e che sia a favore del povero. Un campo estivo? Qualcosa d’altro? Cerca e se vuoi scrivi.

3 aprile

Giovanni 13,21-33.36-38.  “Maestro dove vai?”. Pietro è più preoccupato di perdere il maestro che di imparare ciò che dovrebbe fare per seguirlo. E proprio per questo non può seguirlo. . Infatti non può assolvere al suo dovere di discepolo chi non comprende il significato della morte di Gesù. Finché la morte di Gesù la vedi come una disgrazia, un incidente di percorso, una vittoria del “nemico” la porta del discepolato rimarrà chiusa per te. Prova a scrivere su un foglietto come vedi tu la morte di Gesù. Scrivilo per favore e se puoi me lo comunichi anche. oraimondo@emi.it oppure ottavio.raimondo@yahoo.it oppure usa lo spazio per il commento che trovi qui in facebook

4 aprile

Matteo 26,14-25.  “Dove vuoi che prepariamo per te”. Mi colpisce questo modo di esprimersi dei primi discepoli. Gesù può “mangiare la Pasqua” se non la mangiano con lui i discepoli? Se non la mangi anche tu con lui? Mangiare la Pasqua vuol dire essere pronti per mettersi in cammino verso la terra promessa, quella terra promessa che è dono e che è vita nuova. Quella terra promessa che è libertà e comunione,condivisione e realizzazione del sogno di Dio. I limiti, le paure e i tradimenti non possono scandalizzare nessuno né fermarci. Si sbaglia chi vuole giustificare il suo non coinvolgimento appellandosi ai limiti e agli scandali.

5 aprile

Giovanni 13,1-15.  Lava anche tu i piedi del tuo fratello e proverai la gioia di vivere. Solo chi serve trova la felicità. Solo chi serve abbatte le frontiere e crea vicinanza. Solo chi serve è discepolo bello. Solo chi serve potrà riprendere le sue vesti e indossarle senza che diventino una camicia di forza che toglie la libertà. Solo chi serve può sedersi a tavola e spezzare il pane fra tutti. Ma soprattutto, permettetemelo, fissa lo sguardo sui piedi dell’altro, e renditi conto che se tu non lavi i suoi piedi non potrà fare un lungo cammino fino alla pienezza della vita. I popoli del mondo attendono che noi chiesa laviamo i loro piedi per diventare tutti insieme popoli in cui la vita sia vita per tutti e per ciascuno.

6 aprile

Giovanni 18,1-19-42.  Sono molte le parole che Giovanni mette sulla bocca di Gesù sulla croce. Sono molte le parole che vengono pronunciate attorno alla croce. Quale è quella che quest’anno, nella situazione concreta i cui tu ti trovi, senti che ti è più vicina? Quale quella di cui il mondo in cui viviamo ha più bisogno? Leggi il racconto della Passione secondo Giovanni e soffermati sulle parole pronunciate da Gesù e da chi gli stava attorno mentre era “innalzato” sulla croce. E poi: poi prega.

7 aprile.

Gv 19,38-42

Sabato santo. Il giorno del silenzio. Il silenzio del sepolcro la cui pietra presto verrà rotolata via. Non vedi forse in quei personaggi la tua stessa fotografia? Nonostante tutta la tua buona volontà non sai andare più in là di un sepolcro e di un sepolcro che poi cerchi di tappare con cura. Meno male che per il Padre Dio non ci sono sepolcri la cui pietra non possa essere rotolata via  non ci sono morti che non possano essere risuscitati. Ti auguro di scoprire quest’oggi che cosa c’è di tappato nel sepolcro della tua vita e di credere che Dio ha il potere di risuscitarti come ha risuscitato il suo Figlio amato Gesù.

8 aprile

Giovanni 20,1-9  “Egli doveva risorgere dai morti”. Il vero miracolo forse non è la risurrezione di Gesù ma la sua morte. Se è grande il miracolo dell’Incarnazione è forse ancora più grande miracolo della morte. Ma te lo immagini che colui che è la vita si lasci abbracciare dalla morte? Anche noi facciamo difficoltà a credere che una tomba possa essere vuota, al massimo giungiamo a pesare che lo sia a causa di qualcuno che ha rubato il corpo. Ma ci è impossibile giungere a dire: è vuota perché ha vinto la vita. Che anche nella nostra vita ci sia un’esperienza tale che ci faccia dire: davvero è risorto, davvero vive.

9 aprile

Matteo 28,8-15.  “In Galilea mi vedranno. Andate a dirlo ai miei discepoli”. E allora lo sappiamo dove possiamo vederlo. Se vuoi vederlo il luogo dove puoi vederlo è la Galilea: il mondo intero. La Galilea sono le periferie del mondo, le periferie della storia. La Galilea sono gli emarginati, coloro che non contano, i senza terra, … La Galilea per san Daniele Comboni sono i “negri” per i quali sarebbe disposto a dare mille vite. Non cercarlo altrove, lì lo trovi, lo ha detto lui. E se dico che non lo trovo forse è perché non lo cerco in Galilea.

10 aprile

Giovanni, 20,11-18.  Mi fa pena pensare a Pietro e Giovanni che se ne tornano nella situazione in cui erano venuti. Sono arrivati, si sono aspettati, sono entrati, hanno ispezionato, pensano di aver capito ma di fatto Lui non l’hanno incontrato, né da Lui sono stati incontrati. Solo quella donna, in compagnia di altre donne, loro che hanno avuto il coraggio di restare lo incontreranno. Ed è vero che per incontrare è necessario scendere in basso, nei bassifondi della storia, nel buio di un sepolcro. Non sono gli ispettori o gli investigatori coloro che incontrano: incontra chi ama. Chi rimane.

11 aprile

Luca 24,13-35. Lo riconobbero allo spezzare del pane. Per riconoscere Gesù non è sufficiente aver camminato con lui, è necessario sedersi con lui. Attorno alla stessa tavola. Spezzando e mangiando lo stesso pane, bevendo lo stesso vino. Sedersi alla stessa tavola è riconoscere nell’altro un fratello, una sorella. E lo avete notato? Quando si ha il coraggio di sedersi alla stessa tavola si riconosce una presenza e ci si apre a nuovi orizzonti di fronte ai quali non c’è più notte che tenga e quella strada che c’era voluta una giornata a percorrersi si fa corta e si percorre in poche ore. Se tu siedi alla stessa tavola le distanze si accorciano.

12 aprile

Luca 24,35-48.  Apri anche a me la mente, Gesù risuscitato. Apri la mia mente incapace di accogliere il nuovo. Una mente che fa difficoltà ad aprirsi all’altro, a vedere oltre. Ho proprio bisogno di colui che il Padre ha promesso.

Ho bisogno di guardare le tue mani e i tuoi piedi. Quelle mani nelle quali il Padre ha posto ogni cosa e nelle quali sono anch’io. Mani sicure.

Quei piedi che non cessano di camminare e che mi aprono a orizzonti nuovi.

Chi guarda le sue mani non può non sentirsi sicuro e non può non vivere camminando.

13 aprile

Giovanni, 21,1-14.  Nessuno dei discepoli osava domandargli: “chi sei?”. È successo ieri e succede oggi. Anch’io ho paura di chiedergli: chi sei? E se mi rispondesse: il tuo Signore? E se invece mi rispondesse sono il povero, l’ultimo? E se mi rispondesse: sono la via, la verità e la vita? E se invece di rispondesse: sono colui che tu sei chiamato ad essere?

Possono passare nella mia mente mille particolari che non sono mai una risposta. Forse l’unica risposta potrebbe essere la seguente: la risposta sono io, colui che cammina avanti, come pastore bello, come amico fedele che mai abbandona.

14 aprile

Marco 16,9-15.  Andate in tutto il mondo. Il mondo è la vostra casa. E lì proclamate., annunciate, dite, raccontate. La missione è bella. La missione è grande. La missione rende bello e grande chi la vive. Vivi la missione nella tua vita di ogni giorno. Il mondo è la tua casa. La casa in cui dici a tutti con le tue scelte la tua fede. Andate…: Gesù lo ha detto ieri e lo dice oggi. Andate perché se non andare non siete miei discepoli e se con andate come potranno i popoli ascoltare la bella notizia: il Padre vi ama? Andate non perché lo capite o lo vogliate ma perché vi fidate di me. La Missione nasce dalla fede in Gesù.

15 aprile

Giovanni 20,19-31.  Gesù mostra le mani per dirci: in queste mani ci siete voi. Sono mani sicure. Il Padre tutto ha posto nelle mie mani; anche voi, anche te. Ma non dimenticare neppure le parole di perdono. Il perdono è l’antidoto alla paura ma anche la fonte della serenità. La serenità infatti deriva dal riconoscimento della paura e dalla fiducia della vittoria di Dio sul mondo. E, infine, ricorda sempre che un maggior numero di racconti di segni compiuti da Gesù non comporterebbe necessariamente un maggior numero di credenti o una fede più profonda. I segni non sono indispensabili alla fede. Ne sono testimone ma forse ne sei testimone anche tu.

16 aprile

Giovanni 3,1-8.  Sono di fronte al difficile dialogo del nascere di nuovo. Sono di fronte alla scoperta che non si può credere in segreto. Nascere di nuovo e luce sono due realtà che mi accompagnano nel mio cammino di fede. Non esistono comunità dalle porte chiuse. Dobbiamo sempre passare alle comunità che hanno una missione nel mondo. I segni non sono indispensabili alla fede. Ciò che è indispensabile alla fede come suo frutto è nascere di nuovo e dare testimonianza. Non si può nascondere una città posta su un monte. Non si può vivere da discepoli se non si nasce di nuovo e se non si è illuminati dalla luce.



Giovedì 05 Aprile,2012 Ore: 15:31
 
 
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