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www.ildialogo.org DIEDE UN FORTE GRIDO,p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato

1° aprile 2012
DIEDE UN FORTE GRIDO

p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato

Il Signore Dio mi assiste (I lettura: Is 50,4-7)

Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo ha esaltato (II lettura: Fil 2,6-11)

Veramente quest’uomo era figlio di Dio (III lettura: Mc 14,1-15,47)

Il mondo in cui viviamo

Il Papa ha detto cose importanti sulla crisi in qualunque parte del mondo questa si manifesti. Ad Ancona, durante il Congresso Eucaristico ha detto che agli uomini vengono date pietre al posto del pane (11 settembre 2011). La soluzione spetta a politici che arginino i mercati con la loro autorevolezza. I politici non saranno mai autorevoli, se ignorano la quintessenza della decenza umana che è il Decalogo. Ma neanche la Chiesa lo sarà se ignora lo stesso Decalogo.

Diceva Ilario di Poitiers all'imperatore Costanzo, nel IV secolo d.C.: "Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; è un nemico che non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l'anima con il denaro". (da uno scritto di Barbara Spinelli)

La parola che ci è donata

Bastano due capitoli, il 14 e il 15, per un totale di 119 versetti per scoprire che il SI porta a orizzonti di vita per tutti e per sempre.

Gesù, croce, morte, sepolcro, sono quattro parole che ci accompagnano in questa settimana che sboccerà in quel fiore che si chiama: Risurrezione. Ora siamo qui di fronte a queste quattro parole.

Tutta la passione di Gesù è racchiusa tra due forti gridi. Il primo è il grido di un uomo ferito, umiliato, schiacciato. È l’insistente preghiera, certamente udita dai discepoli, per lo meno da Pietro, Giacomo e Giovanni,: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. Un grido di fiducia e di abbandono.

Il secondo è il “forte grido” di un uomo sfinito. Un grido di speranza e di vita. Un grido che penetra nella vita del centurione e fa nascere in lui l’uomo nuovo che a sua volta grida la sua fede: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!”.

Grida Gesù innalzato. Grida il centurione. Nei due il grido dell’umanità nuova che nasce.

Pensiamoci su

Quanto è difficile per quella folla e forse per te e per me, passare dal personale all’universale, dall’immediato al definitivo! È più facile condannare ed eliminare oggi ciò che ieri veniva esaltato. Proprio in questa prospettiva Marco scrive: “Gesù sapeva cosa c’era in cuor loro”.

La croce è il rifiuto del progetto di Dio da parte degli uomini, ma per Dio è il momento in cui si manifesta la sua fedeltà nei confronti del Figlio e, con il Figlio, nei confronti dell’umanità.

Gesù sulla croce, come ogni crocifisso, è reso non-uomo e sulla croce il popolo di Dio, i poveri e gli emarginati, ci si ritrovano con le loro frustrazioni, i diritti calpestati, la tortura e il silenzio.

Le etnie disprezzate, perseguitate e decimate, il cui diritto di essere non è riconosciuto, sono parte dell’agonia di Gesù. Le macchinazioni dei potenti, le manipolazioni di cui il popolo è vittima, le scelte travestite dalla ricerca di giustizia, la negazione del diritto di nascere dei bambini, le sofferenze di ogni genere sono il protrarsi nella storia della sua agonia sulla croce.

E noi a questa croce, a questo “crocifisso” alziamo il nostro sguardo: a questa croce che non emargina nessuno ma che unisce tutti i sofferenti e gli esclusi di tutti i tempi e di ogni luogo.

E non dimentichiamo mai che alla preghiera perseverante, insistente e gridata,i discepoli si addormentano. Di fronte al grido del “più forte” il centurione pagano proclama la sua fede! Non sarà anche questo un cammino di dialogo, un cammino di missione?

Daniele Comboni: 1000 vite per l’Africa

Di fronte a una terribile carestia così reagisce il nostro amato Daniele: Del resto, questa terribile prova, lontano dallo scoraggiarci, aumenta il nostro coraggio e ci ha convinti che è una cara e adorabile croce che il Sacro Cuore ci ha consesso per meglio consolidare la grande Opera della redenzione dell'Africa Centrale. Oh, quale gioia un cuore devoto prova a soffrire per Gesù Cristo e per la salvezza delle anime più abbandonate e più trascurate della terra! Sembra che Dio abbia mostrato più amore e saggezza a costruire e a formare la croce, che a creare l'universo. E' la croce che salverà l'Africa. E' la croce che ci fortifica e ci fa restare fedeli al nostro grido di guerra: O Nigrizia o Morte! (Gli Scritti, 5171)

Daniele Comboni: 1000 vite per l’Africa

Di fronte a una terribile carestia così reagisce il nostro amato Daniele: For the rest, this terrible trial, far from discouraging us, increases our courage and we are convinced that this is a dear and adorable cross that the Sacred Heart is giving us, the better to consolidate the great work for the redemption of Central Africa.

Oh, what joy is experienced by a devout person whose heart is dedicated to suffering for Jesus Christ and the salvation of the most abandoned and unfortunate souls in the world! It really seems that God revealed more love and wisdom when he made the Cross than when he created the world. It is the Cross that will save Africa. It is the Cross that gives us new strength, and keeps us faithful to our war-cry: Africa or Death! (5171)

Daniele Comboni: 1000 vite per l’Africa

Di fronte a una terribile carestia così reagisce il nostro amato Daniele: “[5171] Por lo demás, lejos de desanimarnos, esta terrible prueba acrecienta nuestro ánimo, en nuestro convencimiento de que se trata de una preciosa y adorable cruz que el Sagrado Corazón nos ha concedido para mejor consolidar la gran Obra de la redención de Africa Central.

¡Oh, cuánta alegría siente un corazón devoto sufriendo por Jesucristo y por la salvación de las almas más abandonadas y desvalidas de la tierra! Se diría que Dios ha mostrado más amor y sabiduría al construir y formar la cruz que al crear el universo. La cruz es lo que salvará a Africa. La cruz es lo que nos fortalece y nos hace permanecer fieles a nuestro grito de guerra: ¡Nigricia o muerte! [5171]



Luned́ 26 Marzo,2012 Ore: 17:51
 
 
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