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www.ildialogo.org LA PERLA DELL’EVANGELIZZAZIONE,p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato

25 marzo 2012
LA PERLA DELL’EVANGELIZZAZIONE

p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato

Concluderò un’alleanza nuova (I lettura: Ger 31,31-34)

Imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza eterna (II lettura: Eb 5,7-9)

Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore : (III letture: Gv 12,20-33)

Il mondo in cui viviamo

Riportiamo oggi un ultimo brano di una dichiarazione rilasciata nel 2009 dai Patriarchi e dai Capi delle Chiese di Gerusalemme. Altri due brani li abbiamo presentati le scorse domeniche. Nella Dichiarazione descrivono una realtà tuttora esistente. La definiscono “La realtà sul campo”. È una realtà che rispecchia troppe situazioni di emarginazioni presenti in tutti i continenti.

1.1.6 Anche i rifugiati sono parte della nostra realtà. La maggior parte di loro vivono ancora nei campi profughi in condizioni difficili. Erano in attesa dei loro diritti al ritorno, generazione dopo generazione. Quale sarà il loro destino?

1.1.7 E i prigionieri? Le migliaia di prigionieri che languono nelle carceri Israeliane fanno parte della nostra realtà. Gli Israeliani smuovono cielo e terra per ottenere la liberazione di un prigioniero, e quelle migliaia di prigionieri Palestinesi quando avranno la loro libertà?

1.1.8 Gerusalemme è il cuore della nostra realtà. Essa è, al tempo stesso, simbolo di pace e segno di conflitto. Mentre il muro di separazione divide i quartieri palestinesi, Gerusalemme continua ad essere svuotata dei suoi cittadini Palestinesi, Cristiani e Musulmani. Le loro carte d'identità vengono confiscate, il che significa la perdita del loro diritto di risiedere a Gerusalemme. Le loro case sono espropriate o demolite. Gerusalemme, città della riconciliazione, è diventata una città di discriminazione e di esclusione, una fonte di lotta piuttosto che di pace.

La parola che ci è donata

Le folle vogliono vedere il tempio con le sue celebrazioni. Quei greci vogliono vedere Gesù.

Per realizzare il loro desiderio si rivolgono a due discepoli che troviamo sempre insieme i cui nomi sono nomi greci. Filippo è colui che si era accorto che quel ragazzo aveva 5 pani e due pesci. Filippo sembra avere la vocazione di trovare discepoli non giudei. Li conduce a Gesù attraverso Andrea il primo discepolo che aveva condotto il fratello Simone da Gesù.

Non ci viene detto se ci sia stato a meno l’incontro. Né tanto meno come sia andato. Tutto questo non interessa più di tanto. Ci viene invece presentato un messaggio magnifico che potremmo definire: la perla dell’evangelizzazione.

Noi lo riassumiamo in tre accenni sperando di non impoverirlo troppo.

1. La passione, morte e risurrezione, che chiamiamo “mistero pasquale” è il momento grande in cui Gesù viene glorificato e costituito “Signore” (Kyrios). Il Signore non è più il Cesare Augusto ma è Gesù. Tommaso dirà: “Mio Signore, mio Dio”.

2. Il discepolato è la chiamata per tutti: Gesù è il primo fra molti fratelli! Il cristiano non è come Gesù. Il cristiano è Gesù: “non sono più io che vivo…”.

3. La voce del Padre sul Tabor la ascoltiamo da una nube; qui come tuono. Il Padre si manifesta a Israele e al mondo e continua a manifestarsi. Presenta Gesù come Parola definitiva e piena che deve essere ascoltata.

Pensiamoci su

Abbiamo fatto solo un accenno che tu stesso sei chiamato a completare grazie anche al cammino della Lettura Popolare della Bibbia. Da questi gruppi sono nate le riflessioni che oggi abbiamo condiviso.

Noi sogniamo che in ciascuno di noi ci sia qualcosa di Filippo che ci porta a renderci conto dell’altro, del diverso; che ci fa capaci di ascoltare la sua richiesta di vedere Gesù. Il pericolo esiste: di fronte a un mondo che vuole vedere Gesù è facile diventare ostacoli all’incontro se il nostro annuncio non è come quello che ci è stato donato oggi e se mettiamo al centro le nostre tradizioni. Ieri i culti nazionalisti non concedevano ai non giudei spazi nel tempio, oggi che cosa non concede spazio al diverso?

Se togliamo l’universalità nel tempo e nello spazio, al di là dello stesso tempo e spazio, il Dio Padre di Gesù non è più il Dio della vita ma diventa un idolo sterile. Cessa di essere colui con il quale, per il quale, grazie al quale e nel quale la vita è vita eterna per tutti e per ciascuno.

Daniele Comboni: 1000 vite per la missione

Anche oggi ci accompagna san Daniele Comboni grande dono di Dio al mondo. Lui si è accorto che esisteva anche l’Africa nera che voleva vedere Gesù. E proprio lui scrive a don Francesco Giulianelli: “… è coi sudori e col martirio che fu fondata la Chiesa… Scusatemi se non posso scrivere più a lungo: ho tutto sulle spalle, e da fare notte e giorno, e per soprappiù spessissimo la febbre, e passar tutta la notte senza chiudere occhio. Ma il patire per Gesù e per guadagnargli anime, è la più gran risorsa del cuore del vero missionario”. (Gli Scritti, 5446)

p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato



Lunedì 19 Marzo,2012 Ore: 14:17
 
 
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