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www.ildialogo.org Chi evangelizza è discepolo,di p. Ottavio Raimondo - Suor Giuseppina Barbato

22 gennaio 2012
Chi evangelizza è discepolo

di p. Ottavio Raimondo - Suor Giuseppina Barbato

I niniviti si convertirono dalla loro condotta malvagia ((I lettura : Gn 3,1-5.10)

Passa la scena di questo mondo (II lettura: 1Cor 7,29-31)

Convertitevi e credete al vangelo (III lettura: Mc 1,14-20)

Il mondo in cui viviamo

“Il nostro mondo uccide la libertà”. Non ricordo dove ma sono certo di averla letta questa affermazione.

Il nostro mondo la uccide la libertà attraverso l’attuale “sistema” informativo con i suoi quattro elementi negativi.
1) Il restringimento del mondo per cui è reale solo ciò che è comunicato. Quindi, gran parte del reale viene reso invisibile (gli oltre 4 miliardi di poveri del mondo; le guerre nascoste; i Paesi cancellati – come la Somalia, la Cecenia, ...). Tutto questo non esiste al di fuori... degli occhi di Dio (per fortuna, Dio guarda con predilezione quella parte lì del mondo!).
b) La creazione di una parte dominante, collegata a livello mondiale, che si impone al tutto.
c) Il monolitismo culturale che distrugge le differenze, proprio perché esprimono una libertà di modelli di pensiero e di comportamento che disturbano chi vuole dominare e condizionare il tutto.
d) L’appiattimento mentale ottenuto tramite il consumismo informativo in cui il susseguirsi vertiginoso di notizie distrugge la notizia e livella tutto eliminando ciò che è importante per la vita di interi popoli da ciò che non lo è affatto.

La Parola che ci è donata

In questa realtà in cui la libertà è uccisa ci viene donata oggi una parola quanto mai attuale.

Gesù viene dal deserto e va in Galilea che Marco nei primi nove capitoli del suo vangelo nomina per ben nove volte. Le folle che si accalcano attorno a Gesù sono formate anche da numerosi stranieri. Il Vangelo di Dio è buona notizia per tutti.

Per Gesù la conversione non è prima di tutto un lasciare ma un aderire al vangelo, al progetto, al sogno di Dio. Lo stesso Gesù è il vangelo: colui nel quale il sogno di Dio si realizza in pienezza.

E Gesù inizia la sua attività con la chiamata dei primi 4 discepoli. Marco non riesce a pensare a Gesù senza i discepoli e neppure ai discepoli senza Gesù. Nel vangelo di Marco Gesù non è mai solo, o meglio, lo sarà durante la passione.

Ci pensiamo su

È bello scoprire che Gesù non invita ad essere fedeli a un codice di norme ma invita a dare la propria adesione alla buona notizia, al vangelo, a quel vangelo che è lui stesso (lo ripeto di proposito).

È altrettanto bello riscoprire che seguire Gesù ed essere inviati sono due realtà inseparabili. Il discepolo è tale per essere inviato e l’inviato non può essere tale se non è discepolo.

Ma ciò che maggiormente commuove è che Gesù non fa dei suoi discepoli pescatori dei figli di Israele ma fa di loro pescatori di uomini, di popoli, con un orizzonte universale. Lascia il tuo ambiente, lascia la barca, mettiti in cammino sulle strade del mondo intero. Il tuo ambiente è troppo ristretto, la barca è troppo piccola. Entra nel mondo, tu sei destinato al mondo intero.

Possiamo anche scoprire che la pesca affidata ai discepoli è un togliere gli uomini da un ambiente che li fa morire (le acque) per collocarli in un ambiente che li fa vivere: la comunità.

E, per ultimo, non si è prima discepoli e poi evangelizzatori. Le due cose sono contemporanee: lasciato tutto lo seguirono. E Gesù cosa stava facendo? Evangelizzava. Seguirlo equivale a evangelizzare.

Un giovane, con un gioco di parole per lui molto significativo, affermava: Gesù non mi dice sii discepolo per evangelizzare ma mi dice di evangelizzare per essere discepolo. Non c’è altro modo di essere discepolo che quello di evangelizzare. Quel giovane forse ci stava azzeccando.

Solo evangelizzando si va più in là di un mondo che “uccide la libertà”. Solo evangelizzando non si restringe il reale; si evita la creazione di una parte dominante; non si distruggono le differenze; si supera l’appiattimento mentale.

Daniele Comboni: 1000 vite per la missione

Così come ci ha azzeccato Daniele Comboni. Con coraggio invia una lettera circolare ai vescovi riuniti nel Concilio Vaticano I invitandoli ad allargare i loro orizzonti per abbracciare l’Africa e con l’Africa il mondo intero. “Vi supplico di far risuonare più fortemente la vostra voce apostolica nel sacrosanto Concilio Vaticano per sostenere efficacemente la causa dei Neri dell’Africa Centrale, per suscitare nella Chiesa di Dio lo spirito dell’Apostolato, per invitare la Nigrizia alla fede, attirarla con la forza di una eloquenza piena di bontà e per sollecitare l’aiuto opportuno di tutto il popolo di Dio nel realizzare la sua rigenerazione. E quando alla fine del Concilio la maggior parte di voi tornerà a casa, fate in modo che alcuni fra i sacerdoti più giovani delle vostre diocesi, che sono animati dallo spirito di Dio, si uniscano a noi per conquistare la Nigrizia a Cristo”.

Riprendiamo questo messaggio? Lo facciamo nostro? Ce lo auguriamo.

p. Ottavio Raimondo - Suor Giuseppina Barbato



Lunedì 16 Gennaio,2012 Ore: 15:50
 
 
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