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www.ildialogo.org DA GIOVANNI A GESÙ,di p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato

15 gennaio 2012
DA GIOVANNI A GESÙ

di p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato

Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta (I Lettura: 1Sam 3,3-10.19)

I vostri corpi sono membra di Cristo (II lettura: 1Cor 6,13-15.17-20)

Videro dove abitava e si fermarono presso di lui (III lettura: Gv 1,35-47)

Il mondo in cui viviamo

Ci aiuta a fotografare la realtà del mondo in cui viviamo un paragrafo del discorso che papa Benedetto XVI ha pronunciato durante gli auguri di Natale di fronte ai Cardinali e Vescovi della curia romana.

“ Alla fine dell’anno, l’Europa si trova in una crisi economica e finanziaria che, in ultima analisi, si fonda sulla crisi etica che minaccia il Vecchio Continente. Anche se valori come la solidarietà, l’impegno per gli altri, la responsabilità per i poveri e i sofferenti sono in gran parte indiscussi, manca spesso la forza motivante, capace di indurre il singolo e i grandi gruppi sociali a rinunce e sacrifici. La conoscenza e la volontà non vanno necessariamente di pari passo. La volontà che difende l’interesse personale oscura la conoscenza e la conoscenza indebolita non è in grado di rinfrancare la volontà. Perciò, da questa crisi emergono domande molto fondamentali: dove è la luce che possa illuminare la nostra conoscenza non soltanto di idee generali, ma di imperativi concreti? Dove è la forza che solleva in alto la nostra volontà? Sono domande alle quali il nostro annuncio del Vangelo, la nuova evangelizzazione, deve rispondere, affinché il messaggio diventi avvenimento, l’annuncio diventi vita.
La grande tematica di quest’anno come anche degli anni futuri è in effetti: come annunciare oggi il Vangelo?”.

La Parola che ci è donata

Possiamo leggere il brano del vangelo di Giovanni alla luce della parola “fiducia”. Tutto si gioca sulla parola fiducia. Giovanni ha fiducia in Gesù; i due discepoli hanno fiducia in Giovanni; Giovanni e lo stesso Gesù hanno fiducia in loro e loro hanno fiducia in Gesù accettando il suo invito di andare, di vedere dove lui viveva e di rimanere con lui tutto quel pomeriggio. La parola chiave oggi è pertanto: fiducia. La base della libertà radicale è la fiducia. La fiducia in Dio dà il coraggio di avere larghe vedute e la libertà di esplorare percorsi di pensiero nuovi e forse poco ortodossi. Gesù è l’uomo libero. Non è condizionato da nulla. Non pensa: ma che me ne faccio di due che hanno già avuto una formazione alla scuola di Giovanni; che me ne faccio di due che forse Giovanni mi presenta per liberarsene; di due che se lasciano così facilmente Giovanni altrettanto facilmente lasceranno me. Gesù accetta quei due così come sono e inizia un cammino con loro, un cammino fatto di vicinanza, di vivere insieme. Di condividere tutto.

La pedagogia di Gesù è la pedagogia del vieni, vedi e vivi. È una pedagogia di libertà per i due nuovi discepoli e per i discepoli di tutti i tempi.

Ci pensiamo su

Individui non liberi possono mandare in rovina una società libera. Avevamo deciso di realizzare una giornata di riflessione sul tema: “Liberi da, liberi per”. Questo tema lo aveva suggerito uno dei giovani del gruppo facendoci osservare che la missione di Gesù non consiste principalmente nel renderci liberi da qualcosa ma nel portarci ad essere liberi per qualcosa, o meglio, per qualcuno. Da quella giornata è emersa questa riflessione.

“Maestro dove abiti?” Giovanni abitava nel deserto. Gesù abita là dove la gente povera di Galilea abita. Vi abita in un modo strano: itinerante. Il suo camminare è il miglior modo per manifestare il Dio che sempre viene, che sempre è in cammino, il Dio che si fa presente per realizzare una vita più degna per tutti i suoi figli.

Il discepolo, ognuno di noi, vive questo camminare lasciando:

- il deserto per andare dove vive la gente;

- l’austerità per una vita festosa;

- le acque del Giordano per raggiungere i “segni” di perdono e di guarigione;

- il linguaggio duro del deserto per parole che sono buona notizia, poesia.

Chi vive questo passaggio si accorgere che tutto è nuovo e che lì merita restarci tutto il giorno, tutta la vita. Ci accorgeremo anche noi che Gesù non è né il discepolo né il collaboratore del Battista ma il profeta che proclama con passione l’avvento del Regno di Dio, una proclamazione che avviene al di là del fatto che si accetti di rimanere con lui o che si decida di eliminarlo.

Daniele Comboni: 1000 vite per la missione

Daniele Comboni non ha ancora compiuto i 35 anni e già può dire che ha una illimitata confidenza in Dio che lo porta a rimanere fedele alla missione che ha ricevuto. La fedeltà all’Africa è fedeltà a quel Gesù Cristo che riconosce come suo maestro e come il Cuore che ama l’Africa intera. Così scrive al suo amcio sacerdote Francesco Bricolo: “Sulle cose africane avrei un mondo di vicissitudini da raccontare; e perciò mi riserbo a dirle a voce. Speranze moltissime; avrò molto a soffrire; raggiro di molti che osteggiano il miei progetti; appoggi grandi, conforti molti, e confidenza in Dio tutta. Quello che so di certo è che il Piano è volontà di Dio, Dio lo vuole per preparare altre opere di sua gloria: quello che so di certo ancora è che fra gli ostacoli che incontrerò, v'è pure la circostanza dei tempi difficili..... Spero che sarà piantato entro poco da me un Ist.o in Cairo per le morette, e forse ancora un'altra casa pei moretti in Egitto. Quello ancora che è certo è che Dio mi ha dato un'illimitata confidenza in lui, che non mi allontanerò dall'impresa per verun ostacolo, e che certo incomincerà fra non molti anni un'era novella di salute per l'Africa Centrale”. (Gli Scritti, 1390)

p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato



Lunedì 09 Gennaio,2012 Ore: 18:39
 
 
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