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www.ildialogo.org GIOIA E LODE,p. Ottavio Raimondo – Suor Giuseppina Barbato

Primo gennaio 2012
GIOIA E LODE

p. Ottavio Raimondo – Suor Giuseppina Barbato

Gioia e LodeInvocheranno il tuo nome e io li benedirò (I lettura: Nm 6,22-27)

Dio mandò il suo Figlio nato da donna (II lettura: Gal 4,4-7)

I pastori trovarono Maria, Giuseppe e il bambino (III lettura: Lc 2,16-21)

Il mondo in cui viviamo

Iniziamo questo nuovo anno civile guardando al mondo in cui viviamo e fissando il nostro sguardo sulle giovani generazioni. Lo facciamo con la parte conclusiva del messaggio di papa Benedetto XVI per la 45a giornata mondiale della pace che si celebra proprio in questo giorno. Tutto il discorso lo trovi su: http://www.chiesacattolica.it/

“A tutti, in particolare ai giovani, voglio dire con forza: «Non sono le ideologie che salvano il mondo, ma soltanto il volgersi al Dio vivente, che è il nostro creatore, il garante della nostra libertà, il garante di ciò che è veramente buono e vero… il volgersi senza riserve a Dio che è la misura di ciò che è giusto e allo stesso tempo è l’amore eterno. E che cosa mai potrebbe salvarci se non l’amore?». L’amore si compiace della verità, è la forza che rende capaci di impegnarsi per la verità, per la giustizia, per la pace, perché tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta (cfr 1 Cor 13,1-13).

“Cari giovani … non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento di fronte alle difficoltà e non abbandonatevi a false soluzioni, che spesso si presentano come la via più facile per superare i problemi. Non abbiate paura di impegnarvi, di affrontare la fatica e il sacrificio, di scegliere le vie che richiedono fedeltà e costanza, umiltà e dedizione. “A voi tutti, uomini e donne che avete a cuore la causa della pace! La pace non è un bene già raggiunto, ma una meta a cui tutti e ciascuno dobbiamo aspirare. Guardiamo con maggiore speranza al futuro, incoraggiamoci a vicenda nel nostro cammino, lavoriamo per dare al nostro mondo un volto più umano e fraterno, e sentiamoci uniti nella responsabilità verso le giovani generazioni presenti e future, in particolare nell’educarle ad essere pacifiche e artefici di pace”.

La Parola che ci è donata

La nascita del Messia nel vangelo di Luca è accompagnata da un andirivieni pieno di vita e di speranza. Vi si respira un clima di grande attesa, di giubilo, di festa. Siamo di fronte a gente che prega, che va a visitare, che fa salti di gioia. Siamo di fronte a persone che meditano e conservano nel loro cuore ciò che è accaduto.

Sembra che Luca desideri dirci: Volete anche voi accogliere Gesù, la migliore “buona notizia”? Fate attenzione alle persone che appaiono in questa mia narrazione. Domandatevi: chi sono? Cosa fanno? Che dicono? E così scoprirete chi è questo Messia.

Siamo di fronte a un bambino povero, nato povero, da genitori poveri, in una mangiatoia, alla periferia di Gerusalemme la capitale.

Quello che io Luca vi presento, insieme alle comunità delle origini, è un bambino, che come tutti i bambini è destinato a crescere in mezzo a minacce e difficoltà ma anche in mezzo a tanta tenerezza.

È un bambino, al quale oggi, otto giorni dopo la sua nascita, viene dato il nome di Gesù. Ve lo presento, continua Luca, nel contesto della famiglia in cui è nato e nel contesto delle persone che vivono attorno. Non c’è vita senza famiglia, senza comunità, senza gruppo sociale.

Ricordate che nel caso di Giovanni il popolo si chiedeva: “Che sarà mai questo bambino?”. Nel caso di Gesù questa domanda non ha senso perché lui è già ciò che sarà, in lui già c’è la pienezza. Sia l’angelo Gabriele quando incontrò Maria, sia gli angeli che hanno incontrato i pastori, di lui hanno detto tutto: “è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”.

Ci pensiamo su

Ci vuole molta umiltà e sincerità con sé stessi per fare salti di gioia di fronte ad avvenimenti come questo: la nascita di un bambino che poi viene deposto in una mangiatoia. Ci vuole proprio molta fede per riconoscere in un bambino povero “un Salvatore che è Cristo Signore”.
Una fede che non è più grande di quella che ci vuole per scoprire e accogliere il regno di Dio nel mondo di oggi; per credere nei sacramenti e la Chiesa; ma soprattutto per credere nei misteri principali della stessa fede - l’Unità e Trinità di Dio, - la passione, morte e risurrezione di Gesù.

Il popolo delle montagne della Giudea, di fronte al bambino Giovanni, si è lasciato invadere da stupore e “timore”. I pastori delle campagne di Betlemme di fronte al bambino Gesù si sono lasciati invadere dalla gioia grande che li porta a “glorificare e lodare Dio”. Anche noi in questo primo giorno dell’anno civile vogliamo condividere gli stessi sentimenti. E ringraziamo perché anche questo nuovo anno inizia alla luce della vita che nasce. Che sia un anno di vita per tutti noi e per il mondo intero. Che in questo anno si gioisca di fronte a ogni bimbo che nasce e che non ci siano bambini cui non venga dato un nome. Non ci sia bambino che non venga accolto come buona notizia, come vangelo di Dio.

Lo credete che proprio mentre stavo scrivendo queste righe hanno suonato e una giovane mamma mi ha chiesto di aiutarla per comprare latte in polvere per il suo bambino, Domenico, di 7 mesi? Ho lasciato tutto e con lei sono andato alla farmacia vicina. Ora, di ritorno, ringrazio e lodo il Signore che si manifesta sempre in modo meraviglioso e nel momento giusto. Nel film “Maria la prescelta” una persona fa osservare a Maria ancora ragazzina che, secondo il Corano, si trovava nel tempio di Gerusalemme a prestare i suoi servizi, che molte persone se ne approfittavano chiedendole aiuto anche quando di fatto non avevano bisogno. È bella la risposta che nel film dà Maria: “Lo so, ma non fa niente”.

Daniele Comboni: 1000 vite per la missione

All’inizio di questo 2012 ci uniamo a san Daniele Comboni che il 26 luglio 1868 consacrava la missione dell’Africa Centrale a Nostra Signora de La Salette. Con lui consacriamo a Maria il mondo intero a cominciare da quelle realtà più emarginate e difficili. Daniele Comboni è un uomo abituato ad affrontare il deserto ma anche un uomo che sa avere sentimenti di tenerezza e usare parole di dolcezza... È l’uomo che non si abbandona né in braccio alle delusioni, né cerca facili soluzioni. Se a Maria chiede un intervento, lui non si mette da parte: rinnova la sua paternità e la sua missione. Ascoltiamolo: “O Vergine Immacolata de La Salette, rigeneratrice del genere umano, è qui che sei scesa per proclamare al mondo questa grande novità… O Maria… mostrati anche Regina e Madre dei poveri neri, poiché anch'essi sono Tuo popolo. Io voglio far loro imparare questa grande notizia che hai proclamato dall'alto di questa santa montagna. Siì, buona Madre di misericordia, Tu sei la Madre dei neri: in questo momento io, loro padre e loro missionario, li metto tutti ai Tuoi piedi affinché Tu li metta tutti nel Tuo Cuore: mostrati Madre! Lo so che ti domando un grande miracolo. Ma, Divina Madre, Tu non sei venuta a piangere in questi luoghi che per moltiplicare i Tuoi miracoli. Io a mia volta, piango con Te per ottenerne uno in favore dei miei neri: mostrati Madre!” (Gli Scritti 1641-1642)

p. Ottavio Raimondo – Suor Giuseppina Barbato

P.S. 

DUE POSTI VUOTI –

25 dicembre 2011.  Mi sono alzato alle 6,00 per andare a Noicattaro (BA) per celebrare la messa delle 7,30 e delle 9,00. Due momenti belli e partecipati. Ho chiesto a una signora di portare lei l’immagine del bambino nel presepio. E questa signora si chiama Maria: proprio come la mamma di Gesù e come la mia mamma. Molte persone si sono fermate davanti alla chiesa per acquistare libri missionari e il calendario dei Missionari Comboniani. Lo stesso ho fatto alla messa del 9,00 anche se qui la persona che ha chiesto di vendere i libri si è persa nel nulla con i soldi. La mia prima reazione: signore che li goda con la famiglia ma che non passino nella sua mente, in questa giornata, sentimenti di colpa che potrebbero rannuvolare l’incontro familiare.

Alle 11,00 ero di ritorno e davanti alla nostra casa due immigrati mi chiedono qualcosa da mangiare. Dicono: è tutto chiuso. Preparo loro alcuni bei pezzi di pane, un bel pezzo di formaggio. Metto nel sacchetto le arance più belle e porto loro il tutto. Mi rimane solo in mente un pensiero: e se li invitassi a tavola accettando anche le eventuali conseguenze forse di non approvazione? Mi manca il coraggio di farlo.



Luned́ 26 Dicembre,2011 Ore: 11:41
 
 
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