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www.ildialogo.org NATALE: GLI ULTIMI PRIMI TESTIMONI,di Padre Ottavio Raimondi

NATALE: GLI ULTIMI PRIMI TESTIMONI

di Padre Ottavio Raimondi

Ecco, arriva il tuo Salvatore (I lettura: Is 62,11-12)

Dio ci ha salvati per sua misericordia (II lettura: Tt 3,4-7)

Trovarono il bambino che giaceva nella mangiatoria (III lettura: Lc 2,15-20)

Il mondo in cui viviamo

Norollah ha 11 anni, ama le scarpe da ginnastica e non aveva mai visto il mare. Dopo 5 giorni di viaggio chiuso nella stiva di una barca a vela come se fosse un topolino, la faccia di Norollah – piccola, scavata, ma senza nemmeno una lacrima, è oggi la cosa più bella di questa storia amara: 65 ragazzi scagliati contro la terra di Occidente. Norollah era a bordo di Gloria (un nome non casuale nel Natale), il veliero naufragato il 26 novembre scorso al largo di Carovigno, in Puglia (Italia). La famiglia di Norollah viene dall’Afghanistan. Norollah racconta: “Abbiamo pregato, ci siamo tenuti per mano, i cattivi (gli scafisti) dicevano che non saremmo arrivati mai”. Proprio lui è stato uno dei primi a scendere dalla barca che aveva raccolto in mare questo gruppo di “disperati”. Norallah, ha accompagnato, fino agli scogli, in fila come se andassero a scuola, il fratellino (che non si stacca un secondo da lui) e tutti gli altri. Ora Norollah e il fratellino sono in una casa famiglia di Mesagne e qui, dovranno rimanere fino alla maggiore età. Studieranno, avranno documenti e potranno camminare senza nascondersi. Avranno il diritto di essere bambini e adolescenti. “Posso andare a giocare?”, ha detto non per caso Norollah appena finito l’interrogatorio, indicando con gli occhi il campetto da calcio all’interno della casa famiglia”.

In questo Natale siamo contenti che questi ragazzi non si sono sentiti dire: “Non c’è posto per voi…” E ai volontari, operatori bravissimi, diciamo un grande grazie. Questo grazie giunga anche all’equipaggio della barca che li ha raccolti salvandoli dalla morte e alle leggi in favore dei minori.

La Parola che c’ è donata

I pastori si fanno coraggio e decidono di andare a vedere un avvenimento così grande.

Vanno senza indugio, in fretta proprio come aveva fatto Maria per andare da Elisabetta e come farà Zaccheo per accogliere Gesù in casa sua.

Sono proprio bravi questi pastori. Di loro Luca e la sua comunità ci presentano sei atteggiamenti con altrettanti verbi: vedono, ascoltano, contemplano, raccontano, ritornano e annunciano condividendo così la propria esperienza..

Ma soprattutto, come Maria, Elisabetta, Simeone, Anna, anche i pastori lodano e ringraziano.

È proprio vero che non si può rimanere indifferenti davanti agli interventi di Dio!

Come Maria anche i pastori conservano tutto nei loro cuori: il cuore è il luogo dove si conservano i ricordi e la Parola.

Luca, il vangelo della tenerezza, il vangelo della misericordia, racconta il Natale in modo tale che al centro ci sono come “protagonisti” i poveri. Francesco d’Assisi con la rappresentazione del presepio ce lo dice con chiarezza. Nel Natale il Padre ci dona Gesù. Nel Natale Gesù ci dona i poveri, o forse meglio gli impoveriti, che ci evangelizzano. Forse, quando nelle beatitudini Gesù diceva “beati i poveri”, aveva nella sua mente e nel suo cuore le parole che Giuseppe e Maria gli avranno raccontato tante volte: - sai Gesù, quando sei nato noi eravamo a Betlemme e coloro che ci sono stati vicini sono stati proprio i poveri.

Ci pensiamo su.

“Vorrei sapere chi è Dio” - mi diceva una persona che insegnava all’università.

“Vuoi saperlo davvero? Vuoi conoscere il suo volto e scoprire il suo cuore? - gli rispondevo sorridendogli.

“ Chiedilo al povero”.

Si tu sei il Dio di tutti, il Dio che non esclude nessuno ma sei il Dio che si fa conoscere dal povero. Forse perché io ricco più facilmente cado nella tentazione di tenere tutto per me, di mettere tutto sotto chiave. E tu o Dio non vuoi che nessuno ti tenga per sé, che nessuno ti custodisca sotto chiave, in una cassaforte.

Ognuno di noi può dire con i mistici musulmani: “Dio mi è più vicino dell’arteria del mio collo”.

Oggi quasi il 70% dei cristiani vive nei paesi del Sud del mondo, nei paesi impoveriti. Non possiamo ignorarlo. Apriamo il grande libro della missione e lasciamo che i poveri ci raccontino ciò che hanno visto e sarà festa per tutti, Natale per tutti. Così sia.

Daniele Comboni: 1000 vite per la missione

Quando Daniele Comboni è arrivato per la prima volta in Egitto, mentre fervevano i preparativi per organizzare la carovana o, come la chiamavano in quei tempi, “la spedizione” verso il cuore dell’Africa, ne approfitta e con alcuni compagni va a visitare i luoghi santi. Ecco cosa racconta ai genitori in una sua lunga lettera:nel brano riguardante la grotta di Betlemme: “Finalmente giungemmo alla sera tardi in Betlemme. Mio Dio! ove mai volle nascere Gesù Cristo? Ancora quella sera volli discendere alla Grotta fortunata, che vide nascere il Creatore del mondo. Vi entrai, e quantunque la nascita sia più gioconda della morte, nulladimeno restai più commosso che sul Calvario, nel pensare alla degnazione di un Dio che si umiliò fino a nascere in quella stalla. La grotta di Betlemme, ove nacque Gesù Cristo, è lunga circa 10 passi, e metà è larga come il corridoio, ove voi abitate; l'altra metà è come la vostra cucina…” (Da “Gli Scritti, 111).

di Padre Ottavio Raimondi



Luned́ 19 Dicembre,2011 Ore: 15:51
 
 
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