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www.ildialogo.org DONNA LA TUA GRANDEZZA È DIRE SI.,di p. Ottavio Raimondo – Suor Giuseppina Barbato

Quarta domenica di avvento – 18 dicembre
DONNA LA TUA GRANDEZZA È DIRE SI.

di p. Ottavio Raimondo – Suor Giuseppina Barbato

Tu mi costruirai una casa perché io vi abiti? (I lettura: 2 Sam 7,1-5.8-12.14.16)

A Dio la gloria nei secoli dei secoli (II lettura: Rm 16,25-27)

Non temere, Maria (III lettura: Lc 1,26-38)

Il mondo in cui viviamo

L’episodio è realmente accaduto nella chiesetta di Ndurumo in Kenya, dove si sono ritrovati i rappresentanti di due fazioni del villaggio in conflitto. Parecchi gli incontri di riconciliazione, ma a vuoto! Finalmente viene chiamato il padre missionario, Sandro Borsa. L'incontro inizia alle due del pomeriggio, nella sperduta chiesetta in legno priva ancora del tetto. Si sistemano accanto ad una parete per ripararsi dal sole cocente. Subito cominciano le recriminazioni: ognuno è convinto di avere ragione e il clima si surriscalda. Passa un’ ora e incominciano a ricordare anche i torti degli anni passati; ne passano due e poi tre: continua la lista delle maldicenze e delle cattiverie. Dove sarà mai la ragione? Come è possibile parlare a cuori così pieni di amarezza? Sono ormai le nove e mezza di sera: è sceso il buio e c’è solo la luna a rischiarare l’ambiente, ma non certamente le teste e i cuori.
Il missionario fa osservare che ormai è notte ed è inutile sprecare tempo e pazienza. «Sentite, - egli aggiunge - prima di lasciarci facciamo un estremo tentativo: tiriamo fuori il rosario. Preghiamo assieme la Regina dell’Africa, così non abbiamo buttato via tutto questo tempo per niente». Alla fine il missionario aggiunge: «Ora non ci resta che rincasare. Ognuno pensi alla propria responsabilità davanti a Dio e alla comunità». Un minuto di silenzio, scambio di sguardi e colpo di scena: uno dei capi riprendendo la parola, disse: «Io ho qualcosa da dire e vorrei rivolgermi a Githinji (il capo della fazione avversa). Senti, riconosco di avere sbagliato e di avervi fatto del male, non dovevo ascoltare le maldicenze, né parlare con tanta cattiveria; scusatemi!». L’altro capo africano, dopo un mezzo minuto di silenzio, replicò: «Scusatemi voi tutti, io sono un capo incapace... Ho sbagliato ad arrabbiarmi e a tentare di vendicarmi: non è questo il modo cristiano di vivere. Domando a te e a tutti voi di perdonarmi». Cinque ore di recriminazione non avevano portato da nessuna parte, sono bastati 15 minuti di preghiera alla Vergine Maria è tutto si è risolto.

La Parola che ci è donata

Non è ancora stato concepito e già di Lui si sa tutto. Di Lui si dice che porterà a compimento una storia nella quale si inserisce e sarà chiamato santo e figlio di Dio.

A Maria viene chiesto di non “temere”, di non dubitare, di accogliere. Ciò che a lei viene richiesto è ciò che verrà richiesto a ogni discepolo, a ciascuno di noi.

Per evitare malintesi in questa domenica prima del natale di Gesù, ci viene presentato il brano di Luca che ci dice:

  • l’origine del Messia è un’origine umile in un villaggio insignificante: Dio libera attraverso mezzi sproporzionati, insignificanti;

  • la Galilea è luogo di passaggio: il Messia è destinato a tutti i popoli e la sua chiesa sarà missionaria per natura;

  • l’angelo si rivolge a una vergine: la verginità è un dono di Dio che favorisce il dono di sé agli altri;

  • Maria è la piena di grazia: questa è la sua grandezza e per questo è detta “Madre di Dio”;

  • Maria dice “si compia in me”: e diventa così modello di chi si rende disponibile;

  • il Messia si incarna in una cultura: non salva dall’esterno e soprattutto condivide con noi l’appartenenza che ognuno di noi ha ad una cultura.

Ci pensiamo su

Ci aiuta nella nostra riflessione un brano di una poesia di una suora missionaria, suor Elisa Kidané nata in Eritrea.

E Gesù / chiamate le donne, / disse loro: / andate e annunciate / la Notizia Buona. / Sradicate ideologie / estranee al sogno / di Dio. / Ricucite gli strappi / inferti al progetto / di una umanità / degna di questo nome. / Non temete dunque: andate, / e con la stessa audacia / di quell’alba luminosa, / ancora irrorata di rugiada, / annunziate ai popoli / la Buona Notizia. / Non temete, sarò con voi, / fino alla fine dei tempi.

Quell’angelo si allontanò da Maria. Ma non è andato a riposare. Sta ancora girando per il mondo per avvicinarsi a ogni donna e dirle le stesse parole: “non temere”. Donna, senza di te non ci sarà nuova evangelizzazione. Senza di te il bambino non nascerà oggi e se il bambino non nasce l’oscurità della notte non sarà squarciata dalla luce della vita.

Grazie per il “si” di Maria, grazie per il “si” di ogni donna.

Daniele Comboni: 1000 vite per la missione

Daniele Comboni si trova nel momento cruciale della sua giovane vita. Dalla sua decisione, dal suo SI dipenderà tutto quello che verrà dopo. Si sente insicuro ma giunge a dire il suo SI convinto che se è Dio a suscitare in lui l’idea di consacrare la sua vita all’Africa, Dio lo aiuterà perché Dio è fedele. Ecco che cosa scrive a un amico: “Dunque niente di certo e di determinato io so dirle: di certo è che io sono ora inquieto ora speranzoso, ora mi pasco di vaghe idee, ora di sconsolanti. Se consulto chi sempre diresse la mia coscienza, sono spronato a decidermi alla partenza; se guardo alla famiglia, rimango atterrito; se penso al mondo, risolvendomi all'impresa, debbo aspettarmi la maledizione di chi sa le mie circostanze di famiglia e la pensa col mondo; se penso al mio cuore, esso mi suggerisce di sacrificare ogni cosa, e volare alle Missioni, e disprezzare ogni diceria. Immagini la tempesta del mio animo, il combattimento, il conflitto che mi conturba.
Sennonché in mezzo a questo universale contrasto delle mie idee, trovo opportuno il progetto di fare gli esercizi, di consultare la Religione e Dio; e Egli, che è giusto e che governa ogni cosa, saprà trarmi da questo impaccio, combinare ogni cosa e consolare i miei genitori, se mi chiama a dar la vita sotto il vessillo della Croce nell'Africa; oppure se non mi chiama, saprà mettere tali ostacoli che mi sia impossibile la realizzazione de' miei disegni” (Gli Scritti, 8-9)

p. Ottavio Raimondo – Suor Giuseppina Barbato.
 



Lunedì 12 Dicembre,2011 Ore: 14:09
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 12/12/2011 14.46
Titolo:UOMO LA TUA GRANDEZZA E' DIRE SI' ...
I CHERUBINI DELL'ARCA DELL'ALLEANZA E I "DUE COLOMBI" DELLA LEGGE COME DEL MESSAGGIO EVANGELICO(MARIA E GIUSEPPE) DICONO LA STESSA PAROLA: "DIO E' AMORE (1 Gv. 4.8):

COME MARIA: "FIGLIA DEL TUO FIGLIO", COSI’ GIUSEPPE: "FIGLIO DEL TUO FIGLIO"! Per la chiesa cattolica-costantiniana, Giuseppe è ancora "un goj" - uno straniero (da sopportare e sfruttare)!!!


Dante non "cantò i mosaici" dei faraoni, ma la Legge del "Dio" di Mosè, del "Dio" dei nostri "Padri" e delle nostre "Madri".

RIEQUILIBRIAMO IL CAMPO DELLE RELAZIONI TRA UOMINI E DONNE E PENSIAMO BENE LA LEZIONE FRANCESCANA DEL "PRESEPE"!!! GESU' NON ERA IL FIGLIO DI MARIA E DEL DIO-IMPERATORE DELL'UNIVERSO, MA DELL'AMORE DI MARIA E GIUSEPPE!!! Dell’Amore che muove il Sole e le altre stelle.

BUON NATALE


Federico La Sala

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