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www.ildialogo.org VIRUS E ANTIVIRUS NELLA VITA DEL DISCEPOLO,di p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato

VIRUS E ANTIVIRUS NELLA VITA DEL DISCEPOLO

di p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato

Siete stati d’inciampo con il vostro insegnamento (I lettura: Ml 1,14b-2b,8-10)

Avremmo desiderato darvi la nostra stessa vita (II lettura: 1 Ts2,7-9,13)

Dicono e non fanno (III lettura: Mt 23,1-13)

Il vangelo di Matteo

Ora il più grande tra voi sarà vostro servo’. Questo versetto dice qual è la grandezza e la gloria di Dio: la sua grandezza è essere piccolo, la sua gloria il servire in umiltà. Gesù, infatti, è in mezzo a noi come colui che serve (cfr. Lc.22). Il Vangelo racchiude questo incredibile progetto di Dio: chiamare ad una vita di amore e di unità con tutti gli altri uomini e donne di buona volontà. La differenza non sta nella grandezza, ma nel servizio che reciprocamente ci rendiamo, ognuno secondo il suo dono particolare, tenendo presente che si deve rendere maggior onore a ciò che ne manca. “Il Padre celeste non ha plasmato le membra dei suoi figli e figlie perché fossero lacerate dai ferri, né la loro anima perché fosse lacerata dalla schiavitù. Ciò che unisce le famiglie alle famiglie, le nazioni alle nazioni, è in primo luogo la legge di Dio, la legge della giustizia e della carità e la legge della libertà. Senza la libertà, infatti, che unione esisterebbe tra gli uomini? Sarebbero uniti come il cavallo al suo cavaliere, come la frustra del padrone alla pelle dello schiavo. Se qualcuno vi dirà: Voi mi appartenete, rispondetegli: No, noi apparteniamo a Dio, nostro Padre e al Cristo, il nostro unico Signore”. (F.Lamennais)

Le comunità cristiane del vangelo di Matteo

Il nostro vangelo è la risposta delle nostre comunità al giudaismo del nostro tempo che si era organizzato, dopo la distruzione di Gerusalemme, intorno al fariseismo.

Noi convertiti al cristianesimo siamo considerati eretici e veniamo espulsi dalle sinagoghe. A nostra volta noi accusiamo i nostri connazionali di mancanza di fede e di aver rifiutato il Messia.

Dalle due parti si moltiplicano le accuse e per noi è facile attribuire al Signore i nostri sentimenti di accusa ai quali dedichiamo l’intero capitolo 23 di cui oggi voi, comunità dell’inizio del terzo millennio, leggete i primi 12 versetti.

Vi accorgerete che a causa della polemica sottolineiamo soltanto gli aspetti negativi dimenticando le virtù e gli elevati principi morali del giudaismo.

E vi accorgerete anche che tutte queste affermazioni che mettiamo sulla bocca di Gesù sono rivolte “alla folla e ai suoi discepoli”. I farisei passano quasi in secondo piano. Non prevale pertanto l’atteggiamento di condanna, del dito puntato contro un gruppo di persone. Prevale invece un amoroso avvertimento di prestare attenzione a non cadere negli stessi tranelli. Le parole di Gesù denunciano il peccato, annunciano il male frutto del peccato e aprono lo spiraglio di vita che si realizza attraverso il servizio

Le comunità cristiane di oggi

Ad alcune famiglie che facevano un lungo tratto di strada a piedi per raggiungere la nostra comunità, un giorno ho chiesto che cosa li motivava ad affrontare una tale fatica. La risposta: - qui ci sentiamo accolti e sui volti delle persone leggiamo che ci credono a ciò che fanno.

Il brano del Vangelo che leggiamo oggi ci chiama a riflettere seriamente se tra di noi si sono infiltrati alcuni dei seguenti virus o addirittura tutti.

Il primo: l’arbitrarietà di certe impostazioni.

Il secondo: la vanità e l’ostentazione nell’osservanza delle norme.

Terzo: l’incapacità di distinguere ciò che è importante da ciò che è accidentale e secondario.

Quarto: la mancanza di corrispondenza tra la dottrina e la vita.

L’antivirus lo troviamo nei versetti 11 e 12: il servire.

I virus, ogni virus, creano disordine e dipendenza. L’antivirus ci rende costruttori del regno di Dio che attendiamo. Non ci stanchiamo di ripetere: venga il tuo regno. Non ci stanchiamo di pregare e di impegnarci nella nostra quotidianità.

Preghiamo come Gesù che nella preghiera cerca l’incontro intimo e silenzioso con il Padre per accogliere il suo regno e renderlo realtà nel mondo. La preghiera di Gesù si può comprendere solo nell’orizzonte del regno di Dio.

Ci impegniamo servendo. Una comunità che non serve a cosa serve?

E ancora una volta ripetiamo: chi non vive per servire non serve per vivere.

- Questa capisce poco, diceva Toñito indicando con la mano la sua testa.

- Nessuno si sente a disagio di fronte a me, aggiungeva con semplicità.

- Ma ciò che a causa della droga ho perso nella testa il Signore me lo ha ridato in abbondanza nel cuore, affermava con convinzione.

E Toñito era diventato il migliore evangelizzatore della comunità, libero dai virus dell’arbitrarietà e della vanità; capace di scoprire ciò che veramente è importante e di vivere coerenza tra fede e vita.

Toñito non è mai uscito dalla sua comunità, forse faceva difficoltà a pensare che il mondo andasse oltre. Ma Toñito aveva un grande cuore missionario. Se volevi vederlo con le lacrime agli occhi dovevi ricordargli i nomi di Carolina, di Victor, di alcuni missionari comboniani che aveva conosciuto. Si commuoveva e diceva: loro sì che amano Gesù. Per lui sono andati lontano dove nessuno li conosce!

Con questa domenica termina il mese missionario che anche noi ci commuoviamo con i missionari sentendoli parte di noi stessi, le nostre mani e i nostri cuori che abbracciano il mondo intero. Con loro diciamo sempre: venga il tuo regno.

Suggerimenti: Nella tua vita e nella tua comunità quale virus è più presente? Quali conseguenze sta producendo? Come vivo la missione universale della Chiesa?

p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato



Luned́ 24 Ottobre,2011 Ore: 07:44
 
 
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