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www.ildialogo.org NOI LAVORATORI DELLA VIGNA,di p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato

Domenica 2 ottobre 2011
NOI LAVORATORI DELLA VIGNA

di p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato

La vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele (I lettura: Is 5,1-7)

Il Dio della pace sarà con voi (II lettura: Fil 4,6-9)

Darà in affitto la vigna ad altri contadini (III lettura: Mt 21,33-43)

Il vangelo di Matteo

La pietra che i costruttori scartarono, questa è diventata testata d’angolo”, dice Gesù ai capi del popolo. Dice qual è il suo potere e da dove gli viene, è la potenza del Figlio crocifisso e risorto e con l’autorità che solo lui possiede, Gesù annuncia l’approssimarsi della vendemmia degli ultimi tempi. E’ evidente che Gesù annuncia la propria morte. E’ venuto al mondo e i suoi non l’hanno accolto, l’hanno rifiutato, e finiranno per crocifiggerlo fuori delle mura della città. La parabola termina con una minaccia, anch’essa profetica: la chiesa del risorto rileverà la missione un tempo affidata ad Israele. Matteo esprime la convinzione che questo nuovo popolo farà fruttificare la vigna. ‘Nell’uccisione del Figlio si compie tutto, sia la nostra perversità sia la sua bontà. Il nostro male esaurisce la sua carica negativa, togliendo la vita all’autore della vita; e Dio si manifesta tale, donando la sua vita a noi che gliela rubiamo. Il Figlio eredita da noi la nostra nudità e noi da lui la sua veste di figlio… Non è un caso, se proprio oggi qualcuno scrive un ‘Elogio della mitezza’ e un ‘Elogio della solidarietà’. Sarebbe però fuori luogo un ‘Elogio del nostro tempo, se non si fa prima un elogio dell’asina e del fico, per ridare all’uomo la sua umanità e a Dio la sua realtà’. (Silvano Fausti)

Le comunità cristiane del vangelo di Matteo

Le nostre relazioni con i capi di Israele stanno diventando sempre più difficili. Proprio per questo abbiamo cercato una risposta negli atteggiamenti di Gesù.

Di fronte a chi chiede a Gesù con quale autorità dice e fa ciò che sta dicendo e facendo, lo stesso Gesù prende l’iniziativa e rivolge ai capi una domanda, anche se non in modo esplicito,: - ma vi siete mai chiesti chi siete voi?

Non vi accorgete che siete il figlio che dice si e poi fa no? Non vi accorgete che siete i contadini che hanno dimenticato di essere affittuari e agiscono invece come proprietari?

Noi amiamo il popolo in cui sono le nostre radici e pertanto diciamo che il padrone della vigna affida ad altri la vigna ma non diciamo che punisce i contadini. Per i presenti che ascoltano Gesù viene spontaneo affermare che il padrone punirà “quei malvagi” e a volte anche noi siamo tentati di pensarlo e di esprimerlo,.

Noi non mettiamo in discussione il popolo d’Israele, diciamo solo che la missione affidata ai capi, che avevano ben capito che Gesù a loro si riferiva, passerà ad altri.

Noi ci sentiamo questo nuovo popolo che ha la missione di coltivare la vigna e consegnarne i frutti.

Le comunità cristiane di oggi

Ancora una volta trionfa la tenerezza di Dio, del Dio Abbà che ha piantato la vigna del Dio che la vigna l’ha resa bella e feconda; del Dio che non ha nessuna voglia di castigare nessuno.

E noi comunità dell’occidente ricco facciamo difficoltà a comprendere l’agire di questo Dio che affida ad altri la vigna ma non annienta i vignaioli.

Quand’ero bambino dopo la messa della domenica conducevo al pascolo la capretta e due o tre pecore. Ricordo che, con altri ragazzi, salivamo a turno su qualche grossa pietra e poi ripetevamo la predica che il parroco aveva fatto in chiesa. Ricordo che la maggior parte delle volte lanciavamo invettive contro i cattivi, le mele marce, i comunisti, coloro che non andavano in chiesa chiedendo a Dio di distruggerli. Erano per noi persone pericolose che rischiavano di fare perdere a tutti fede e buoni costumi.

Mi ci è voluto tanto tempo per comprendere che il Dio di Gesù non è mai il Dio che annienta. Forse la prima volta l’ho intuito quando una mamma, il cui figlio di 13 anni era morto improvvisamente per una caduta, ha voluto che fossi io a presiedere il funerale motivando la sua richiesta: “Ogni mattina vedevamo lei che tornava a casa leggendo il giornale e che sorrideva a tutte le persone che incrociava. Il figlio mi diceva – continuava la mamma – da grande anch’io voglio essere missionario come questo missionario che sorride sempre e a tutti”.

Si il nostro Dio è il Dio che sorride. È il Dio che anche oggi ci dice: comunità cristiana ho posto nelle tue mani il mondo perché tu lo renda più bello e più umano. Ho messo nelle tue mani il mio vangelo perché tu faccia comprendere a tutti che è bello conoscerlo, annunciarlo e viverlo insieme.

E tu che nei hai fatto?

Perché non hai coltivato quella vite che io ho piantato? Perché ai popoli che ti ho fatto incontrare in questi due millenni ti sei avvicinato più per prendere e per imporre che per condividere sorridendo?

E oggi faccio giungere a te tanti altri popoli. Li incroci sorridendo perché vedano in te il volto bello riflesso del mio volto?

Noi comunità cristiane di oggi siamo contenti di scoprire che la vigna del mondo la affidi continuamente a tante e tante persone e realtà appartenenti a culture e fedi diverse.

Noi comunità cristiane vogliamo essere anche noi buoni vignaioli senza dimenticare mai che la vigna è tua e i frutti sono per tutti.

Suggerimento: Come vivo la vita di ogni giorno? Non potrei condividere una parola di incoraggiamento con una persona che ha fatto un gesto di condivisione e si solidarietà?

p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato



Luned́ 26 Settembre,2011 Ore: 17:43
 
 
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