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www.ildialogo.org GLI IMPOVERITI SONO LA MIA VIGNA,di p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato

GLI IMPOVERITI SONO LA MIA VIGNA

di p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato

Se il malvagio si converte, egli fa vivere sé stesso (I lettura: Ez 18,25-28)

Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Gesù Cristo II lettura: Fil 2,1-11)

I pubblicani e le prostitute vi precederanno nel Regno (III lettura: Mt 21,28-32)

Le comunità cristiane del vangelo di Matteo

Nel primo discorso di Gesù, quello della montagna, lo stesso Gesù ci aveva detto - Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.

In questa ultima parte del vangelo che abbiamo dedicato alla vigilanza come attesa e preparazione della realizzazione del regno di Dio, abbiamo inserito la parabola dei due figli. Per noi ciò che importa non è dire che amiamo il Signore ma compiere la sua volontà. Ambedue i figli rappresentano Israele o, perché no, la stessa umanità intera. Sia in Israele come nell’umanità c’è chi loda il Signore e vive dicendo sì a Dio. E c’è chi non ha parole giuste da dire al padre ma poi di fatto compie la sua volontà. Ambedue i figli rappresentano le nostre comunità.

Ambedue sono figli dello stesso padre e ad ambedue il padre rivolge lo stesso invito..

Le comunità cristiane oggi

La scorsa domenica abbiamo scoperto che la vigilanza si vive lavorando nella vigna. Oggi scopriamo che rispondere alla chiamata di Dio è compiere la sua volontà. Non basta essere invitati a lavorare nella vigna. Nella vigna bisogna lavorarci. Non basta ascoltare l’invito ad andare nel campo. Nel campo bisogna andarci.

Tra i due brani, quello di domenica scorsa e quello di oggi, ci sono alcuni episodi che ci motivano. Eccoli: di chi sarà il primo posto nel Regno? (Mt 20,17-28); chi è cieco e chi ci vede bene? (Mt 20,29-34). Poi ci viene presentato Gesù nel suo ingresso trionfale in Gerusalemme (Mt 21,1-11); Gesù nel tempio (Mt 21,12-17); chi è il fico secco? (Mt 21,18-22); l’autorità di Gesù (Mt 21,23-27).

Un giorno una persona ha avuto il coraggio, e la ringrazio, di avvicinarmi e di dirmi: “Lei dice tante belle cose, dà tanti bei consigli, ci parla di cose meravigliose, ci dice che cos’è la fede ma non ci parla mai della sua fede, non ci racconta mai le sue scelte, non condivide con noi i suoi gesti di solidarietà. Perché?”. Mi sono guardato attorno, ho riflettuto sulla mia vita di ogni giorno e mi sono accorto di essere quel figlio che dice si ma che non va nel campo. Mi sono accorto che a meno di 100 metri dalla casa parrocchiale c’era una famiglia che l’unica cosa che aveva in sovrabbondanza erano i problemi, da quelli economici a quelli di un malessere diffuso.

Per la prima volta quella sera sono entrato in quella squallida casupola, sono entrato povero con loro poveri, con le mani vuote, sono entrato e ho chiesto perdono per non aver mai varcato la soglia della loro casa. Ho detto loro con sincerità che li avevo giudicati male ritenendoli persone superficiali e disimpegnate.

Mentre parlavo nel silenzio più profondo e immersi in un’oscurità crescente, guardavo i volti delle persone adulte e dei bambini. Li vedevo belli, volti amati e baciati dal Dio della vita.
Sono uscito quasi correndo insieme a un ragazzo ormai adolescente, Gerardo,. Ho preso alcune candele, un po’ di vino e di pane e sono tornato in quella casa.

“Questa sera Gesù ci incontra qui. Si farà presente in uno dei vostri poveri piatti e in uno dei vostri bicchieri”.

In pochi minuti si erano radunati i vicini e la Parola di Dio accarezzava i nostri cuori invitandoci ad andare anche noi nella sua vigna in quella vigna che ha un solo nome: gli impoveriti.

“Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”.

È vero che il Regno si costruisce solo se si accetta di partire dagli ultimi e dalle loro necessità, dando loro quanto è necessario ai primi. Ma è altrettanto vero che la vigna in cui siamo invitati a lavorare sono gli impoveriti da un sistema cui troppo spesso si fa l’occhiolino, da un sistema che non include ma che esclude, da un sistema che favorisce l’ingordigia di pochi.

“Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”.. Padre, è un dono questo tuo invito, Grazie, Padre.

Suggerimenti: entra nella casa di una famiglia che ha problemi e avvicinati loro senza dare nulla se non te stesso.

p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato



Luned́ 19 Settembre,2011 Ore: 15:20
 
 
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