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www.ildialogo.org LA RISPOSTA DI GESŲ E DEL DISCEPOLO,di p. Ottavio Raimondo e suor Giuseppina Barbato

Domenica 11 settembre 2011
LA RISPOSTA DI GESŲ E DEL DISCEPOLO

di p. Ottavio Raimondo e suor Giuseppina Barbato

Perdona l’offesa del tuo prossimo (I lettura: Sir 27,33-28,9)

Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore (II lettura: Rom 14,7-9)

Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette (III lettura: Mt, 18,21-35)

Il vangelo di Matteo

Fino a settanta volte sette’. Un numero esagerato, che va al di là della perfezione stessa. E’ chiaro che i numeri che si trovano in questo brano evangelico non sottolineano semplicemente il passaggio da un perdono meno perfetto a un perdono più perfetto. E non si tratta del perdono perfetto. Si tratta di un perdono che trascende e fa esplodere qualsiasi perfezione. Gesù stesso sconvolge il simbolo della perfezione, della pienezza, infatti per lui non c’è limite massimo della generosità. Gesù non predica ‘la perfezione’, ma una perfezione sempre più grande, che gli uomini non raggiungeranno mai, ma che sarà costantemente aperta davanti a loro. La sua parola ci apre ad ogni passo le dimensioni dell’infinito. ( Un monaco della chiesa orientale)

Le comunità cristiane del vangelo di Matteo

Le nostre sono comunità formate da persone che hanno fatto l’esperienza del perdono: ci sentiamo amati e perdonati da Dio in Gesù il Signore, ma facciamo difficoltà a perdonare e vorremmo sapere fino a quando perdonare.

Facciamo difficoltà ad accettare che il perdono deve essere dato finché il fratello ha bisogno di sentirsi perdonato, finché il perdono genera vita nuova.

E facciamo pure difficoltà a credere che il perdono non ha limiti. Per questo parliamo di una cifra difficilmente immaginabile pari a sessanta milioni di volte un denaro che corrispondeva al salario di una giornata.

Siamo convinti che non possiamo vivere veramente e profondamente la fede senza l’appartenenza alla comunità e questa comunità per esistere esige un impegno d’amore che passa attraverso il perdono..

Spesso ci chiediamo come possiamo aiutarci a passare da un’esperienza episodica a un impegno comunitario. E ci chiediamo anche come coniugare fede e giustizia, perdono e giustizia.

Le intolleranze e i fondamentalismi ci hanno obbligati a lasciare la nostra patria e a ricominciare qui nelle terre difficili del Golan. Per noi così feriti come siamo non è facile perdonare.

Le comunità cristiane oggi

Si racconta che nel 1980 i coniugi Goss, Hildegard e Jean, furono ricevuti dal patriarca ortodosso serbo il quale con sdegno comincia a parlare dei massacri perpetuati dai croati a danno del suo popolo. La coppia si mette in ginocchio e dice: “Lo sappiamo santità. E fu anche peggio. Accadde pure questo e questo…”. Il vecchio patriarca dopo un lungo silenzio aggiunge: “Ma anche noi serbi non siamo angeli e spesso l’abbiamo dato a vedere ai cattolici”. Di nuovo un lungo silenzio e poi interviene ancora il patriarca: “Come possiamo uscire da questa catena di odio? Chi farà il primo passo?”. Jean, lentamente risponde: “Santità, lei lo sa bene: chi ama di più”.

Riusciremo noi cristiani di oggi a scoprire che Dio non pone limiti al perdono?

Riusciremo ad accettare che Dio, il Dio Papà, concede sempre infinitamente di più di quanto possiamo chiedere: non si accontenta di prolungare i tempi ma condona tutto il debito?

Riusciremo a non passare dalla sponda del debitore perdonato alla sponda del creditore crudele e spietato?

Riusciremo a convincerci che la vita della comunità cristiana si basa sull’immensa gratuità dell’amore di Dio.

Riusciremo a dire a noi stessi e a tutti, con vero spirito missionario, che l’etica del regno è la risposta a questo amore?

La risposta è SI. È la risposta che ha dato Gesù ed è la risposta del discepolo.

L’ha data Gesù nell’Eucaristia anticipo e pienezza nel tempo e nello spazio del SI della croce.

L’ha data il Dio Abbà (Papà) risuscitando Gesù e con lui l’intera creazione.

L’ha data lo Spirito Santo nella prima pentecoste in cui le porte e le finestre si sono spalancate sul mondo intero.

La stiamo dando noi oggi con il Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona davanti a quel mare che unisce e non che separa le due sponde; davanti a quel pane spezzato e a quel vino versato che sono Gesù nella cui croce, in un gesto di amore infinito, unisce la terra al cielo, l’oriente all’occidente. La stiamo dando in quella tenda, La tenda dell’ascolto, piccolo ma significativo segno di vicinanza dove il silenzio, come quello del patriarca e dei coniugi Goss, apre al perdono, alla riconciliazione e a un futuro di amore, il futuro di Dio e di tutto ciò che dalle sue mani e dal suo cuore ha ricevuto l’esistenza.

Suggerimento: Riconosci che i tuoi limiti sono maggiori di quelli delle altre persone e che tu hai bisogno di essere perdonato. Riconoscilo con un gesto di fiducia nelle persone che hai accanto.

p. Ottavio Raimondo e suor Giuseppina Barbato



Lunedė 05 Settembre,2011 Ore: 17:13
 
 
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