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www.ildialogo.org IL PANE DEI CLANDESTINI,di p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato

IL PANE DEI CLANDESTINI

di p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato

Venite e mangiate (I lettura: Is 55,1-3)

Nessuno potrà separarci dall’amore di Dio (II lettura: Rm 8,35.37-39)

Tutti mangiarono a sazietà e ne avanzarono 12 ceste (III lettura: Mt 14,13-21)

Il vangelo secondo Matteo

Vide una grande folla e sentì compassione per loro’ L’evangelista innanzitutto presenta questo movimentato accorrere della gente attorno a Gesù, segno dell’efficacia della parola e delle opere da lui compiute. L’entusiasmo, che Gesù andava suscitando, poteva benissimo dar esca alle note aspirazioni politiche dei connazionali. La narrazione lascia intravedere il formarsi di un movimento messianico di tipo nazionalistico attorno a Gesù, che però reagisce drasticamente, come scritto negli altri Vangeli, soprattutto il testo di Giovanni (6,15). Tuttavia Gesù prova compassione per tutta quella gente, ‘avevano fame ed erano come pecore senza pastore’.La chiave di lettura della ‘sezione dei pani’ è proprio questa , ‘la misericordia, l’hesed’ di Dio che si china sulla creatura umana come un padre, poiché ogni cosa, ogni evento della storia e della vita quotidiana è abbracciata da Dio. Il brano di Matteo sottolinea questo amore che però non è capito, poiché non è immaginabile quanto un povero pane possa portare un tale peso d’amore: è il capolavoro della mentalità evangelica che si oppone nettamente alla mentalità ‘mondana’che vuole il Cristo come un messia trionfale, non come egli realmente è, il servo di Jahvè.

Le comunità del vangelo di Matteo

Gesù fugge nel deserto, entra nella clandestinità.

Nel nostro vangelo usiamo 10 volte il verbo “ritirarsi” e sempre in occasione di persecuzioni. La prima volta lo abbiamo usato quando Gesù era appena nato e per sottrarre il bambino alla persecuzione Giuseppe e Maria si ritirarono fuggendo in Egitto.

È la stessa esperienza che hanno fatto molti di noi che si sono ritirati da Gerusalemme e dalla Giudea qui sulle alture del Golan. Ma è anche l’esperienza di un’infinità di persone costrette a ritirarsi fuggendo dalle loro terre. E proprio nella clandestinità del deserto Gesù incontra la folla degli emarginati a cui offre una nuova manna. Noi non parliamo di moltiplicazione dei pani ma di condivisione. Per noi il miracolo di Gesù è consistito nel fatto che qualcuno che aveva poco abbia accettato di metterlo a disposizione di tutti. Vedendo ciò, gli altri fecero lo stesso e nella condivisione il poco bastò per tutti e perfino ne avanzò.

Le comunità cristiane di oggi

Il progetto del regno di Dio è fatto di gratuità e di condivisione.

Del pane distribuito da Gesù tutti ne mangiano e avanzano dodici ceste: un segno messianico di universalità.

Certamente la distribuzione del pane ha una bella dimensione liturgica ma il punto centrale è l’unione tra liturgia e vita. Ogni eucaristia dovrebbe avere questo significato di condivisione e di annuncio di una società giusta e compassionevole.

Una famiglia formata da papà, mamma e due figli, ogni domenica partecipava alla messa domenicale e uscendo di chiesa non dava l’elemosina al povero seduto vicino alla porta. Attendeva che tutti uscissero e poi si avvicinava al povero e lo invitava a condividere il pranzo domenicale. “Per noi – così si esprimevano – la domenica non è domenica se non condividiamo la nostra vita familiare con qualche persone emarginata, povera”.

E un giovane pochi giorni fa rispondendo a una e-mail manifestava questi suoi sentimenti:

“Nel file che mi hai mandato c'è un passo che sento proprio mio: - Sono le relazioni umane che sono essenziali per la vita, così come ce lo hanno svelato le scienze umane sottolineando che ogni essere umano è un essere relazionale e non può vivere senza relazioni umane.

Questo è il mio punto da cui partire... - sta società ci sta disumanizzando, atomizzando. È questa solitudine di fondo che mi spinge a pensare soluzioni e a cercare luoghi dove sentirmi maggiormente parte di una comunità”

Sogniamo una chiesa che distribuisce il pane a un’umanità sempre più emarginata e atomizzata. E che l’eucaristia di ogni domenica sia il momento forte per inserirci in questo orizzonte.

Suggerimenti: Come inizio questa domenica non uscire di chiesa senza aver salutato una persona che non conosci.

p. Ottavio Raimondo – suor Giuseppina Barbato



Luned́ 25 Luglio,2011 Ore: 09:23
 
 
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