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www.ildialogo.org SIATE MIEI DISCEPOLI,di P. Ottavio Raimondo – Suor Giuseppina Barbato

SIATE MIEI DISCEPOLI

di P. Ottavio Raimondo – Suor Giuseppina Barbato

siatemieidiscepoli.jpgEcco, a te viene il tuo re umile (I lettura: Zc 9,9-10)

Se fate morire le opere del corpo, vivrete (II lettura: Rm 9,9.11-13)

Il mio giogo è dolce e il mio peso leggero (III lettura: Mt 11,25-30)

Il vangelo di Matteo

Nella prima parte di questo testo evangelico Gesù ringrazia il Padre di aver voluto che i segreti della salvezza fossero rivelati ai poveri e agli umili. Nella seconda parte Gesù si rivolge direttamente ai piccoli e li invita ad entrare in comunione con lui. Cristo prende le sue parole di lode a Dio dalla bocca dei tre fanciulli nella fornace (Dn 3,52) la cui umiltà è nettamente contrapposta all’arroganza dei saggi babilonesi. Nella lingua greca c’è la parola’tapino’: è il piccolo, l’umile, il servo, l’ultimo. L’umiltà, per i greci come per noi, non è una virtù, è la condizione obbligata dello schiavo. Per la Parola è la qualità fondamentale del Padre: l’amore è umile. Per questo la legge dell’amore non è un fardello da portare, ma un paio di ali che portano, l’amore è la forza interiore divina, è lo Spirito di Dio che ci dice tutta la verità e ci dà la forza di viverla. ‘Me la ricordo benissimo quel foglio scritto a mano, appiccicato al muro rosa della Casa degli Schiavi, un po’ sbiadito dal sole e arricciato dall’umidità. “Non è una vergogna essere schiavi: la vergogna è avere degli schiavi”, M. Ghandi (Joseph N’Diaye, La schiavitù spiegata ai nostri figli).

Le comunità del vangelo di Matteo

Noi delle comunità di Matteo abbiamo riportato solo due preghiere di Gesù al Padre: quella nell’orto degli ulivi e questa.

In questa preghiera Gesù ringrazia il Padre che si è reso accessibile ai piccoli e agli umili. Per noi la salvezza è l’amore di Dio che, raggiungendo gli ultimi coinvolge tutti sottraendoci ad ogni possibile monopolio di aristocrazie intellettuali o religiose.

Il Gesù che noi conosciamo è il Gesù rifiutato dalla società e dalle città che, invece di lamentarsi, dice di contare sui piccoli e sui discepoli ai quali insegna a rivolgersi a Dio come al Padre che chiama Abbà.
Quando Gesù parla di sé come “figlio di Dio” non fa teologia ma esprime la sua fiducia nel Padre suo, nel quale tutta la sua vita prende consistenza.

Gesù non ci presenta un Dio “pensabile” ma un Dio “vivibile” perché Padre.

Il Vangelo che abbiamo scritto rivela l’intimità di Gesù con il Padre e ci chiama a entrare nella relazione filiale dello stesso Gesù con il Padre.

Abbiamo infine usato l’espressione “prendete il mio giogo” che per noi significa: fatevi miei discepoli. Questa espressione veniva usata dai “maestri” e significava il riconoscimento e l’accettazione del maestro e della sua dottrina. Gesù in questo passo si riferisce a sé stesso e alla gioia di seguire i suoi passi.

Le comunità cristiane oggi

In un mondo in cui tante culture religiose sono chiamate a convivere, come possiamo oggi rileggere questo brano del Vangelo? Vogliamo rileggerlo in modo tale che ci porti a presentare Gesù come colui che unisce tutta l’umanità al Padre e tutti gli esseri viventi tra di loro, piuttosto che qualcuno che separa e discrimina le persone di altre culture e religioni.

Gesù usa spesso per il suo messaggio immagini molto poetiche e liriche e invita costantemente i piccoli ad avvicinarsi a lui: vuole liberarli da ogni tipo di giogo, stia questo a significare leggi religiose che impacciano o sistemi sociali che opprimono

La rivelazione che Gesù fa a riguardo del Padre ci illumina sulla relazione filiale che Dio instaura con tutta l’umanità senza distinzioni di sesso, classe, cultura, religione e moralità. Grazie a questa relazione filiale nessuno può sentirsi più degno o più meritevole di salvezza di un altro.

La religione è l’apertura ai doni di Dio nella vita comunitaria e nella riconciliazione con tutta la creazione.

Seguire Gesù, essere di Gesù, rende liberi e liberanti. E se non siamo liberi e liberanti cosa siamo?

La strada per seguirlo è quella dell’ascolto. Ho sentito tanti giovani che mi dicevano: mi sono messo in ascolto e ho sentito che Gesù mi diceva che lui quella scelta non l’avrebbe fatta.

Neppure io l’ho fatta e ho trovato quella pace che non trovavo da tempo.

P. Ottavio Raimondo – oraimondo@emi.it - Suor Giuseppina Barbato – b.giuseppina@yahoo.co.uk



Luned́ 27 Giugno,2011 Ore: 13:48
 
 
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