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www.ildialogo.org RISORGERE E INSEGNARE A RISORGERE,di p. Ottavio Raimondo

RISORGERE E INSEGNARE A RISORGERE

di p. Ottavio Raimondo

Abbiamo mangiato e bevuto con lui (I lettura: At 10,34.37-43)
Cercate le cose di lassù dove è Cristo (II lettura: Col 3,1-4)
Egli doveva risuscitare dai morti (III lettura: Gv 20,1-9)
 
Le comunità del vangelo di Giovanni
Siamo comunità che vivono della risurrezione di Gesù, comunità che lo proclamano: il Signore.
Ma siamo anche comunità che sanno chinarsi, comunità docili allo Spirito l’unico che può farci vedere i teli che sono segni di vita.
Per noi non è essenziale entrare nel sepolcro: sappiamo bene che la vita non si può racchiudere o vincolare in un luogo.
Nel nostro vivere la risurrezione valorizziamo l’esperienza delle altre comunità cristiane, rappresentate da Pietro, verso il quale abbiamo compiuto un gesto di amore e di riconciliazione, attendendolo perché entrasse per primo. Ringraziamo Pietro che ha visto i teli ma ha visto anche il sudario simbolo di morte “avvolto in un luogo a parte”.
Per noi questo luogo è il tempio di Gerusalemme. Al momento della morte di Gesù il velo si era scisso in due parti dall’alto al basso per dire che ormai non c’era più nulla da nascondere; ora in questo stesso luogo c’è il sudario per dire che la vita non è più lì. Si realizzano così le parole dello stesso Gesù alla donna di Samaria: “Credimi donna, si avvicina l’ora in cui non renderete culto al Padre né su questo monte né a Gerusalemme”.
Anche noi, comunità del vangelo di Giovanni, non sappiamo ancora bene cosa vuol dire “risuscitare dai morti”. Ma abbiamo compreso che quel sepolcro che avevano voluto Giuseppe e Nicodemo è vuoto, che Gesù non è lì.
 
Le comunità cristiane di oggi
Sono donne quelle che si mettono in cammino quando ancora era buio: Maria di Magdala e le sue amiche. Nel buio delle violenze e delle guerre, dei rifiuti e delle emarginazioni, anche oggi molte nostre sorelle si stanno mettendo in cammino e anche loro sono per noi ambasciatrici di una notizia che ci lascia sconcertati: Gesù non è in un luogo, Gesù non è nel sepolcro. Lo spazio non lo circoscrive e neppure il tempo. È ovunque perché ovunque trionfi la vita.
Penso in questo momento alle Missionarie Comboniane del Messico che vanno correndo ad Haiti; penso alle Missionarie Comboniane d’Italia che vanno correndo a Lampedusa per incontrare, parlando l’arabo, chi fugge da situazioni di morte.
Ma in questa pasqua le comunità cristiane di oggi vogliono gioire per la donna capace di andare più in là dei due discepoli i quali prendono atto della situazione, quasi come attenti investigatori, ma poi ritornano subito a casa. Maria di Magdala si ferma e il suo stare lì non la delude: vede il Signore, crede e annuncia. Donna di oggi tu sei l’annunciatrice della risurrezione nel mondo di oggi, prendi il tuo posto, assumi le tue responsabilità e fa sentire la tua voce, il tuo cuore: la vita ha le sue radici dentro di te.
Quell’uscire quando ancora era buio è stato risposta al tuo cuore non a una delega o a un suggerimento di chicchessia.
Tu, Maria di Magdala, hai avuto il coraggio di andare dai discepoli, li hai svegliati, li hai convinti ad andare al sepolcro.
In questa Pasqua voglio dire grazie a te ma anche a tante donne che si sono avvicinate a me, mi hanno svegliato. Mi hanno convinto a mettermi in cammino e grazie a loro ho incontrato un Gesù che non è nel sepolcro, un Gesù vivo: il risorto che insegna a risorgere e, perché no, proprio attraverso la donna.
Pietro e l’altro discepolo si sono chinati e sono entrati come tu prima ti eri chinata ed eri entrata. Abbiamo urgente bisogno di essere comunità e persone che si chinano perché la vita la trova solo chi si china; chi si lascia guidare dallo Spirito con una totale e incondizionata disponibilità espressa nelle parole di Maria: “Eccomi, si compia in me la tua parola”.
Chìnati sorella, chìnati fratello e scoprirai la vita. Non limitarti a leggere la Parola: lasciati leggere dalla Parola; non limitarti a condividere ciò che sei e ciò che hai, lascia che gli altri condividano con te ciò che sono e ciò che hanno. La loro identità, i loro usi e costumi sono ricchezza. Come dicevano i nostri padri nella fede: sono “semi del Verbo”. Scoprirai così che la vita è viva e che la tua casa è il mondo intero.
Quel Gesù che non si può rinchiudere o vincolare in un luogo si è presentato ieri con il volto dell’ortolano, del viandante, del pescatore, … oggi si presenta con il volto dell’immigrato e dell’emarginato nel mondo del lavoro e nell’intera società; ma si presenta anche con il volto di ogni popolo, cultura e religione.
Da lì ti chiama per nome. Che anch’io come te, benedetta donna Maria di Magdala, sappia riconoscerlo e, in un gesto di amore profondo, sappia dire “”Maestro mio!”.
Per giungere poi ad annunciare a tutti: “Il Signore è risorto ed è vivo e noi con lui”
Suggerimento: In questo giorno di Pasqua annuncia ad almeno una persona: - È Pasqua: il Signore è risorto.
p. Ottavio Raimondo, oraimondo@emi.it – 348-2991393


Luned́ 18 Aprile,2011 Ore: 22:48
 
 
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