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www.ildialogo.org LA CROCE DI GESŲ IL CUORE DELLA VITA,di p. Ottavio Raimondo

LA CROCE DI GESŲ IL CUORE DELLA VITA

di p. Ottavio Raimondo

Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi (I lettura: Is 50,4-7)

Cristo umiliò sé stesso per questo Dio lo esaltò (II lettura: Fil 2,6-11)

Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito (III lettura: Mt 26,14-27,66)

Gesù di Nazaret, figlio di Dio, figlio di Maria, figlio di Giuseppe, figlio del popolo di Israele, figlio dell’intera umanità, la tua passione, morte e risurrezione sono il cuore della nostra fede perché sono il cuore della tua vita. I diversi momenti della tua vita ci presentano qualcosa che possiamo definire come la tua fotografia: istantanee di una vita durata pochi anni ma vissuta nella pienezza che ti ha portato a dire: “Tutto compiuto”. La tua passione, morte e risurrezione sono invece il tuo ritratto. Le fotografie ci presentano ciò che si vede e mancano di profondità. Il ritratto ci presenta ciò che non si vede, la personalità in tutte le sue dimensioni, in tutte le sue profondità.

I 4 vangeli sottolineano momenti diversi della tua vita, ma di fronte agli ultimi momenti s’incontrano e convergono.

E allora oggi, come persona che si sente amata, come missionario che si sente inviato e che non riesce a vedere altro che il bello di ogni persona, ritratto e non fotografia dell’abbraccio eterno del Dio uno e trino, oggi, al di là degli schemi e senza rinnegare nulla del credo, sento il bisogno di lasciarmi trasportare dall’amore.

Lasciamoci insieme trasportare da quell’amore di fronte a questo Gesù nudo, come l’uomo degli inizi uscito dalle mani di Dio.

Un giorno ti eri messo in fila, amato Gesù, con il popolo oppresso della Palestina, con il popolo di quella terra tanto desiderata dove tutti avrebbero dovuto trovare tutto e dove invece sempre di più trionfavano oppressione, ingiustizia, dominio e morte.

Lì ti sei sentito chiamare “figlio amato”, ti sei sentito abitato dallo Spirito che ti ha spinto nel deserto del mondo camminando e attraversando villaggi e città per dire a tutti con le tue scelte, il tuo agire e il tuo parlare, che Dio non opprime, che Dio libera perché dio è amore.

Ma l’amore fa paura, mette tutto in crisi.

L’amore, non la legge, è la nuova creazione a misura di Dio e a misura d’uomo.

Hai camminato come uomo libero che non si è lasciato gettare dal ciglio del monte nel baratro di schemi troppo meschini; che non sono riusciti a conquistare né le monete luccicanti del Cesare, né la tradizione che taglia le ali alla primavera, né la tua origine di discendente di Davide.

E neppure ti ha intrappolato la presunta centralità nel mondo di Gerusalemme. Tutto l’Antico Testamento è stato un guardare all’altro come a colui che si realizza se cammina verso Gerusalemme con cammelli (oggi navi e aerei) carichi di ogni cosa.

E adesso ti contemplo su questo stesso monte Sion, alla vista di questa Gerusalemme.

Ti contemplo umiliato con gli umiliati, ti contemplo così nella certezza che il futuro non è dei furbi o dei grandi ma degli umiliati che si sentono “figli amati”, abitati dallo Spirito.

Ti contemplo con le braccia aperte. ti contemplo su quella croce inventata per perpetuare il dominio, la schiavitù. Ieri la croce oggi le bombe!

Non ci sono chiodi che possano impedire a quelle tue braccia di parlare e di parlare di universalità in un abbraccio che tutto include: è l’abbraccio eterno della Trinità.

Non ci sono croci che impediscono di credere che quel legno verticale ha il potere di unire il basso, all’alto, la terra al cielo.

Non ci sono croci che impediscono di credere che quel legno orizzontale abbraccia oriente e occidente.

Ti contemplo bello in tutto il tuo corpo sanguinante e ricordo quella chiesa che ho visto in Colombia dove su una grande croce tu eri raffigurato a grandezza naturale ed eri completamente nudo. Chi ti guardava, con un senso, forse di falso pudore frutto di tradizioni che sanno più di puritanesimo che di purezza, abbassava lo sguardo che cadeva su una scritta posta sul pavimento:

Io non mi sono vergognato del tuo peccato e tu ti vergogni della mia nudità?

Ti contemplo e capisco che tu stai dicendo: romani e giudei siete tutti figli e fratelli, ma siete morti che camminano. Io vi do il mio Spirito, non lo tengo per me questo abbraccio del Padre perché anche voi vi sentiate “figli amati” e continuiate a camminare per villaggi e città contagiando tutti con l’amore del Dio della vita.

E in questo vostro camminare e incontrare la vita di ciascuno sia pasqua: passaggio dalla notte al giorno, al giorno senza tramonto.

Gesù uomo crocifisso, sento il bisogno di dirti anch’io le parole di un teologo delle regioni dell’Asia:
“Per noi, Gesù è divino. Gesù è di Dio e Dio è di Gesù. Gesù manifesta Dio come Padre che ama tutti. Ma Gesù non esaurisce in sé la realtà di Dio. Dio non appartiene a Gesù in maniera tale da non poter manifestare la sua divinità prima e dopo Gesù”.

È bello, Gesù uomo di Nazaret, sapere che tu sei il Dio che si è umiliato e abbassato, il Dio che non chiede privilegi ed esclusive. Il Dio nella cui morte è morto il tempio il cui velo si è scisso dall’alto al basso perché non c’è più nulla da nascondere: tutto ciò che del Dio Trinità possiamo conoscere è scritto sul volto dell’uomo e di ogni uomo. Ogni volto una parola, l’umanità intera il libro della vita.

 

E ancora voglio avvicinarmi a te con quanto scrivono di te nella loro terza assemblea (1992) i teologi delle giovani chiese del sud del pianeta:

“Per noi, Gesù è il Signore, e Signore completo – ma questo non implica che dobbiamo imporlo agli altri. Infatti benché il Gesù in cui crediamo ci ponga veramente in contatto con Dio, perché Dio sia presente in noi attraverso lui, il mistero assoluto di Dio non può essere compreso in maniera totale ed esclusiva in Gesù. Dio è oltre ogni nome e forma. Le molte comprensioni che abbiamo di Dio non possono singolarmente e collettivamente esaurire il mistero di Dio”.

Al centro ci sei tu con la tua croce ma a fianco ci solo altri con altre croci e anche loro sono alfabeto che svelano il volto del Dio Trinità, ricchezza infinita che contempleremo nell’alba della risurrezione, nei nuovi cieli e nella nuova terra che tu hai inaugurato, tu primizia di molti fratelli con te co.inauguratori del definitivo.

Sono contento di essere parte di questa schiera in cui tutti siamo con te co-inauguratori e destinatari.

Grazie per avere “effuso” il tuo spirito.

Nulla è più come prima.

Salve o croce della speranza.

“Ave spes nostra”: salve nostra speranza.

p. Ottavio Raimondo

 

  • Questa riflessione te la lascio per tutta questa settimana, la settimana santa, Se ritieni opportuno condividere e arricchire con la tua fede e la tua sensibilità, puoi farlo e, se lo desideri, puoi inviarmi la tua riflessione a: oraimondo@emi.it oppure al 348-2991393.

  • Da martedì mattina 19 aprile fino al 26 mattino sarò in Liguria al mio paesino natale. Dal 26 al 29 sarò a Limone sul Garda alla casa natale di san Daniele Comboni. Il 30 aprile e primo maggio a Padova con un gruppo di giovani. Vedi www.giovaniemissione.it E il primo sera tornerò a Pesaro.

 

 

 



Lunedė 11 Aprile,2011 Ore: 15:32
 
 
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