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www.ildialogo.org LA CROCE O LE CROCI?,di p. Ottavio Raimondo, missionario comboniano

Il vangelo della domenica - 20 giugno 2010
LA CROCE O LE CROCI?

di p. Ottavio Raimondo, missionario comboniano

Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto (I lettura: Zc 12,10-11)
Battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo (!! lettura: Gal 3,26-29)
Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto (III lettura: Lc 9,18-24)
 
Ma voi, chi dite che io sia?
Siamo di fronte a un momento importante e, come tale, Gesù lo affronta pregando.
Per Gesù la preghiera è anche parlare con i discepoli e aiutarli a interiorizzare, a purificare la loro fede, la loro adesione a lui.
Dopo un primo momento di entusiasmo le folle stanno prendendo le distanze da Gesù. In Luca Gesù non loda Pietro per la risposta che dà. I discepoli sono inclini a pensare che se Gesù è il Messia anche epr loro non mancheranno le occasioni di onore e di gloria.
Gesù vuole portare coloro che lui ha scelto a una presa di posizione personale. Gesù deve essere visto dalla prospettiva della croce
 
Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua
Se qualcuno vuole essere mio discepolo prenda la croce ogni giorno: sia disposto a morire ogni giorno, sia disposto ad essere crocifisso ogni giorno.
Gesù intuiva, vedendo i segni di ostilità da parte delle autorità religiose di fronte alle sue scelte, che avrebbe potuto essere eliminato. Certamente non pensava alla croce, al massimo avrebbe potuto pensare alla lapidazione. La parola croce qui è inserita da chi scrive dopo l’esperienza pasquale.
La croce non sono le croci, né le tribolazioni e vicissitudini. La croce è la dedizione a Gesù, la partecipazione al Regno in parole e opere.
La croce da prendere, da sopportare, da andare a cercare non è la sofferenza e la morte ma la conseguenza della fedeltà quotidiana al vangelo, a Gesù. È la conseguenza di una vita vissuta quotidianamente nella ricerca della fedeltà a Dio e all’umanità.
Il discepolo non potrà mai aspettarsi trionfali affermazioni, successi e vantaggi, bensì incomprensione, persecuzione e morte.
Ogni giorno equivale a fedeltà costante, quotidiana al maestro e al suo stile di vita. Ogni giorno sarà fedeltà al maestro e al suo stile di vita, fedeltà costante e quotidiana.
 
Chi perderà la propria vita per causa mia la salverà
L’impegno è per Gesù. La base di tutto è perdere la propria vita per costruire il regno.
E perdere la propria vita è la scelta di essere disposti a tutto meno di camminare su strade sulle quali Gesù non ha camminato.
Gesù non ha percorso la strada della violenza, del potere, del prestigio, la strada delle scelte facili e vantaggiose. Non ha camminato sulla strada del mi piace, ne ho voglia, lo fanno tutti, lo pensano tutti.
“Non potete immaginare quanto mi piace vivere; quanto mi fa piangere sentire attorno a me persone che scuotono la testa e che con il loro atteggiamento mi dicono che dovrei aprire gli occhi. Ma su che cosa? Gli occhi li ho ben aperti ma sul vangelo che mi dice: coraggio rispondi all’infedeltà con la fedeltà; alla violenza con la tenerezza, alla menzogna con la verità. E quando sembra che proprio non ce la faccia più, sento Gesù che mi è vicino e mi dice: - Chi perde la propria vita per causa mia la salverà”.
Su questa linea troviamo anche il vescovo Edmond Tutu: “Vi ripeto che quello che faccio e dico,
non è in conseguenza del mio credo politico. No! E’ la mia lettura del vangelo di Gesù Cristo che mi porta ad interessarmi e a preoccuparmi dei trasferimenti forzati dei neri, perché questa politica è diabolica e tratta i Figli di Dio, per i quali il suo Figlio è morto in croce, come numeri…
Un Dio che non si cura delle sofferenze del povero, dell’oppresso, dello sfruttato, delle vittime dell’ingiustizia,
è un Dio che io non adorerò mai…”.
 
p. Ottavio Raimondo, missionario comboniano 348-2991393 oraimondo@emi.it


Mercoledì 16 Giugno,2010 Ore: 14:41
 
 
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