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www.ildialogo.org IO VI DO LA VITA,di p. Ottavio Raimondo, missionario comboniano

Domenica 25 aprile 2010
IO VI DO LA VITA

di p. Ottavio Raimondo, missionario comboniano

Ecco, noi ci rivolgiamo ai pagani (I lettura: At 13,14.43-52)
Li guiderà alle fonti d’acqua viva (II lettura: Ap 7,9.14b-17)
Alle mie pecore io do la vita eterna (III lettura: Gv 10,27-30)
 
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno.
 
Tutti cerchiamo la vita. Molti promettono di dare la vita. Noi la vita da chi ce la aspettiamo? Ce l’aspettiamo dal mercato, dalle armi, dai “muri” che innalziamo, dalle identità da far risaltare, dalle tradizioni da ripristinare, dalle vacanze da approfittare, da quelle amicizie che tra feste e ricorrenze varie, ci impediscono di essere liberi?
Gesù promette la vita e la promette a coloro che lui conosce: conosco le mie pecore. La vita non viene da qualcuno o qualcosa per cui tu sei solo un numero e neppure da chi in un modo o in un altro ti condiziona dicendoti: se non ci sarai mi offendo… La vita nasce da chi ti conosce; da chi ha pagato di persona amandoti e dando la vita per te. Contempla questo pastore “bello” il cui nome è Gesù: bello perché ti conosce, bello perché si è fatto vicino; bello perché il suo amore tocca tutta la tua realtà; bello perché entra nel conflitto per difenderti e bello perché non esclude nessuno grazie al suo amore universale.
 
Nessuno le strapperà dalla mia mano… nessuno può strapparle dalla mano del Padre.
 
Era giudice federale. Stava emettendo una sentenza contro una decisione di esproprio deliberata dal governatore della Bassa California Sud. Riceve una telefonata dal ministro della giustizia che lo invita a non emettere quella sentenza. E lui risponde: - È giusto darla. Non ho paura delle conseguenze.
Qualche settimana dopo, questo stesso giudice, viene invitato dai responsabili della comunità cristiana a parlare dell’amore di Dio nel carcere della città. Accetta l’invito e a coloro che aveva sentenziato o stava sentenziando legge questo brano del vangelo e parla delle mani sicure di Gesù e del Padre.
Niente è impossibile per chi vive in queste mani. Un bambino mi diceva: vado all’ospedale ma non ho paura, c’è babbo con me.
E beato chi sa vedere ogni persona come uomo o donna che Gesù e il Padre difendono. Ma più beato ancora chi come Gesù e il Padre sa difendere ogni persona, qualsiasi persona.
L’impegno missionario può diventare scelta di vita solo nella misura in cui  io dono me stesso, nella misura in cui sono capace di incontrare l’altro pagando anche con la mia vita la sua liberazione.
Non c’è persona che possa essere strappata dalle mani di Gesù, dalle mani del Padre. Non ci deve essere persona che possa essere strappata dalle nostre mani e dai nostri cuori di figli del Padre, di discepoli di Gesù.
 
Io e il Padre siamo una cosa sola.
 
La libertà per Gesù non sta nel prendere le distanze dal Padre ma nel compiere in tutto la sua volontà. Ugualmente la libertà per il Padre è condividere tutto con il Figlio e concedere tutto ciò che gli viene chiesto nel nome del Figlio. Lo spazio vero della libertà è l’amore.
Il sogno del Padre è il sogno di Gesù: il Padre mi ha inviato perché tutti abbiano vita.
La missione è permettere che il sogno di Dio diventi anche il nostro sogno e la missione che ci è stata affidata di andare fino ai confini della terra, diventi il cuore della nostra vita.
Solo così la Giornata Mondiale per le vocazioni, che oggi celebriamo, vedrà il fiorire di una chiesa comunità ricca di ministeri per annunciare con fatti e con parole che i cristiani sono una cosa sola con il Padre e il Figlio nello Spirito santo.
In questa giornata ai giovani chiediamo di fare un’esperienza di discernimento vocazionale nel proprio ambiente diocesano o valorizzando le informazioni che trovano nel sito www.giovaniemissione.it
 
p. Ottavio Raimondo, missionario comboniano 348-2991393 oraimondo@emi.it


Marted́ 20 Aprile,2010 Ore: 17:31
 
 
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