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www.ildialogo.org GESÙ IL SIGNORE È VIVO,di p. Ottavio Raimondo, missionario comboniano

Pasqua - 4 aprile 2010
GESÙ IL SIGNORE È VIVO

di p. Ottavio Raimondo, missionario comboniano

Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui (I lettura: At 10,34a.37-43)
Cercate le cose di lassù, dove è Cristo (II lettura: Col 3,1-4)
Egli doveva risuscitare dai morti (III lettura: Gv 20,1-9)
 
Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!
Il cammino inizia quando “era ancora buio” perché la luce non sono le nostre certezze. La luce che tutto rischiara è quella della fede che nasce dal vedere e credere: “vide e credette”.
Il cammino è sempre frutto di una scelta personale ma non è mai un cammino percorso da soli. Anche Maria di Magdala non va da sola. Dando a Pietro e all’altro discepolo la notizia che hanno portato via il Signore, dirà: “non sappiamo…”.
Per credere nella risurrezione non basta la relazione di affetto di Maria di Magdala che vede solo la pietra rotolata; non basta lo sguardo razionale e preciso di Pietro che esamina ogni particolare della tomba.
 
Allora entrò anche l’altro discepolo e vide e credette.
Il discepolo che era giunto primo non vede oggetti, vede il vuoto e quel vuoto riempito dall’amore, riempito dalla Parola, lo apre alla fede: vide e credette. Non vede nulla e crede nel trionfo della vita! È la Parola che fa nascere la fede nella risurrezione; quella Parola che all’inizio ha dato vita a tutte le cose, quella Parola che ci ha costituiti “santi” (siamo santi per chiamata).
Non è sufficiente giungere, bisogna entrare; non è sufficiente entrare bisogna ascoltare la Parola. Le comunità cristiane perseverando nell’insegnamento degli Apostoli, nello spezzare il pane, nella preghiera e nella condivisione dei beni, proclamano che il Signore è vivo, che il Signore è risorto e noi con lui.
La comunità in cui mi trovavo attendeva il sorgere del giorno di Pasqua in una lunga veglia iniziata alle ore 23 del sabato. Erano già le 5 del mattino e la gioia della risurrezione era la gioia di tutti e di ciascuno. Un membro della comunità si avvicina al microfono e condivide con l’assemblea questo messaggio: “Fratelli, Gesù è risorto come capo ma il suo corpo, i suoi piedi che siamo noi sono ancora nel sepolcro. Stanno uscendo poco alla volta. La sua risurrezione continua e diventa sempre più bella e più piena nella misura in cui noi, i popoli, la creazione intera usciamo dalla tomba. Pasqua è la vittoria di Gesù e nostra. Diciamoci: Gesù è risorto e noi con lui!”.
Ricordo l’esplosione di gioia di quel momento. In un abbraccio generale tutti dicevano: Il Signore è risorto e io con lui. Il Signore è risorto e noi con lui.
 
Non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti
Basteranno poche ore, pochi giorni e nessuno potrà più farli tacere. Diranno a tutti: Gesù vive, è risorto e vive!
Se lo dicevano l’un altro: Lui vive! Lo dicevano al popolo d’Israele: E’ risorto e vive. Lo dicevano a tutti. 
Siamo la comunità formata da donne e da uomini che seguono colui che vive, colui che lo Spirito ha risuscitato a una vita nuova. La risurrezione non è Gesù a cui viene ridata la vita ma è Gesù che viene rivestito di vita nuova.
La passione e la morte è il punto di arrivo di una vita vissuta in un continuo si al Padre. La risurrezione è il si del Padre a Gesù e al suo corpo che è l’intera creazione.
Vivere la Pasqua è entrare in questo si del Padre.
Vivere la Pasqua è dire si a tutta la creazione con la forza dello Spirito.
Vivere la Pasqua è favorire l’uscita dal sepolcro di quella parte del corpo di Cristo ancora sotto il dominio della morte.
La chiesa missionaria è la comunità dei discepoli che dice al mondo il progetto di vita di Dio, la vocazione di tutti e di ciascuno alla vita senza fine.
Vivere la Pasqua è vivere il si di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
p. Ottavio Raimondo, missionario comboniano 348-2991393 oraimondo@emi.it


Mercoledì 31 Marzo,2010 Ore: 19:26
 
 
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