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www.ildialogo.org ASCENSIONE DEL SIGNORE,di Paolo Farinella, prete

Domenica 7a di Pasqua B -20 maggio 2012
ASCENSIONE DEL SIGNORE

di Paolo Farinella, prete

Siamo giunti alla penultima domenica del periodo pasquale: domenica prossima è la solennità di Pentecoste che chiude la «cinquantina» pasquale. Oggi celebriamo la memoria dell’Ascensione del Signore che bisogna ben comprendere altrimenti la svalutiamo riducendola ad un evento materiale quasi che Gesù per «salire al cielo» avesse preso un ascensore. Dobbiamo stare attenti al linguaggio che esprime una realtà, a volte descrittiva a volte simbolica. Il linguaggio dell’ascensione appartiene alla seconda categoria.

Per esprimere la complessità degli eventi che riguardano la persona e la vita di Gesù noi usiamo un’espressione sintetica: «mistero pasquale» che è diventata una formula tecnica di fede. Questa formula catechetica comprende cinque momenti: la passione, la morte, la risurrezione, l’ascensione di Gesù e la pentecoste. Ognuno di questi momenti rivela un aspetto della vita del Risorto senza esaurirne il contenuto. Il Concilio vaticano II nella costituzione sulla liturgia Sacrosanctum concilium (= SC) afferma che Dio nella pienezza dei tempi mandò il suo Figlio a compiere la redenzione umana e la piena glorificazione di Dio «specialmente per mezzo del mistero pasquale della sua beata Passione, Risurrezione da morte e gloriosa Ascensione» (SC 5, in EV, 1/7). Nell’elenco del Concilio manca la Pentecoste che viene citata nel paragrafo successivo (SC 6, in EV, 1/8). Questo «mistero» globale predicato dagli Apostoli noi lo realizziamo nei sacramenti, soprattutto nell’Eucaristia (SC, 6, in EV, 1/8)1. La parola «mistero» deve essere intesa in modo corretto, per evitare confusioni e superficialità.

Lo sviluppo del significato della parola greca «mystèrion» ha una storia biblica molto complessa che è utile ricordare almeno superficialmente2. Essa ormai non indica più qualcosa di nascosto che deve essere manifestato, ma è sinonimo di «sacramento» nel senso che a questa parola davano i Padri della Chiesa: l’intervento salvifico di Dio nella storia degli uomini realizzato nella persona di Gesù. «Mistero» pertanto è la realtà della nostra storia di salvezza che si manifesta nel suo svolgersi, come realizzazione dell’eterno piano divino relativo alla salvezza dell’umanità. Secondo Paolo, infatti, il mistero pasquale comprende sei momenti della vita di Gesù: «Dobbiamo confessare che grande è il mistero della pietà: egli si è manifestato nella carne, fu giustificato nello Spirito, apparve agli angeli, fu annunciato ai pagani, fu creduto nel mondo, fu assunto nella gloria» (cf 1Ti 3,16). In termini catechistici: incarnazione, passione, morte, risurrezione, pentecoste, missione e ascensione.

L’Ascensione è uno di questi aspetti che mette in evidenza il versante divino della personalità di Gesù che viene posto sullo stesso piano del Padre e dello Spirito. In sostanza oggi affermiamo di credere che Gesù è Dio. Non dobbiamo prendere i racconti evangelici di ascensione alla lettera: saremmo materialisti. Bisogna leggerli secondo il loro genere letterario proprio che è diverso per ogni evangelista. Solo i Sinottici parlano dell’Ascensione e Luca ne parla due volte: alla fine del Vangelo in prospettiva liturgica e all’inizio degli Atti in prospettiva cosmica. Gv non parla dell’ascensione perché per lui il «mistero pasquale» si compie in un solo atto: l’esaltazione di Gesù in croce che diventa così il trono della gloria, quella che Gesù aveva prima della creazione del mondo (cf Gv 17,5).

L’eucaristia è l’ingresso in questa dimensione divina e anche il prolungamento del «mistero pasquale», il luogo della nostra esperienza di Cristo nella Parola, nel sacramento e nella missionarietà. L’eucaristia è veramente la scuola che ci introduce nel cuore stesso della Trinità perché ci rimanda costantemente alla nostra responsabilità nella storia: «Perché state a guardare in cielo?» (At 1,11), ora è tempo di andare perché il mondo ha diritto di conoscere il disegno di Dio. Accostiamoci al monte dell’ascensione, invocando lo Spirito del Risorto, facendo nostre le parole degli Atti (At 1,11): «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

Spirito Santo, tu hai formato gli apostoli nei quaranta giorni dopo Pasqua, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu sei l’acqua viva del battesimo che alimenta la fede, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu hai compiuto la promessa del Risorto, rinnovando l’umanità, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu sei la forza che discende sugli apostoli per farli testimoni, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu guidasti gli apostoli a Gerusalemme, Galilea e in tutta la terra, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu hai sostenuto la fedeltà di Paolo prigioniero alla sua vocazione, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu costruisci sempre l’unità della Chiesa nel segno della Trinità, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu hai svelato a Paolo il mistero nascosto perché lo rivelasse, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu sei l’anima di quanti vanno nel mondo a predicare il Vangelo, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu apri i cuori e le menti al ricevere il battesimo della salvezza, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu abiliti i credenti a compiere miracoli nel Nome santo di Gesù, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci guidi per le strade del mondo alla ricerca del Dio nascosto, Veni, Sancte Spiritus!

Nel giorno dell’Ascensione, prendiamo coscienza della nostra missione: non abbiamo infatti ricevuto il battesimo «ad uso personale», ma nella prospettiva della missione della Chiesa. Essere battezzati nell’acqua e nello Spirito Santo significa ricevere la consacrazione missionaria in vista del Regno. Gesù si sottrae alla nostra vista per lasciare intatta la nostra responsabilità di fronte al mondo, davanti al quale da oggi la credibilità di Dio è affidata alla nostra fedeltà credibile. Diventiamo responsabili della credibilità di Dio. Facendoci carico della sete di salvezza che c’è in tutto il mondo, accostiamoci ad ogni uomo e donna

(ebraico)

Beshèm

ha’av

vehaBèn

veRuàch

haKodèsh.

Amen.

(italiano)

Nel Nome

del Padre

e del Figlio

e dello Spirito

Santo.

Atto penitenziale: Il Signore, si è sottratto alla nostra vista per rendersi visibile negli eventi della storia e nel volto dei fratelli. Forse ci siamo addormentati, forse ci siamo distratti, forse dobbiamo chiedere perdono per tutte le volte che non abbiamo riconosciuto la sua Presenza nella quotidianità della nostra esistenza, preferendo chiuderci nella sicurezza apparente del nostro egoismo. Domandiamo perdono per essere in grado di vedere il Signore della Gloria nell’oscurità della nostra esperienza.

Signore, ascendi al cielo per insegnarci a vederti senza vedere, perdona la poca fede, Kyrie, eleison!

Cristo, tu lasci la responsabilità di renderti credibile, perdona le nostre contraddizioni, Christe eleison!

Signore, tu ci comandi di non cercarti tra le nubi, perdona i nostri morti spiritualismi, Pnèuma, eleison!

Cristo, tu ci mandi nel mondo in missione, perdona la nostra colpevole pigrizia Christe eleison!

Signore, per quando non ti abbiamo incontrato nel volto di ogni fratello e sorella, Kyrie, eleison!

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima lettura At 1,1-11. Luca riporta due racconti dell’ascensione: uno a conclusione del Vangelo (24,44-53) e l’altro come introduzione al libro degli Atti (1,1-11). Il primo ha una impostazione liturgica (cf Sir 50,20; Num 6; Eb 6,19-20; 9,11-24) ed è un genere letterario di tipo documentale che presenta il racconto del vangelo presenta l’Ascensione come un «momento» del mistero pasquale. Il secondo descrivendo l’Ascensione in maniera «fisica» ha un’ispirazione cosmica e missionaria, con un andamento più mitico e quindi deve essere interpretato in modo simbolico non fondamentalista. La risurrezione di Gesù in questo contesto è la premessa di una nuova vita che ha inizio con la missione della Chiesa la quale prolunga nel tempo degli uomini la Presenza/Shekinàh di Cristo risorto.

Dagli Atti degli apostoli At 1,1-11

1Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi 2fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. 3Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. 4Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse - che voi avete udito da me: 5Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». 6Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». 7Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, 8ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra». 9Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. 10Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: 11«Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo». -Parola di Dio.

Salmo responsoriale 47/46, 2-3; 6-7; 8-9. Il salmo è un inno comunitario a Yhwh-Re (cf Salmi 93,96, 99) usato nella liturgia per il nuovo anno o per il rinnovo dell’alleanza. Ha un respiro cosmico e apocalittico. Il salmo non è composto a sostegno della monarchia, ma esprime la fede in Dio, custode e unico Re d’Israele.

Rit. Ascende il Signore tra canti di gioia.

 

1. 2Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
3perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra. Rit.

2. 6Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
7Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni. Rit.

3. 8Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
9Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo. Rit.

 

Seconda lettura Ef 4,1-13. Paolo ha appena rivelato il «mistero» della volontà del Padre (3,8-13) secondo il quale tutti gli uomini erediteranno la «gloria» di Gesù Cristo di cui ora descrive gli effetti tra i quali primeggia l’unità della chiesa e del mondo. Egli usa una formula trinitaria: lo Spirito che anima la Chiesa (v. 4), il Risorto partecipato nel Battesimo (v. 5) e il Padre che è sopra tutti (v. 6). Il segreto dell’unità del genere umano è nella vita di comunione della Trinità. Commentando il Sal 68/67,19 ai vv. 7-10, immagina Dio alla maniera ebraica che sale sulla collina di Sion per distribuire i suoi favori al popolo orante. L’ascensione è la contemplazione dell’ascesa di colui che era disceso.

Dalla lettera di Paolo apostolo agli Efesini Ef 4,1-13

Fratelli e Sorelle, 1io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, 2con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, 3avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. 4Un solo corpo e un solo spirito, come sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; 5un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. 6Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. 7A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. 8Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». 9Ma cosa significa che «ascese», se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? 10Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose. 11Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, 12per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, 13finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo. - Parola di Dio.

Vangelo Mc 16,15-20. Il brano di oggi non è della mano di Mc, ma è una aggiunta posteriore perché Mc termina in 16,8 con la paura e il silenzio delle donne di fronte alla risurrezione. Successivamente un redattore finale ha voluto aggiungere una conclusione aperta che guardasse alla storia futura e specialmente alla missione. I cristiani della prima e seconda generazione aspettavano la fine del mondo come imminente. La distruzione del Tempio nel 70 d.C. fa capire che invece che la storia continua e che la fine è «un segreto» di Dio. Si ripensa la vita, la fede e i rapporti col mondo. In effetti, «la fine del mondo» è già avvenuta perché ora con la risurrezione di Gesù nulla è come prima perché s’interrompe il progressivo ciclo di allontanamento dell’umanità da Dio e inizia il processo inverso: quello dell’avvicinamento nell’opera redentrice di Gesù. E’ il tempo della fine coincide con il tempo della missione: nel momento in cui Gesù è sottratto alla vita per entrare nella gloria della divinità, lascia a noi la Parola del Vangelo, l’acqua del battesimo e i segni della fede. L’avventura continua insieme a Lui, Presente/ assente.

Canto al Vangelo Mt 28,19-20

Alleluia. Andate e fate discepoli tutti i popoli, dice il Signore. Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Marco Mc 16,15-20

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e 15disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». 19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. 20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. - Parola del Signore.

Temi di omelia

Racconti di ascensioni non sono nuovi nella Scrittura. Il patriarca prediluviano Enoch che «camminò con Dio» (Gen 5,22.24) fu rapito da Dio (cf Gen 5,24) all’età di 365 anni, cioè al compimento di un ciclo solare, quasi a dire che tutta la sua vita risplendette davanti a Dio come un sole. il profeta Elia viene assunto in cielo su un carro di fuoco con una scenografia degna di un kolossal: «Mentre [Elia ed Eliseo] camminavano conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo (cf 2Re 2,11). Anche Gesù «ascende al cielo», chiudendo così l’elenco delle apparizioni del risorto.

Nella 1a lettura odierna, tratta dagli Atti, Luca fa iniziare il tempo della chiesa con l’ascensione del Signore così come un secondo racconto di ascensione conclude il vangelo (cf Lc 24,44-53), segno che vi attribuisce una importanza grande. Ecco di seguito i due testi a confronto:

Atti 1

Vangelo di Lc 24

v. 9

9Mentre lo guardavano,

v. 51

51Mentre li benediceva,

 

fu elevato in alto

 

si staccò da loro

 

e una nube lo sottrasse ai loro occhi.

 

e veniva portato su, in cielo.

v. 10

10Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava,

v. 52

52Ed essi si prostrarono davanti a lui;

 

quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero:

   

v. 11

11«Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

   
     

poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia

   

v. 53

53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Dal confronto risultano due prospettive diverse. Nell’introduzione agli Atti, l’ascensione ha un valore cosmico e riguarda la missione nella storia sulle cui strade gli angeli rimandano gli apostoli con un lieve rimprovero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo» (At 1,11). Nel finale del vangelo di Lc, il fatto ha impostazione liturgica: benedizione, prostrazione, elevazione come il fumo dei sacrifici nel tempio. Il vangelo è ancora nell’ambito ebraico, il racconto di Atti ha già varcato i confini di Israele e si proietta a livello universale: è la storia il tempio dell’azione di Dio. Nulla è più profano perché tutto è in Dio.

Strana festa l’ascensione! Nel momento in cui Gesù «è assunto in cielo», rimanda gli uomini sulla terra, entra nel mondo divino da cui era venuto, ma invia i suoi apostoli in missione nel cuore della terra, si sottrae alla vista dietro una nube (v. 9) e lascia la sua Presenza nella missione e nella parola dei suoi discepoli. Qual è il senso di questa festa così «singolare» e così pericolosa se non si comprende nella sua dimensione biblica?

Il brano del vangelo odierno è parte integrante del canone, ma non è di Mc che terminava in 16,8 con le donne che fuggono dal sepolcro perché piene di paura. La svolta avviene nel 70 d.C., quando alla distruzione del Tempio non corrisponde la fine del mondo. I cristiani sono costretti ripensare la Parusìa (venuta finale di Dio/Gesù) che sfugge ai calcoli umani e quindi a misurarsi con la fatica della lentezza della storia, dentro la quale bisognerà trovare i segni della Presenza di Dio. Di fronte alla nuova prospettiva, una comunità cristiana del sec. I o II aggiunse la conclusione di Mc 16,9-20, mentre altre ne aggiunsero di proprie. Ciò spiega perché abbiamo più finali per il vangelo di Mc. Il brano della liturgia afferma che la Parusia/Presenza del Signore risorto è già avvenuta ed è presente nell’attività missionaria degli Apostoli. A questo scopo il testo è stato uniformato ai racconti dell’ascensione corrispondenti di Mt e Lc, ma anche ai racconti missionari di Mt 10 e Lc 10.

Il racconto di Mc è un «sommario» perché sintetizza in un unico racconto di apparizione tutta la serie di apparizioni che si sono protratte nel tempo canonico dei «quaranta giorni» che seguono la Pasqua. All’inizio del vangelo Mc ha descritto una «settimana tipo» della vita di Gesù (Mc 1-2), come ora ci rappresenta un’«apparizione tipo» per darci l’idea di tutte le altre. In questa conclusione spicca una prospettiva ecclesiologica perché Gesù non appare alle donne o ai discepoli, ma solo agli Apostoli, nonostante siano increduli e duri di cuore: «Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato» (Mc 16,14). Lo scopo dell’apparizione non è sconfiggere la paura o consolare gli apostoli paurosi, ma unicamente affidare loro la responsabilità della missione: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15).

Con ogni probabilità il testo aggiunto non parlava della ascensione di Gesù perché il v. 19: «Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio»3 interrompe la linearità del racconto di missione, per cui potrebbe essere una ulteriore aggiunta per armonizzare il vangelo di Mc con gli altri Sinottici. Questo versetto infatti non fa che riprendere Lc 24,51: «Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo».

Alla luce della Scrittura, attraverso un’analisi interna dei testi, possiamo concludere che l’ascensione è l’esito finale di un lungo percorso o processo di maturazione delle fede:

  1. Primo momento: i testi parlano di Cristo salito in cielo e «assiso alla destra di Dio» (Rom 8,34) per dire che Gesù non ha più una esistenza terrena, ma ora vive sul versante divino, essendo Dio.

  2. Secondo momento: ancora nella prima generazione (Lc 24,44-53 e At 1,1-11) risponde allo smarrimento della comunità dei fedeli disorientati dalla piega che avevano preso gli avvenimenti: come vivere sulla terra ora che il Cristo è scomparso? Lc colloca l’ascensione nel solco biblico e affermando che «fu portato verso il cielo» (24,51), accenna alla persona di Elia che nella tradizione giudaica deve ritornare per preparare l’avvento finale del Regno. Ancora Gesù che sale al cielo e si sottrae alla vista dietro una nube (prima lettura: At 1, 9) somiglia al Sommo Sacerdote che scompare dietro il velo del Tempio per entrare davanti alla Shekinàh (cf Eb 6,19-20; 9,24 della stessa epoca di Lc: fine del sec. I) a cui offre una nube d’incenso che onora Dio nello stesso momento in cui lo nasconde.

  3. Terzo momento: la generazione successiva, la seconda, non si interroga più sulla partenza di Gesù, ma come egli possa restare presente nella vita dei credenti. La risposta di Mt (28,16-20; cf Ef 2,4-7; 4,10) è semplice: Cristo è presente nella missione apostolica, nel battesimo e nella parola annunciata

  4. Quarto momento: di fronte al problema della incredulità e della perseveranza, di fronte alle difficoltà di una chiesa che ormai si struttura in «istituzione», di fronte ad un fervore stanco, qualcuno aggiunge una conclusione al vangelo di Marco (vangelo di oggi) per incoraggiare in modo molto semplice e popolare: anche gli apostoli, i primi garanti e testimoni hanno dubitato. La fede nel Signore risorto è un dono a cui bisogna aprirsi, non un premio da conquistare. Riprendiamo quanto dicevamo lo scorso anno:

«Non bisogna intendere l’Ascensione in modo fisicistico/meccanico: Gesù che «materialmente» sale al cielo come se avesse preso un ascensore. L’ascensione è un momento del mistero pasquale che riguarda la persona di Cristo. Con l’espressione «mistero pasquale» s’intendono cinque momenti della vita finale di Gesù: la passione, la morte, la risurrezione, l’ascensione e la pentecoste e ciascuno riassume da un particolare punto di vista l’insieme della sua personalità. Ascensione è sinonimo di Pasqua, ma vista dall’angolo della signoria universale, cioè dell’intronizzazione del Figlio accanto al Padre. Con l’Ascensione noi diciamo che Gesù deve essere letto dal versante della divinità e affermiamo di credere che egli è Dio. Nulla di più e nulla di meno».

Conclusioni applicative. L’ascensione è l’ultimo atto terreno di Gesù che bisogna intendere bene se non vogliamo perderne l’importanza che non riguarda solo la cronologia della vita del Signore sulla terra, ma la missione universale che è la caratteristica del compito lasciato da Gesù agli apostoli. In un tempo come il nostro dove si vuole ridimensionare il Cristianesimo come realtà di una porzione dell’umanità, identificata in quella cultura occidentale che tanta parte ha avuto ed ha negli squilibri di giustizia mondiali, riflettere sull’ascensione significa capire le fondamenta della nostra fede e rafforzare il rifiuto di una religione supporto di una cultura o civiltà. Alla luce della ascensione, lo stesso simbolo del «crocifisso», divenuto ormai simbolo di divisione e di guerra di religione, acquista una luce nuova e un senso inequivocabile.

La chiesa è in stato di missione permanente, ma oggi lo è specialmente nei confronti di se stessa perché i suoi figli sono molto lontani dalla madre o forse la madre si è talmente rintanata nell’intimo della sua casa da perdere il contatto con i suoi figli rimasti sulla strada. Se c’è una ascensione vuol dire che prima c’è stata una «discesa», una incarnazione che è avvenuta in «un popolo» concreto e distinto: Gesù non è stato un uomo «generico», ma è stato un uomo « orientale, palestinese, ebreo». Con l’ascensione l’uomo Gesù, «ebreo di nascita», diventa il Dio di tutta l’umanità, colui che tutti i popoli e ogni singola persona può incontrare nella testimonianza (missione) degli apostoli, nel battesimo, nella parola udita.

Un altro elemento essenziale della festa di oggi consiste nel fatto che l’ascensione è la risposta di Dio Padre all’obbedienza del Figlio: in lui si salda per sempre l’umano e il divino, il tempo e l’eternità, il finito e l’infinito, l’onnipotenza e la caducità. L’ascensione vuol dire che da ora non è più possibile una storia dell’umanità senza la storia di Dio e la storia di Dio senza la storia dell’umanità, di ogni singola persona umana che diventa così «comandamento» visibile e incarnato della Presenza di Dio4. Inizia l’èra della chiesa, iniziano i penultimi tempi, i giorni della nostra esperienza che ci separano dalla fine dl mondo, quando il Signore ritornerà di nuovo sulla terra per radunare tutti i popoli nell’unico ovile che è la città di Gerusalemme.

Nell’attesa noi celebriamo l’Eucaristia, il sacramento della missione e della parola, il sacramento che ci libera da ogni particolarismo e ci apre all’ascensione, cioè c’introduce nell’intimità con Dio perché rivela a noi stessi che siamo nel mondo sacramento visibile della credibilità di Dio e testimoni del suo amore sconfinato. Ascensione per noi significa anche che nessuna «discesa» è definitiva, ma che dentro di noi c’è il dna del mondo di Dio, il sigillo della sua vita e che nessun fallimento può dire l’ultima parola su di noi perché siamo chiamato ad «ascendere» al cielo, ad andare in alto per abitare «con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità» del cuore di Dio (Ef 3,18).

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.

[Pausa: 1-2-3]

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli. Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato; della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito Santo si é incarnato nel seno della Vergine Maria e si é fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno é risuscitato, secondo le Scritture; é salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. [Pausa: 1-2-3]

Credo nello Spirito Santo, che é Signore e da la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre e il Figlio é adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti. [Pausa: 1-2-3]

Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

Preghiera universale [Intenzioni libere]

LITURGIA EUCARISTIACA

Presentazione delle offerte e pace. Entriamo nel Santo dei Santi presentando i doni, ma prima, lasciamo la nostra offerta e offriamo la nostra riconciliazione e concediamo il nostro perdono, senza condizioni, senza ragionamenti, senza nulla in cambio: lasciamo che questa notte trasformi il nostro cuore, fidandoci e affidandoci reciprocamente come insegna il vangelo:

«Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono» (Mt 5,23-24),

Solo così possiamo essere degni di presentare le offerte e fare un’offerta di condivisione. Riconciliamoci tra di noi con un gesto o un bacio di Pace perché l’annuncio degli angeli non sia vano.

Scambiamoci un vero e autentico gesto di pace nel Nome del Dio della Pace.

[La benedizione sul pane e sul vino è tratta dal rituale ebraico]

Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo; dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane e questo vino, frutto della terra, della vite e del lavoro dell’uomo e della donna; lo presentiamo a te, perché diventi per noi cibo di vita eterna. Benedetto nei secoli il Signore.

Preghiamo perché il nostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente.

Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.

Preghiamo (sulle offerte). Accogli, Signore, il sacrificio che ti offriamo nella mirabile ascensione del tuo Figlio, e per questo santo scambio di doni fa’ che il nostro spirito si innalzi alla gioia del cielo. Per Cristo nostro Signore. Amen.

PREGHIERA EUCARISTICA II (detta di Ippolito, prete romano del sec. II)

Prefazio dell’Ascensione del Signore I - Il mistero dell’Ascensione

Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. In alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore.
Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio. É cosa buona e giusta.


È veramente cosa buona e giusta, che tutte le creature in cielo e sulla terra si uniscano nella tua lode, Dio onnipotente ed eterno.

Il Signore si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio» (At 1,3).

Il Signore Gesù, re della gloria, vincitore del peccato e della morte, oggi è salito al cielo  tra il coro festoso degli angeli.

«Egli fu assunto in cielo … fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse ai loro occhi» (At 1,2.9).

Mediatore tra Dio e gli uomini, giudice del mondo e Signore dell’universo, non si è separato dalla nostra condizione umana, ma ci ha preceduti nella dimora eterna, per darci la serena fiducia  che dove è lui, capo e primogenito, saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria.

Osanna al Figlio di Davide. Benedetto nel Nome del Signore colui che viene. Santo, Santo, Santo, il Signore Dio dell’universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell’alto dei cieli.

Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,l’umanità esulta su tutta la terra, e con l’assemblea degli angeli e dei santi proclama l’inno della tua gloria.

«Dissero [gli angeli]: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”» (At 1,11).

Padre veramente santo, fonte di ogni santità, santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito perché diventino per noi il corpo e il sangue di Gesù Cristo nostro Signore.

«Comportarvi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace» (Ef 4,1-3).

Egli, offrendosi liberamente alla sua passione, prese il pane e rese grazie, lo spezzo, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO É IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.

«Popoli tutti, battete le mani! Acclamate Dio con grida di gioia, perché terribile è il Signore, l’Altissimo, grande re su tutta la terra» (Sal 47/46,2).

Dopo la cena, allo stesso modo, prese il calice, rese grazie, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E BEVETENE TUTTI: QUESTO É IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.

«Un solo corpo e un solo spirito, come sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo» (Ef 4,4-5).

FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.
Quanto il Signore ha ordinato, noi faremo e ubbidiremo (cf Es 24,7)

MISTERO DELLA FEDE.

Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta.

Celebrando il memoriale della morte e risurrezione del tuo Figlio, ti offriamo, Padre, il pane della vita e il calice della salvezza, e ti rendiamo grazie per averci ammessi alla tua presenza a compiere il servizio sacerdotale.

«Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino agli ai confini della terra» (At 1,8).

Ti preghiamo: per la comunione al corpo e al sangue di Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo.

«Gesù fece e insegnò dagli inizi2 fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito santo» (At 1,1-2).

Ricordati, Padre, della tua Chiesa diffusa su tutta la terra: rendila perfetta nell’amore in unione con il nostro Papa …, il Vescovo … le persone che amiamo e che vogliamo ricordare … e tutto l’ordine sacerdotale che è il popolo dei battezzati.

«Ascende Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba. Cantate inni a Dio, cantate inni, cantate inni al nostro re, cantate inni» (Sal 47/46,6-7).

Ricordati dei nostri fratelli, che si sono addormentati nella speranza della risurrezione e di tutti i defunti che si affidano alla tua clemenza … ammettili a godere la luce del tuo volto.

«Colui che discese è lo stesso che ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose» (Ef 4,10).

Di noi tutti abbi misericordia: donaci di aver parte alla vita eterna, insieme con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con gli apostoli e tutti i santi, che in ogni tempo ti furono graditi: e in Gesù Cristo tuo Figlio canteremo la tua gloria.

«Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15).

Dossologia [è il momento culminante dell’Eucaristia: il vero offertorio]

PER CRISTO, CON CRISTO E IN CRISTO, A TE, DIO, PADRE ONNIPOTENTE, NELL’UNITA DELLO SPIRITO SANTO, OGNI ONORE E GLORIA, PER TUTTI I SECOLI DEI SECOLI. AMEN.

Padre nostro in aramaico o in greco:

Idealmente riuniti con gli Apostoli sul Monte degli Ulivi, preghiamo, dicendo:

Padre nostro che sei nei cieli

Avunà di bishmaià

sia santificato il tuo nome

itkaddàsh shemàch

venga il tuo regno

tettè malkuttàch

sia fatta la tua volontà

tit‛abed re‛utach

come in cielo così in terra.

kedì bishmaià ken bear‛a.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Lachmàna av làna sekùm iom beiomàh

e rimetti a noi i nostri debiti

ushevùk làna chobaienà

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori

kedì af anachnà shevaknà lechayabaienà

e non abbandonarci alla tentazione

veal ta‛alìna lenisiòn

ma liberaci dal male.

ellà pezèna min beishià. Amen!

Antifona alla comunione ( Mc 16.15): «Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura».

Dopo la comunione

Da Sant’Agostino, «Discorsi» (Disc. sull’Ascensione del Signore, ed. A. Mai, 98, 1-2; PLS 2, 494-495)

Nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo.

Oggi nostro Signore Gesù Cristo è asceso al cielo. Con lui salga pure il nostro cuore. Ascoltiamo l’apostolo Paolo che proclama: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio. Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3, 1-2). Come egli è asceso e non si è allontanato da noi, così anche noi già siamo lassù con lui, benché nel nostro corpo non si sia ancora avverato ciò che ci è promesso. Cristo è ormai esaltato al di sopra dei cieli, ma soffre qui in terra tutte le tribolazioni che noi sopportiamo come sue membra. Di questo diede assicurazione facendo sentire quel grido: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» (At 9, 4). E così pure: «Io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare»(Mt 25, 35).

Perché allora anche noi non fatichiamo su questa terra, in maniera da riposare già con Cristo in cielo, noi che siamo uniti al nostro Salvatore attraverso la fede, la speranza e la carità? Cristo, infatti, pur trovandosi lassù, resta ancora con noi. E noi, similmente, pur dimorando quaggiù, siamo già con lui. E Cristo può assumere questo comportamento in forza della sua divinità e onnipotenza. A noi, invece, è possibile, non perché siamo esseri divini, ma per l'amore che nutriamo per lui. Egli non abbandonò il cielo, discendendo fino a noi; e nemmeno si è allontanato da noi, quando di nuovo è salito al cielo. Infatti egli stesso dà testimonianza di trovarsi lassù mentre era qui in terra: Nessuno è mai salito al cielo fuorché colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo, che è in cielo (cfr. Gv 3, 13)… Perciò egli è disceso dal cielo per la sua misericordia e non è salito se non lui, mentre noi unicamente per grazia siamo saliti in lui. E così non discese se non Cristo e non è salito se non Cristo. Questo non perché la dignità del capo sia confusa nel corpo, ma perché l’unità del corpo non sia separata dal capo.

Supplemento

Aggiungiamo come supplemento un testo inviatomi da amici brasiliani e tratto da John T. Catoir, Enjoy the Lord: A Path to Contemplation, Paperback, New York 1990:

Non hai bisogno di essere intelligente per piacermi; tutto ciò che devi fare è volermi amare. Parlami dunque come faresti con uno qualunque di coloro a cui vuoi molto bene. Ci sono persone per le quali vuoi pregare? Dimmi i loro nomi e chiedimi ciò che più ti piace. Io sono generoso e so tutte le loro necessità, ma desidero che tu mostri il tuo amore per loro e per me, fiducioso che io compia poi ciò che so essere meglio. Parlami dei poveri, dei malati, dei peccatori, e se per caso hai perso l’amicizia o l’affetto di qualcuno, parlami pure di questo. C’è qualcosa che tu desideri per la tua anima? Se vuoi, puoi stendere una lunga lista dei tuoi bisogni, e poi venire a leggermeli. Parlami delle cose di cui ti senti colpevole. Io ti perdonerò, solo che tu voglia accettarlo. Dimmi del tuo orgoglio, della tua suscettibilità, del tuo egocentrismo, della tua meschinità e pigrizia. Io ti amo a loro dispetto. Non vergognarti; ci sono molti santi in cielo che avevano i tuoi stessi difetti; mi hanno pregato e, poco a poco, i loro errori sono stati corretti. Non esitare a chiedermi benedizioni per il corpo e per la mente; per la salute, la memoria, il successo. Io posso dare ogni cosa e dispenso sempre generosamente ciò di cui si ha bisogno per diventare più santi a coloro che davvero lo vogliono. Cos’è che desideri oggi? Dimmelo, perché io anelo farti del bene. Quali sono i tuoi progetti? Parlamene. C’è qualcuno a cui tu vuoi far piacere? Cosa vuoi fare per loro? E non vuoi fare nulla per me? Non vorresti fare una piccola cosa per le anime dei tuoi amici che forse mi hanno dimenticato? Raccontami i tuoi insuccessi e io ti mostrerò la loro causa. Quali sono le tue preoccupazioni? Chi ti ha provocato un dolore? Parlamene, ma aggiungi subito che sei disposto a perdonare e si gentile con lui: io ti benedirò. Hai paura di qualcosa? Sei afflitto da un qualche timore senza ragione? Affidati a me. Io sono qui. Vedo ogni cosa, non ti abbandonerò. Non hai nessuna gioia da confidarmi? Perché non condividi la tua felicità con me? Raccontami ciò che da ieri ti ha rallegrato e consolato. Di qualunque cosa si sia trattato, grande o piccola, io te l’ho preparata. Mostrami la tua gratitudine e ringraziami. Ci sono tentazioni che ti assediano insistentemente? Cedere alle tentazioni finisce sempre per disturbare la pace dell’anima. Chiedi a me, ti aiuterò a vincerle. Bene, adesso vai. Ritorna al tuo lavoro, ai tuoi giochi e a cos’altro. Cerca di essere più calmo, più umile, più sottomesso, più gentile; e torna presto, portandomi un cuore più amico. Per domani ho in serbo altre benedizioni per te.

Preghiamo. Dio onnipotente e misericordioso, che alla tua Chiesa pellegrina sulla terra fai gustare i divini misteri, suscita in noi il desiderio della patria eterna, dove hai innalzato l'uomo accanto a te nella gloria. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Il Signore risorto sia con voi. E con il tuo spirito.

Benedetto sei tu, Signore che benedici il tuo popolo.

Benedetto sei tu, Signore che siedi alla destra del Padre.

Benedetto sei tu, Signore che ci precedi nella casa del Padre.

Benedetto sei tu, Signore che non ci lasci orfani del tuo Spirito.

Benedetto sei tu, Signore che rivolgi il tuo sguardo sul mondo.

Benedetto sei tu, Signore che manifesti il tuo volto di pace.

Benedetto sei tu, Signore che cammini avanti a noi come guida.

Benedetto sei tu, Signore che vivi accanto a noi come sostegno.

Benedetto sei tu, Signore che stai dietro di noi come scudo.

Benedetto sei tu, Signore che risorgi in noi come consolazione.

E la benedizione della onnipotente tenerezza del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Antifona conclusiva (cf At 1, 3. 4. 9)

Gesù 3si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. 4 Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse - che voi avete udito da me». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi, alleluia.

La Messa è finita come rito, comincia la Pasqua della nostra settimana.

Andiamo in pace nel mondo ad incontrare il Signore asceso al cielo. Rendiamo grazie a Dio.

Regina dei cieli, rallegrati, alleluia; / Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia.

È risorto, come aveva promesso, alleluia. / Prega il Signore per noi, alleluia.

Rallegrati, Vergine Maria, alleluia. / Il Signore è veramente risorto, alleluia.

Preghiamo. O Dio, che nella gloriosa risurrezione del tuo Figlio hai ridato la gioia al mondo intero, per intercessione di Maria Vergine concedi a noi di godere la gioia della vita senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen.

______________________________________

Domenica 7a di Pasqua – B Ascensione del Signore

Genova 20-05-2012 – Parrocchia di S. M. Immacolata e S. Torpete

© Nota: L’uso di questi commenti è consentito citandone la fonte bibliografica

Paolo Farinella, prete – Genova


NOTE

1 «A tal fine i pastori devono formarli con costante impegno a celebrare ogni domenica l’opera meravigliosa che Cristo ha compiuto nel mistero della sua Pasqua [sottolineatura aggiunta], affinché a loro volta lo annuncino al mondo (cfr. “Missale Romanum”, Prœfatio I de Dominicis “per annum”)» (Giovanni Paolo II, Vicesimus quintus annus, Lettera apostolica per il XXV anniversario della costituzione “Sacrosantum Concilium” sulla Liturgia del 4 dicembre 1988, n. 6, in EV 11/1574).

2 Diamo in nota solo alcune indicazioni sintetiche relative agli ultimi due secoli a.C. e ai primi tre d.C.

  • Nel libro di Giuditta (2a metà sec. II a.C., epoca Maccabei) il termine greco «mystèrion» ha il significato di piano militare del re (piano segreto di guerra) e quindi sottolinea l’aspetto di segretezza (cf Gdt 2,2).

  • Nel libro della Sapienza e di Daniele (ambedue della 2a metà sec. I a.C.), lo stesso termine indica i piani creativi di Dio riguardo alla fine del mondo che sono manifestati solo a coloro che sono fedeli e quindi anche qui si ha una certa attitudine alla segretezza (cf Sap 2,22; Dn 2,27)

  • In questo senso veterotestamentario, nel NT è citato una sola volta: «A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio» (cf Mc. 4, 11 e par.).

  • In Paolo il termine ricorre 7x volte (nelle grandi lettere) quasi come sinonimo di Vangelo e di messaggio di Gesù: «secondo il Vangelo che io vi annunzio e il messaggio di Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero taciuto per secoli eterni, ma rivelato ora» (Rm 16, 25-26).

  • Nelle lettere pastorali, Paolo fa un passo avanti decisivo: opera l’identificazione tra «mystèrion» e Vangelo (cf Ef 6,19) e perfino con lo stesso Gesù Cristo (cf Col 2, 2; 4, 3; Ef 3, 4): non si parla più di «disegno» eterno di Dio riguardo all’umanità, ma addirittura di «realizzazione» sulla terra che avviene per mezzo dell’incarnazione del Figlio.

  • Sulla scia di Paolo, i Padri della Chiesa chiamano «mystèrion» anche gli eventi storici in e attraverso cui si manifesta la volontà salvifica di Dio.

  • Nel sec. II, Sant’Ignazio di Antiochia, San Giustino e Melitone indicano con «mystèrion» le fasi della vita di Gesù, le profezie e le figure simboliche dell’AT.

  • Nel sec. III si comincia a tradurre la Sacra Scrittura in latino e il termine greco «mystèrion» è tradotto sia col termine «mistèrium» sia col termine «sacramentum» (cf Sap 2, 22; Ef 5, 32).

  • Originariamente il «sacramentum» aveva due significati: la ricompensa che si dava al soldato che portava notizie e il giuramento militare, prestato dai legionari romani, ma anche la ricompensa che si dava al soldato che portava i messaggi militari riservati. Il giuramento militare aveva un carattere di «iniziazione» ad una nuova forma di vita perché comportava «l’impegno senza riserva» fino, se necessario «al rischio di morte».

  • Tertulliano (sec. II d.C.) attribuirà tutte le caratteristiche del «sacramentum» militare al sacramento cristiano del Battesimo, della Cresima e dell’Eucaristia, cioè ai sacramenti della iniziazione cristiana.

  • Nel sec. III, infine, il termine «sacramentum» viene quindi applicato sia al mistero del piano salvifico di Dio in Cristo (cf Ef 5, 32), sia alla sua concreta realizzazione nelle sette fonti della grazia, chiamate oggi sacramenti della Chiesa.

  • Il Concilio Vaticano II, riprendendo la tradizione patristica, ritorna soprattutto al significato originario del «sacramentum-mysterium», attribuendolo anche alla Chiesa, definita «sacramento universale di salvezza» (Lumen Gentium, 48), dove il termine sacramento ha il significato di «segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (Lumen Gentium, 1, in EV, 1/285).

3 Oltre all’ascensione, Mc 16,19 sottolinea l’altro tema: «sedette alla destra di Dio», espressione che proviene dal Sal 118/117, 16-17, salmo messianico per eccellenza che i primi cristiani usavano con dovizia per addurre prove scritturistiche sulla risurrezione di Gesù con lo scopo di convincere i Giudei: «la destra del Signore ha fatto meraviglie, la destra del Signore si è innalzata, la destra del Signore ha fatto meraviglie. Non morirò, resterò in vita e annunzierò le opere del Signore». Il NT cita questo salmo sempre in riferimento all’«esaltazione» del Servo Sofferente di Isaia (Is, 53,1-12; cf At 4,11; 1Pt 2,7; Mt 21,9.42; 23,39; Lc 13,35; Eb 13,6). L’espressione «sedere alla destra di Dio» può avere anche risvolto messianico se messo in relazione col Sal 110/109,1: «Oracolo del Signore al mio Signore: “Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi”». Questo salmo mette in evidenza che la morte non pone fine all’opera redentrice del Messia perché è proprio dal morte che essa prende vigore (Mt 22,44; 26,64; At 7,55-56; Rom 8,34; 1Pt 3,22). Se però facciamo attenzione alla Lettera a gli Ebrei che fa un costante riferimento a questa tematica, possiamo dire che «sedere alla destra di Dio» ha anche un carattere sacerdotale (Eb 1,3.13; 2,8.10,12; 12,2; 13,6). Si avrebbe così una triplice relazione: «sedere alla destra di Dio» mette in evidenza la natura divina (esaltazione del Servo/Agnello), il carattere messianico compiuto e l’indole sacerdotale di Gesù che così sintetizza nella sua persona la vittima (Servo di Yhwh), il mediatore (Messia) e il Sacerdote che intercede.

4 In termini scientifici si dice che con l’Ascensione nasce la «Teologia della storia»: non si può più fare alcuna riflessione (lògos) su Dio (thèo) a prescindere dalla «storia» umana che è il luogo privilegiato ed esclusivo per incontrare il Dio di Gesù Cristo. Nel cristianesimo non c’è posto per spiritualismi disincarnati.



Mercoledì 16 Maggio,2012 Ore: 18:42
 
 
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