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www.ildialogo.org Domenica 6a di Pasqua B – 13 maggio 2012 –,di Paolo Farinella, prete

Domenica 6a di Pasqua B – 13 maggio 2012 –

di Paolo Farinella, prete

 

Oggi, 6a domenica dopo Pasqua del ciclo-B proseguiamo la lettura del capitolo 15 di Gv. Il brano di oggi è collegato con quello di domenica scorsa sia dal verbo «dimorare», sia dall’espressione «portare frutto» 1. Anche il brano di oggi è un estratto del 2° discorso di addio di Gesù durante l’ultima cena e si compone di due unità: Gv 15,9-11 espone il tema del rimanere nel suo amore che è il contenuto del suo comandamento e Gv 15,2-17 espone il suo comandamento che è l’amore. Domenica scorsa (cf Gv 15,1-8) abbiamo appreso che il vignaiolo è il Padre, oggi veniamo a conoscenza che il Figlio è la rivelazione dell’amore del Padre e se includessimo nella lettura anche Gv 15,8 e la prolungassimo fino a Gv 15-27 ascolteremmo la promessa dell’invio del Paràclito attraverso il Figlio. In altre parole la dimensione che il capitolo 15 di Giovanni ci vuole svelare è una dimensione trinitaria: il Padre (dom. 5a-B ), il Figlio (dom. 6a-B) e lo Spirito (cf Gv 15,18-27 che si leggono in parte nel sabato della 5a settimana dopo Pasqua [cf Gv 15,18-21] e in parte il lunedì della 6a settimana dopo Pasqua [cf Gv 15,26-27])2.

Anche questo brano come quello di domenica scorsa3 deve essere messo in relazione con il capitolo 13 dove Gesù lava i piedi ai discepoli e li prepara all’«ora suprema»:

Gv 15

Gv 13

v. 12:

Gesù consegna il «mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati»

v. 34:

Anche dopo la lavanda dei piedi, Gesù consegna il suo comandamento: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».

v. 13:

Gesù dona la sua vita per i suoi amici: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici»

vv. 37-38

Anche l’amico Pietro vorrebbe dare la vita e invece regala rinnegamento: «Pietro disse: “Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!”. Rispose Gesù: “Darai la tua vita per me? In verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte”»

v. 16

Gesù dichiara che la sorgente dell’amore fecondo è lui che ha scelto i suoi amici: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga»

v. 18

Allo stesso modo dopo la lavanda e prima di rivelare il traditore Giuda afferma di conoscere quelli che ha scelto: «Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto»

Gesù durante la sua vita aveva sintetizzato l’osservanza della Toràh che la tradizione aveva codificato in 613 precetti nel duplice comandamento dell’amore di Dio e del prossimo (cf Mt 22,36-40). Ora ne offre la testimonianza con la sua vita e lo dichiara fondamento essenziale della vita di quanti crederanno in lui. Credere non è difficile: basta abituarsi a lasciarsi amare da Dio che ci insegna come amare gli altri. Per imparare questa strada che spesso ci appare difficile, è sufficiente dimenticarsi di noi stessi e mettere gli altri al centro del nostro interesse e della nostra realizzazione: non c’è amore più grande che regalarsi agli altri. Quando il regalo sarà del tutto consumato, troveremo Dio come un premio, senza nemmeno avere fatto la fatica di averlo cercato perché se c’è un posto dove abita Dio è proprio là ognuno di noi ha smarrito se stesso per amore e ha trovato gli altri, i poveri e gli esclusi, come sacramento fregalo di Dio.

Se abbiamo problemi di fede, non preoccupiamoci di Dio, ma occupiamoci dei fratelli e delle sorelle abbandonati da tutti e Dio si manifesterà in tutto lo splendore della sua Maestà. Saliamo al monte dell’Eucaristia, facendo nostre le parola di Isaia riportate dall’antifona d’ingresso (Is 58,20): «Annunciatelo con voce di gioia, diffondetelo, fatelo giungere fino all’estremità della terra: “Il Signore ha riscattato il suo servo Giacobbe”».

Spirito santo, tu manifesti a Pietro la volontà universale di salvezza di Dio, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito santo, tu educhi uomini e donne a non fare mai preferenze di persone, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito santo, tu scendi ad abitare coloro che ascoltano la Parola di Dio, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito santo, tu guidi noi dalla chiusura della setta all’apertura della chiesa, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito santo, tu manifesti la salvezza di Dio agli occhi dei popoli, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito santo, tu ci ricordi sempre la fedeltà di Dio alla casa d’Israele, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito santo, tu susciti l’acclamazione di tutta la terra al nostro Dio», Veni, Sancte Spiritus!

Spirito santo, tu sei l’amore del Padre e del Figlio donatoci dalla croce, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito santo, tu sei la vita data dal Figlio mandato dal Padre, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito santo, tu fai vivere il comandamento del Figlio per rimanere nell’amore, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito santo, tu ci hai scelti e costituiti per portare frutto abbondante di amore, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu sei il comandamento dell’amore lasciato dal Figlio, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu illumini la vita di quanti la offrono per amore, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci riscatti dalla vita di servi per farci amici del Figlio, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu consegni alla nostra coscienza la scelta di Dio in noi, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu non ti stanchi mai di insegnarci ad amare sempre, Veni, Sancte Spiritus!

Il capitolo 15 di Gv di cui annunceremo un brano fra poco, ha una struttura trinitaria che è la spina dorsale della nostra fede e della nostra vita. Nessuna azione nella Chiesa può iniziare senza riferimento alla Trinità: tutta la nostra vita è segnata dalla Presenza della santa Trinità. L’Eucaristia è la Shekinàh/Dimora trinitaria in mezzo a noi come la Dimora lo era nel deserto per gli Ebrei. Consapevoli di avere in noi il sigillo trinitario, proiettiamoci sull’umanità intera che vogliamo assumere con noi

(ebraico)

Beshèm

ha’av

vehaBèn

veRuàch

haKodèsh.

Amen.

(italiano)

Nel Nome

del Padre

e del Figlio

e dello Spirito

Santo.

Ogni Eucaristia inizia con la richiesta del perdono e l’invocazione della misericordia di Dio su di noi: poiché abbiamo coscienza dell’orgoglio di Adam nel giardino di Eden, noi vogliamo compiere un gesto opposto a quello del patriarca, il quale presumeva di diventare dio di se stesso, finendo di rovinare sé e la sua discendenza. Noi abbiamo un solo Dio e Padre e un solo Signore (cf 1Cor 8,6) dal quale riceviamo consistenza e fondamento. Riconoscersi peccatori è avere il senso delle proporzioni tra noi e Dio; è sapere di essere nati per amare, mentre scopriamo di perdere tempo spesso senza amore. Domandiamoci quale posto occupa nella nostra vita di tutti i giorni il comandamento dell’amore che ci rivela discepoli di Gesù Cristo.

Signore, che ci hai dato il comandamento nuovo dell’amore, perdona il nostro egoismo, Kyrie, eléison!

Cristo, amore crocifisso che offri ancora la tua vita per noi, perdona la nostra avarizia, Christe, èleison!

Signore che hai svelato a Pietro l’universalità della fede, perdona le nostre chiusure, Pneuma, eléison!

Cristo, che ci hai scelti tuoi amici, rendici la gioia di essere il segno della tua amicizia, Christe, èleison!

Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e per i meriti del Signore Gesù, morto e risorto, che ha dato la sua vita per noi, ci conduca alla vita eterna. Amen!

GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. [breve pausa 1-2-3]

Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre: tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. [breve pausa 1-2-3]

Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo: [breve pausa 1-2-3]

Gesù Cristo con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre. Amen.

Preghiamo (colletta): O Dio, che ci hai amati per primo e ci hai donato il tuo Figlio, perché riceviamo la vita per mezzo di lui, fa’ che nel tuo Spirito impariamo ad amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati, fino a dare la vita per i fratelli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo. Per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima lettura At 10,25-27.34-35.44-48. Il capitolo 10 degli Atti degli Apostoli segna una svolta nella chiesa nascente per due motivi: perché ricosse il diritto dei Greci di essere alla pari dei Giudei-cristiani e perché il Pietro ne è il testimone e anche l’artefice. Da questo momento la Chiesa cessa di essere di movimento nuovo all’interno dei Giudaismo per diventare la chiesa «cattolica» aperta a tutti senza altre condizioni che la fede. Il motivo è espresso da Pietro stesso, il quale riconoscendo l’azione dello Spirito esclama: «Dio non fa preferenze di persone» (v. 34). Chi di noi può dirsi estraneo a questo Dio che invia liberamente lo Spirito del Risorto a quanti lo vogliono ricevere?

Dagli Atti degli apostoli At 10,25-27.34-35.44-48

Avvenne che, 25mentre Pietro stava per entrare nella casa di Cornelio, questi gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio. 26Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anch’io sono un uomo!». 27Poi prese la parola e disse: 34«In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, 35ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga». 44Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. 45E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; 46li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio. 47Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». 48E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Quindi lo pregarono di fermarsi alcuni giorni. - Parola di Dio.

Salmo responsoriale 98/97, 1; 2-3ab; 3cd-4. Il salmo è un inno escatologico perché celebra la fedeltà di Dio che conduce alla salvezza finale; il salmista invita «tutti i confini della terra» (v. 3b) ad accogliere la salvezza tra «canti di gioia» (v. 4). Il salmo s’ispira alla conclusione di Isaia (66,18-21) e al Sal 96/95 che ha gli stessi contenuti universalistici e gioiosi.

 

Rit. Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

1. 1Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. Rit.

2. 2Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
3Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele. Rit.

3. Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
4Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! Rit.

 

Seconda lettura 1Gv 4,7-10. L’autore riprende il tema dell’agàpe, interrotto (vv. 1-6) per esporre i criteri del discernimento che ora applica anche all’agàpe. Il mondo giudaico vedeva la storia come una lotta tra due spiriti: lo Spirito di Dio e lo spirito del mondo, antitetici e contrari per definizione. Essi lottano sempre (vv. 4-5) fino alla fine. La comunità di Qumran parlerà di lotta escatologica tra i figli della luce e i figli delle tenebre. Come distinguere chi possiede l’uno o l’altro spirito? Il criterio principale è l’amore: chi ama e vive l’agàpe (vv. 7.11) possiede lo Spirito di Dio, chi ha lo spirito del mondo invece non è in grado di amare (v.8).

Dalla prima lettera di Giovanni apostolo 1Gv 4,7-10

Carissimi, 7amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. 8Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. 9In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. 10In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. - Parola di Dio.

Vangelo Gv 15,9-17. Prosegue la lettura del brano di domenica scorsa dove Gesù si è paragonato alla vite (Gv 15,1-8), mentre ora si appresta a dichiarare la sua amicizia ai suoi discepoli (vv. 14-17) che così salgono al livello dell’intimità affettiva. I vv. 9-13 sono di passaggio tra l’allegoria delle vite e l’amicizia donata. Il tema dominante è l’unione dei discepoli con il loro maestro divenuti «amici», espresso dal verbo «rimanere» citato 3 volte (vv. 9-10). Il frutto dell’amicizia è l’obbedienza alla fedeltà dell’altro fino alla morte come espressione della libertà interiore.

Canto al Vangelo Gv 14,23.

Alleluia. Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, / e il Padre mio lo amerà, e noi verremo a lui.

Dal Vangelo secondo Giovanni 15,9-17

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 9«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. 12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri». - Parola del Signore.

Spunti di omelia

Il contesto del vangelo è l’ultima cena, durante la quale Gesù fa tre discorsi che abbiamo individuato nell’introduzione al vangelo di domenica scorsa. Siamo ancora nel 2° discorso e il brano di oggi serve da collegamento di passaggio tra l’allegoria della vite e dei tralci (cf Gv 15,1-8) come espressione di intimità vitale (linfatica) e la dichiarazione sull’amicizia che è la relazione talmente intima e profonda della vita che per essa si può dare anche la vita (cf Gv 15,14-17). Il tema centrale prosegue quello di domenica scorsa: la comunione che intercorre tra Gesù è i suoi discepoli, ora diventati suoi amici. Come preservare questa unità affettiva?

Il brano può essere diviso chiaramente in due parti, ciascuna con lo stesso andamento circolare o a chiasma e se si seguono le lettere leggendole in corrispondenza simmetrica (A con A’ e poi B con B’, ecc.), si noterà la relazione tra di esse e specialmente la ricchezza del brano:

Parte prima: Gv 15,9-11

A

9 ”Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi.

 

B

Rimanete nel mio amore.

   

C

10 Se osserverete i miei comandamenti,

 

B’

rimarrete nel mio amore,

A’

come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.

11 Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena

Il punto di partenza e di arrivo di Gesù è uno: l’amore del Padre entro il quale egli vive e a questo amore ha risposto vivendo il comandamento del Padre (A-A’). Gesù però non si è chiuso in questo amore protettivo e gratificante, egli ha amato i suoi discepoli, cioè ha aperto l’amore del Padre alla partecipazione e condivisione con gli altri. Quando l’amore è vero e profondo non si ha paura di perderlo, ma scoprendolo trabboccante, si ha bisogno di regalarla ad altri. Da qui l’invito insistente, ripetuto due volte, ai suoi di «rimanere nel suo amore» (B-B’). Non si può restare nell’amore di qualcuno senza un obiettivo chiaro e conosciuto che diventa così il centro focale dell’intero processo d’amore: osservare il comandamento di chi ci ama per primo (C). Questo comandamento non è una legge o un condizione: è mettere l’altro al primo posto, al secondo, al terzo…all’ultimo posto. In altre parole chi ama vive per la persona amata e attraverso la persona amata. Chi ama non ha più una vita propria, ma una vita mediata, una vita obbligata che passa per la vita dell’altro: «se osserverete i miei comandamenti» (v. 10). Gesù parla di comandamenti al plurale, ma noi sappiamo che il comandamento è uno solo con due facce: amare Dio e in Dio il prossimo, cioè chiunque oltre noi stessi.

Seconda parte: Gv 15,12-17

A

12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati.

 

B

13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici (= scelta d’amore)

   

C

14 Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi.

 

B’

16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda (= amore scelto).

A’

17 Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

Nella seconda parte si riprende la prima nel tema del comandamento (A-A’), ma con uno sviluppo ulteriore che si consuma in una scelta di amore come dare la vita per gli amici, i quali non sono tali perché si incontrano per strada, ma perché si scelgono come «misura» del proprio amore. L’amicizia è la forma di amore più alta e più pura, molto più alta anche del matrimonio perché in questo c’è un certo interesse, mentre l’amicizia è amore di pura scelta, gratuità assoluta, senza alcun interesse che l’amicizia stessa. Ecco perché stanno insieme B (dare la vita per gli amici di Gv 15,13) e B’ (non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi di Gv 15,16). L’amicizia è l’amore allo stato di pura scelta, quella dimensione per cui anche dare la vita è secondario in rapporto alla forza della scelta: ti scelgo per te sperando di essere degno di te e all’altezza di te perché tu sei il senso e la dimensione più profonda e più autentica di me. Il centro, l’obiettivo di questo nuovo processo di vita scelta e donata è l’amicizia (C) che esprime il passaggio decisivo: da discepoli/servi l’amore gratuito li trasforma in «amici», perché l’amicizia porta con sé una trasformazione, cambia la natura.

L’amore è un’attività liberante che trasforma lo schiavo in amico e l’amicizia in gioia (cf Gv 15,11) perché in essa non c’è alcuna frustrazione: l’amore, infatti, non ha aspettative, se vive di gratuità e quindi non può avere delusioni, ma al contrario trasforma tutte le sfumature di relazione in gioia piena e coinvolgente, senza escludere nessuno: «perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11). Quando si parla di amore in termini di diritti o di dovere o di reciprocità siamo già fuori da questa dimensione, siamo già vittime di una qualche forma di schiavitù, più vicini alla relazione di prostituzione che non all’amore liberante. L’amore nasce e si sviluppa solo in un regime di libertà che contiene in sé una dimensione sacrificale che non può essere imposta, ma può essere scelta: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13) e il sacrificio d’amore, che solo le mamme, i papà (un po’ meno) e gli innamorati sanno vivere senza complessi: è lo spazio che libera ancora di più l’amore e l’amicizia perché ci identifica con la natura stessa di Dio che per amore si fa schiavo d’amore (cf Fil 2,6-8).

Se l’amore gratuito è la natura di Dio, per questo diventa il segno distintivo dei figli di Dio (comandamento), attraverso il quale si rende visibile Dio al mondo e a quanti incontriamo. Nessuno ha mai visto Dio, ma tutti possono vederlo e contemplarlo attraverso la nostra vita di testimonianza. Essere nel mondo significa per i credenti espandere il comandamento dell’amore che diventa via via misericordia, accoglienza, soccorso, sostegno, condivisione e collaborazione con tutte le persone di buona volontà, senza distinzione di lingua e nazione. Partecipare all’eucaristia non è un dovere o un obbligo, ma l’esigenza vitale di nutrirsi della Parola e del Pane perché anche noi, alla scuola del sacramento dell’amore, finita la celebrazione del rito, possiamo ritornare alla vita celebrata e vissuta facendo anche noi come il Signore Gesù: Fate questo in memoria di me!

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.

[Pausa: 1-2-3]

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli. Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato; della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito Santo si é incarnato nel seno della Vergine Maria e si é fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno é risuscitato, secondo le Scritture; é salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. [Pausa: 1-2-3]

Credo nello Spirito Santo, che é Signore e da la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre e il Figlio é adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti. [Pausa: 1-2-3]

Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

Preghiera universale [Intenzioni libere]

LITURGIA EUCARISTIACA

Presentazione delle offerte e pace. Entriamo nel Santo dei Santi presentando i doni, ma prima, lasciamo la nostra offerta e offriamo la nostra riconciliazione e concediamo il nostro perdono, senza condizioni, senza ragionamenti, senza nulla in cambio: lasciamo che questa notte trasformi il nostro cuore, fidandoci e affidandoci reciprocamente come insegna il vangelo:

«Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono» (Mt 5,23-24),

Solo così possiamo essere degni di presentare le offerte e fare un’offerta di condivisione. Riconciliamoci tra di noi con un gesto o un bacio di Pace perché l’annuncio degli angeli non sia vano.

Scambiamoci un vero e autentico gesto di pace nel Nome del Dio della Pace.

[La benedizione sul pane e sul vino è tratta dal rituale ebraico]

Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo; dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane e questo vino, frutto della terra, della vite e del lavoro dell’uomo e della donna; lo presentiamo a te, perché diventi per noi cibo di vita eterna. Benedetto nei secoli il Signore.

Preghiamo perché il nostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente.

Il Signore riceva questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.

Preghiamo (sulle offerte). O Dio, che in questo scambio di doni ci fai partecipare alla comunione con te, unico e sommo bene, concedi che la luce della tua verità sia testimoniata dalla nostra vita. Per Cristo nostro Signore. Amen.

PREGHIERA EUCARISTICA III - Prefazio  Cristo, Agnello Pasquale

Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. In alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore.
Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio. É cosa buona e giusta.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, proclamare sempre la tua gloria, o Signore, e soprattutto esaltarti in questo giorno nella quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

Signore, hai fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti hai rivelato la sua giustizia (cf Sal 99/98,2)

È lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo, è lui che morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita.

Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo. Osanna nell’alto dei cieli. Kyrie, elèison. Pnèuma, eleison.

Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale, l’umanità esulta su tutta la terra, e con l’assemblea degli angeli e dei santi canta l’inno della tua gloria:

Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell’alto dei cieli. Christe, elèison. Kyrie, elèison.


Padre veramente santo, a te la lode da ogni creatura.

Dio dei nostri Padri e delle nostre Madri, ti sei ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa d’Israele (cf Sal99/98,3).

Per mezzo di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, nella potenza dello Spirito Santo fai vivere e santifichi l'universo, e continui a radunare intorno a te un popolo, che da un confine all'altro della terra offra al tuo nome il sacrificio perfetto.

Siamo consapevoli che tu, nostro Dio, non faccia preferenze di persone, ma accogli chi ti teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga (cf At 10,34-55).

Ora ti preghiamo umilmente: manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo, perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, che ci ha comandato di celebrare questi misteri.

«Pietro disse: “Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?”» (cf At 10,47).

Nella notte in cui fu tradito, egli prese il pane, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzo, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO É IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.

«Amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore» (1Gv 4,7-8).


Dopo cena, allo stesso modo, prese il calice, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE E BEVETENE TUTTI: QUESTO É IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.

«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. 14 Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando» (Gv 15,13-14).

FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.

Come il Padre ama il Figlio, così il Figlio ama noi. Rimaniamo nel suo amore» (Gv 15,9).

Mistero della fede.

Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice, annunziamo la tua morte, Signore, nell’attesa della tua venuta.

Celebrando il memoriale del tuo Figlio, morto per la nostra salvezza, gloriosamente risorto e asceso al cielo, nell'attesa della sua venuta ti offriamo, Padre, in rendimento di grazie questo sacrificio vivo e santo.

Il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma tu, o Signore, ci hai chiamati amici, perché tutto ciò che hai udito dal Padre l’hai fatto conoscere a noi (cf Gv 15,15).

Guarda con amore e riconosci nell'offerta della tua Chiesa, la vittima immolata per la nostra redenzione; e a noi che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo, in Cristo, un solo corpo e un solo spirito.

Il comandamento del Signore è questo: che ci amiamo gli uni gli altri, come lui ci ha amati (cf Gv 15,12).

Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito, perché possiamo ottenere il regno promesso insieme con i tuoi eletti con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con i tuoi santi apostoli, i gloriosi martiri, e tutti i santi, nostri intercessori presso di te.

In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui (cf 1Gv 4,9).

Per questo sacrificio di riconciliazione, dona, Padre, pace e salvezza al mondo intero. Conferma nella fede e nell'amore la tua Chiesa pellegrina sulla terra: il tuo servo e nostro Papa … , il Vescovo …, il collegio episcopale, il clero e il popolo che tu hai redento.

Il Signore Gesù dice a noi: «Pace a voi! Come il padre ha mandato me, anch’io mando voi». Nella santa Eucaristia come sulla croce, alita su di noi e dice: «Ricevete lo Spirito Santo» (Gv 21,21-22).

Ascolta la preghiera di questa famiglia, che hai convocato alla tua presenza. Ricongiungi a te, padre misericordioso, tutti i tuoi figli ovunque dispersi.

«In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1Gv 4,10).

Accogli nel tuo regno i nostri fratelli defunti e tutti i giusti che, in pace con te, hanno lasciato questo mondo; concedi anche a noi di ritrovarci insieme a godere per sempre della tua gloria, in Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale tu, o Dio, doni al mondo ogni bene.

Signore, tu hai detto queste cose perché la tua gioia sia in noi e la nostra gioia sia piena (cf Gv 15,11).

Dossologia [è il momento culminante dell’Eucaristia: il vero offertorio]

Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio, Padre onnipotente, nell’unita dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Padre nostro in aramaico o in greco:

Idealmente riuniti con gli Apostoli sul Monte degli Ulivi, preghiamo, dicendo:

Padre nostro che sei nei cieli

Avunà di bishmaià

sia santificato il tuo nome

itkaddàsh shemàch

venga il tuo regno

tettè malkuttàch

sia fatta la tua volontà

tit‛abed re‛utach

come in cielo così in terra.

kedì bishmaià ken bear‛a.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Lachmàna av làna sekùm iom beiomàh

e rimetti a noi i nostri debiti

ushevùk làna chobaienà

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori

kedì af anachnà shevaknà lechayabaienà

e non abbandonarci alla tentazione

veal ta‛alìna lenisiòn

ma liberaci dal male.

ellà pezèna min beishià. Amen!

Antifona alla comunione (Gv 15,5): «Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla». Alleluia.

Dopo la comunione

Dalla Sacra Scrittura

Pieno compimento della Toràh è l’amore (Rm 13,10).Tutta la Toràh trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso (Gal 5,14). Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo (Gal 6,2). Al di sopra di tutto poi vi sia l’agàpe, che è il vincolo di perfezione (Col 3,14).

Da san Gregorio Magno, Omelia XXVII sui Vangeli

Essendo le sacre Scritture piene di comandamenti del Signore, perché afferma che l’unico comandamento è la carità: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri”. Non è forse vero che ogni comandamento riguarda unicamente l’amore e che tutti i comandamenti non ne costituiscono che uno solo, dal momento che tutto ciò che viene comandato trova il suo fondamento nella sola carità? Infatti, come i numerosi rami di un albero provengono da una sola radice, così le numerose virtù derivano dalla sola carità. E il ramo di una buona opera non è verdeggiante se non rimane unito alla radice della carità. I comandamenti del Signore sono quindi molti e uno solo, molti per la diversità delle opere, uno solo nella radice dell'amore. E come si debba praticare questo amore, lo lascia intendere lui stesso, quando in diversi passi della sua Scrittura comanda di amare gli amici in lui e i nemici per amor suo. Possiede quindi veramente la carità colui che ama il suo amico in Dio e il suo nemico per amore di Dio.

Preghiamo. O Dio grande e misericordioso, che nel Signore risorto riporti l’umanità alla speranza eterna, accresci in noi l’efficacia del mistero pasquale con la forza di questo sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Il signore risorto sia con voi. E con il tuo spirito.

Vi benedica l’onnipotente tenerezza del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

La Messa è finita come rito, comincia la Pasqua della nostra settimana: andiamo in pace.

Rendiamo grazie a Dio.

_______________________________

Domenica 6a di Pasqua – B – Genova 13-05-2012 – Parrocchia di S. M. Immacolata e S. Torpete

© Nota: L’uso di questi commenti è consentito citandone la fonte bibliografica

Paolo Farinella, prete – Genova

Note

1 Dimorare nel brano di oggi ricorre 3x [cf Gv 15,9-10], mentre domenica scorsa ricorreva 7x [cf Gv 15,5.6.7 (2x); cf anche Gv 15,4 (3x)]); allo stesso modo portare frutto nel brano di oggi ricorre 1x [cf Gv 15,16], mentre domenica scorsa ricorreva 6x [cf Gv 15,2 (2x). 4 (2x). 5. 8]). I brani di domenica scorsa e quello di oggi non dovrebbero essere separati.

2 Ancora una volta il liturgista che ha predisposto il lezionario ha tenuto presente solo l’esigenza formale di una divisione esteriore senza cogliere il cuore della Parola di Dio, che è usata ancora una volta in maniera strumentale: non si può dividere la Parola di Dio «a chilo» in funzione di una estetica liturgica. E’ auspicabile che il liturgista sia sempre affiancato dal biblista nella scelta dei brani e nella loro divisione.

3 Riportiamo per comodità e per una visione più completa le corrispondenze tra il brano domenica scorsa (5a-B dopo Pasqua: Gv 15,1-8) e Gv 13 dove si descrive la lavanda dei piedi che per Gv sostituisce l’istituzione dell’Eucaristia come narrata dai Sinottici. Le corrispondenze riguardano Gv 13-16, ma qui ci limitiamo solo al brano interessato:

  • Gesù lava i piedi ai discepoli (cf Gv 13,4-5) come il Padre-vignaiolo (cf Gv 15,1) «pota/purifica» i tralci (Gv 15,2);

  • Gesù durante la lavanda dichiara i discepoli «mondi, ma non tutti» (Gv 13,10) e ora nel discorso di addio li dichiara «mondi per la Parola» (Gv 15,3);

  • il Figlio dell’uomo è gloriato (Gv 13, 31), come «è glorificato il Padre mio» (Gv 15,8);

  • nella lavanda gli apostoli saranno suoi discepoli se avranno amore gli per gli altri (cf Gv 13,35), nel discorsi di addio durante la cena, divenire discepoli è sinonimo di portare molto frutto (cf Gv 15,8).



Giovedμ 10 Maggio,2012 Ore: 15:42
 
 
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