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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Domenica 1a Quaresima–B– 26 febbraio 2012,

Domenica 1a Quaresima–B– 26 febbraio 2012

La Quaresima1 è il 2° «tempo forte» dell’anno liturgico dopo l’Avvento. In questa quarantena si sospende il ciclo della lettura continua della Scrittura e si segue lo schema tematico penitenziale precedente la riforma del concilio e che Paolo VI non volle toccare per rispetto della tradizione. Sono state aggiunte le letture per il ciclo B e C. L’anno di Quaresima-A ha una impostazione «catecumenale», cioè di formazione di base per coloro che per la prima volta si accostano alla fede, per cui le letture, specialmente il vangelo, hanno una struttura ben definita.

Lo scopo primario della Quaresima è l’imitazione della quarantena trascorsa da Gesù nel deserto, oggi localizzato nel deserto di Giuda sul monte Qarantàl, custodito dai monaci greci ortodossi, nel pressi di Gerico. Gesù digiunò «quaranta giorni e quaranta notti», rivivendo personalmente l’esperienza che il suo popolo fece dopo l’uscita dall’Egitto, peregrinando quaranta anni nel deserto del Sinai tentato dalla fame, dalla sete, dall’idolatria e dalla infedeltà. Imitare ciò che vissero Israele prima e il Signore dopo è per noi quasi un sacramentale, un momento privilegiato della fede.

Fino al concilio di Nicea (anno 325) non si hanno testimonianze della istituzione del tempo quaresimale, quindi possiamo dedurre che esso si sviluppò dal sec. IV, quando la Chiesa cominciò ad organizzarsi come «curia» dell’impero costantiniano e ristrutturando il tempo delle celebrazioni come narrazione della vita del Signore.

La Quaresima inizia il mercoledì delle ceneri che segue immediatamente l’ultimo giorno di carnevale e si conclude il Giovedì Santo, portando così di fatto il periodo quaresimale a 44 giorni. Nella chiesa ambrosiana, invece, si mantiene il computo dei 40 giorni, iniziando la Quaresima con la 1a domenica, cioè quattro giorni dopo il mercoledì delle ceneri. L’anticipo al mercoledì è probabilmente legato alla fine del carnevale, in origine festa campestre invernale per scongiurare la semina nei campi e auspicarne la rinascita a primavera. Nelle campagne in inverno spesso non si lavora e si trascorre il tempo incontrandosi, raccontando saghe e scongiurando la tristezza invernale con la «risata» che ha il potere di respingere gli spiriti maligni: da qui l’usanza di portare maschere ridenti. Come ogni evento umano con il passare del tempo si registrano deviazioni e storture: il carnevale diventa un tempo di licenziosità sessuali sfrenate in due direzioni: da una parte si assiste ad una sorta di liturgia orgiastica che vuole svegliare la terra perché si apra alla sua fecondità rigogliosa e dall’altra si afferma una forma di trasgressione individuale dell’ordine sociale troppo ossessivo.

Il giorno dopo il carnevale, dunque, inizia la Quaresima con un giorno di digiuno e di astinenza, cioè con un processo di purificazione totale per tutte le licenziosità e impurità commesse fino al giorno prima. Il digiuno che proseguiva per tutti i quaranta giorni diventava così un invito plastico ed effettivo all’essenzialità e alla sobrietà della vita. Il tempo recuperato doveva essere dedicato alla preghiera e alle pratiche caritative, ritrovando così la trilogia ebraico-cristiana del digiuno, della preghiera e della elemosina/carità, come segni caratteristici del tempo di Quaresima. Oggi il digiuno e l’astinenza dalle carni sono riservati solo al mercoledì delle ceneri e al venerdì santo, mentre nei venerdì di Quaresima è suggerita solo l’astinenza dalle carni che però può essere sostituita da un atto di carità o da un tempo più consono di preghiera.

La riforma liturgica di Paolo VI, infatti, ha ripreso la natura interiore del digiuno cristiano, superando la formalità di un gesto puramente simbolico. Non è il digiuno materiale che salva, ma l’atteggiamento del cuore e la disponibilità dell’anima a lasciarsi abitare dallo Spirito, sulla linea del profeta Isaia2. Digiunare significa assumere l’austerità come criterio e dimensione di vita. La riforma liturgica di Paolo VI ha ripreso la natura interiore del digiuno cristiano, superando la formalità di un gesto puramente simbolico. Non è il digiuno materiale che salva, ma l’atteggiamento del cuore e la disponibilità dell’anima a lasciarsi abitare dallo Spirito, sulla linea del profeta Isaia.

Iniziamo il nostro pellegrinaggio verso la Pasqua santa «con i fianchi cinti, i calzari ai piedi, il bastone in mano» (Es 12,11) e con la forza e il sostegno dello Spirito Santo, la cui pienezza riceveremo ai piedi della Croce (Gv 19,30) e da Gesù risorto (Gv 20,22). Lo facciamo con le parole del salmista (Sal 91/90,15-16): «Mi invocherà e io gli darò risposta. Lo sazierò di lunghi giorni e gli farò vedere la mia salvezza».

Spirito Santo, tu ci guidi sulle vie dell’alleanza di Dio con l’universo intero, Veni, sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu sei la vita che genera il mondo nel mistero dell’alleanza eterna, Veni, sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu proteggesti l’arca di Noè dalle acque del diluvio, Veni, sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu sei l’arcobaleno dell’alleanza di pace scritta in ogni cuore, Veni, sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu tracci davanti a noi pellegrini verso il Regno i sentieri di Dio, Veni, sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu ci guidi alla verità e ci istruisci nell’amore e nel timore di Dio, Veni, sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu proteggi gli umili e insegni ai poveri le vie della misericordia, Veni, sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu sostenesti la speranza di chi attendeva la risurrezione di Gesù, Veni, sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu vivifichi le acque del battesimo perché abbiamo la vita, Veni, sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu trasformi per noi le acque del diluvio nell’acqua del battesimo, Veni, sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu spingesti Gesù nel deserto perché fosse provato come uomo, Veni, sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu ci sostieni nell’ora della tentazione perché restiamo fedeli, Veni, sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu guidasti Gesù in Galilea a predicare il Vangelo di liberazione, Veni, sancte Spiritus.

Spirito Santo, tu sostieni la nostra fragile volontà per aderire alla santa Trinità, Veni, sancte Spiritus.

Pellegrini verso la Pasqua attraversiamo le cinque settimane di quaresima, imitando gli Ebrei che ai piedi del Sinai attendono Mosè che sta sul monte quaranta giorni e quaranta notti prima di ricevere la Parola scritta e subito dopo pellegrinano nel deserto per quaranta anni. Accompagniamo gli abitanti di Ninive che prima dello scadere dei quaranta giorni annunciati da Giona si convertono. Seguiamo, infine, il Signore Gesù che spinto dallo Spirito (Mc 1,12) va nel deserto per esservi tentato. Andiamo con fiducia perché lungo è il cammino, ma grande la forza che a noi viene

(ebraico)

Beshèm

ha’av

vehaBèn

veRuàch

haKodèsh.

Amen.

(italiano)

Nel Nome

del Padre

e del Figlio

e dello Spirito

Santo.

Dio rinnova l’alleanza con Noè, l’alleanza di Abramo e la rinnova per sempre. Egli appende sulle nubi l’arco di guerra e lo trasforma in un arcobaleno, simbolo dell’armonia dell’universo e della pace universale che possono coesistere ed esistere in tutto il mondo a condizione che il nostro cuore sia disposto a dare accoglienza all’armonia e alla pace. Nulla può esistere nel mondo che prima non sia stato nel nostro cuore. Fondamento e premessa della conversione interiore è il perdono di Dio che rinnova e purifica per una nuova prospettiva e una avventura. Invochiamo su di noi, sulla Chiesa e sul mondo il suo perdono e la sua pace.

[Un congruo tempo di silenzio raccolto per l’esame di coscienza che deve essere reale e non simbolico]

Signore, tu hai rinnovato l’alleanza con Noè per una nuova umanità, Kyrie, elèison!

Cristo, che nell’arca di Noè hai prefigurato la Chiesa, sacramento di Salvezza, Christe, elèison!

Signore, ricordati di noi nella tua misericordia e per la tua bontà, Pnèuma, elèison!

Cristo, che nell’acqua del battesimo ci salvi come salvasti Noè dal diluvio, Christe, elèison!

Signore, fosti tentato nel deserto perché noi resistessimo agli assalti del nemico, Kyrie, elèison!

MENSA DELLA PAROLA

Prima lettura Gen 9,8-15. Il brano del racconto del diluvio universale è di origine sacerdotale (sec. V a.C.) e ha come trema centrale quello dell’alleanza, di cui ritroviamo lo schema originario: l’alleanza con Adam in Gen 1. L’iniziativa è di Dio così come anche gli impegni, esprimendo così la bontà divina. L’alleanza con Noè ha una portata universale e cosmica come quella con Adam (Gen 1) e con Abramo (Gen 17) e con Mosè (Es 20) e come tutte le altre alleanza è suggellata da un segno esteriore e visibile: qui l’arcobaleno; la benedizione con Adam; la circoncisione con Abramo, il sabato con Mosè. Il diluvio è un cataclisma naturale sul quale le generazioni preistoriche hanno riflettuto come «castigo di Dio», ma la fede vi ha letto un evento di salvezza, leggendo nella barca di legno un preludio della redenzione del mondo attraverso il legno della Croce.

Dal libro della Genesi

8 Dio disse a Noè e ai sui figli con lui: 9 “Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi; 10con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca. 11Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra”. 12Dio disse: “Questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi e tra ogni essere vivente che è con voi per le generazioni eterne. 13Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell’alleanza tra me e la terra. 14Quando radunerò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi 15ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e tra ogni essere che vive in ogni carne e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne. - Parola di Dio.

Salmo responsoriale 25/24, 4bc-5ab; 6-8bc; 8-9. Salmo alfabetico, il salmo 25/24 è composito: da una parte i vv. 7-10 potrebbero celebrare il trasferimento dell’arca al tempo di Davide (cf 2Sam 6,12-16; Sal 69/68; 133/132), mentre l’inizio, i vv. 1-6 sono posteriori (cf Sal 16/15): il creatore dell’universo è anche l’amico che accoglie e salva il giusto. La creazione è vista dalla prospettiva della redenzione. La fedeltà eterna (v. 6) per noi domina dal trono della croce su cui il Figlio si consuma totalmente nella fedeltà all’umanità creata.

Rit. Le vie del Signore sono verità e grazia.

1. 4 Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
5 Guidami nella tua verità e istruiscimi,
perché tu sei il Dio della mia salvezza.

2. 6 Ricordati, Signore, del tuo amore,
della tua fedeltà che è da sempre.
7 Ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

3. 8 Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;

9 guida gli umili secondo giustizia,
insegna ai poveri le sue vie.

Seconda lettura 1Pt 3,18-22. La visione del mondo ebraica divideva il creato in tre livelli: il cielo, la terra e gli inferi, cioè il regno sconosciuto degli spiriti e del dopo morte che solo il Messia avrebbe rivelato e dominato. Cristo risorto regna su questi tre piani. Il brano è probabilmente un antico inno battesimale cantato durante la veglia pasquale per fare memoria del Signore. Il brano fa un fugace cenno anche al diluvio della prima lettura visto come anticipazione della salvezza delle acque battesimali. Il fatto che solo otto persone furono salvate dal diluvio (v. 20) è un indizio che desso è figura del Messia il cui numero simbolico nella tradizione giudaica è il numero otto.

Dalla prima lettera di Pietro apostolo

Carissimi, 18 Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti per ricondurvi a Dio, messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito. 19 E in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione; 20 essi avevano un tempo rifiutato di credere, quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua. 21 Figura, questa, del battesimo, che ora salva voi; esso non è rimozione di sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo, 22 il quale è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze. - Parola di Dio.

Vangelo Mc 1,12-15. La 1a domenica di Quaresima è detta domenica delle tentazioni perché in tutti e tre gli anni si legge il racconto delle tentazioni di Gesù di ciascun vangelo sinottico (Mt-A, Mc-B e Lc-C). Mc che si legge quest’anno si distingue dagli altri due sia per la brevità (appena due versetti contro gli undici di Mt e Lc) sia perché riporta solo la notizia che Gesù «fu tentato» senza parlare di «tre» tentazioni. Egli però ne fa la cerniera tra il battesimo (vv. 9-11) e l’inizio del suo ministero di rabbi itinerante (vv. 14-15). Mc è anche l’unico che accennando alle «fiere» e al servizio degli angeli (v. 13) allude alla condizione di Adam nel giardino di Eden prima della ribellione, quasi a dire che Gesù è il nuovo Adam, ma fedele e obbediente al disegno del Padre (cf 1Cor 15,45). Anche oggi ognuno di noi può somigliare al nostro progenitore e scegliere di rifiutare il progetto che ha il volto e il nome del Signore Gesù.

Canto al Vangelo Mt 4,4b

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria! Non di solo pane vive l’uomo, / ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

Dal Vangelo secondo Marco Mc 1,12-15. [Il testo tra [ ] e in corsivo è aggiunto per fare vedere il nesso testuale]

[9E avvenne che in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11E venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento”.]

12E subito lo Spirito sospinse Gesù nel deserto 13ed egli vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano. 14Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: 15“Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”. - Parola del Signore.

Spunti di omelia

Ancora una volta dobbiamo prendere atto che i liturgisti usano la Scrittura, manipolandone la struttura per fini liturgici o tematici senza tenere conto della divisione letteraria, col rischio di travisarne il senso. Nel vangelo di oggi infatti, non bisogna separare Mc 1,9-11 da Mc 1,12-13 perché in greco c’è una continuità sottolineata dagli avverbi di immediatezza che in italiano si possono rendere con «E subito/Immediatamente». Con lo stesso principio bisognerebbe eliminare Mc 1,14-15 che inaugura il suo ministero di rabbi itinerante ed è fuori luogo qui dove si descrive ciò che avviene prima di questo ingresso pubblico nel mondo.

L’espressione «Accadde in quei giorni» è tipicamente semitica e traduce l’ebraico: «Wayyehi-wa» che viene usato quando si vuole rendere contemporaneo un evento o un fatto o se si vuole attirare l’attenzione del lettore di fronte all’importanza di ciò che sta accadendo. L’autore avrebbe potuto dire: « In quei giorni Gesù venne da Nàzaret e fu battezzato»: così infatti così rendono le traduzioni. L’autore invece vuole mettere l’accento sull’importanza dei fatti che sta raccontando per cui dice: «E avvenne in quei giorni che …» ( kài eghèneto en ekèinas tâis hēmèrais …). L’espressione «in quei giorni» si riferisce al tempo di Giovanni il Battezzante che ora giunge al suo compimento come sappiamo da Mc 1,14: «Dopo che Giovanni fu arrestato» che indica la continuità tra Gesù e il Precursore, come se vi fosse il passaggio del testimone come se il messaggio di Giovanni non possa e non debba essere interrotto e nulla lo può fermare.

Dal vangelo di Mc apprendiamo una cosa inaudita: le tentazioni sono una iniziativa dello Spirito: «lo Spirito sospinse Gesù nel deserto» (Mc 1,12), idea che mantengono anche gli altri due sinottici (cf Mt 4,1; Lc 4,1), con una variante in Lc per il quale «Gesù pieno di Spirito Santo ritornò dal Giordano» e quasi protetto da lui si recò nel deserto per esservi tentato: «nello/con lo Spirito se ne andava nel deserto» (Lc 4,1).

Se guardiamo l’insieme dei versetti rileviamo che per iniziativa propria Gesù passa da Nàzaret al Giordano come se andasse ad un appuntamento fissato; ma dal Giordano al deserto passa per iniziativa dello Spirito, come se in Gesù vi fosse una qualche resistenza. Tra i due movimenti c’è correlazione perché non si prende coscienza di essere figli di Dio senza sperimentare nel contempo la tentazione di ripudiare il padre per fare la propria volontà. Sta accadendo quello che accadde nel giardino di Eden, dove il primo primogenito, Adam, volle usurpare l’autorità di Dio creatore, mentre ora il nuovo Adam (cf 1Cor 15,45.22) si lascia condurre dallo Spirito per entrare nella tentazione del mondo, viverla fino in fondo, fino alla lacerazione dello spasimo dell’anima e abbandonarsi filialmente alla volontà del Padre.

Nell’azione dello Spirito che «sospinge Gesù nel deserto» c’è una indicazione di violenza, di forzatura come se il figlio volesse resistere al tentativo di sottomettersi alla prova che vuole misurare la forza del suo rapporto col padre. La direzione è verso il deserto, qui inteso nell’accezione di antitesi al mondo abitato: è il luogo della solitudine e della morte, del rischio e della non vita. Non è solo un deserto geografico, ma un «logo» interiore che ciascuno si porta con sé ovunque vada. A volte, il deserto, spesso imposto dall’esterno, è il prezzo da pagare alla fedeltà della propria coscienza e quindi a Dio.

Come il battesimo, anche le tentazioni pongono un problema grave: può il Figlio di Dio essere battezzato in fila con i peccatori e può essere tentato da Satana? I due racconti (battesimo e tentazioni) sono controproducenti a fini propagandistici: gli Ebrei restano scandalizzati e i Greci allibiti. Colui che viene accreditato come il Messia è l’ultimo dei peccatori e quello che è proposto come Dio Salvatore è in balia di quel Male che dovrebbe combattere. Battesimo e tentazioni restano un mistero ed è dentro questo mistero che dobbiamo entrare con l’aiuto dello Spirito Santo, lo stesso che conduce Gesù vero la tentazione.

Prendiamo atto che tutti e tre gli evangelisti sinottici riportano il racconto delle tentazioni. Se lo riportano tutti e tre e nonostante, significa che la tradizione nei suoi vari filoni è unanime a riguardo: Gesù è stato tentato. Sono pochi accorti quei teologi che fanno distinzione di lana caprina: è stato tentato come «uomo» non come «Dio». In questo modo ammettono la difficoltà e l’incapacità di rispondere. Bisogna diffidare da quei teologi che distinguono che distinguono in Gesù «l’uomo» dal «Dio» perché rischiano (se non lo sono già) manichei e stiracchiano Gesù come gli conviene: se gli conviene l’uomo, tirano da parte della natura umana, se gli conviene Dio, tirano dalla parte della natura divina.

Dobbiamo essere seri e coerenti: Gesù è una sola persona e in lui natura divina e natura umana, pur distinte non sono separate. In modo particolare noi non possiamo separarle perché i contemporanei di Gesù vedevano «l’uomo» e solo per indotto vedevano «Dio». A rigore di logica dovremmo accentuare l’umanità di Gesù se vogliamo incontrare la sua divinità.

Constatiamo che se i tre evangelisti sinottici riportano il racconto (che ognuno interpreta secondo le sue esigenze) nonostante che fosse controproducente e creasse dei problemi seri alla loro predicazione, ciò vuol dire che il fatto è vero e solo per questo deve essere divulgato. Se il racconto delle tentazioni è vero, e se Gesù era solo (tutti i testi sono unanimi nel fatto che Gesù fosse solo), come hanno fatto gli evangelisti a conoscerlo? Da chi lo hanno appreso? Non c’è che una risposta. Gesù stesso deve averne parlato ai suoi discepoli, forse in un momento di intimità, forse nel tempo tra la risurrezione e l’ascensione. Non sappiamo, ma possiamo dire che non vi solo altre spiegazioni. Se Gesù ne ha parlato sicuramente il fatto ha una importanza capitale per noi e per tutti i credenti di tutti i tempi.

Qual è il senso allora delle tentazioni? Ci fermiamo solo a Mc, perché gli altri due testi si leggono negli altri anni liturgici (A e C).

Mc, nella sua brevità fulminante (due versetti appena: cf Mc 1,12-13), ci offre alcuni indizi che aprono interi orizzonti sul versante della salvezza che si fa storia. Per prima cosa ci dice che Gesù è nel deserto spinto dallo Spirito e vi rimane per quaranta giorni, cioè il tempo dell’attesa in funzione di un compimento. Queste parole ci proiettano nel cuore stesso dell’evento che sancì l’inizio della storia di Israele come popolo di Dio: l’ «esodo». Come allora, anche adesso sta per iniziare una nuova liberazione. Gesù è l’incarnazione del popolo d’Israele per ricominciare una nuova avventura, per riprendere dalle fondamenta. Gesù è nel deserto come il popolo di Israele si dirige dall’Egitto al deserto. Gesù vi è condotto dallo Spirito come il popolo nel deserto era guidato dalla nube (cf Es 13-21-22). Gesù resta nel deserto quaranta giorni come Israele vi erra per quarant’anni. Gesù è tentato come è tentato il popolo d’Israele (cf Dt 8,1-4; Sal 95/94). Gesù qui assume una valenza collettiva e s’identifica con il suo popolo di cui si assume la fatica e la speranza, l’angoscia e il desiderio di liberazione come farà il «Servo di Yhwh» descritto da Isaia (Is 42,1-4; Is 49, 1-6; Is 50, 4-11; Is 52, 13-53, 12).

Nell’ultimo versetto Mc ci dice Gesù «stava con le fiere e gli angeli lo servivano» (Mc 1,14). Le fiere hanno un duplice senso. Esse sono le fiere selvatiche e feroci del deserto (cf Dt 8,15; Sal 91/90,13) che egli domina perché è Dio creatore e tutta la terra e i suoi abitanti sono di Dio: «Tema il Signore tutta la terra e lo riveriscano tutti gli abitanti della terra» (Sal 33/32,8.14; cf Gl 2,1), ma sono anche le fiere a cui Adam nel giardino di Eden diede il nome (cf Gen 2,19) prima della sua ribellione. Gesù sta con le fiere nel deserto come Adam sta con le fiere nel giardino di Eden: è l’inizio della nuova creazione e della nuova umanità. Quell’ordine primordiale che Adam ha perso «in principio» ora è ripreso dal Messia di Israele e Salvatore del mondo. In questo contesto le tentazioni sono il nuovo «principio» dei tempi nuovi: finisce l’èra di Adam e inizia il tempo del Regno che trova in Gesù il suo profeta e il suo compimento.

Ancora: anche «gli angeli lo servivano» (Mc 1,14) come era previsto dal Sal 91/90,10-12: «Non ti potrà colpire la sventura, nessun colpo cadrà sulla tua tenda. 11 Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi. 12 Sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede». Gesù servito dagli angeli richiama tutta una tradizione che i contemporanei di Gesù conoscevano molto bene: quando Dio creò Adam chiese il parere «degli angeli del servizio» ed essi dissero che non bisognava creare l’uomo perché avrebbe peccato e sarebbe stato ingiusto e crudele (Talmud babilonese, Sanhedrin, 38b; Genesi Hagadol 1,26). Dio però creò Adam lo stesso perché vive uscire da lui i giusti, e non volle privare il mondo della loro presenza e della loro intercessione. Anche la Toràh sconsiglia Dio di creare l’uomo, ma Dio vide che solo attraverso l’uomo creato il mondo avrebbe conosciuto la misericordia divina (Pirqè/Massime di R. Eliezer, 11). Quegli angeli che non volevano l’uomo, ora sono «angeli del servizio» dell’uomo nuovo, il Messia benedetto, il redentore del mondo.

Il testo greco usa il verbo «diakonèō» per indicare che non è un lavoro servile, ma un servizio di natura liturgico, come quello che si svolgeva nel tempio di Gerusalemme. Chi supera la tentazione dopo avere preso coscienza di essere figlio non se ne va per la sua strada, né si chiude nel proprio egoismo, ma si apre al servizio, alla diaconia, cioè alla relazione con gli altri in un atteggiamento di totale disponibilità e ascolto.

Mc situa la tentazione subito dopo il battesimo. Nel battesimo Gesù prende coscienza di essere Figlio del Padre, ma subito lo assale la tentazione per distoglierlo dalla sua scelta di fedeltà al Padre alla sua missione, e per verificare se questa scelta sia veramente fondata e forte. Subito dopo la tentazione Gesù inizia la predicazione, annunciando la vicinanza di Dio. Egli ora, dopo la tentazione è abilitato a portare la Parola di Dio nel mondo e ad esserne il custode e l’interprete. Se Gesù non fosse stato tentato, noi non potremmo combattere contro gli assalti del male perché saremmo fragili come fuscelli in un fiume in piena. Gesù si lascia tentare per essere nostro modello e nostra forza. La tentazione non è una prova per misurare la propria ascesi, ma è una condizione essenziale della vita, essa appartiene all’esistenza in quanto tale ed esprime sempre la lotta interiore tra l’egoismo individuale e la prospettiva del regno che è sempre una dimensione «politica» in quanto esige che siano tutti partecipi della salvezza, simboleggiata nel giardino di Eden che Gesù viene a restituire ai figli di Adam, il progenitore chiuso in se stesso e per questo causa di morte.

L’Eucaristia che celebriamo è la sorgente dove luce e forza diventano il nostro equipaggio per andare nella vita e cogliere la «vicinanza di Dio» per noi e per tutti quelli che sperano in un nuovo esodo e una nuova liberazione. Buon cammino di quaresima.

PROFESSIONE DI FEDE: rinnovo delle promesse battesimali

Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra? Credo.

Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre? Credo.

Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna? Credo.

Questa è la fede della Chiesa. Questa è la fede nella quale siamo stati battezzati. Questa è la nostra fede che scegliamo e viviamo. E noi ci gloriamo di professarla, in Cristo Gesù nostro Signore. Amen.

Preghiera universale

[Intenzioni libere]

MENSA EUCARISTICA

Scambio della pace e presentazione delle offerte.

Entriamo nel Santo dei Santi presentando i doni, e come insegna il vangelo (Mt 5,24), deponiamo la nostra offerta e riconciliamoci tra noi e con quanti abbiamo conti in sospeso per essere degni di presentare «l’offerta pura e santa di Melchìsedech» che diventi il pane della vita e il calice della nostra salvezza» (cf Canone romano).

La pace del Signore sia con tutti voi e con quanti toccherete con la vostra vita.

E’ con il tuo spirito. Il Signore della Pace sia con noi.

Scambiamoci un vero e autentico gesto di pace nel Nome del Dio della Pace.

Nel Nome di Cristo e con l’aiuto del suo Spirito, Pace su Gerusalemme, Pace sulla Chiesa e sul Mondo!

[Tutti si scambiamo un segno di pace]

Presentazione delle offerte [la benedizione sul pane e sul vino è tratta dal rituale ebraico]

Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo; dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane e questo vino, frutti della terra, della vite e del lavoro dell’uomo e della donna; li presentiamo a te, perché diventino per noi cibo e bevanda di vita eterna. Benedetto nei secoli il Signore.

Preghiamo perché il nostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente.

Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.

Preghiamo (sulle offerte). Si rinnovi, Signore, la nostra vita e col tuo aiuto si ispiri sempre più al sacrificio, che santifica l’inizio della Quaresima, tempo favorevole per la nostra salvezza. Per Cristo nostro Signore. Amen.

PREGHIERA EUCARISTICA DELLA RICONCILIAZIONE Il

Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. In alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore.

Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. È cosa buona e giusta.

E’ veramente giusto ringraziarti e glorificarti, Dio onnipotente ed eterno, per la mirabile opera della redenzione in Cristo nostro salvatore che consacrò l’istituzione del tempo penitenziale con il digiuno di quaranta giorni, e vincendo le insidie dell’antico tentatore.

«Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto ed egli vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano» (Mc 1,12-13).

Riconosciamo il tuo amore di Padre quando pieghi la durezza dell’uomo, e in un mondo lacerato da lotte e discordie lo rendi disponibile alla riconciliazione.

«Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove… lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5, 17.20)

Con la forza dello Spirito tu agisci nell’intimo dei cuori, perché i nemici si aprano al dialogo, gli avversari si stringano la mano e i popoli si incontrino nella concordia.

Dice il Signore: «Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano» (Lc 6,27).

Per tuo dono, o Padre, la ricerca sincera della pace estingue le contese, l’amore vince l’odio e la vendetta è disarmata dal perdono.

«Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, » (Mt 5,43-44).

E noi, uniti agli angeli, cantori della tua gloria, ai santi e alle sante del cielo e della terra, innalziamo con gioia l’inno di benedizione e di lode:

Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell’alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell’alto dei cieli.

Noi ti benediciamo, Dio onnipotente, Signore del cielo e della terra, per Gesù Cristo tuo Figlio venuto nel tuo nome: egli è la mano che tendi ai peccatori, la parola che ci salva, la via che ci guida alla pace.

«Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48).

Tutti ci siamo allontanati da te, ma tu stesso, o Dio nostro Padre, ti sei fatto vicino ad ogni uomo; con il sacrificio del tuo Cristo, consegnato alla morte per noi, ci riconduci al tuo amore, perché anche noi ci doniamo ai nostri fratelli.

«Facci ritornare a te, Signore, e noi ritorneremo … poiché non ci hai rigettati per sempre, né senza limite sei sdegnato contro di noi» (Lam 5,21-22).

Per questo mistero di riconciliazione ti preghiamo di santificare con l’effusione dello Spirito Santo questi doni che la Chiesa ti offre, obbediente al comando del tuo Figlio.

«Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza» (Gv 15,26).

Egli, venuta l’ora di dare la vita per la nostra liberazione, mentre cenava, prese il pane nelle sue mani, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO È IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.

«Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino» (Lc 24,29).

Allo stesso modo, in quell’ultima sera egli prese il calice e magnificando la tua misericordia lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E BEVETENE TUTTI: QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.

FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.

Alzeremo il calice della salvezza e invocheremo il nome del Signore (Sal 116/115,13).

Mistero della fede.

Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell'attesa della tua venuta.

Celebrando il memoriale della morte e risurrezione del tuo Figlio, noi ti offriamo, o Padre, il sacrificio di riconciliazione, che egli ci ha lasciato come pegno del suo amore e che tu stesso hai posto nelle nostre mani.

«Dice il Signore: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”» (Mc 1,15).

Accetta anche noi, Padre santo, insieme con l’offerta del tuo Cristo, e nella partecipazione a questo convito eucaristico donaci il tuo Spirito, perché sia tolto ogni ostacolo sulla via della concordia, e la Chiesa risplenda in mezzo agli uomini come segno di unità e strumento della tua pace.

«Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,21).

Lo Spirito, che è vincolo di carità, ci custodisca in comunione con il nostro Papa …, il Vescovo …, il collegio episcopale, i presbiteri, i diaconi, le persone che amiamo… i bambini nati nelle ultime e prossime ventiquattro ore, le persone che si amano, coloro che servono, quanti soffrono in ogni luogo e regione del mondo e tutto il popolo cristiano.

«Camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore» (Ef 5,2).

Accogli nel tuo regno i nostri fratelli, che si sono addormentati nel Signore … e tutti i defunti dei quali tu solo hai conosciuto la fede.

«Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti» (1Cor 15,20).

Tu che ci hai convocati intorno alla tua mensa, raccogli in unità perfetta gli uomini di ogni stirpe e di ogni lingua, insieme con la Vergine Maria, con gli Apostoli e tutti i santi nel convito della Gerusalemme nuova, per godere in eterno la pienezza della pace.

«Apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all`Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani» (Ap 7,9).

[Dossologia conclusiva: il momento più importante dell’Eucaristia, il vero offertorio]

PER CRISTO, CON CRISTO E IN CRISTO, A TE, DIO PADRE ONNIPOTENTE, NELL’UNITÀ DELLO SPIRITO SANTO, OGNI ONORE E GLORIA PER TUTTI I SECOLI DEI SECOLI. AMEN.

Padre nostro in aramaico

[Quando Gesù ha insegnato il «Padre nostro» lo ha insegnato nella lingua parlata in cui era stata educato da Maria e Giuseppe, le lingua aramaica. Una volta nella vita è buona cosa ascoltarlo e pronunciarlo nella stessa lingua, la stessa ha parlato il Figlio di Dio. Sottofondo musicale durante la recita del Padre nostro.]

In comunione con tutti i cristiani sparsi nel mondo, con quelli di ieri, d oggi e anche di domani, idealmente riuniti con gli Apostoli sul Monte degli Ulivi, preghiamo nella stessa lingua di Gesù e degli Apostoli, dicendo:

Padre nostro in aramaico: Idealmente riuniti con gli Apostoli sul Monte degli Ulivi, preghiamo, dicendo:

Padre nostro, che sei nei cieli,

Pàter hēmôn, ho en tôis uranôis,

sia santificato il tuo nome,

haghiasthêto to onomàsu,

venga il tuo regno,

elthètō hē basilèiasu,

sia fatta la tua volontà,

genēthêtō to thelēmàsu,

come in cielo così in terra.

hōs en uranô kài epì ghês.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

Ton àrton hēmôn tòn epiùsion dòs hēmîn sêmeron,

e rimetti a noi i nostri debiti,

kài àfes hēmîn tà ofeilêmata hēmôn,

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,

hōs kài hēmêis afêkamen tôis ofeilètais hēmôn

e non abbandonarci alla tentazione,

kài mê eisenènkēis hēmâs eis peirasmòn,

ma liberaci dal male.

allà hriûsai hēmâs apò tû ponērû. Amên.

Antifona di comunione (Mc 1,15): «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».

Dopo la comunione.

Sant’Agostino, Commento al salmo 60,3

Leggevamo ora nel Vangelo che il Signore Gesù Cristo fu tentato dal diavolo nel deserto. Cristo fu certamente tentato dal diavolo, ma in Cristo eri tentato tu. Tua infatti era la carne che Cristo aveva presa perché tu avessi da lui la salvezza. Egli aveva preso per sé la morte, che era tua, per donare a te la vita; da te egli aveva preso su di sé le umiliazioni perché tu avessi da lui la gloria. Così, egli prese da te e fece sua la tentazione, affinché per suo dono tu ne riportassi vittoria. Se in lui noi siamo tentati, in lui noi vinciamo il diavolo. Ti preoccupi perché Cristo sia stato tentato, e non consideri che egli ha vinto? In lui fosti tu ad essere tentato, in lui tu riporti vittoria. Riconoscilo! Egli avrebbe potuto tener lontano da sé il diavolo; ma, se non si fosse lasciato tentare, non ti avrebbe insegnato a vincere quando tu sei tentato.

Tentazione

 

1. Bisogno non ho di assolati deserti

o di quaranta giorni, notti comprese,

per essere tentato, come Te, Signore!

I giorni miei stessi, oh, sì, solerti,

tessono fili di mondane promesse

che da Te mi distolgono che vuoi il mio cuore.

2. Pane è sulla mensa e giorno dopo giorno,

io pietre vo’ cercando da trasformare,

per dire e per provare che «Io sono».

Alla torre del Tempio io salgo, e attorno

scruto e guardo giù, in su… ad aspettare

angeli pronti a sollevarmi in trono.

3. Salgo sul monte, ben oltre ancor la vetta

sognando e ansimando passioni e potere

e scruto, instancabile, infiniti orizzonti

che gli occhi riempiono ed il cuore accetta

a qualunque prezzo, pur di possedere

e poter dire «Miei siete, miei, o monti,

4. e terra e cielo e quanto racchiudete!»

ché un «dio» io nacqui e non umano.

Vaneggia! Ma l’anima mia, prostrata

davanti a Te, arsa e ansimante di sete

in ginocchio, con implorante mano,

per dirti ancora con parola bagnata:

5. Oh, mio Signore, o unico Amore!

[Paolo Farinella, Gerusalemme-Irlanda-Genova, 1999]

 

Preghiamo. Il pane del cielo che ci hai dato, o Padre, alimenti in noi la fede, accresca la speranza, rafforzi la carità, e ci insegni ad avere fame di Cristo, pane vivo e vero, e a nutrirci di ogni parola che esce dalla tua bocca. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Benedizione e saluto finale

Il Signore è con voi. E con il tuo spirito.

Il Signore condotto dallo Spirito nel deserto per esservi tentato, ci colmi della sua fortezza. Amen.

Il Signore guidato dalla sua fedeltà filiale alla volontà del Padre suo, vi doni la sua pace.

Il Signore che si fa sostegno della nostra debolezza ci rafforzi nella fedeltà a noi stessi.

Il Signore che sconfigge la logica del potere, vi ridoni lo spirito di servizio fatto con gioia.

Il Signore sia sempre davanti a noi per guidarci.

Il Signore sia sempre dietro di voi per difendervi dal male.

Il Signore sia sempre accanto a noi per confortarci e consolarci.

E la benedizione dell’onnipotente tenerezza del Padre e del Figlio

e dello Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen!

La messa termina come rito perché «è finita/compiuta»; ora attende che si completi nella testimonianza della vita. Andiamo incontro al Signore nella storia.

Nella forza dello Spirito Santo rendiamo grazie a Dio e viviamo nella sua Pace.

_________________________

© Domenica 1a di Quaresima-A – Parrocchia di S. M. Immacolata e S. Torpete – Genova

[L’uso di questo materiale è libero purché senza lucro e a condizione che se ne citi la fonte bibliografica]

Paolo Farinella, prete – 26/02/2012 - San Torpete – Genova

AVVISI

Lunedì 27 febbraio dalle ore 9,00 alle ore 13,00 a Genova Palazzo Rosso, via Garibaldi 18, GIORNATA DELLE MALATTIE RARE. Per informazioni Roberta Zanetti ARS Liguria Tel. 0105488229.

Sabato 17 marzo 2012, ore 17,30: Francesco D’Orazio, Violino – Giorgio Tabacco, Fortepiano

Dal tardo Barocco al Classicismo - Musiche di C.P.E. Bach, F.J. Haydn, W.A. Mozart.

Domenica 18 marzo 2012 ore 10,00 Messa di trigesima di Costantino Incognito, meccanico di via Peschiera, ucciso dall’Opera Pia «Istituto Negrone Durazzo Brignole Sale» che lo ha sfrattato all’età di 92 anni, nel silenzio della Curia della Diocesi di Genova.

1 Dal latino «quadragesima [dies]» significa «quarantesimo [giorno]»: indica un periodo di quaranta giorni.

2 « “3Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai?”. Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. 4Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. 5E’ forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l’uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? 6Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? 7Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? 8Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. 9Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”. Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, 10se offrirai il pane all’affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio. 11Ti guiderà sempre il Signore» (Is 58, 3-11).



Mercoled́ 22 Febbraio,2012 Ore: 16:17
 
 
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