- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (2)
Visite totali: (565) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Epifania del Signore A-B-C– 6 Gennaio 2012 –,di Paolo Farinella, prete

Epifania del Signore A-B-C– 6 Gennaio 2012 –

di Paolo Farinella, prete

Epifania è nome greco che deriva dal verbo «epiphàinō» e significa «io manifesto/appaio/rivelo». Con questa festa si conclude il tempo liturgico del Natale iniziato con la Veglia del 24 dicembre. Dal II al III secolo dell’èra cristiana le due feste, Natale ed Epifania, erano unite: il 6 gennaio, infatti, si celebrava in tutto l’Oriente una festa generica detta Epifania (manifestazione) che inglobava la memoria del Natale, della visita dei Magi e la rivelazione del Figlio di Dio nel Battesimo al Giordano. La Chiesa latina con papa Liberio nel 354 separa le due festività fissando definitivamente il Natale al 25 dicembre e l’Epifania al 6 gennaio, mentre la Chiesa orientale e quella armena, ancora oggi, mantengono accorpate le due feste come al principio e fissate al 6 gennaio1. C’è un legame profondo tra Natale e l’Epifania simile a quello che intercorre tra Pasqua e Pentecoste. A Natale prendiamo atto dell’incarnazione del Lògos/Verbo/Parola/Figlio di cui veniamo a conoscere il volto, il nome e la missione. All’Epifania, volto, nome e missione acquistano una dimensione universale. A Natale c’è l’Uomo-Dio, considerato singolarmente nella sua natura. All’Epifania quest’Uomo-Dio è contemplato nella sua missione verso il mondo al quale dichiara l’amicizia di Dio2.

A Natale c’è ancora il rischio del particolarismo e dell’identità giudaica di Cristo che pure resta il sigillo del Lògos per sempre, ma può identificarsi in modo esclusivo in una cultura e in un movimento di civiltà. All’Epifania questo rischio è scongiurato: il Bimbo nato giudeo, da giudei, osservante della Toràh, valica i confini del «particolare» d’Israele e accoglie i Magi che vengono dall’Oriente e che non appartengono alla tradizione ebraica. Come Pasqua è la presa di coscienza della liberazione di Dio e la Pentecoste è la stessa liberazione affidata come missione per tutti i popoli della terra, così a Natale prendiamo atto che Gesù è nato ebreo per sempre e all’Epifania che questa nascita è un progetto di alleanza per tutti i popoli, per tutte le culture e nazioni.

L’Epifania è il superamento definitivo dell’identità cristiana con la civiltà occidentale e seppellisce per sempre i tentativi maldestri dei laici devoti o dei religiosi atei che rinchiudono il cristianesimo nella prigione di una cultura o segmento di civiltà, negando così la sua essenza universale e «cattolica».

Assistiamo all’incauto affanno di uomini ecclesiastici che dovrebbero respirare a pieni polmoni l’aria della cattolicità e invece sono rannicchiati nel chiuso orticello della loro piccola esperienza, timorosi di perdere l’identità della cultura occidentale in cui sono nati e cresciuti, dimenticandosi che essi provengono dall’oriente da dove Gesù l’ebreo per sempre li ha chiamati ad una avventura straordinaria, il Regno di Dio, ed essi si sono impantananti con le chiesuole clericali senza anima e vita. Essi non sono mai sfiorati dal dubbio che il Cristianesimo a cui sono così legati da difenderne «i valori» è di cultura semitica prima e greca dopo, per diventare poi latina e quindi anche occidentale.

Agli occhi dei popoli africani, asiatici e cinesi ancora oggi il cristianesimo appare come frutto e strumento dell’occidente colonizzatore: dell’Europa e del suo prolungamento oltre oceano cioè gli Stati Uniti e il Canada. Il cristianesimo è nato per essere «incarnato» in ogni cultura di qualunque latitudine: nulla di ciò che è umano è estraneo3 al vangelo di Cristo che non mortifica una civiltà a favore di un’altra, ma sa cogliere l’anelito di Dio che c’è in ciascuna per portarla a compimento oltre i confini del singolo popolo per fare di tutti i popoli il Regno di Dio.

Oggi è il giorno dei Magi. Quanti si affannano a cercare di dimostrare l’esistenza fisica dei Magi o il tragitto della stella4, identificata con questa o con quella cometa, sono ben lontani dall’incontrare Dio. I Magi, guidati dalla stella non è un racconto storico, ma un genere letterario teologico che afferma l’universalità della fede cristiana. Persistere nell’idea di identificare «la stella» significa restare chiusi nella dimensione «scientista» da favola, incapaci di apertura al mistero che l’ebreo Matteo vuole illustrare ai suoi lettori cristiani provenienti dall’ebraismo, con i metodi dell’esegesi giudaica. I lettori di Mt sono abituati alla lettura sinagogale della Scrittura attraverso il metodo esegetico del midrash che illustra gli avvenimenti nuovi alla luce delle Scritture antiche, in base al principio che la «Scrittura spiega la Scrittura»5. L’evangelista si preoccupa di vedere nella nascita una corrispondenza parallela con alcuni testi dell’AT con lo scopo di individuare e descrivere in Gesù bambino i segni premonitori che in lui sono realizzate tutte le vocazioni più importanti della storia d’Israele. Il Bambino Gesù non è forse il compimento della «speranza e la gloria d’Israele» (cf Ger 14,8; Lc 2,32)? San Leone Magno papa (440-461) ci dice che nell’Epifania «la grande massa delle genti» entra «nella famiglia dei Patriarchi»6 e ottiene la «dignità del popolo eletto» (Messale Romano, Veglia pasquale orazione dopo la 3a lettura). Nel giorno dell’Epifania, i Magi sono il volto di tutti i Pagani e di tutte le Genti che entrano nell’elezione d’Israele, con gli stessi diritti e doveri di Israele. Oggi tutti diventiamo eredi delle promesse come il popolo israelita. Togliamoci i calzari e lasciamoci guidare dallo Spirito Santo, acclamando l’antifona d’ingresso: E’ venuto il Signore nostro re; nelle sue mani è il regno, la potenza e la gloria.

Spirito Santo, tu illumini Gerusalemme con la gloria del suo Signore, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu conduci i popoli alla luce che brilla sul monte di Dio, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu raduni i figli e le figlie d’Israele incontro al Messia, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu apri i cuori dei popoli nell’unità della lode di Dio, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ispiri singoli e popoli a condividere i beni ricevuti, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu sei consolatore di deboli e di poveri senza aiuto, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu guidi Israele e le Genti all’unico Signore e Dio, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu c’introduci nel mistero della universalità della fede, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu chiami i Pagani figli di Abramo accanto ad Israele, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu chiami nel tuo Figlio tutti i popoli ad essere tuoi figli, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu non fai preferenza di popoli perché sei Dio e non uomo, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu illuminasti il cammino dei Magi fino a Gerusalemme, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu hai confuso il cuore di Erode che nutriva pensieri di morte, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu hai mostrato la stella di Giacobbe a chi andava a Betlemme, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu hai aperto gli occhi dei Magi per vedere il Figlio e la Madre, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu hai piegato le ginocchia dei Magi per adorare il Signore, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu hai ispirato i Magi ad offrire oro, incenso e mirra al Messia, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu nei santi Magi hai chiamato noi a vedere il volto di Dio, Veni, Sancte Spiritus!

Con i santi Magi, prostriamoci in adorazione del Dio d’Israele che oggi si rivela al mondo Signore delle Genti e consapevoli di avere ricevuto il dono della fede, invochiamo con gioia e gratitudine il Nome Santo di Dio su ogni popolo e nazione, su ogni uomo e donna perché nessuno resti escluso dal sigillo della grazia che oggi riceviamo.

(ebraico)

Beshèm

ha’av

vehaBèn

veRuàch

haKodèsh.

Amen.

(italiano)

Nel Nome

del Padre

e del Figlio

e dello Spirito

Santo.

Solidali con il mondo degli uomini e delle donne, noi che abitiamo nel mondo con gli occhi rivolti alla patria del cielo (Fil 3,20; Gv 15,19), andiamo spiritualmente per le strade dell’umanità a cogliere ogni segmento dell’immagine e somiglianza che Dio ha seminato nel cuore di ciascuno. Carichiamoci del peso del mondo e domandiamo perdono per noi, per la Chiesa e per lo stesso mondo affinché la misericordia divina ci liberi da ogni forma di particolarismo e ci apra al respiro della fraternità/sororità che si fonda sulla paternità di Dio. Invochiamo il perdono e la pace su di noi, mentre ci riconosciamo peccatori davanti alla Maestà divina.

Signore, ti sei rivelato a noi Dio dei popoli e degli individui, Kyrie, elèison! Kyrie, elèison!

Cristo, sei venuto a raccontarci il volto di Dio, Padre e Madre, Christe, elèison! Christe, elèison!

Signore, nei Santi Magi hai aperto il Tempio a tutti i peccatori, Kyrie, elèison! Pnèuma, elèison!

Cristo, nel ricevere Battesimo ti sei messo in fila coi peccatori, Christe, elèison! Christe, elèison!

Signore, alle nozze di Cana hai manifestato la tua Gloria divina, Kyrie, elèison! Kyrie, elèison!

Cristo nei segni del vino e del pane manifesti il tuo volto materno, Christe, elèison! Christe, elèison!

Dio onnipotente, apparso a noi nella debolezza della fragilità umana e manifestato all’umanità intera simboleggiata dai Magi, che ci libera da ogni particolarismo e ci apre all’anelito di Dio che si manifesta a tutti i popoli nel rispetto dei loro mezzi di conoscenza, abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. Amen!

GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. [breve pausa 1-2-3]

Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre: tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. [breve pausa 1-2-3]

Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo: [breve pausa 1-2-3]

Gesù Cristo con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre. Amen.

Preghiamo (colletta). O Dio, che in questo giorno, con la guida della stella, hai rivelato alle genti il tuo unico Figlio, conduci benigno anche noi, che già ti abbiamo conosciuto per la fede, a contemplare la grandezza della tua gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

MENSA DELLA PAROLA

Prima lettura. Is 60,1-6. Il profeta che appartiene alla scuola del grande Isaia (sec. VIII) vive a Gerusalemme nel sec. IV a.C. Forse ha trascorso la notte sul monte degli ulivi. Al mattino è testimone di uno spettacolo che ancora oggi si può ammirare: la luce del sole illumina la città santa sul colle di Sion a m. 800 slm, mentre le due valli che la costeggiano sono immerse nelle ombre. Toccato da questa visione di contrasto di luce e ombra, il profeta lo proietta in un tempo futuro, applicandolo alla salvezza che come un vestito di luce adorna Gerusalemme mèta dei popoli della terra che portano doni di abbondanza al Tempio dell’unico Dio.

Dal libro del profeta Isaia 60,1-6

1 àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. 2 Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. 3 Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. 4 Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. 5 Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti. 6 Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore. - Parola di Dio.

Salmo responsoriale 72/71,1-2; 7-8; 10-11; 12-13. Il salmo celebrando Salomone (da Shalom/Pace = uomo di pace) come re pacifico, ricco e glorioso (cf 1Re 3,9.12.28; 4,20; 10,1-29; 1Cr 22,9), descrive il re ideale del tempo futuro. Il Giudaismo prima e il cristianesimo dopo lo hanno interpretato come il ritratto anticipato del Re-Messia annunciato dai profeti Isaia (9,5; 11,1-5) e Zaccaria (9,9-10). Nel giorno della manifestazione ai popoli, noi vi contempliamo il volto del Cristo venuto ad inaugurare il Regno universale di salvezza.

Rit. Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.

1. 1 O Dio, affida al re il tuo diritto,

al figlio di re la tua giustizia;

2 egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia

e i tuoi poveri secondo il tuo diritto. Rit.

3. 10 I re di Tarsis e delle isole portino tributi,

i re di Saba e di Seba offrano doni.

11 Tutti i re si prostrino a lui,

lo servano tutte le genti. Rit.

2. 7 Nei suoi giorni fiorisca il giusto

e abbondi la pace,

finché non si spenga la luna.

8 E domini da mare a mare,

dal fiume sino ai confini della terra. Rit.

4. 12 Perché egli libererà il misero che invoca

e il povero che non trova aiuto.

13 Abbia pietà del debole e del misero

e salvi la vita dei miseri. Rit.

Seconda lettura Ef 3,2-3a.5-6. Il brano della 2a lettura è l’introduzione alla parte dottrinale della lettera agli Efesini e ci prepara alla preghiera che la conclude (Ef 3,14-20). Paolo è imprigionato nel «mistero» (v. 3) dei Pagani che partecipano con gli stessi diritti degli Israeliti alla «economia della grazia» (v. 2), cioè alla vita della Chiesa. Annunciare Cristo a tutta l’umanità, senza esclusione di sorta, è il «ministero» (v. 7, qui assente) apostolico che per sua natura è missionario (cf v. 8, qui assente). Nel giorno dell’Epifania, affermiamo che Cristo non è prigioniero di una cultura particolare o una forma di civiltà, ma il suo vangelo è un invito universale senza limiti e confini, indirizzato ad ogni popolo e nazione.

 

Dalla lettera di Paolo apostolo agli Efesini Ef 3,2-3a.5-6

Fratelli, 2 penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: 3 per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. 5 Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: 6 che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della sua stessa promessa per mezzo del vangelo. - Parola di Dio.

Vangelo Mt 2,1-12. I primi due capitoli del vangelo di Mt sono detti «vangelo dell’infanzia», scritti per ultimi in ordine di tempo. In essi si riflette l’evento pasquale, alla cui luce è riletta tutta la vita precedente di Gesù. Qui l’autore usa il procedimento esegetico giudaico detto «Midrash»:7 Mt evidenza cinque momenti della vita di Gesù e li confronta con altri cinque momenti dell’AT: 1) il massacro degli innocenti e fuga di Gesù in Egitto (= Mosè che scampa al massacro e fugge dall’Egitto); 2) la profezia dell’Emmanuele (= come realizzata in Davide: 2Sa 22,51-23,2.); 3) la stella che viene dall’oriente (= la stella messianica di Nm 24,17); 4) i Magi che vengono dall’oriente (= Salomone a cui va la regina di Saba in 1Re 10,1-13);5) il titolo di Nazareno (= Elia che praticò il nazireato profetico). E’ inutile cercare in questi capitoli fatti storici nel senso moderno del termine perché sono un trattato teologico per dimostrare il rifiuto del Messia da parte dei Giudei che possedevano gli strumenti per riconoscerlo e l’accoglienza da parte dei Pagani che, senza strumenti specifici, addirittura vengono apposta a cercarlo per «adorarlo» (v. 2).

Canto al Vangelo Mt 2,2

Alleluia. Abbiamo visto la sua stella in oriente / e siamo venuti per adorare il Signore. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 2,1-12 [+ 13-23]

1 Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: 2  «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». 3 All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5 Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6«E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle principali città di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele».

7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme dicendo: “Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. 9 Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12 Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

(Il seguente brano racchiuso tra [ ] non è compreso nel testo della Liturgia, ma è essenziale per l’esegesi)

[13 Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». 14 Giuseppe si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato il figlio mio8. 16 Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, s’infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, calcolando il tempo sul quale era stato informato dai Magi. 17 Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia:9 18 «Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più.» 19 Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20 e gli disse: «àlzati, prendi il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere bambino». 21 Egli si alzò, prese il bambino e sua madre, ed entrò nella terra d’Israele. 22Ma quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea 23 ed andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno»10]. – Parola del Signore.

Annunzio del giorno di Pasqua

Sorelle e fratelli carissimi, la gloria del Signore si è manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno. Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza. Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella

Domenica di Pasqua il 8 aprile

In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale

Cristo ha vinto il peccato e la morte. Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi:

Le Ceneri, inizio della Quaresima, il 22 febbraio. L’Ascensione del Signore, il 20 maggio.

La Pentecoste, il 27 maggio. La 1a domenica di Avvento, il 2 dicembre.

Anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli Apostoli, dei santi e nella commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del suo Signore.

A Cristo che era, che è e che viene, Signore del tempo e della storia, lode perenne nei secoli dei secoli. Amen.

Spunti di omelia

I capitoli 1 e 2 di Mt come anche quelli di Lc formano i «vangeli dell’infanzia» di Gesù, espressione coniata dagli studiosi per definire e circoscrivere il carattere particolare che questi capitoli occupano nell’economia di tutto il vangelo. Questi capitoli sono molto delicati e devono essere maneggiati con cura se non si vuole far dire loro cose astruse. Se si prendono alla lettera si rischia di travisare del tutto non solo la comprensione, ma specialmente il messaggio. Questi capitoli, non sono da leggere in «modo storico» come oggi noi intendiamo questa espressione, perché essi sono «teologici», scritti per veicolare il processo di divinizzazione lento e costante di Gesù da parte della Chiesa nascente dopo la morte e risurrezione e dopo (o anche contemporaneamente) la predicazione di Paolo.

Mc, esclusi i «vangeli dell’infanzia» che non facevano parte del vangelo, non accenna per nulla alla nascita di Gesù e a tutto ciò che vi ruota attorno, ma resta il vangelo canovaccio di cui si servono sia Mt che Lc per la redazione dei loro rispettivi scritti, che adattano alle esigenze delle rispettive comunità. In altre parole, Mt e Lc dipendono da Mc, ma per la narrazione dei «vangeli dell’infanzia» non dipendono da lui, bensì si servono di fonti proprie e indipendenti e perseguono «teologie» differenti11. Mt e Lc, infatti, riportano «due» vangeli dell’infanzia di Gesù molto differenti tra loro12. Anche Gv non parla della nascita di Gesù, perché in modo solenne nel Prologo del suo vangelo, forse un inno in uso nella chiesa di Efeso, egli descrive non la «nascita», ma l’«origine» eterna del Lògos che entra nella storia per rivelare il volto del Padre (cf Gv 1,18).

La liturgia oggi è armonica e nelle quattro letture (compreso il salmo) vi è lo stesso messaggio. Isaia vede un afflusso di popoli nella città santa, provenienti dall’oriente che portano ricchezze abbondanti. Gerusalemme è la patria del mondo che si ritrova unito nella fede in Dio. E’ il tema dell’universalità della fede. San Paolo, in forza della sua vocazione, partecipa agli Efesini il mistero che gli è stato rivelato e per il quale è stato chiamato: i Gentili, coloro che provengono dal mondo greco, esclusi dalla figliolanza di Abramo, in Gesù Cristo, sono ammessi con gli stessi diritti e doveri degli Ebrei alla mensa della salvezza e della giustificazione, senza obbligo di passare attraverso il giogo della Legge (cf Ef 3,6). Il velo del tempio che separava Dio dal mondo ora è spezzato e nessuno può più ripararlo, perché il Tempio di Dio è l’umanità del Figlio di Dio, Uomo tra gli uomini. Tutti gli uomini hanno diritto alla redenzione.

Il vangelo dice la stessa cosa, ma in maniera ebraica, cioè utilizzando l’esegesi del Midràsh per spiegare il fatto nuovo della fede aperta a tutti i popoli. Mt è un ebreo che parla ad Ebrei e quindi usa gli strumenti che gli Ebrei meglio conoscono per studiare la Scrittura e coglierne il messaggio. Per comprendere il brano dei Magi (vangelo di oggi), bisogna considerare l’intero brano che va da Mt 1,18 a 2,23 in cui sono sintetizzati cinque episodi della vita di Gesù bambino messi a confronto parallelo con cinque fatti e personaggi dell’AT.

Il primo personaggio e il più importante è Mosè, il profeta, la guida, l’intermediario, il liberatore d’Israele. Egli è il personaggio più ricco e più emblematico di tutto l’AT. Nei vangeli dell’infanzia Gesù è presentato come «nuovo Mosè». Se mettiamo a confronto Mosè e Gesù troviamo una corrispondenza straordinaria:

  1. Le fonti rabbiniche13 narrano che la nascita di Mosè fu annunciata al Faraone in un sogno: un anziano aveva una bilancia in mano. Egli legava tutti i saggi, i principi, i nobili e i potenti d’Egitto e li poneva su un piatto, mentre sull’altro adagiava un poppante che da solo faceva pendere la bilancia dalla sua parte. Il Faraone convocò tutti i saggi della terra d’Egitto perché gli spiegassero il segno … Balaam figlio di Beor così interpretò l’inquietante visione: «Significa che un grande male cadrà sull’Egitto, giacché un figlio nato dal popolo d’Israele porterà la distruzione nel paese» (Ginzberg, 25).

- Allo stesso modo, la nascita di Gesù è fatta dai Magi, ad Erode che chiama gli Scribi e i Sacerdoti (cf Mt 2,1-6) per indagare sul tempo e sul luogo.

  1. Il Faraone ordina di uccidere tutti i figli maschi degli Ebrei (cf Es 2,15.22).

- Allo stesso modo, Erode ordina la strage dei neonati primogeniti di Betlemme (cf Mt 2,16-17).

  1. Mosè sfugge al massacro dei bambini (cf Es 2,1-10) e sfuggirà di nuovo alla vendetta del Faraone, rifugiandosi all’estero in Madian (cf Es 2,11-15).

- Allo stesso modo, Gesù sfugge al massacro rifugiandosi all’estero, in Egitto (cf Mt 2,13-15).

  1. Es 2,6 dice che la figlia del Faraone aprì la cesta e «vide il bambino». Il Talmud di Babilonia nel trattato Sota 12b e il Midrash Esodo Rabbà e Rashì a Es 2,6 leggono che «con» il bambino la figlia del Faraone vide la Shekinàh, cioè la Presenza di Dio che illuminava il piccolo Mosè.

- Allo stesso modo, la nascita di Gesù è illuminata dalla luce celeste (cf Mt 2,9: la stella; per Lc 2,13 anche l’angelo e la moltitudine celeste; per Gv 1,5 la luce brilla nelle tenebre).

  1. In Es 4,19 Mosè è richiamato dall’angelo in Egitto con queste parole: «Va’, torna in Egitto perché sono morti tutti quelli che cercavano la tua vita».

- Allo stesso modo, Gesù è richiamato dall’angelo perché torni dall’Egitto in Palestina (Mt 2,14-15.21).

Il parallelismo è sorprendente perché Mt, preso dalla foga del confronto non si accorge che usa la stessa espressione della Lxx nella forma plurale, sebbene a volere la morte di Gesù fosse solo Erode:

«Mt immedesima così tanto la vita di Gesù con quella di Mosè che ne moltiplica i nemici per rendere ancora più forte la somiglianza. Ciò non vuol dire che Mt non racconti avvenimenti storici, solo che li narra a modo suo, mettendo in evidenza la caratteristica del Messia che sarebbe stato un condottiero e una guida come Mosè lo fu per il popolo d’Israele. Ai Giudei che diventavano cristiani, in sostanza Mt diceva: non perdete nulla della vostra ebraicità diventando cristiani, anzi acquistate qualcuno che è ancora più grande di Mosè. Guardate la vita di Gesù, il salvatore del mondo, è simile a quella del profeta di Dio che ha salvato Israele dalla schiavitù del Faraone. Per Mt Gesù è il nuovo legislatore, anzi è colui che assume la Toràh di Mosè e la porta a pienezza definitiva (Mt 5-8). Il segno che Mt dipenda da Esodo 4 è evidente dalla citazione che ne fa: non si accorge di riportare il testo alla lettera, mantenendo il plurale che ha nel testo ebraico, mentre Gesù è cercato solo da Erode:

  • v. 12: «àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».

  • v. 20 invece Mt afferma: «àlzati, prendi il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano la vita del bambino» che riprende alla lettera

  • Es 4,19: « Va’, torna in Egitto, perché sono morti tutti quelli che cercavano la tua vita»14.

Agli occhi di Mt e della sua comunità giudaico-cristiana, Gesù è il legislatore della Nuova Alleanza come Mosè lo fu della Prima ed è per questo che lo stesso Mt fa pronunciare a Gesù cinque «discorsi» che corrispondono ai cinque «libri» della Toràh, che la tradizione unanime attribuisce a Mosè.

Il secondo personaggio a confronto è il patriarca Giacobbe-Israele.

  1. Per sfuggire alla polizia egiziana che lo ricerca per omicidio (Es 2,11-15), Mosè dovette scappare dall’Egitto e rifugiarsi nella terra di Madian (ad est del deserto del Sinai, oltre il Mare Rosso [Golfo di Aqaba]: oggi in Arabia Saudita). Al contrario Gesù deve scappare dalla Palestina per rifugiarsi in Egitto, cioè deve fare il cammino inverso. Il luogo della schiavitù e dell’oppressione del suo popolo diventa per Gesù luogo di sicuro rifugio.

  1. Questa fuga in Egitto associa Gesù al patriarca Giacobbe-Israele15 che in Gen 46,3 Dio stesso invita a scendere in Egitto: «Non temere di scendere in Egitto, perché laggiù io farò di te un grande popolo. Io scenderò con te in Egitto e io certo ti farò tornare». Secondo alcune tradizioni giudaiche Giacobbe, rifugiato in Egitto per sfuggire al suocero Làbano, avrebbe atteso l’apparizione della stella della liberazione prima di ritornare in Palestina.

  1. Rachele, la seconda moglie di Giacobbe e madre di Giuseppe e Beniamino, morì nel dare alla luce quest’ultimo e fu sepolta in una tomba sulla strada di Betlemme. La tradizione giudaica pensava che Rachele fosse rimasta nella sua tomba in Palestina, ad occupare la Terra Promessa, aspettando nel pianto e nel dolore il ritorno del suo sposo e dei suoi figli esuli in terra straniera (Gen 35,19). Ella non smise di piangere finché i suoi figli non furono ritornati dall’esilio per ricostituire il popolo di Dio (Ger 31,15).

  1. In Mt 2,18 ritroviamo ripresa la tradizione di Rachele che piange aspettando i suoi figli esuli ed è un’altra conferma che ci troviamo in piena esegesi midrashica: «18 Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più» (Mt 2,18; cf Ger 31,15).

  1. Come il patriarca Giacobbe emigrò in Egitto solo e ritornò dall’Egitto come un grande popolo, così Gesù emigrò bambino in Egitto per ritornare in Palestina e divenire un grande popolo, chiamando anche i Pagani ad entrare nel Regno. La citazione di Os 11,1 che Mt fa in 2,15 ne è una importante conferma16. Qui si trova un tema pasquale perché Cristo entrerà da solo nella sua morte e discenderà da solo negli inferi, ma ne tornerà Figlio di Dio e primogenito di un popolo immenso, fatto di Ebrei e Gentili, del ministero di Pietro e di Paolo. Nei vangeli dell’infanzia si respira il clima pasquale della redenzione.

Il terzo personaggio di confronto con Gesù è Davide.

  1. Il Re Davide è scelto da Dio contro ogni logica umana: è l’ultimo di otto figli (1Sa 16,10-13). Davide è «l’unto di Giacobbe» (2Sa 23,1), dalla cui discendenza sarebbe nato il Messia (2Sa 7,12.14), l’Emmanuele che avrebbe regnato come Davide «principe sul mio popolo» (2Sa 7,8). Giuseppe è della stirpe di Davide e l’angelo gli annuncia che darà il nome del casato davidico all’Emmanuele (Mt 2,20-24) per realizzare la profezia di Is 7,14.

  1. Il regno di Davide ingloba la «casa di Giacobbe» da cui proviene la stella: «Una stella si muove da Giacobbe, si alza uno scettro da Israele» secondo la profezia di Bàlaam di Beor (Num 24,15-17). La stella è dunque il simbolo del nuovo regno davidico (scettro) che durerà in eterno (Is 9,6): «Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora i popoli vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria» (Is 62,1-2). La stella e i re sono abbinati insieme davanti al Re davidico e Messia..

Il quarto personaggio di riferimento è Salomone.

  1. Salomone è il figlio di Davide che stabilizza il regno di Davide (2Sa 7,12) portando la pace entro i suoi confini. E’ lui che costruisce il Tempio negato a suo padre (2Sa 7,13)17. Salomone fu pieno di sapienza da attirare la regina di Saba venuta apposta a glorificarlo con doni e ricchezze. (1Re 10,1-13; 2Cr 9,1).

Allo stesso modo Gesù, attira i sapienti d’oriente, i Magi, che vengono ad adorarlo portando doni e ricchezze regali (Mt 2,2.11).

  1. E’ interessante notare che L’apocrifo cristiano «La Caverna del tesoro» (sec. II d.C.) narra che dopo la cacciata dall’Eden, Adamo salì sul monte del Paradiso (che sarebbe stato il monte Moira, il monte del Tempio e il monte Calvario), dove trovarono una caverna per nascondersi. Poi Adamo volle unirsi ad Eva per generare i figli, ma prima «prese dai confini del mondo oro, mirra e incenso, li pose nella caverna e la benedisse e la consacrò perché fosse la casa sua e la casa dei suoi figli e la chiamò “caverna del tesoro”» (5,14-17). Quando Noè salì sull’arca portò con sé il corpo di Adamo che collocò al centro di essa e le «tre offerte: oro, mirra e incenso» che pose sopra di lui (16,14).

  1. I Magi che portano oro, incenso e mirra (Mt 2,11) non realizzano solo la profezia di Is (cf 1a lettura), ma conducono le offerte di Adamo in vista della redenzione. Quel Bimbo è il redentore.

Il quinto personaggio di riferimento è il profeta Elia.

  1. Il profeta Malachia 3,23 aveva profetizzato che Elia avrebbe preceduto il Messia. Elia praticò il nazireato profetico (2Re 1,8) come Gesù sarà chiamato «nazareno» (Mt 2,23).

  1. Elia deve fuggire inseguito dalle guardie della regina Gezabele (1Re 19,1-9) come Mosè e come Gesù.

Agli occhi di Mt, dunque, Gesù è colui che realizza in sé tutte le chiamate più significative dell’AT che ora si sommano e trovano compimento nel Figlio di Dio, nato da Maria. Ma vi sono altri motivi che sottostanno al midràsh composito del racconto del Magi.

  1. In 2,6 Mt cita l’At: 6 E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo (Mi 5,1) che pascerà il mio popolo, Israele (2Sa 5,2). Mettendo insieme Michea e 2 Samuele, Mt dice che il Messia è della discendenza di Davide e nello stesso tempo sana la divisione tra nord e Sud, tra Israele e Giuda. Il bimbo adorato dai Magi è il Messia che restaura l’unità del popolo di Dio (Michea 5) e compie l’invito delle tribù del nord che invitano Davide a regnare su di esse. Il Messia è un «costruttore/operatore di pace» (Mt 5,9).

  1. Un altro motivo che giustifica il racconto è il tentativo di spiegare ai cristiani-giudei perché non tutti i Pagani accolgono il Messia. A questo scopo Mt inserisce l’episodio di Erode che non era ebreo, ma idumeo (sud-est della Giudea)18. Egli però era il re d’Israele e per ingraziarsi il favore dei Giudei che lo odiavano, intorno al 20 a.C., iniziò la costruzione del Tempio che inaugurò dieci anni dopo. La figura di Erode è messa in contrasto con quella dei Magi. Erode fa finta di cercare Gesù: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo» (Mt 2, 8) e si sa che le sue intenzioni sono omicide. Al contrario i Magi, stranieri senza alcun rapporto con il popolo ebraico, vengono da lontano a cercare veramente il Signore: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo» (Mt 2, 2).

  1. I pagani cercano il Signore e coloro che per responsabilità o professione dovrebbero cercarlo, invece, pur essendo informati non sanno riconoscerlo: «Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6 «E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele» (Mt 2, 2-4).

  1. L’ambito in cui si muove Mt è il rifiuto dei Giudei (tema ricorrente nei vangeli) e la fede dei Pagani: di fronte a questi che vengono ad adorare il Signore, l’evangelista si ricorda della profezia di Is 60,6 di cui segnala la realizzazione non più nella sontuosità del Tempio, ma nella povertà di Betlemme: «Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore».

  1. Questo entusiasmo di fronte ai Pagani convertiti al cristianesimo, è anche un motivo per rafforzare la fede dei cristiani provenienti dall’ellenismo: anche le profezie giudaiche condannano l’ostilità dei Giudei e sono a favore dei popoli pagani. Lo stesso atteggiamento incredulo dei sacerdoti è sottolineato da Mt dopo la risurrezione (28,11-15), quando sostituisce la loro funzione con l’invio dei nuovi apostoli a tutte le nazioni con l’obiettivo del battesimo come porta universale di salvezza (28,16-20).

La solennità dell’Epifania, dunque, ci dà una lezione di fede unica e straordinariamente attuale, sempre, in ogni momento storico della Chiesa: i Giudei che conoscevano le profezie, passano il tempo a ripetersele, ma al momento opportuno non sanno riconoscere il Signore e per loro vale il timore di Sant’Agostino: « Temo Gesù che passa» (Serm. 88, 14, 13) inutilmente. Essi così perdono il diritto di rappresentarlo. Le Nazioni invece che nulla sapevano di lui, hanno accolto il «vangelo» degli Apostoli e per mezzo loro hanno creduto alla parola dei profeti e sono diventati il popolo nuovo di Dio.

  1. L’episodio dei Magi è anche un commento di Mt all’episodio di Balaam nel libro dei Nm 22,1-21). Balak re di Moab (dunque straniero) manda a chiamare un indovino per maledire Israele (Nm 22,2-4), come Erode è re straniero che vuole servirsi dei Magi per trovare Gesù e ucciderlo. Balaam invece di maledire, benedice Israele e annuncia il sorgere della «stella di Giacobbe» (Nm 23,11; 24,17). I Magi che avrebbero dovuto riferire ad Erode, lo raggirano per ordine di Dio (Mt 2,8.12.16). Sia Balaam che i Magi vedono «la stella» (Nm 24,17; Mt 2,2.10). Sia Balaam che i Magi se ne tornano a casa loro senza difficoltà (Nm 24,25; Mt 2,12).

Con questo midrash applicato alla nascita di Gesù, Mt che scrive tra il 75 e l’80 d.C., quando cioè la chiesa è organizzata e sono ancora vive le polemiche di Paolo con i giudaizzanti (cf uno per tutti i testi: Gal. 2), alla luce della Pasqua e dell’esperienza apostolica, introduce i Pagani nel mistero della fede fin dalla prima infanzia di Gesù, quasi volendo giustificare l’azione missionaria in forma retrospettiva (a posteriori). Il fatto che non tutti gli elementi del racconto siano «storici» secondo i canoni della storiografia moderna, non significa che ne restino pregiudicati anche il messaggio e la struttura teologici. Anzi questi ultimi restano rafforzati e acquistano sempre più il peso dell’attualità.

L’Epifania spezza definitivamente l’immagine della chiesa come struttura funzionale al potere dominante, che è la tentazione perenne degli uomini ecclesiastici in ogni tempo di decadenza. Al contrario la festività di oggi espone la teologia universalistica del racconto dei Magi e impone la purificazione del pensiero, la liberazione della Chiesa stessa da ogni legame innaturale con i potenti che il Signore del Magnificat rovescia dai loro troni (cf Lc 1,52) e guida quanti credono nei Magi-messaggio alla comprensione della fede come categoria universale e non nazionale o particolare che non ammette altro metodo che non sia quello dell’accoglienza senza confini, senza limiti, oltre ogni cultura e qualsiasi sentore di antistoriche civiltà (Ap 5,4; 7,4.9).

Celebrare l’Eucaristia è rivivere ogni domenica l’anelito dei Magi che, come Abramo lasciano il loro paese, la loro patria, il loro padre (Gen 12,1-4) per venire ad adorare colui che si fa oggi e qui Parola e Pane per essere a disposizione di ciascuno di noi, a condizione che i doni che porta siano il segno di un cuore universale, aperto all’avventura di Dio perché accogliente dell’esperienza umana, dovunque essa sia vissuta o sofferta.

PROFESSIONE DI FEDE

 

Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra? Credo.

Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre? Credo.

Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna? Credo.

Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. Questa fede noi ci gloriamo di professare, in Cristo Gesù nostro Signore. Amen.

 

Preghiera universale o dei fedeli [Interventi liberi]

LITURGIA EUCARISTICA

Segno di pace e presentazione delle offerte. Entriamo nel Santo dei Santi presentando i doni, ma prima, lasciamo la nostra offerta e offriamo la nostra riconciliazione e concediamo il nostro perdono, senza condizioni, senza ragionamenti, senza nulla in cambio: lasciamo che questa notte trasformi il nostro cuore, fidandoci e affidandoci reciprocamente come insegna il vangelo: «Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono» (Mt 5,23-24). Solo così possiamo essere degni di presentare le offerte e fare un’offerta di condivisione. Riconciliamoci tra di noi con un gesto o un bacio di Pace perché l’annuncio degli angeli non sia vano. Scambiamoci un vero e autentico gesto di pace nel Nome del Dio della Pace.

[La benedizione sul pane e sul vino è tratta dal rituale ebraico]

Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo; dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane e questo vino, frutti della terra, della vite e del lavoro dell’uomo e della donna; li presentiamo a te, perché diventino per noi cibo e bevanda di vita eterna. Benedetto nei secoli il Signore.

Preghiamo perché il nostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente.

Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.

Preghiamo (sulle offerte). Guarda, o Padre, i doni della tua Chiesa, che ti offre non oro, incenso e mirra, ma colui che in questi santi doni è significato, immolato e ricevuto: Gesù Cristo nostro Signore. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

PREGHIERA EUCARISTICA II (detta di Ippolito, prete romano del sec. II)
Prefazio dell’Epifania: Cristo luce di tutti i popoli

Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. In alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore.

Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio. E’ cosa buona e giusta.

E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro.

Rivestiamoci di luce, perché viene la nostra luce, la gloria del Signore brilla sopra di noi (cf Is 60,1).

Oggi in Cristo luce del mondo tu hai rivelato ai popoli il mistero della salvezza, e in lui apparso nella nostra carne mortale ci hai rinnovati con la gloria dell’immortalità divina.

Santo, Santo, Santo, il Signore Dio degli eserciti. Kyrie elèison, Christe elèison. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Christe elèison, Kyrie elèison!

E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli, ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti, proclamiamo con voce incessante l’inno della tua gloria:

Osanna nell’alto dei cieli. Benedetto colui che viene, nel Nome del Signore. Kyrie elèison, Christe elèison!


Padre veramente santo, fonte di ogni santità, santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito perché diventino per noi il corpo e il sangue di Gesù Cristo nostro Signore.

Questo è mistero nascosto alle precedenti generazioni e rivelato oggi: 6  tutti i popoli sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo (cf Ef 3,5-6).

Egli, offrendosi liberamente alla sua passione, prese il pane e rese grazie, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO É IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.

«Io sono il Pane disceso dal cielo … Venite, mangiate il mio pane che ho preparato per voi» (Gv 6,51; Pr 95).

Dopo la cena, allo stesso modo, prese il calice e rese grazie, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E BEVETENE TUTTI: QUESTO É IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.

Il calice della benedizione che benediciamo è comunione con il Signore Gesù (cf 1Cor 10,16).

FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.

«Quanto il Signore ha ordinato, noi faremo e ascolteremo (cf Es 24,7)

MISTERO DELLA FEDE.

Maranà thà! Vieni, Signore! Celebriamo la tua morte e risurrezione, attendiamo il tuo ritorno.

Celebrando il memoriale della morte e risurrezione del tuo Figlio, ti offriamo, Padre, il pane della vita e il calice della salvezza, e ti rendiamo grazie per averci ammessi alla tua presenza a compiere il servizio sacerdotale.

«Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo» (Mt 2,2).

Ti preghiamo umilmente: per la comunione al corpo e al sangue di Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo.

Il Signore Gesù è il Re dei Giudei, il Messia del mondo che viene nella povertà di Betlemme.

Ricordati, Padre, della tua Chiesa diffusa su tutta la terra: rendila perfetta nell'amore in unione con il Papa …, il Vescovo …, le persone che amiamo e che vogliamo ricordare … e tutto l’ordine sacerdotale che è il popolo dei battezzati.

I popoli entrarono nella casa e videro il bambino con Maria sua madre e prostratisi lo adorarono (Mt 2,11).

Ricordati dei nostri fratelli, che si sono addormentati nella speranza della risurrezione e di tutti i defunti che affidiamo alla tua clemenza … ammettili a godere la luce del tuo volto.

Ricordati di noi, Signore quando sarai nel tuo Regno. Oggi sarai con me in paradiso (cf Lc 23,43).

Di noi tutti abbi misericordia: donaci di aver parte alla vita eterna, insieme con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con gli apostoli e tutti i santi, che in ogni tempo ti furono graditi: e in Gesù Cristo tuo Figlio canteremo la tua gloria.

Ti lodi, Signore la santa Gerusalemme pellegrina sulla terra perché tutti i popoli hanno visto la tua salvezza e tu hai manifestato la tua Gloria.

Dossologia [è il momento culminante dell’Eucaristia: il vero offertorio]

Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio, Padre onnipotente, nell'unita’ dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Padre nostro in aramaico: Idealmente riuniti con gli Apostoli sul Monte degli Ulivi, preghiamo, dicendo:

Padre nostro che sei nei cieli

Avunà di bishmaià

sia santificato il tuo nome

itkaddàsh shemàch

venga il tuo regno

tettè malkuttàch

sia fatta la tua volontà

tit‛abed re‛utach

come in cielo così in terra

kedì bishmaià ken bear‛a.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Lachmàna av làna sekùm iom beiomàh

e rimetti a noi i nostri debiti

ushevùk làna chobaienà

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori

kedì af anachnà shevaknà lechayabaienà

e non abbandonarci alla tentazione

veal ta‛alìna lenisiòn

ma liberaci dal male.

ellà pezèna min beishià. Amen!

Antifona di comunione. In questo giorno di luce è apparso il Salvatore del mondo, annunziato dai profeti, adorato dagli angeli. I magi vedono la sua stella, e pieni di gioia portano doni. Un giorno santo risplende per noi: venite, nazioni, adorate il Signore. I magi vedono la sua stella, e pieni di gioia portano doni.

Dopo la comunione

Dialogo tra i Magi e Maria di Sant’Efrem Siro (306-373)

 

1. I magi: «Una stella ci ha annunciato / che Colui che è nato è il re dei cieli. / Tuo figlio comanda gli astri, /che sorgono solo al suo ordine»

2. Maria: «E io vi rivelerò un altro segreto, / perché ne siate persuasi: / da vergine,  ho dato la luce a mio figlio. / Egli è figlio di Dio. / Andate, e annunciatelo alle genti!».

3. I Magi: «Pure la stella ce l’aveva fatto conoscere, / che tuo figlio è figlio di Dio e Signore».

4. Maria: «Mari e monti lo testimoniano; / tutti gli angeli e tutte le stelle: / Egli è il figlio di Dio e il Signore. / Datene l’annuncio nelle vostre terre, / che la pace si diffonda nel vostro paese».

5. I Magi: «Che la pace del tuo figlio / ci riporti nel

nostro paese, / senza pericoli come siamo venuti, / e quando Egli dominerà il mondo, / che visiti e benedica la nostra terra».

6. Maria: «Esulti la Chiesa e intoni gloria, / per la venuta del figlio dell’Altissimo, / la cui luce ha illuminato cielo e terra, / benedetto Colui la cui nascita/ allieta il mondo!».

 

Preghiamo. La tua luce, o Dio, ci accompagni sempre e in ogni luogo, perché contempliamo con purezza di fede e gustiamo con fervente amore il mistero di cui ci hai fatti partecipi. Per Cristo nostro Signore. Amen

Berakàh/Benedizione e Saluto finale

Il Signore, nato da donna, nato sotto la Legge sia con tutti voi. E con il tuo spirito.

Il Signore delle genti benedice il suo popolo e i santi Magi nella pace.

Egli è l’Alfa e l’Omega, il Principio e il Fine, l’Amen del Padre.

Sia benedetto il suo Nome manifestato alle genti e invocato su di noi.

Il Signore rivolga il suo sguardo su di noi e ci doni il suo Spirito di Amore.

Il Signore rivolga il suo Volto su di voi e vi doni la Pace della sua giustizia.

Il Signore sia sempre davanti a noi per guidarci.

Il Signore sia sempre dietro di voi per difendervi dal male.

Il Signore sia sempre accanto a noi per confortarci e consolarci.

E la benedizione dell’onnipotente tenerezza del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,

discenda su tutte le genti di ogni lingua, popolo, nazione, cultura e su di voi e con voi rimanga sempre. Amen!

Finisce la Messa come atto di culto, inizia l’Eucaristia nella testimonianza della vita.

Andiamo incontro al Signore che viene e manifestiamo la sua Gloria con gioia.

Nella forza dello Spirito Santo rendiamo grazie a Dio e viviamo nella sua Pace.

_________________________

© Epifania 2012 / Solennità della Manifestazione del Signore – Parrocchia di S. M. Immacolata e S. Torpete – Genova

[L’uso di questo materiale è libero purché senza lucro e a condizione che se ne citi la fonte bibliografica]

Paolo Farinella, prete – 06/01/2012 – Genova


NOTE

1 Cf Dictionnaire de Spiritualité, f. LXXII-LXXIII, Paris 1981, 385.

2 Lo stesso rapporto c’è tra Pasqua e Pentecoste: a Pasqua c’è «l’evento» della liberazione, a Pentecoste la rivelazione che quell’«evento» ha valore universale. A Pasqua c’è l’alleanza gratuita di Dio che «sceglie il suo popolo», salvandolo dal Faraone; a Pentecoste con la Toràh il popolo «sceglie Dio» come suo Dio e contrae l’alleanza come promessa e premessa dell’ingresso nella Terra Promessa. A Pasqua, il dono della libertà, a Pentecoste la responsabilità della libertà. A Pasqua Dio irrompe liberamente nella storia e nella vita di una massa di schiavi, a Pentecoste il popolo riconosce questa irruzione come il dono per eccellenza e s’impegna con le clausole della Toràh. A Pasqua cessa la schiavitù, a Pentecoste nasce la coscienza di popolo. A Pasqua, tutto è opera di Dio, a Pentecoste si sottoscrive l’alleanza.

3 Cf Terenzio Afro, Heautontimorùmenos, 1, 1, 75-77 (citato da Seneca, Epistulae morales ad Lucilium Liber XV, 95; da Cicerone, De Officiis I, 30 e da Sant’Agostino, Epistola 155, 4, 14).

4 Il card. Giuseppe Siri per 43 anni (dal 1946 al 1989) nel giorno dell’Epifania si recava ogni anno nella Chiesa dell’Immacolata, sua parrocchia, per la celebrazione dei Vespri nei quali faceva una piccola predica. Ogni anno si sforzò di dimostrare scientificamente, e ne era convinto, il tragitto effettivo della stella da oriente a Betlemme. Le sue informazioni teologiche, che non si discostavano dal sapere manualistico della neoscolastica, non gli permettevano di concepire che l’evangelista potesse essere un catechista giudeo che parlava ad altri Giudei e non un astronomo. Egli, d’altra parte, nel seminario di Genova aveva proibito di leggere libri di esegesi editi dopo il 1962 (inizio del Concilio Vaticano II di cui fu accanito avversario, ante, durante et post) perché sostenevano che l’evangelo di Marco fosse stato composto prima di Matteo contro il dettato del Concilio di Trento che nel fissare il canone della Bibbia (IV sessione, 8 aprile 1546) pose Mc dopo Mt, considerandolo ancora un riassunto di questi. Per lui i testi dei vangeli dell’infanzia erano «cronache storiche»: la sua lettura era fortemente fondamentalista.

5 Pontificia Commissione Biblica, Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana, Città del Vaticano 2001, 39.

6 Sermones, 23, PL 54, 240-244; cf Liturgia delle Ore, Ufficio delle letture dell’Epifania, 2a lettura).

7 Cf Didascalia al vangelo di Mt 2,13-15.[16-18, aggiunti]. 19-23 e Spunti di omelia della Festa della Santa Famiglia-A, dove si spiega il significato di midràsh.

8 Cf Os 11,1.

9 Ger 31,15.

10 Cf In ebraico il nome Nàzaret ha assonanza con nèzer che significa germoglio, per cui il riferimento potrebbe essere a Is 11,1 che parla di germoglio che spunterà dalla radici di Jesse (nèzer shorèsh). Nàzaret è un villaggio nel nord della Palestina nella regione della Galilea a km 140 ca. a nord di Gerusalemme.

11 Quattro vangeli, quattro teologie diverse (non contraddittorie). E’ il modo più esplicito che nella Chiesa fin dalle origini non vi è mai stata una «teologia», ma un pluralismo di pensieri e di idee, di tentativi e di ricerca. Ogni volta che la gerarchia cattolica ha tentato di uniformare il pensiero teologico per dominarlo e condizionarlo, sono nate guerre e scissioni. E’ meglio lasciare libertà allo Spirito «che soffia dove vuole» (Gv 3,8).

12 Nell’omelia della 4a domenica di Avvento A, scrivemmo: «Nota esegetica generale. E’ importante però sottolineare che i vangeli dell’infanzia non sono cronache «storiche», ma riflessioni «teologiche» esposte in forma di racconto popolare. Si è in un tempo, nella seconda metà del sec. I d. C. in cui pullulano i «vangeli apocrifi» che sprigionano la fantasia e abbondano di soprannaturale in modo eccessivo ed è naturale che gli evangelisti vogliano porre un freno a queste immaginazioni fantasiose sulla nascita miracolosa di Gesù. La nascita verginale unita alla estromissione di Giuseppe nella sua paternità biologica, può essere una allegoria o una metafora di mediazione nel processo che si va formando della divinizzazione di Gesù. I vangeli dell’infanzia infatti sono scritti dopo la Pasqua e quindi gli eventi sono illuminati dalla teologia che si è sviluppata sia attraverso la tradizione orale sia attraverso gli scritti del NT, primi fra tutti quelli di Paolo. La terminologia infatti è pasquale: «Signore, Cristo». Solo se sono contestualizzati all’interno di questo processo lungo e costante, i racconti dell’infanzia acquistano tutta la loro limpidezza e potenza: sono un annuncio pasquale anticipato della salvezza di cui Yoshuà di Nàzaret è portatore».

13 Cf S. Muñoz Iglesias, El Evangelio de la infanzia en S. Mateo, in Sacr. Pag., II (1959), 121-149; L. Ginzberg, Le leggende degli Ebrei, vol. IV. Mosè in Egitto, Mosè nel Deserto, Milano 2003, 25-34.

14 Spunti di omelia della Festa della Santa Famiglia-A (cf Domenica dopo Natale). Questo particolare ci spinge a credere che forse è lo stesso Mt ad invitarci a non considerare rigorosamente autentici da un punto di vista storico tutti i particolari della infanzia di Gesù, dal momento che egli ce la presenta secondo il genere letterario del midràsh attraverso il quale esalta alcune caratteristiche particolari del Messia. Ai suoi occhi Gesù è il legislatore della Nuova Alleanza come Mosè lo fu della Prima ed è per questo che lo stesso Mt divide il suo vangelo in cinque «discorsi» corrispondenti ai cinque «libri» della Toràh, che la tradizione attribuisce a Mosè.

15 Cf P. H. Cave, «St. Matthew’s infancy narration», in N.T.St., 1962/63, 382-390.

16 M. Bourke, «The Literary Genus of Matthew 1-2», in Cath. Bib. Quart. 1960, 167-173.

17 In Gv 2,19-20 il santuario che Gesù costruisce al Padre è la sua umanità, il suo corpo.

18 L’Idumea (menzionata nel NT solo in Mc 3,7) è la forma greca del nome ebraico Edom, con cui si indicava il paese a sud-est di Cànaan ed occupato dai discendenti d’Esaù. Gli abitanti di Edom furono sottomessi da Davide (2Sa 8,14), ma, durante l’esilio di Babilonia, invasero parte della Giudea (cf Ez 36,5). Furono sottomessi e incorporati alla nazione giudaica da Giovanni Ircano, uno dei principi Maccabei o Asmonei, nel 125 ca. a.C. L’Idumea può essere considerata un paese cuscinetto o di confine tra i Giudei e i Gentili.

 



Giovedě 29 Dicembre,2011 Ore: 14:57
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
milvia fracassi campli 05/1/2012 22.03
Titolo:auguri
Auguro a Lei e a tutti i collaboratori del sito un anno nuovo pieno di grazie e di benedizioni, per l'aiuto che trovo nel mio cammino.
Autore Città Giorno Ora
Carlo Di Stefano udine 03/1/2015 22.40
Titolo:Epifania
la Chiesa oroentale celebra il Natale il 7 gennaio per via del calendario giuliano che è indietro di 13 giorni. e celebra l'Epifania il 20 giusto i giorni esatti che vanno dal Natale all'Epifania

Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (2) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Il Vangelo della domenica

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info