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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Domenica 4a Avvento – B – 18 dicembre 2011,di Paolo Farinella, prete

Domenica 4a Avvento – B – 18 dicembre 2011

di Paolo Farinella, prete

La 4a domenica di Avvento, a ridosso di Natale, nella prima lettura ci parla di dinastia e di discendenza giocando sull’assonanza casa/casato per concludere che i pensieri e le vie di Dio non sono le vie e i pensieri degli uomini (Is 55,8-9). Ai progetti di grandiosità di Davide che vuole costruirgli una «casa/tempio», Dio risponde con l’incontro in una oscura casa con una oscura ragazza in una regione, la Galilea, che tutti ritenevano abbandonata da Dio. La chiamavano infatti con disprezzo: «Galilea delle genti/dei pagani» (Mt 4,15). Gli uomini si agitano e credono di essere indispensabili, fanno progetti come se l’eternità dipendesse da loro e non si accorgono di essere soltanto marionette di pezza sospese nel vuoto.

Da una parte Davide vuole costruire un Tempio a quel Dio che i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere (1Re 8,27; 2Cr 2,5; 6,18) e dall’altra un’umile casa dove l’arcangelo Gabriele, il custode del segreto messianico, rivela ad una donna del popolo il progetto di Dio. Da una parte la volontà di potenza di un re che usa la religione per dare consistenza al suo regno traballante, dall’altra una sconosciuta ragazzina che si abbandona alla volontà di Dio e col quale parla faccia a faccia come i patriarchi suoi antenati, Mosè (Es 33,11) e Giacobbe (Gen 32,31). E’ lei la vera erede dei patriarchi, di cui ha conservata intatta nel suo cuore la speranza della promessa messianica. Da una parte la religione usata a fini di potere (ieri come oggi il vizio dei potenti di servirsi della religione per consolidare il loro potere è sempre attuale) e dall’altra una donna fedele, credente e cresciuta alla scuola della Parola che ora in lei diventa carne (Gv 1,14).

Di che cosa parlano Dio (attraverso l’angelo) e Maria nell’intimità della casa di Nàzaret, lontano dal lusso della corte e della sontuosità del tempio? L’apostolo Paolo non ha dubbi: della «rivelazione del mistero taciuto per secoli eterni» (Rom 16,25). Se il cristianesimo fosse una invenzione umana, se fosse una costruzione ideologica, nessuno sarebbe stato così perverso da immaginare che Dio avrebbe potuto affidare la rivelazione del «mistero» ad una ragazza la cui testimonianza per legge non aveva valore e la cui consistenza giuridica era inesistente.

Nel tempio gli specialisti della religione consultano i documenti e fanno ricerche e sanno «tutto» del Messia che deve nascere: luogo, data, circostanze, simboli (Mt 2,4-6), tranne una cosa: non conoscono Dio che ormai identificano con la loro sapienza. Dio è un ingranaggio del loro sistema, è la ragione del loro stile di vita, del loro potere, della loro vanagloria. E’ il rischio di tutti gli addetti al culto: Dio può diventare il loro idolo e la loro religione una cassa di risonanza di un suono muto che si parla addosso senza alcuno da annunciare. Nazareth spezza qualsiasi forma di collateralismo e sceglie la via semplice dell’incarnazione.

Maria e l’angelo si misurano col mistero di Dio: nel «Fiat» di Maria c’è già tutto il pentagramma del «mistero pasquale»: la Passione, la Morte, la Risurrezione, l’Ascensione, la Pentecoste. E’ il segreto di Dio che ora viene rivelato agli uomini perché dalla disobbedienza dell’antenato Adam entrino in una intimità di obbedienza. «Come è possibile?» (v. 34) «Nulla è impossibile a Dio» (v. 37). Lasciamoci adombrare dallo Spirito Santo perché ci doni la disponibilità di Maria, la generosità della donna per essere capaci di vedere il «mistero» di Dio che l’Eucaristia manifesta se ci lasciamo invadere dalla Parola, dal Pane, dalla Vita.

Spirito Santo, tu sei il Tempio immortale della divina Shekinàh/Presenza, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu fai di di noi le pietre vive del Tempio spirituale, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci trasformi in abitazione santa della Santa Trinità, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu prepari per noi l’abitazione nel Regno di Cristo, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci insegni a sentirci parte di una Tradizione vivente, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu prepari noi ad essere per gli altri la Tenda del Convegno, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci introduci per sempre nella fedeltà del Signore, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci insegni a capire che la tua grazia permane per sempre, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci stabilisci per sempre nella discendenza del Messia, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci consolidi giorno dopo giorno in Dio roccia di salvezza, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu hai inondato Maria del mistero di Dio, nascosto da secoli, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci insegni sul modello di Abramo l’obbedienza della fede, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci confermi nel vangelo dei profeti e degli apostoli, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu hai reso «graziosa» Maria figlia d’Israele, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu rendi possibile ciò che è impossibile agli uomini, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu stendi l’ombra della Shekinàh su chi ama il Signore, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu guidi la volontà di chi ama a scegliere la volontà di Dio, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu sei la sorgente che disseta chi vive di Eucaristia, Veni, Sancte Spiritus!

«Lampada per i miei passi è la tua parola, luce al mio cammino» (Sal 119/118,105). Il Salmista ci invita ad entrare nel Santuario dell’umanità di Dio illuminati dalla luce della Parola, quella luce che noi invochiamo davanti al quarto cero acceso, simbolo della nostra volontà di consumarci di amore e per amore. Preghiamo insieme:


 

[Si accende il la 4a fiamma, della corona, simbolo della del tempo di Avvento]

1. Signore, ecco il cero segno dell’Avvento atteso.

Sia luce nelle difficoltà e decisioni.

Sia fuoco che brucia ogni egoismo.

Sia fiamma che riscalda il cuore

per lenire le ferite e dare tenerezza.

nelle due tendenze del cuore

nel bene e nel male perché speriamo

e vogliamo amarti sempre e ovunque.

4. Tu doni lo Spirito di fuoco,

fiamma che il cuore consuma:

2. Fra poco l’Assemblea si scioglierà!

Noi andremo per le strade della vita,

restando sempre con te nel silenzio orante

del cuore nel segno di questo cero

che brucia e si consuma, testimone ardente

del nostro desiderio di vivere d’amore

sull’altare della vita in ogni incontro ed evento.

come questo cero che si scioglie

al calore della fiamma,

donaci di sciogliere la nostra vita

al fuoco della passione per Te,

per i Fratelli e le Sorelle, compagni

di viaggio e di vigilante tenerezza.

5. E’ Avvento! Il tuo tempo, Signore!

3. Signore, Tu ci insegni ad ardere

d’amore in ciò che viviamo,

La nostra eternità. Amen! Amen!

Consapevoli di avere risposto questa mattina ad una vocazione che ci chiama per essere voce e cuore del mondo intero, invochiamo il Nome Santo di Dio su ogni donna e su ogni uomo in ogni contrada del mondo perché ogni paese è il nostro paese e ogni cultura è la nostra cultura, come ogni «dio» è simbolo e immagine dell’unico Dio, Padre di tutti gli uomini. Che l’amore della Trinità si espanda sul mondo intero

(italiano)

Nel Nome

del Padre

e del Figlio

e dello Spirito

Santo.

Amen.

(ebraico)

Beshèm

ha’av

vehaBèn

veRuàch

haKodèsh.

Dio è sempre più grande di ogni nostra debolezza. Anche Maria si sentiva inadeguata davanti all’enormità di un Dio che voleva nascere da lei, ma lei amò Dio anche con la inadeguatezza della sua povertà e del suo limite: che io stessa diventi la tua Parola, carne di carne, carne per carne. E’ il momento dell’abbandono e della confidenza, il tempo di amare Dio con le due tendenze, sapendo che solo Dio sa e può convertirci nella sua misericordia senza confini. Riconosciamoci peccatrici e peccatori e non rifiutiamo la misericordia che ci rigenera figli.

Signore, sei tu che costruisci la casa di misericordia per noi, Kyrie, elèison!

Cristo, sei tu che porti a noi il mistero della misericordia del Padre, Christe, elèison!

Signore, sei tu che sveli a noi la tua volontà di amore, Pnèuma, elèison!

Cristo, sei tu la Benedizione che accogliamo nel Natale ormai vicino, Christe, elèison!

Signore, sei tu che ci fai ri-nascere al mistero dell’amore e della pace, Kyrie, elèison!

Dio onnipotente che prepara un casato a Davide in vista del Messia che ha annunciato attraverso le Scritture dei Profeti; il Dio che ha inviato l’arcangelo Gabriele ad una anonima adolescente ebrea per invitarla a fare parte della Storia della salvezza nella funzione di arca del Lògos divenuto carne e fragilità, per i meriti del santo profeta Natan, del santo re Davide; per i meriti di Paolo, il cantore del mistero di Cristo e infine per i meriti della Santa Madre di Dio, Maria di Nazaret che, nonostante la paura, si abbandonò alla potenza della Parola e all’azione dello Spirito santo, abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. Amen.

Preghiamo (colletta). Dio grande e misericordioso, che tra gli umili scegli i tuoi servi per portare a compimento il disegno di salvezza, concedi alla tua Chiesa la fecondità dello Spirito, perché sull’esempio di Maria accolga il Verbo della vita e si rallegri come madre di un stirpe santa e incorruttibile. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo. Per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima lettura  2Sam 7, 1-5.8b-12.14.16. Davide (1011-971 a.C., a cavallo dell’età del Ferro IB e IIA), fondatore più ideale che reale della dinastia davidica, non è mai stato re di «tutto» Israele, ma di «pezzi» di territorio. Lo testi-moniano le sue diverse consacrazioni: la prima come re di Giudea a sud (2Sa 2,1-4), la seconda come re di Israele al nord (2Sa 5,1-3) e infine, si suppone, a Gerusalemme (2Sa 5,6-10) come re di un’alleanza tra nord e sud. Davide è preoccupato del futuro della sua dinastia e dell’avvenire del suo popolo. Il profeta Natan è un profeta di corte e augura lunga vita al suo re e ai suoi discendenti. Solo con la riforma religiosa deuteronomica (sec. VIII a.C.) Davide diventa modello del re d’Israele e si reinterpretano le parole di Natan come garanzia di Dio al casato di Davide da cui uscirà un re che regnerà per sempre. Il Giudaismo prima e i cristiani dopo vi hanno visto una profezia messianica.

Dal secondo libro di Samuele 7, 1-5.8b-12.14.16

1 Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, 2 disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». 3 Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te». 4 Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: 5 «Va’ e di’ al mio servo Davide: “Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? 8 Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. 9  Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. 10 Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato 11 e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa. 12 Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. 14 Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. 16 La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”». - Parola di Dio.

Salmo responsoriale 89/88, 2-3 ; 4-5; 27; 29. Il salmo si compone di 53 versetti dominati dal binomio «amore/ fedeltà» o «grazia/fedeltà» e si conclude con un doppio «Amen! Amen!» che etimologicamente esprime la fedeltà sicura come la roccia. Il richiamo all’alleanza davidica (vv. 4-5) fa da preludio all’oracolo messianico (vv. 20-38) evocato nel tema della «casa/casato/discendenza» della prima lettura. Anche noi, alle porte del Natale, accogliamo il Cristo, l’«Amen! il Testimone fedele e vero» (Ap 3,14) con il nostro «Amen!» di fedeltà.

Rit. Canterò per sempre l’amore del Signore.

 

1. 2 Canterò in eterno l’amore del Signore,

di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,

3 perché ho detto: «E’ un amore edificato per sempre;

nel cielo rendi stabile la tua fedeltà». Rit.

2. 4 «Ho stretto un’alleanza con il mio eletto
ho giurato a Davide, mio servo.
5 Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono». Rit.

3. 27 «Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza.
29 Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele». Rit.

 

Seconda lettura  Rm 16,25-27. La parola «mistero» è la chiave di questa «dossologia» (inno alla Gloria di Dio) esposta in forma giudaica: per Paolo «mistero» è la rivelazione del Vangelo ai Pagani che lo accettano, entrando così a pieno titolo nell’eredità di Abramo, prima riservata ai soli Giudei (v. 26; cf Ef 3,8-9; Rom 11,25; Col 1,25-27). Nascosto in Dio (v. 25B; cf 1Cor 2,6-8), il«mistero» ora è visibile nella morte di Cristo per tutta l’umanità e nella pre-dicazione di Paolo rivolta al mondo intero (cf Rom 1,5). Non esiste una civiltà cristiana, ma il vangelo che s’incarna in ogni civiltà e cultura. Paolo è il vero erede di Isaia: ambedue profeti dell’universalità e dell’unità del genere umano.

Dalla lettera di Paolo apostolo ai Romani 16,25-27

Fratelli, 25 a colui che ha il potere di confermarvi nel mio vangelo, che annuncia Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, 26 ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell’eterno Dio, annunciato a tutte le genti perché giungano all’obbedienza della fede, 27 a Dio, che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen. - Parola di Dio.

Vangelo Lc 1,26-38. Nel segreto di un’umile casa di Nazareth in una porzione di territorio israelita considerato come terra pagana da cui nulla può venire di buono (Gv 1,46), si svolge il dialogo che Israele attendeva da due mila anni. Nessuno se ne accorge, anche perché Dio rivela il suo stile di sobrietà e di riservatezza. Ancor prima di iniziare, ancora prima di nascere si presenta come il «Dio nascosto». Il mondo esterno è affannato ad aspettare il Messia, ma lo incontra una piccola donna che sa dire , che vuole dire solo: «Oh, sì! sono pronta, mio Signore a danzare la vita per Sion, sono pronta per fare della mia vita la tua volontà. L’umanità è salva perché Dio giunge tra le braccia di una donna che come suo padre Abramo, si fida ciecamente di Dio e si abbandona alla sua Parola.

Canto al Vangelo Lc 1,38

Alleluia. Oh, sì, eccomi! sono la serva del Signore: / avvenga per me secondo la tua parola. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Luca 1,26-38 [in corsivo le varianti di traduzione più puntuali]

In quel tempo, 26l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: Gioisci/Rallegrati, piena di grazia: il Signore è in mezzo a te [Bibbia Cei: con te]». 29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché sei stata trovata graziosa [ Bibbia Cei: hai trovato grazia] presso Dio. 31Ed ecco, concepirai in grembo e partorirai un figlio [Bibbia Cei: concepirai un figlio, lo darai alla luce] e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e 33regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe1 e il suo regno non avrà fine». 34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36 Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Oh, si! Eccomi, sono la serva del Signore [Bibbia Cei: Ecco la serva del Signore]: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. – Parola del Signore.

Spunti di omelia

La liturgia di oggi riporta lo stesso brano del vangelo della festa dell’Immacolata Concezione del giorno 08 dicembre c.a. a cui rimandiamo per il commento esegetico. Oggi, 4a domenica di Avvento ci disponiamo a qualche riflessione che ci aiuti a comprendere più in profondità l’incarnazione di Dio nella nostra natura umana attraverso una donna. La prima lettura è tratta dal ciclo di Samuele (Shemûel – Dio ascolta), profeta di corte che appartiene al gruppo dei profeti detti «anteriori» cioè non scrittori perché non hanno lasciato nulla di scritto, ma di cui ci giungono notizie e parole attraverso le cronache e gli annali di corte (1 e 2 Samuele; 1 e 2 Re; 1 e 2 Cronache). Il brano descrive un gioco all’equivoco: Davide si preoccupa per la sopravvivenza del suo regno e per il futuro del suo popolo, ancora diviso,. Per superare questa divisione, pensa di costruire una «casa/tempio» a Dio per depositarvi onorevolmente l’Arca dell’Alleanza, attorno alla quale potere unificare le dodici tribù ancora fragili e divise. E’ la religione come collante di unità che al tempo di Davide era l’unico elemento politicamente rilevante. Oggi, in un contesto nuovo e in condizioni totalmente differenti, sarebbe, come di fatto è, un uso strumentale della religione a fini politici e di casato che in termini moderni diremmo «conflitto d’interesse» o ancora più esplicitamente «connubio scellerato» tra trono (politica) e altare (religione).

Alla fine del sec. IX e all’inizio del sec. X a. C. tutta l’esistenza è «teocratica» ed è inimmaginabile una forma di vita privata, civile e sociale al di fuori dell’influenza religiosa. Natan, profeta cortigiano, approva il desiderio del re e come ogni cortigiano ossequiente incita Davide a dare compimento al suo disegno. Egli infatti nel disegno di Davide vede un progetto politico sottomesso a Dio. Peccato che Dio però non pensa come Natan perché non può accettare che sia Davide a costruirgli il Tempio, espressione della sua Presenza in mezzo al suo popolo. Le mani di Davide, infatti, grondano ancora sangue omicida anche dopo il pentimento e il perdono: Davide, avvalendosi della sua autorità e servendosi del suo potere con uno stratagemma infame organizzò e attuò l’assassinio del suo generale militare, Uria l’Hittita, per potersi impossessare di Bersabèa sua moglie di cui si era invaghito (2Sa 11,1-27). Quando chi governa si serve del potere e della sua autorità per realizzare disegni privati o atti scellerati a danno di altri, di norma i più deboli, perde il diritto di essere rappresentativo e ogni legittimità. Vale per Davide, ma anche per tutti i governanti di tutti i tempi e di tutte le epoche, dovunque sulla terra.

No! Non sarà Davide a costruire una «casa» al Signore! Perché Dio sa che il Tempio è un simbolo e chiunque lo vede o ne varca la soglia sarebbe indotto a pensare a Davide e a ringraziarlo per lo splendore di gloria elevato a Dio e in questo modo, Dio stesso diventerebbe complice di Davide, del suo delitto e della sua immoralità. Il salmista canta: «Chi potrà salirà il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non pronunzia menzogna» (Sal 24/23,3-4). Davide non può varcare la soglia del Signore perché la sua menzogna avvolge la sua vita: il tempio di Dio non può avere ombre, ma deve essere il luogo della trasparenza e della verità.

Il brano, nel suo contesto, è di grande attualità: nessuno di coloro che si macchiano di sangue, che mandano in guerra, come Davide, senza sporcarsi le mani direttamente, può onorare Dio, può nominarlo senza bestemmiarlo, può parlare di Pace perché la pace è il primo dei doni messianici (Gv 14,27). Chi ha causato, approvato, condiviso, sostenuto le guerre da quella personale di Caino contro Abele (Gen 4, 3-16) fino all’ultima dei giorni nostri, per mano di terroristi o per mano di Stati, non può nominare il Nome santo di Dio perché le loro scelte grondano sangue. Il Tempio del Signore è una casa di preghiera non una spelonca di ladri e opportunisti o un mercato per usi personali (Ger 7,11; Gv 2,16). In questo contesto può leggersi la vicenda di Teodosio-Ambrogio della nostra era cristiana2.

Di fronte alla pretesa di Davide, accade qualcosa di inaudito. Non solo Dio rifiuta una «casa» dalle mani sanguinanti di Davide, ma egli ribalta la questione e afferma che sarà egli stesso a costruire un «casato» a Davide, garantendogli una discendenza perenne. E’ la premessa e la promessa del futuro che si capirà soltanto alla luce di Gesù Cristo: dal «casato» di Davide, infatti, uscirà il Messia Pastore e Re che darà la vita per Israele, per i Pagani per l’umanità tutta. Come Davide, nascerà a Betlemme, come Davide cavalcherà un asino e non un cavallo, a differenza di Davide, offrirà un tempio nuovo, nella carne del suo corpo e nella verità della sua umanità (cf Gv 2,20-23).

Il discendente di Davide, il Messia-Salvatore è l’opposto di Davide: non ruba le donne, ma le libera dalla schiavitù maschilista come la donna Samaritana (Gv 4, 4-42) e come la donna adultera (Gv 8, 1-11). Al tempo di Gesù si attendeva un Messia condottiero che con le armi in pugno avrebbe guidato il popolo alla riscossa contro il dominatore romano. Gesù arriva a dorso di un’asina e non cavalcando un cavallo: «Dite alla figlia di Sion: Ecco, il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma» (Mt 21,5.7; cf Gv 12,15; citazione di Zc 9,9). La tradizione biblica oppone i due animali: l’asino è bestia pacifica, il cavallo (con il suo carro) è macchina da guerra. Infatti il profeta Zaccaria, citato dagli evangelisti, prosegue così: «Farà sparire i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme, l’arco della guerra sarà spezzato, annunzierà pace alle genti» (Zc 9,10)3. Gesù non manda in guerra i suoi soldati (Gv 18,36), ma invia i suoi discepoli in missione di pace nel mondo (Mc 16,15); non versa sangue altrui (Lc 22,49-51; Gv 18,10-11), ma offre il suo (Gv 19,34); non ruba la vita, ma dona liberamente la sua vita (Gv 10,11-12) in riscatto dei suoi crocifissori (Lc 23,33-25).

Ogni volta che noi facciamo il male agli altri, ogni volta che giudichiamo, ogni volta che usiamo le parole come armi; ogni volta che siamo ingiusti, ogni volta che siamo superficiali e non pensiamo alle conseguenze delle nostre azioni, delle nostre parole e delle nostre omissioni, anche le nostre mani grondano sangue e non abbiamo diritto di nominare Dio perché siamo vittime dell’idolo della violenza e della superbia. Siamo semplicemente la reincarnazione di Adam ed Eva che pensano di sostituirsi a Dio. Chi ci salverà da questa disperazione? Una donna ci apre uno spiraglio che ci lascia irrompere la potenza di Dio che travolge ogni indizio di male e inonda il mondo con la luce della sua Shekinàh/Presenza: «Entrando da lei, disse: Gioisci /Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è in mezzo a te» (Lc 1,28). Nella preghiera del mattino ancora oggi gli Ebrei maschi pregano così: «Benedetto sei tu, Signore, nostro Dio, Re dell’universo che hai dato al gallo l’intelligenza di distinguere il giorno dalla notte… Benedetto sei tu, Signore…che non mi hai creato idolatra/pagano … che non mi hai fatto nascere schiavo … che non mi hai creato donna». La donna, invece, ringrazia Dio come gli uomini per non averla creata idolatra/pagana e schiava, ma poi alla terza invocazione prega così: « Benedetto sei tu, Signore, nostro Dio, Re dell’universo, che mi hai creata secondo la tua volontà»4.

La risposta che Maria dà all’angelo è la sintesi di un abbandono alla volontà di Dio sulla quale si è educata a riposare fin da bambina. Ogni mattina Maria s’immerge nella volontà di Dio e ora nel momento in cui Dio la chiama per essere lo spiraglio di luce per tutta l’umanità, lei non trova altre parole che quelle che ha recitato ogni giorno nel suo cuore: «Oh, si! Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Luca, evangelista di seconda generazione, non ha conosciuto Gesù, ma è discepolo di Paolo, conosce Pietro e forse qualche altro discepolo. Egli probabilmente ha accesso ad una fonte particolare che si può identificare nella cerchia della famiglia/parenti di Gesù che dopo la morte hanno cominciato a tramandare ricordi ed episodi della sua infanzia e di quella di Giovanni il Battista. Il racconto dell’annunciazione si inserisce in un quadro molto più ampio che espone una grande teologia della storia attraverso i nomi dei protagonisti. Li ricordiamo in ordine di comparizione:

1.

Zaccaria

=

Dio si è ricordato

L’Onnipotente si è ricordato dell’alleanza con Abramo, ha giudicato il mondo e ha fatto grazia; ha aggiunto un amore sconfinato (Maria senso passivo) e ha dato la salvezza, ascoltando la preghiera del suo popolo Israele.

La storia per Lc è il luogo Dio opera e coloro che sceglie sono non solo i testimoni, ma gli strumenti consapevoli e liberi che rendono possibile l’inter-vento di Dio.

2.

Elisabetta

=

Dio ha giudicato

3.

Giovanni

=

Dio fa grazia

4.

Gabriele

=

Dio è potente

5.

Giuseppe

=

Dio ha aumentato/aggiunge

6.

Maria

=

Amata da Dio

7.

Gesù

=

Dio salva/è salvezza

8.

Simeone

=

Dio ascolta

9.

Anna

=

Dio favorisce/fa grazia

Con il «Fiat» di Maria, «Nulla è impossibile a Dio» (v. 37) perché il cuore e l’intelligenza di una donna hanno condiviso da un lato la desolazione dell’umanità e dall’altro la volontà di salvezza di Dio. Ancora una volta, come sempre ogni salvezza, ogni progresso di vita e di amore si coniuga al femminile perché passa attraverso la donna che è da sempre il cuore e la periferia del creato.

Professione di Fede (rinnovo delle promesse battesimali)

All’inizio dell’avvento, ritorniamo alla sorgente del nostro battesimo e rinnoviamo le promesse della nostra fede perché il nostro cammino verso il Natale e la seconda venuta del Signore alla fine della storia sia segnato dalla fiaccola della fede che illumina i nostri passi e dalla decisione che vogliamo vivere coerenti con ciò che abbiamo ricevuto e che vorremmo tramandare. Lo facciamo in comunione con i milioni di cristiani che oggi in tutto il mondo rinnovano la stessa professione di fede.

 

Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra? Credo.

Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre? Credo.

Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna? Credo.

Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. Questa fede noi ci gloriamo di professare in Cristo Gesù nostro Signore. Amen.

 

Preghiera universale [Intenzioni libere]

LITURGIA EUCARISTIACA

Prima di presentare le offerte all’altare, ascoltiamo la Parola del Signore: «Se tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono» (Mt 5,23-24). Questa Parola è per noi un comandamento perché nessuno può celebrare il Signore nell’Eucaristia senza avere partecipato il perdono che abbiamo ricevuto. Lasciamo convertire dalla grazia di Dio.

La Pace del Signore sia con Voi E con il tuo Spirito

Scambiamoci un gesto sincero di pace e di accoglienza.

[La raccolta abbia un senso sacramentale di condivisione con la parrocchia che viene incontro a chi ha bisogno senza rumore]

Preparazione delle offerte. Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo, perché dalla tua misericordia abbiamo ricevuto questo pane e questo vino, frutti della terra, della vite e del lavoro dell’uomo e della donna. Li presentiamo a te perché diventino per noi cibo e bevanda di salvezza. Benedetto nei secoli il Signore.

Preghiamo, fratelli e sorelle, perché il nostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente.

Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.

Preghiamo (sulle offerte). Accogli, o Dio, i doni che presentiamo all’altare, e consacrali con il tuo Spirito, che ha riempito con la sua potenza il grembo della Vergine Maria. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

PREGHIERA EUCARISTICA II (detta di Ippolito, prete romano del sec. II)

Prefazio dell’Avvento II/A: Maria nuova Eva

Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. In alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore.

Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio. E’ cosa buona e giusta.

E’ veramente giusto rendere grazie a te, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo, per il mistero della Vergine Madre.

Dall’antico avversario venne la rovina, dal grembo verginale della figlia di Sion è germinato colui che ci nutre con il pane degli angeli ed è scaturita per tutto il genere umano la salvezza e la pace.

Osanna nell’alto dei cieli. Benedetto colui che viene, nel Nome del Signore. Kyrie, eleison! Christe, elèison!

La grazia che Eva ci tolse ci è ridonata in Maria. In lei, madre di tutti gli uomini, la maternità, redenta dal peccato e dalla morte, si apre al dono della vita nuova.

Non hai voluto che Davide ti costruisse una casa, perché volevi che nuova alleanza che hai scritto nell’umanità del tuo Figlio, si manifestasse nell’arca del grembo di Maria, Madre di Dio e Donna della terra (cf 2Sa 7,5).

Dove abbondò la colpa, sovrabbonda la tua misericordia in Cristo nostro Salvatore.

Tu, o Signore, hai promesso a Davide un casato, prefigurando così la discendenza del Messia in Gesù nato a Betlemme di Giuda quando venne la pienezza del tempo (cf 2Sa 7,11.12; Gal 4,4).

E noi, nell’attesa della sua venuta, uniti agli angeli, ai santi e alle sante del cielo e della terra, proclamiamo l’inno della tua lode:

Santo, Santo, Santo, il Signore degli eserciti. Kyrie, eleison! Christe, elèison! Pnèuma, eleison! Tutta la terra è piena della sua gloria Osanna al Signore che era e che è e che viene (cf Is 6,3).

Padre veramente santo, fonte di ogni santità, santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito perché diventino per noi il corpo e il sangue di Gesù Cristo nostro Signore.

A Davide hai costruito una casa, ma per noi hai preparato l’Eucaristia che è la nostra casa e la nostra speranza fino alla fine del mondo (Cf 1Sa 7,14.16).

Offrendosi liberamente alla sua passione, prese il pane e rese grazie, lo spezzo, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO É IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.

Cantiamo in eterno l’amore del Signore di generazione in generazione: egli è Pane per noi (cf Sal 89/88,2).

Dopo la cena, allo stesso modo, prese il calice e rese grazie, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E BEVETENE TUTTI: QUESTO É IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.

T’invochiamo nostro Padre e roccia della nostra salvezza da dove scorre il vino dell’alleanza (cf Sal 89/88,29).

FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.

Noi t’invochiamo, non tardare a risponderci e vieni, Signore! Maràn athà – Signore nostro vieni! (cf Sal 102/101,3).

MISTERO DELLA FEDE

Contempliamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione e attendiamo il tuo ritorno. Ecco lo sposo, andiamogli incontro (cf Mt 25,6).

Celebrando il memoriale della morte e risurrezione del tuo Figlio, ti offriamo, Padre, il pane della vita e il calice della salvezza, e ti rendiamo grazie per averci ammessi alla tua presenza a compiere il servizio sacerdotale.

Celebriamo in tuo onore il mistero rivelato all’apostolo Paolo e invochiamo lo Spirito che ci confermi nel suo vangelo annunciato a tutte le genti (cf Rom 16,25).

Ti preghiamo per la comunione al corpo e al sangue di Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo.

A Cristo, Sapienza manifestata al mondo nella forza dello Spirito, la nostra lode e gloria (cf Rom 16,27).

Ricordati, Padre, della tua Chiesa diffusa su tutta la terra: rendila perfetta nell'amore in unione con il Papa …, il Vescovo …, le persone che amiamo e che ricordiamo… e tutto l’ordine sacerdotale che è il popolo dei battezzati.

Come Maria ci rallegriamo perché nell’Eucaristia sei in mezzo a noi per restare con noi (cf Lc 1,28).

Ricordati dei nostri fratelli, che si sono addormentati nella speranza della risurrezione e di tutti i defunti che affidiamo alla tua clemenza … ammettili a godere la luce del tuo volto.

Non temiamo il tuo volto, Signore! Sappiamo che tu ci raduni in assemblea perché vuoi vedere il volto orante della Chiesa e ascoltare la sua nella nostra voce (cf Lc 1,30; Targum a Ct 2,8).

Di noi tutti abbi misericordia: donaci di avere parte alla vita eterna, con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, gli apostoli e tutti i santi, che in ogni tempo ti furono graditi: e in Gesù Cristo tuo Figlio canteremo la tua gloria.

Tu mandi lo Spirito Santo sulla nostra Eucaristia per generarci con la sua ombra. Noi rispondiamo con Maria: Oh, sì! Eccoci, siamo servi e serve del Signore: avvenga per noi la sua Parola (cf Lc 1,35.38).

Dossologia [è il momento culminante dell’Eucaristia: il vero offertorio]

PER CRISTO, CON CRISTO E IN CRISTO, A TE, DIO, PADRE ONNIPOTENTE, NELL'UNITA DELLO SPIRITO SANTO, OGNI ONORE E GLORIA, PER TUTTI I SECOLI DEI SECOLI. AMEN.

Padre nostro in aramaico: Idealmente riuniti con gli Apostoli sul Monte degli Ulivi, preghiamo, dicendo:

Padre nostro che sei nei cieli

Avunà di bishmaià

sia santificato il tuo nome

itkaddàsh shemàch

venga il tuo regno

tettè malkuttàch

sia fatta la tua volontà

tit‛abed re‛utach

come in cielo così in terra.

kedì bishmaià ken bear‛a.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Lachmàna av làna sekùm iom beiomàh

e rimetti a noi i nostri debiti

ushevùk làna chobaienà

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori

kedì af anachnà shevaknà lechayabaienà

e non abbandonarci alla tentazione

veal ta‛alìna lenisiòn

ma liberaci dal male.

ellà pezèna min beishià. Amen!

Ant. alla comunione (Lc 1,38): «Oh, si, eccomi! sono la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

Dopo la comunione

Da Pedro Casaldàliga, Con Dio, in mezzo al popolo (Com Deus no meio do povo)

Maria nostra del Magnificat: / vogliamo cantare con te! / Maria della nostra Liberazione!

Con te proclamiamo la grandezza del Signore, che è l’unico grande, / e in Lui ci rallegriamo con te, perché, nonostante tutto, Egli ci salva. / Con te cantiamo, Maria, esultanti di gratitudine, / perché Egli punta sugli insignificanti; / perché il suo podere si riversa su di noi in forma di amore; / perché Egli è sempre fedele; / uguale nelle nostre diversità; / unico per la nostra comunione, / di tempo in tempo, di cultura in cultura, di persona in persona. / Perché il suo braccio interviene storicamente, / mediante le nostre braccia, incerte ma libere; / perché un giorno interverrà, definitivamente, Lui.

Perché è Lui che distrugge i progetti delle transnazionali / e sostiene la fede dei piccoli / che si organizzano per sopravvivere umanamente. / Perché svuota le cassaforti dei capitalisti dei loro profitti / e apre spazi comunitari / per la semina, l’educazione e la festa / a favore dei diseredati.

Perché rovescia dal loro trono tutti i dittatori / e sostiene la marcia degli oppressi / che distruggono strutture alla ricerca di Liberazione. / Perché sa perdonare la sua Serva, la Chiesa, / sempre infedele, credendosi Signora, / e tuttavia sempre amata prescelta, a causa dell’alleanza che Egli fece un giorno nel sangue di Gesù.

Maria di Nazareth, cantora del Magnificat, serva di Elisabetta: / resta anche con noi, che sta per arrivare il Regno! / Resta con noi, Maria, / con l’umiltà della tua fede, capace di accogliere la Grazia; / resta con noi, / con lo Spirito che ti fecondava la carne e il cuore; / resta con noi, / con il Verbo che cresceva in te, / umano e Salvatore, ebreo e Messia, Figlio di Dio e figlio tuo, / nostro Fratello, / Gesù.

Da G. Ringlet, Elogio della fragilità, in Il Messalino, Edizioni Dehoniane on line, Bologna [Anno Liturgico B].

Maria-Silenzio di Galilea, / “una ragazza di campagna” (M. Jacob)
Maria-Tenerezza di Betlemme, / “una ragazza più giovane del peccato” (G. Bernanos)

Maria-Calore di Nazareth, / “la donna prima del freddo, / la donna delle lane nuove” (J.-Cl. Renard) /

Maria-Cammino, / che fa avanzare Dio. / Maria-Frontiera, / che fa attraversare Dio. / Maria-Casa
la cui porta si fende per lasciare passare Dio, / per mettere al mondo un giovane “di bello sguardo
e di bell'aspetto”

Preghiamo. O Dio, che ci hai dato il pegno della vita eterna, ascolta la nostra preghiera: quanto più si avvicina il gran giorno della nostra salvezza, tanto più cresca il nostro fervore, per celebrare degnamente il Natale del tuo Figlio. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Il Signore è con voi. E con il tuo spirito.

Il Signore che ha rifiuta una casa da Davide, vi trasformi in tempio del suo Spirito.

Il Signore che costruisce un casato a Davide, ci dia la gioia di essere Chiesa nel mondo.

Il Signore che esige la trasparenza del cuore, vi trasformi in tempio di testimonianza.

Il Signore che invia l’arcangelo Gabriele, ci trasformi in messaggeri di Pace e di vita.

Il Signore che chiama una donna a dare inizio alla nuova alleanza, vi protegga e vi benedica.

Il Signore che annuncia nel silenzio la nascita del Figlio suo, ci assista nel lavoro e negli affetti.

Il Signore che vi accompagna con l’ombra dello Spirito Santo, vi difenda ogni male.

Il Signore che ci attende giudice misericordioso nel suo Regno, ci consoli nella gioia della solidarietà.

E la benedizione dell’onnipotente tenerezza del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo discenda su di voi, sulle persone che amate, sulla chiesa e sul mondo intero e vi rimanga sempre . Amen.

Termina qui la Messa come sacramento rituale; inizia ora la Messa della vita. Nella forza dello Spirito Santo andiamo nel mondo e testimoniamo quanto abbiamo celebrato.

Nel Nome del Signore Gesù e con la forza del suo Spirito, rendiamo grazie a Dio.

_________________________

© Domenica 4a del tempo di Avvento-B – Parrocchia di S. M. Immacolata e S. Torpete – Genova

[L’uso di questo materiale è libero purché senza lucro e a condizione che se ne citi la fonte bibliografica]

Paolo Farinella, prete – 18/12/2011 – San Torpete – Genova.

1  Con Casa di Giacobbe o figli d’Israele si indicano le dieci tribù che formano il regno del nord, separato da quello di Giudea accentrato in Gerusalemme e nel Tempio. Il riferimento dell’Angelo ha lo scopo di significare che il Figlio di Maria riporterà l’unità nel popolo diviso d’Israele (Per le espressioni cf Es 19,3; Dt 32,9; 33,4,10; 2Sam 23,1; 1Cr 16,13,17; Ne 23,7,10,21,23; Sal 14,7; 22,23; 44,4; 53,6; 59,13; 77,15; 78,5,21,71; 85,1; 105,6,10; 114,1; 147,19; Is 2,5-6; 8,17; 10,20-21; 27,6,9; 42,24; 44,1-5; Ger 2,4; 31,7; 46,27-28; Ez 20,5; 39,25; Am 3,13; Abd 17-18; Mi 3,1; Mal 2,12; 3,6; Lu 1,33; Rom 11,27).

2 Nell’agosto del 390 la popolazione di Tessalonica si ribellò contro il governatore Boterico per i suoi gravi soprusi. Questi per rappresaglia proibì i giochi annuali (sul tipo delle Olimpiadi) molto popolari. Il popolo si sollevò e riuscì a mettere le mani su Boterico impiccandolo. L’imperatore Teodosio ordinò la rappresaglia ordinando che fossero uccisi «tutti quanti», riferendosi forse ai responsabili. La milizia incaricata della rappresaglia interpretò in senso estensivo l’ordine, con uno stratagemma fece entrare gran parte della popolazione nel circo, chiusero le porte e uccise 7.000 persone, uomini, donne e anziani, quasi tutta la popolazione della città. Secondo la versione di Teodoreto di Ciro (393 ca. – 457 ca.), vescovo e storico bizantino, quando l’imperatore venne a Milano e come di consueto volle entrare nel tempio sacro, Ambrogio gli si fece incontro dinanzi all’ingresso e non gli permise di accedere all’atrio del tempio, imponendogli una pubblica penitenza. Nel 393, espiata la penitenza, Teodosio rientrò nel duomo di Milano. Su questo episodio vi sono però diverse versioni.

3 Di norma nella Bibbia, il cavallo è considerato negativamente sia come una bestia superba che come una bestia da guerra (Sal 20,8; 33,17; 76,7; 147;10; Pr 21,31; Is 31,3; Os 1,7), mentre l’asino è considerato positivamente come bestia pacifica e come animale da lavoro (Gen 22,3.5; 42,27; 44,13; Es 4,20; 23,4-5; Nm 22,22-23; Dt 22,10; Gs 15,18; Gdc 1,14; 1Sam 25,20.23.42; 2Sam 17,23; Lc 10,34). Cf anche il nostro articolo: P. Farinella, «Asino Vs cavallo», in Missioni Consolata (MC), 4-aprile (2006), 47-49.

4 Preghiera del mattino detta, dalla parole iniziali ’Elohai neshamàh/Barùk – Signore mio l’anima/Benedetto.



Giovedμ 15 Dicembre,2011 Ore: 14:41
 
 
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