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www.ildialogo.org Domenica 3a Avvento – B – 11 dicembre 2011,di Paolo Farinella, prete

Domenica 3a Avvento – B – 11 dicembre 2011

di Paolo Farinella, prete

Nella introduzione generale al tempo di Avvento che abbiamo fatto nella 1a domenica, abbiamo ripreso i passaggi dell’origine storica di questo tempo che oggi è il risultato della sintesi tra l’aspetto penitenziale sviluppatosi in Gallia e l’aspetto gioioso sviluppatosi in Roma. Poiché l’Avvento in Gallia aveva un andamento penitenziale fu chiamato anche Quaresima di San Martino perché dall’11 novembre a Natale corrono esattamente quaranta giorni. Il nome Quaresima di San Martino fu scelto per la sua corrispondenza ai quaranta giorni della Quaresima che precedono la Pasqua. Come questa era dominata dalla penitenza e dal digiuno, così anche in Avvento fu prescritto un digiuno che si stabilizzò in tre giorni alla settimana. La Chiesa, nella sua maternità previdente, alla 3a domenica, quasi a ridosso del Natale, rompe il digiuno e invita alla festa, alla gioia. Oggi è la 3a domenica di Avvento e l’Eucaristia è connotata da un costante invito alla gioia tanto che fu addirittura chiamata domenica «Gaudete/Rallegratevi» dalla prima parola dell’antifona d’ingresso che dice testualmente: «Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi… il Signore è vicino/Gaudete in Domino semper iterum dico gaudete …Dominus prope» (Fil 4,4). Il tema della gioia è ripreso nella 2a lettura tratta dalla 1a lettera ai Tessalonicesi (5,16-24), in cui Paolo esorta a gioire, a pregare, a discernere, a vivere in pace con il Dio della pace.

La liturgia come 1a lettura ci propone un brano del Terzo Isaia (Is 61,1-11) il cui inizio, secondo Luca, Gesù utilizzerà nella sinagoga di Nazaret per presentare ufficialmente la sua missione di inviato del Padre (Lc 4,12-21). Il profeta Isaia presentava la sua vocazione profetica come annuncio del vangelo ai poveri, cioè a coloro che la tradizione profetica aveva identificato come «poveri/umili di Yhwh» (in ebraico: ‘anawim») che poi s’identificheranno con le categorie deboli, coloro cioè che la società evoluta disdice e non considera. Questi poveri sono una categoria religiosa più che sociologica: sono infatti coloro, che consapevoli della presenza del Signore nella Storia, ne assumono il carico e ne portano avanti le coordinate nascoste attraverso la loro vita vera e coerente, senza conflitti d’interesse, senza condizioni. Sono coloro che più tardi, Gesù proclamerà «beati» (cf Mt 5,3).

Al tempo di Gesù, nella sinagoga si leggevano due letture, la 1a sempre tratta dalla Toràh (Pentateuco) e la 2a dai Profeti. La 1a era proclamata da un levita, la 2a da un laico presente che si autoinvitata o veniva invitato. Gesù, in quanto laico, si avvale di questa prerogativa, si alza e legge il rotolo del profeta Isaia. Finito di leggere, consegna il rotolo e commenta il testo. E’ interessante notare il modo di citare di Gesù che così dà al testo una prospettiva nuova che non è più quella del profeta. Isaia dice: «Mi ha mandato ad evangelizzare i poveri … a promulgare l’anno di grazia del Signore (il giubileo), un giorno di vendetta per il nostro Dio (il giudizio di condanna)» (Is 61,3: il testo nella 1a lettura). Gesù spezza il testo e non cita le parole «un giorno di vendetta», ma si ferma immediatamente prima, limitandosi ad annunciare l’anno giubilare di perdono: «un anno di misericordia» (Lc 4,19) e tralasciando l’annuncio della vendetta. Ecco la logica del Regno annunciato da Gesù: Dio è colui che dilata il tempo per offrire all’umanità l’occasione per la conversione. Il tempo di Gesù è un supplemento di tempo.

Se Dio offre un tempo supplementare a ciascuno di noi, non si può fare penitenza, ma si deve fare festa; per questo il tema della gioia è l’emblema della 3a domenica che il rituale distingue dalla altre anche nel colore delle vesti liturgiche: oggi infatti si usa il colore «rosa» al posto del «viola». Il tema della gioia è pertinente perché appartiene all’attesa, al vangelo che etimologicamente significa «annuncio che porta gioia» e nel tempo di Avvento per noi s’inaugura un anno giubilare di misericordia: il nuovo anno liturgico-B è il nostro nuovo «kairòs/tempo opportuno», qualitativamente favorevole per l’incontro con il Signore nella Storia. Dirà Giovanni che Dio ha mandato nel mondo il Figlio suo non per condannare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo suo ( cf Gv 3,17). Il motivo della gioia è dunque radicato in Dio stesso, in forza del principio che c’è più gioia in cielo per un peccatore che si converte che non per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione (cf Lc 15.7)

Il vangelo dal canto suo ci propone la parte in prosa del Prologo di Giovanni che descrive la figura del Precursore come spartiacque tra il mondo delle tenebre e il mondo della luce attraverso una conversazione drammatica e anche scaltra da parte di Giovanni Battista. Egli infatti non solo riesce a non rispondere ai suoi interlocutori, mandati dai capi religiosi a verificare la novità del battesimo di penitenza, ma sa anche depistare la loro attenzione da sé per indirizzarla su quella del Messia. Giovanni cioè svolge veramente il suo ruolo di «voce che grida»: egli non attira a sé e non fa concorrenza, ma conduce a colui che è in mezzo a loro e che loro non conoscono (Gv 1,26). Giovanni Battista avrebbe potuto essere un ottimo psicoterapeuta.

Non basta cercare per trovare, bisogna anche sapere cercare. Sant’Ignazio negli Esercizi spirituali insegna il «principio e fondamento» del metodo cristiano che è «sapere ciò che voglio». Domenica scorsa, nella 2a di Avvento abbiamo riflettuto sul senso teologico della strada e oggi la liturgia porta ancora più a fondo questa riflessione: non basta mettersi in strada, bisogna sapere dove andare, bisogna conoscere la mèta. Chi fa una ricerca, parte da una idea, chi vuole raggiungere un obiettivo, conosce l’obiettivo. Se vogliamo incontrare Dio, dobbiamo conoscere noi stessi. Per tre volte Giovanni dice di non essere quello che gli altri pensano che egli sia (vv. 20-21) e infine quando gli chiedono «Che cosa dici di te stesso?» (v. 22) risponde di essere solo la voce anonima che annuncia uno più forte di lui (v. 23). Egli sa perfettamente di essere la voce, ma contemporaneamente sa anche di non essere il Cristo, Elia o il profeta (vv. 20.21.25). Non si appropria di funzioni non sue, né si sminuisce per paura o per convenienza: egli è se stesso, solo e semplicemente se stesso: davanti alle folle, davanti ai capi, davanti al «più forte», davanti alla sua coscienza.

Partecipare all’Eucaristia è come andare alla fontana che sta in mezzo al villaggio per attingere acqua e portarne a casa come fa Rebecca secondo Origene (Omelie sulla Genesi, X, 2; Omelie sui Numeri, XII,1): ci nutriamo della Parola e del Pane, il nutrimento della nostra identità per poi andare nel mondo per essere soltanto noi stessi perché solo così possiamo essere testimoni di colui che viene e che è più forte di Giovanni Battista. Affidiamoci alla consolazione dello Spirito Santo perché la nostra debolezza sia pronta a celebrare il Signore Risorto, accogliendo l’invito dell’apostolo Paolo che è l’antifona d’ingresso (Fil 4,4-5): «Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino».

Spirito Santo, tu hai consacrato Gesù con l’unzione regale del Messia, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci hai consacrati nella sorgente del battesimo, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu hai preparato i poveri a ricevere l’anno di misericordia, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu sei il Consolatore che Dio manda agli afflitti, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu incoroni di profezia chi crede nel Cristo di Dio, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu fai esultare in Dio salvatore l’anima di Maria, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu guardi l’umiltà dei cuori e non la potenza esteriore, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu compi in ciascuno di noi le meraviglie del Signore, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu soccorri gli affamati e rendi vuota l’anima dei ricchi, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci ricordi la misericordia di Dio, Padre per sempre, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu non ti lasci spegnere dalla nostra inerzia paurosa, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu alimenti in noi il carisma di profezia e di obbedienza, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu presiedi ogni nostro discernimento tra bene e male, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu sveli a noi il volto del Dio della pace, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu sei in noi il testimone autentico del Dio fedele, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu hai guidato Giovanni Battista sulle rive del Giordano, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu hai assistito Giovanni nella sua testimonianza a Cristo, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu hai svelato a Giovanni l’identità di colui che annunciava, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci insegni che l’identità è nel profondo della coscienza, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu vieni in aiuto alla nostra debolezza, noi t’imploriamo, Veni, Sancte Spiritus!

Nel battesimo siamo stati consacrati con l’unzione dello Spirito nel segno dell’acqua e così siamo stati abilitati a vivere di Eucaristia. Viviamo in un tempo in cui gli opportunismi prevalgono sulla profezia e c’è sempre il rischio di smarrire la nostra vera personalità che è quella di essere sempre figli di Dio, redenti e riscattati dal sangue del Figlio. Preghiamo insieme il Signore della luce che illumini questa nostra terza domenica di Avvento, nel segno del cero, simbolo della nostra presenza che si consuma davanti a Dio

[Si accende il la 3a fiamma, simbolo della 1a domenica di Avvento]

1. Signore, ecco il cero è segno dell’Avvento atteso.

Sia luce nelle difficoltà e decisioni.

Sia fuoco che brucia ogni egoismo.

Sia fiamma che riscalda il cuore

per lenire le ferite e dare tenerezza.

nelle due tendenze del cuore

nel bene e nel male perché speriamo

e vogliamo amarti sempre e ovunque.

4. Tu doni lo Spirito di fuoco,

fiamma che il cuore consuma:

2. Fra poco l’Assemblea si scioglierà!

Noi andremo per le strade della vita,

restando sempre con te nel silenzio orante

del cuore nel segno di questo cero

che brucia e si consuma, testimone ardente

del nostro desiderio di vivere d’amore

sull’altare della vita in ogni incontro ed evento.

come questo cero che si scioglie

al calore della fiamma,

donaci di sciogliere la nostra vita

al fuoco della passione per Te,

per i Fratelli e le Sorelle, compagni

di viaggio e di vigilante tenerezza.

5. E’ Avvento! Il tuo tempo, Signore!

3. Signore, Tu ci insegni ad ardere

d’amore in ciò che viviamo,

La nostra eternità. Amen! Amen!

Raccogliendo l’invito alla gioia, propria di questa domenica, invochiamo su di noi, sulla Chiesa e sul mondo la benedizione della Santissima Trinità che celebriamo nel mistero della sua unità:

(italiano)

Nel Nome

del Padre

e del Figlio

e dello Spirito

Santo.

Amen.

(ebraico)

Beshèm

ha’av

vehaBèn

veRuàch

haKodèsh.

Facciamo festa e siamo gioiosi perché ogni volta che chiediamo perdono con la sincerità del cuore, in cielo gioiscono gli angeli, le sante e i santi che con noi oggi formano il «corpo mistico» di Cristo che raduna ai piedi della croce l’intero popolo di Dio. Il perdono di Dio è la condizione per conoscere noi stessi nel pozzo profondo della nostra anima. La misericordia di Dio ci restituisce l’immagine della nostra identità. Chiediamo perdono con la fiducia e con l’abbandono proprio dei figli che si fidano del loro Padre che li convoca alla mensa della gioia.

[Esame di coscienza: sia reale con un congruo tempo]

Signore, tu ci hai chiamati tuoi figli nell’acqua dello Spirito Santo, Kyrie, elèison!

Cristo, tu ci hai consacrato con l’unzione del tuo sangue redentore, Christe, elèison!

Signore, tu sai quello che c’è nel nostro cuore e lo purifichi col perdono, Pnèuma, elèison!

Cristo, tu ci convochi per essere precursori della Parola nel mondo, Christe, elèison!

Signore, tu Dio della Pace, educa il nostro cuore a costruire la pace, Pnèuma, elèison!

Cristo, tu sei il più forte che viene avanti a noi per segnare la strada, Christe, elèison!

Signore, tu sei l’agnello di Dio che prendi su di te peccato del mondo, Kyrie, elèison!

Dio onnipotente che ha mandato il suo Figlio ad annunciare il vangelo ai poveri e raccogliere attorno alla Parola di Dio tutti gli emarginati e dispersi del mondo in ogni tempo ed epoca; il Dio che annuncia un vangelo di gioia e di misericordia e manda il Precursore a preparare le menti e i cuori ad accogliere il più forte che viene dopo di lui; per i meriti dei santi e delle sante del cielo e della terra di ogni tempo, popolo e cultura, abbia misericordia di noi perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. Amen.

Preghiamo (colletta). O Dio, Padre degli umili e dei poveri, che chiami tutti gli uomini a condividere la pace e la gioia del tuo regno, mostraci la tua benevolenza e donaci un cuore puro e generoso, per preparare la via al Salvatore che viene. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Mensa della Parola

Prima lettura Is 61, 1-2.10-11 [liturgia: 1-2a.10-11]. Un discepolo della corrente profetica di Isaia, vissuto al tempo del dopo esilio di Babilonia (sec. VI a.C.), dopo avere riflettuto sulla missione nuova del profeta (vv. 1-3), analizza il suo messaggio (vv. 4-11). Purtroppo la liturgia di oggi tralascia i vv. 3-9 mutilando il testo e il messaggio. La doppia razione di obbrobrio mutata in una doppia razione di felicità del v. 7 è un preludio delle beatitudini: Beati voi che ora siete poveri… guai a voi che ora siete ricchi (Lc 6, 20-26). Il testo è importante perché annuncia contemporaneamente la liberazione e il giudizio, ma nella sinagoga di Cafarnao, quando Gesù applica a se stesso questo testo di «consacrazione», si limita ad annunciare la nuova alleanza di Dio con i poveri e a proclamare l’anno di misericordia, omettendo ogni riferimento al giudizio e alla vendetta di Dio. La nuova alleanza è la Misericordia.

Dal libro del profeta Isaia 1-2a.10-11

1 Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, 2 a promulgare l’anno di grazia del Signore. 10 Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia, come uno sposo si mette il diadema e come una sposa si adorna di gioielli. 11 Poiché, come la terra produce i suoi germogli e come un giardino fa germogliare i suoi semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutte le genti. Parola di Dio.

Salmo responsoriale Lc 1,46-50. 53-54. Il salmo di oggi è sostituito dal canto del Magnificat di Maria, che è una sintetica rielaborazione dell’AT. Il cantico forse era usato nei circoli dei poveri e doveva essere attribuito alla Figlia di Sion le cui caratteristiche Lc travasa in Maria. L’inno, che ha un modello in quello di Anna madre del profeta Samuele (1Sa 2,1-10), sviluppa due temi: i poveri e i piccoli che vedono le loro situazioni rovesciate a scapito dei ricchi, come nelle Beatitudini di Lc (6,20-26) e quello d’Israele che Maria riassume in sé, assumendo la fede di Abramo.

Rit. La mia anima esulta nel mio Dio.

 

1. 46 L’anima mia magnifica il Signore

47 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

48 perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

D’ora in poi tutte le generazioni

mi chiameranno beata. Rit.

2. 49 Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente

e Santo è il suo nome:

50 di generazione in generazione la sua misericordia

per quelli che lo temono. Rit.

3. 53 Ha ricolmato di beni gli affamati,

ha rimandato i ricchi a mani vuote.

54 Ha soccorso Israele, suo servo,

ricordandosi della sua misericordia. Rit.

 

Seconda lettura 1 Ts 5,16-24. Le prime parole di questa lettura danno il tono gioioso a tutta la 3a domenica di Avvento che viene appunto chiamata «Dominica Gaudete». Siamo intorno al 51 d.C. e Paolo conclude la sua lettera ai cristiani di Tessalonica (l’attuale Salonicco, nella regione della Macedonia) con alcune raccomandazioni. Il testo di oggi riporta quelle parole rivolte ai singoli individui invitati a vivere nella gioia, nella preghiera e in un atteggiamento di costante rendimento di grazie. Fondamentale il v. 21 che enuncia il criterio del discernimento: valutare tutto (bene e male), ma scegliere solo il «buono».

Dalla prima lettera di Paolo apostolo ai Tessalonicesi 1 Ts 5,16-24

Fratelli, 16 siate sempre lieti, 17 pregate ininterrottamente, 18 in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. 19 Non spegnete lo Spirito, 20 non disprezzate le profezie. 21 Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male. 23 Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. 24 Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo! - Parola di Dio.

Vangelo Gv 1,6-8.19-28. Il brano del vangelo di oggi è tratto dal prologo di Giovanni, sicuramente un’aggiunta posteriore, ed è molto delicato da trattare esegeticamente. Vi è un sostrato proprio di Giovanni a cui sono mescolati influssi sinottici. Sacerdoti e leviti, specialisti di ritualità, vanno a verificare il nuovo rito introdotto da Giovanni e anche con quale autorità introduce novità rituali. L’intervista si orienta sulla personalità del Battista con la domanda «Chi sei?» che attraversa tutto il vangelo con l’intento di catturare la vera identità di Gesù (Gv 1,21-22; 6,42; 7,11-12. 40-42; 8,25; 9,12. 36; 10,34; 21,12). Giovanni però riesce a trasferire l’attenzione da sé a colui che viene dopo di lui (cf v. 27) di cui è solo il Precursore, ma che i capi non conoscono. In mezzo a noi c’è uno che rischiamo di non conoscere e per questo celebriamo l’Eucaristia: perché nella Parola, nel Pane e nel Vino possiamo riconoscere il Lògos che «era in principio» (Gv 1,1).

Canto al Vangelo

Alleluia. Lo spirito del Signore Dio è su di me: / mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Giovanni 1,6-8.19-28

6 Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8  Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. 19  Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?» 20 Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21 Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22 Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23  Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa”. 24  Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25 Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26 Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27 colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 28 Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando1. - Parola del Signore.

Spunti di omelia

La testimonianza di Giovanni e la mia vita

L’applicazione della Scrittura alla propria situazione esistenziale è un procedimento conosciuto e di cui spesso smarriamo la via, limitandoci ad una lettura astratta della Bibbia, intellettuale o razionalistica o dall’altro versante talmente spiritualista da perdere di vista la dimensione umana, cioè l’ambito della nostra esperienza, l’unico ambito che possiamo vivere e abitare e dove soltanto possiamo incontrare Dio.

La comunità di Qumran, fiorente al tempo di Gesù, aveva sviluppato un procedimento esegetico, chiamato Pésher/Pesharìm (dalla radice pšr = spiegare, interpretare): «Alcuni testi – ad esempio il pésher di Abacuc – sono commenti completi di un testo biblico, che applicano quest’ultimo, versetto per versetto, alla situazione presente»2. Si legge la Parola per applicarla alla vita di «ora» e di «adesso». E’ il senso dell’omelia. Applichiamo questo metodo alla nostra situazione reale perché il Vangelo è Parola di Dio che risuona «oggi» per me, per noi (Lc 4,21) mentre la leggiamo e la commentiamo all’interno della nostra comunità eucaristica.

«Chi sei tu? – Tìs eî?» (Gv 1, 19 e 22; cf 8,25; 21,12).

La domanda posta dalla commissione d’inchiesta a Giovanni “Chi sei tu?”, è la domanda che attraversa la storia di ciascuno di noi, perché ci obbliga all’individuazione della nostra identità. In altre parole: io devo sapere chi sono. Non basta avere opinioni, o formule precostituite (Elia, il profeta), bisogna sapere chi si è e chi non si è, bisogna cioè avere un contatto vero e coerente con se stessi, se vogliamo vivere la nostra vita nell’autenticità e nella verità.

La commissione d’inchiesta viene dal Tempio, inviata dai Farisei, cioè dai custodi delle tradizioni, del culto, della spiritualità, della liturgia, della regola: sono gli specialisti del sacro. Noi siamo specialisti della vita religiosa, perché poniamo Dio nel mezzo dei nostri discorsi, dei nostri ragionamenti e delle nostre aspirazioni. C’è il rischio d’identificarci con Lui e di contrabbandare la nostra volontà con la sua e quindi di chiuderci alle «gioiose notizie» che ogni giorno c’invia attraverso gli avvenimenti che viviamo, anche quelli che a noi sembrano banali o insignificanti.

La domanda Chi sei tu? è personale e acquista un senso nuovo e dirompente: «Perché ho fatto questa scelta di vita, questo lavoro, questi impegni? Qual è la mia identità personale all’interno degli ambienti di vita e nelle relazioni che vivo? Qual è la ragione, la motivazione del mio essere uomo, donna, madre, figlia, marito, figlio? Giovanni sgombra subito il terreno, distruggendo le eventuali illusioni che i commissari avrebbero potuto farsi di lui e li incalza: «Io non sono il Cristo», non assumendosi onori e compiti che non gli appartengono. A volte, può succedere che le persone che vengono a contatto con noi, tendono a considerarci migliori degli altri. Non dobbiamo illudere con le apparenze: la nostra consistenza è semplicemente nell’essere noi stessi, sempre, ovunque con chiunque. Anche se questo comporta incomprensione, giudizi, etichettature, esclusione. Forse è possibile che di fronte agli altri non sappiamo cosa rispondere, ma quando rientriamo nel segreto della nostra stanza, là dove non possiamo né barare né nasconderci, perché «il Padre tuo, che vede nel segreto» (Mt 6, 4.6) ci obbliga a rispondere alla verità di noi stessi: «Chi sono io?».

L’apostolo Pietro mi chiede di testimoniare senza inganno a coloro che m’interrogano, il motivo che fonda la mia scelta di speranza: «Santificate il Cristo Signore nei vostri cuori, sempre pronti a dare risposta a chi vi domanda (il) motivo della speranza che è in voi» (1Pt 3,15). Se io non conosco qual è il mio nome, se ho smarrito la mia identità, quale risposta credibile io posso mai dare? Se l’immagine di Dio che è in me (Gen 1,27) non è nitida, come posso io mettere a fuoco quella nel volto e nel cuore dell’altro/a?

«Io, voce che grida nel deserto» (Gv 1,23; cf. Is 40,3; Mal 3,3-4). Giovanni non si appropria di diritti e meriti non suoi, egli s’identifica con una «voce che grida nel deserto». L’umanità ha raggiunto l’apice del suo deserto perché da Adam ed Eva in poi il processo di allontanamento da Dio, progressivo e inesorabile, ha raggiunto la sua pienezza: più in là da Dio, più lontano non si può più andare perché non c’è più né spazio né tempo; c’è il deserto, la non vita, l’isolamento. Resta solo lo spazio per una «voce che grida nel deserto» della disperazione… che Dio viene di persona, «in mezzo» agli uomini anche se gli uomini non lo sanno riconoscere. Per riconoscerlo è necessario cogliere la «voce» il cui grido nel caos diventa sempre più flebile, sempre più debole. Alla scuola di Giovanni il testimone, s’impara ad «ascoltare il silenzio» perché Dio sa parlare solo le parole del cuore e il cuore parla senza parole.

Essere voce! Forse è qui il mistero della vocazione cristiana. La voce è consistente finché contiene e trasmette il messaggio della Parola e se non ha contenuto, è solo un suono vuoto e vacuo. La voce mette solo in relazione chi parla e chi ascolta. E’ un soffio, anche quando grida, perché dice la fragilità di chi la usa.

Nel monastero della nostra esistenza, siamo chiamati ad essere questa voce a livelli diversi:

    • Sono voce che grida a livello individuale. Sperimento la distanza tra quello che dico di essere e quello che vorrei essere; tra la mia realtà e il mio ideale; tra il mio quotidiano e il sogno della mia libertà; tra gli idoli che riempiono la mia vita e il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, di Mosè, dei Profeti, di Giovanni Battista, degli Apostoli, di Maria e di Gesù Cristo. Allora nel silenzio della notte, nella solitudine dell’essere, nel colloquio della preghiera io sono voce che grida: «dagli abissi invocai te/gridai a te, o Yhwh: Signore, ascolta la mia voce!» (Sal 130/129,1-2); «Io grido a te: salvami!» (Sal 119/118,146).

    • Sono voce che grida nel deserto del mondo, quel mondo satanico che urla bisogni di schiavitù per rendere uomini e donne sempre più alienati da se stessi, assetati di denaro e di potere.

    • Sono voce che grida nel deserto di larga parte dell’umanità, impegnata a morire di parole morte da non avere tempo per invocare il Signore e Creatore. La maggior parte dei cristiani battezzati non ha tempo, nemmeno un’ora (cf Mt 26,40) da passare con il Creatore, l’Eterno che ci concede tutto il nostro tempo: 12 mesi all’anno, 52 settimane ca., 365 giorni 8.760 ore all’anno, 888 ore al mese, 168 ore alla settimana e noi? Noi come Pietro e gli altri due discepoli: «Non avete potuto vegliare un’ora sola con me» (Mt 26,40).

    • Sono voce che grida nel deserto dell’orgoglio e dell’autosufficienza per intercedere la compassione e la misericordia di Dio perché tutti gli uomini e le donne si salvino nel nome del Signore Gesù.

    • Sono voce che grida nel deserto della desolazione e del peccato, come Abramo che lotta con Dio nel silenzio della notte per pretendere la salvezza, in nome di un pugno di giusti (Gen 18, 16-33). voglio essere la voce che s’immola per la salvezza del mondo, per il quale Cristo ha dato la vita (ricordiamo il midrash ebraico dei 36 giusti nascosti in ogni generazione che salvano il mondo senza nemmeno saperlo).

    • Sono voce corale di lode e di gioia che raccoglie tutte le voci gioiose, sparse per il mondo, per stare davanti a Lui e perdere tempo con Lui, secondo il costume degli innamorati che hanno tempo soltanto per il tempo dell’amore. Io sono solo una voce, attento al richiamo dell’amore, per rispondergli subito e andargli incontro, nel convito d’amore: “Una voce, il mio diletto! Eccolo, viene…” (Ct 2,8).

In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete (Gv 1,26)

Il greco usa il verbo al perfetto (hèstēken) per indicare un’azione passata i cui effetti continuano nel presente in modo duraturo: «in mezzo a voi sta e ci resta uno che voi non conoscete» . E’ in mezzo a voi!, non fuori di voi, non accanto, non nelle vicinanze, non in un angolo: Egli sta al centro di voi stessi, è il centro del vostro esistere e del vostro vivere. Parafrasando gli angeli della risurrezione, potremmo dire: non cercate fuori di voi, colui che vive dentro di voi (cf. Lc 24,5). Eppure spesso lo cerchiamo oltre e al di là della nostra vita, illudendoci di trovarlo in chiesa, in coro, nella liturgia, nei riti, nella preghiera meccanica, senza sapere o facendo finta di sapere che questi sono luoghi della Presenza per se stessi. Possono esserlo, ma a condizione che io prima abbia attraversato il pozzo profondo del mio essere, là dove soltanto la solitudine dell’anima mi può mettere in contatto con la Shekinàh/Presenza nascosta di colui che vive in mezzo alla mia identità e ne svela il volto e la bellezza.

In mezzo a voi sta uno! La sua presenza è nel cuore stesso di questa comunità eucaristica, della vostra famiglia, delle vostre amicizie, a patto che ciascuno accetti di essere sacramento visibile dell’invisibile e strumento di comunicazione e di partecipazione. Egli sta in mezzo per farsi condividere, per farsi ancora spezzare dall’amore di quanti partecipano al banchetto della comunità, portando se stessi con le due tendenze al bene e al male e mettendo se stessi sul banchetto della fraternità e sulla mensa dell’Eucaristia. Se Lui è in mezzo a voi, bisogna riconoscerlo! Eppure, «voi non lo conoscete!». Come è tragica questa affermazione. E’ estraneo pur restando «in mezzo», uno sconosciuto, pur essendo presente! Se non siamo in grado di conoscerlo, significa che c’è un impedimento alla vista e si rende necessario comprare da Lui «collirio per ungerti gli occhi e ricuperare la vista» (Ap 3,18).

Per recuperare la vista della conoscenza, bisogna interrogare il cuore, perché solo il cuore sa vedere e scrutare i moti d’amore, come avviene ai discepoli di Emmaus: «Allora si aprirono i loro occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24, 31-32). La conoscenza è data dalla vista, cioè dalla sperimentazione dell’amore che si traduce in fraternità condivisa e partecipata, vissuta con gesti, atteggiamenti e parole di tenerezza che diventano accoglienza dell’altro/a come è, senza pretendere nulla in cambio: «Chi, infatti, non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1Gv 4,20).

Conoscere è amare! Amare vuol dire proiettarsi completamente nell’altro, considerato come la parte migliore di me, perché esprime per me il volto autentico di Dio che mi ama come sono, nella mia fragilità e nella mia pochezza. La via della conoscenza sperimentale di Dio avviene attraverso la Scrittura che svela il pensiero e il cuore di Dio, nel momento in cui Lui in persona parla al cuore, svelando i suoi sentimenti, le sue attese, i suoi progetti e la profondità del nostro cuore: Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture? Non si possono leggere le Scritture solo con la testa, esse sono essenzialmente una questione di cuore che biblicamente è la sede della conoscenza sperimentale. In ebraico yadà che significa conoscere, è lo stesso verbo che si usa per descrivere la relazione sessuale, cioè la relazione più umana e più profonda che il cuore possa sperimentare, la relazione che fonde due esistenze per farne una sola, nella sintesi dell’amore che si fa pura conoscenza dell’altro perché trasforma nell’altro e che si trasforma in un altro, in figlia/o.

Impegnarsi nella conoscenza significa ancora e più profondamente avere stima e cura di se stessi per essere dono unico per coloro con cui condividiamo l’Uno che sta in mezzo a noi. Ancora, significa impegnarsi nell’essere voce che grida l’amore incontenibile che sta nel cuore: dire con parole e gesti che l’amore vissuto è un amore di cuore, cioè reale e appassionato che vivo come sacramento visibile, cioè sperimentabile dell’amore di Dio che si fa carne per essere sperimentato e toccato.

La voce e la mia vita, allora, diventano parola incarnata che testimonia davanti al mondo che il Signore mi abita e io mi lascio abitare dalle sue presenze che sono il volto, il cuore e i sentimenti dei miei fratelli e delle mie sorelle, gli avvenimenti del mondo, i segni dei tempi.

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.

[Pausa: 1-2-3]

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli. Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato; della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito Santo si é incarnato nel seno della Vergine Maria e si é fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno é risuscitato, secondo le Scritture; é salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. [Pausa: 1-2-3]

Credo nello Spirito Santo, che é Signore e da la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre e il Figlio é adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti. [Pausa: 1-2-3]

Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

Preghiera universale [intenzioni libere]

LITURGIA EUCARISTIACA

Prima di presentare le offerte all’altare, ascoltiamo la Parola del Signore: «Se tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono» (Mt 5,23-24). Questa Parola è per noi un comandamento perché nessuno può celebrare il Signore nell’Eucaristia senza avere partecipato il perdono che abbiamo ricevuto. Lasciamo convertire dalla grazia di Dio.

La Pace del Signore sia con Voi E con il tuo Spirito

Scambiamoci un gesto sincero di pace e di accoglienza.

[Segue la raccolta che deve avere un senso sacramentale di condivisione per sostenere la gestione essenziale del luogo che usiamo e per venire incontro senza rumore a chi ha bisogno].

Preparazione delle offerte. Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo, perché dalla tua misericordia abbiamo ricevuto questo pane e questo vino, frutti della terra, della vite e del lavoro dell’uomo e della donna. Li presentiamo a te perché diventino per noi cibo e bevanda di salvezza. Benedetto nei secoli il Signore.

Preghiamo, fratelli e sorelle, perché il nostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente.

Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.

Preghiamo (sulle offerte). Sempre si rinnovi, Signore, l’offerta di questo sacrificio, che attua il santo mistero da te istituito, e con la sua divina potenza renda efficace in noi l’opera della salvezza. Per Cristo nostro Signore. Amen.

PREGHIERA EUCARISTICA II

(detta di Ippolito, prete romano del sec. II)

Prefazio d’Avvento/1: La duplice venuta di Cristo

Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. In alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore.

Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio. E’ cosa buona e giusta.

E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro.

Santo, Santo, Santo, il Signore degli eserciti. Kyrie, eleison! Christe, elèison! Pnèuma, elèison ! Tutta la terra è piena della sua gloria (cf Is 6,3).

Al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana egli portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via dell’eterna salvezza.

Lo Spirito del Signore ha consacrato il Cristo perché portasse il vangelo ai poveri e fasciasse le piaghe dei cuori feriti (cf Is 61,1).

Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa.

Tu, o Verbo incarnato, vieni proclamare la libertà agli schiavi, la scarcerazione ai prigionieri e a proclamare un anno di grazia del Signore (cf Is 61,1.2).

E noi, uniti agli Angeli e alla moltitudine dei Cori celesti, proclamiamo con gioia l’inno della tua lode:

Osanna nell’alto dei cieli. Benedetto colui che viene, nel Nome del Signore. Kyrie, eleison! Christe, elèison!

Padre veramente santo, fonte di ogni santità, santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito perché diventino per noi il corpo e il sangue di Gesù Cristo nostro Signore.

Davanti a te, Padre, Figlio e Spirito, unico Dio l’anima nostra magnifica il tuo Nome perché ci hai convocati alla mensa della Parola e del Pane, Dio che redimi Israele e la Chiesa (cf Lc 1,46-48).

Offrendosi liberamente alla sua passione, prese il pane e rese grazie, lo spezzo, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO É IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.

Grandi cose hai fatto per noi, o Dio onnipotente e per questo santifichiamo il tuo Nome (Lc 1,49).

Dopo la cena, allo stesso modo, prese il calice e rese grazie, lo diede ai suoi discepoli, e disse:

PRENDETE, E BEVETENE TUTTI: QUESTO É IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.

Hai soccorso Israele tuo servo e hai radunato la tua Chiesa, ricordandoti della tua misericordia (cf Lc 1,54).

FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.

O Signore nostro Dio, non tardare a compiere la nostra attesa: Maràn athà – Signore nostro vieni!

MISTERO DELLA FEDE.

Contempliamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione e attendiamo il tuo ritorno. Maràn athà! Signore nostro, Vieni!

Celebrando il memoriale della morte e risurrezione del tuo Figlio, ti offriamo, Padre, il pane della vita e il calice della salvezza, e ti rendiamo grazie per averci ammessi alla tua presenza a compiere il servizio sacerdotale.

Lieti e nella preghiera ininterrotta rendiamo grazie in ogni cosa in forza della tua Parola (1Ts 5,16).

Ti preghiamo per la comunione al corpo e al sangue di Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo.

Con la forza della Parola e del Pane non spegneremo lo Spirito e non disprezzeremo la profezia, ma veglieremo per ritenere ciò che è buono e santo (cf 1Ts 519.20.21).

Ricordati, Padre, della tua Chiesa diffusa su tutta la terra: rendila perfetta nell'amore in unione con il Papa …, il Vescovo …, le persone che amiamo e che ricordardiamo … e tutto l’ordine sacerdotale che è il popolo dei battezzati.

Hai mandato un uomo a precedere Gesù tuo Figlio: il suo nome era Giovanni venuto a rendere testimonianza alla Luce (cf Gv 1,6.7).

Ricordati dei nostri fratelli, che si sono addormentati nella speranza della risurrezione e di tutti i defunti che affidiamo alla tua clemenza …. ammettili a godere la luce del tuo volto.

Giovanni non era la luce, ma tu lo hai inviato a noi perché doveva rendere testimonianza alla luce (cf Gv 1,8).

Di noi tutti abbi misericordia: donaci di avere parte alla vita eterna, con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, gli apostoli e tutti i santi, che in ogni tempo ti furono graditi: e in Gesù Cristo tuo Figlio canteremo la tua gloria.

Noi ascoltiamo la voce di Giovanni che grida nel deserto e con l’aiuto dello Spirito raddrizziamo la via che porta a riconoscere colui che viene dopo di lui: il Cristo Benedetto nei secoli (cf Gv 1,23.26).

Dossologia [è il momento culminante dell’Eucaristia: il vero offertorio]

Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio, Padre onnipotente, nell'unita dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Padre nostro in aramaico: Idealmente riuniti con gli Apostoli sul Monte degli Ulivi, preghiamo, dicendo:

 

Padre nostro che sei nei cieli

Avunà di bishmaià

sia santificato il tuo nome

itkaddàsh shemàch

venga il tuo regno

tettè malkuttàch

sia fatta la tua volontà

tit‛abed re‛utach

come in cielo così in terra

kedì bishmaià ken bear‛a.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Lachmàna av làna sekùm iom beiomàh

e rimetti a noi i nostri debiti

ushevùk làna chobaienà

come noi li rimettiamo ai nostri debitori

kedì af anachnà shevaknà lechayabaienà

e non abbandonarci alla tentazione

veal ta‛alìna lenisiòn

ma liberaci dal male.

ellà pezèna min beishià. Amen!

Antifona alla comunione Cf. Gv 1,26-27: In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, al quale io non sono degno di slegare l laccio del sandalo.

Dopo la Comunione: Da Roger Bodart, La via del sale e altre poesie.

Qualcuno in mezzo a voi è presente. In mezzo.

Forse in voi, accanto, - che noi rifiutiamo di riconoscere. Qualcuno. Non vedete questo vuoto fra noi, questa trappola come in un campo di neve la voragine dove cadono i passi? Una voce vi parla. Nessuno sente. Tendendo l’orecchio, qualcuno percepirebbe come un lontano ronzio di api. - In mezzo a voi, perché questo vuoto? Quest’assenza deve, lontano, molto lontano, essere meraviglia.

John Scoto Eriugena, Omelie sul prologo di Giovanni, cap. 15

Un uomo fu inviato. Da chi? Da Dio Verbo che egli ha preceduto. La sua missione era quella di essere Precursore. Egli lancia la sua parola davanti a sé gridando: “Nel deserto, una voce grida” (Mt 3,3). Il messaggero prepara la venuta del Signore. Il suo nome era Giovanni, il che significa che gli è stata fatta la grazia di essere il precursore del Re dei re, il rivelatore del Verbo sconosciuto, il battezzatore in vista della nascita spirituale, il testimone, con la sua parola e il suo martirio, della luce eterna.

Preghiamo . O Dio, nostro Padre, la forza di questo sacramento ci liberi dal peccato e ci prepari alle feste ormai vicine. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Il Signore sia con voi E con il tuo Spirito.

Vi benedica Colui che è benedetto in cielo e in terra.

Il Signore sia davanti a noi per guidarci.

Il Signore sia dietro di noi per difenderci dal male.

Il Signore sia accanto a noi per confortarci e consolarci.

E la benedizione dell’onnipotente tenerezza del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Termina la liturgia come rito. Andiamo nel mondo e celebriamo la liturgia della vita.

Rendiamo grazie a Dio. Con l’aiuto e la forza dello Spirito Santo, andiamo nel mondo costruttori di pace.

_________________________

© Domenica 3a del tempo di Avvento-B – Parrocchia di S. M. Immacolata e S. Torpete – Genova

[L’uso di questo materiale è libero purché senza lucro e a condizione che se ne citi la fonte bibliografica]

Paolo Farinella, prete – 11/12/2011 – San Torpete – Genova

APPUNTAMENTI

DI DICEMBRE 2011 E GENNAIO 2012

  1. MARTEDÌ 13 DICEMBRE 2011, ORE 17,30, Quadrivium con entrata da Piazza S. Marta 2. Lectio divina nel Tempo di Avvento, guidata da Franco VERDONA, docente alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, Genova.

  1. MERCOLEDÌ 14 DICEMBRE 2011, ORE 18,00 presso la sede universitaria di Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica, via XX Settembre, 32/5 – 2° piano, Genova, proiezione del video «Bassifondi» e conferenza con DON PAOLO FARINELLA GIORGIO DEVOTO e MARCO MALFATTO. L’ingresso è gratuito, ma è necessaria la prenotazione ad uno dei seguenti numeri: Tel 0104074044 / Cell. 3396449262 oppure info@ilruoloterapeuticodigenova.it Il ricavato della eventuale vendita di numeri della rivista “Varchi-Tracce per la psicoanalisi “ sarà integralmente devoluto a San Torpete per le sue iniziative di solidarietà.

  1. VENERDÌ 16 DICEMBRE 2011 ORE 16,00 CONSIGLIO DIRETTIVO dell’Associazione LUDOVICA ROBOTTI – SAN TORPETE nella sacrestia di san Torpete.

  1. SABATO 17 DICEMBRE 2011 ORE 17,00, nella Chiesa di san Torpete in piazza San Giorgio, ASSEMBLEA ANNUALE DI «MASSOERO 2000». Sarebbe bene che i soci della Robotti partecipassero per valutare insieme le linee di collaborazione per il futuro.

  1. DOMENICA 18 DICEMBRE ORE 10,00 EUCARISTIA in San Torpete e ore 16,00 BATTESIMO di ZENO MARTINO di Enrico e Annalisa (autrice del nostro logo).

  1. SABATO 24 DICEMBRE 2011ORE 21,00 VEGLIA DI NATALE con Messa concertata, eseguita dalla Cappella Musicale di San Torpete. Niente Presepe niente fiori, niente di niente, solo opere di bene.

  1. DOMENICA 25 DICEMBRE ORE 10,00 MESSA DEL GIORNO DI NATALE.

  1. LUNEDÌ 26 DICEMBRE: VACANZA. NIENTE MESSA (Ogni troppo stroppia).

  1. MERCOLEDÌ 28 DICEMBRE 2011 ORE 18-19 in Piazza Matteotti, sui gradini di Palazzo Ducale in Genova è la «500a ORA IN SILENZIO PER LA PACE» animata da NORMA BERTULLACELLI: tutti i mercoledì dall’11 settembre 2001 senza sosta, senza interruzioni, non parole ma solo silenzio, la parola più alta e più profonda per dire Pace e Amore. Sarebbe Bello se molti, tanti potessimo condividere e partecipare a questa testimonianza laica di Civiltà e di Pace.

  1. DOMENICA 1 GENNAIO 2012, ore 10,00 Eucaristia in San Torpete nel giorno di Capodanno dedicato a Maria Madre della Chiesa e giornata della Pace.

  1. VENERDÌ 6 GENNAIO 2012, ORE 10,00 EUCARISTIA nella memoria dell’Epifania del Signore.

  1. SABATO 7 GENNAIO ORE 18,00 a INDUNO OLONA (Varese), conferenza di Paolo Farinella, prete sul tema «La solidarietà in tempo di crisi», su iniziativa del Comitato «Progetto Cernobyl Onlus – Don Lorenzo Milani».

  1. DOMENICA 8 GENNAIO 2012, ORE 10,00 EUCARISTIA nella memoria del Battesimo del Signore.

  1. VENERDÌ 27 GENNAIO 2012, ORE 17,00 a FERRARA, Aula Magna Rettorato dell’Università di Ferrara, via Savonarola, 9, il Teatro comunale di Ferrara, il Comitato per i Grandi Maestri e l’Università di Ferarra, per la stagione «Concerti al Ridotto – 2011-2012» propongono «Musica e Letture dal libro omonimo di Don PAOLO FARINELLA, Il Segno dei Gabrielli Editori, 2010». Voci recitanti in scena: Fabio Mangolini, Roberta Pazi con Musiche di Jakob SANDLER, Ernest BLOCH e Johann Sebastian BACH - Violini solisti: Paolo Chiavacci, Laura Marzadori - Orchestra Città di Ferrara diretta da Marco Zuccarini.

  1. SABATO 28 GENNAIO 2012 Andrea Coen, Organo : “Da sonare organi”. Stampatori, virtuosi, organi & cantorie a Roma dal Rinascimento al Barocco. Musiche di Andrea Antico da Montona, G.P. da Palestrina, P. Quagliati, G. Frescobaldi, M. Rossi, F. Fontana, B. Pasquini, A. Corelli – Th. Billington, F. Arresti, A.B. Della Ciaja, D. Zipoli

S.O.S VOLONTARI

Un modo per fare Natale ogni giorno e ogni notte. C’è un altro modo per fare presepio e dare carne agli ideali religiosi e civili, rispondendo chi può e come può all’appello seguente che con tutto il cuore lancio ai Genovesi, specialmente ai giovani

A Genova da venti anni opera e vive «Casa Domani» (già in Piazza Manin) e ora in via Gropallo. La casa nasce per dare una esistenza familiare a n. 5 disabili che condividono la loro esistenza con volontari. Questa esperienza ha evitato loro il destino dell’Istituto. Il servizio di assistenza è svolto SOLO da VOLONTARI, nessuno dei quali è stipendiato, ma si dividono in turni, sia di giorno che di notte. In particolare, ci sarebbe bisogno di nuove forze femminili (ma anche maschili …) durante la notte per intervenire in caso di necessità. Se qualcuno potesse e volesse partecipare può fare riferimento a nome mio:

Associazione Ludovica Robotti

Associazione Ludovica Robotti (non può rilasciare ricevute per detrazione fiscale)

Vico San Giorgio 3R presso Chiesa San Torpete, via delle Grazie 27/3 16128 Genova:

  • Banca Etica: Iban: IT87 D050 1801 4000 0000 0132407 - Codice Bic: CCRTIT2T84A

  • Banca Poste: Iban: IT10H0760101400000006916331- Codice BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX

  • Conto Corrente Postale N. 6916331: Intestato a: Associazione Ludovica Robotti San Torpete

Come Associazione non possiamo rilasciare ricevute valide ai fini della detrazione fiscale.

Se qualcuno ne avesse bisogno contatti direttamente Paolo Farinella, prete via e-mail.

Natale austero. Poiché non abbiamo bisogno di giocattoli o distrazioni per alienarci da quello che accade nella storia che ci circonda, prendiamo sul serio, almeno noi cristiani, il senso del Natale, senza ridurlo al finto regalo e alle manifestazioni rituali e obbligate che la fiaba natalizia esige. Ieri c’era un bambino in carne e ossa nato ai margini della civiltà giudaica; oggi centinaia di bambini in carne e ossa, nascono e anche muoiono ai margini della civiltà cristiana. Ieri una famiglia di immigrati va in Egitto dove è accolta e protetta dalla polizia. Oggi famiglie e singoli di immigrati vengono in Italia e in Europa, ma sono respinti, derisi e offesi e spesso uccisi nel mare che li trasportava al miraggio della salvezza. I cristiani, dopo i governi Berlusconi, hanno perso il diritto di celebrare il Natale perché sono complici del ripudio del Dio di quel Bimbo che si è identificato con coloro che respingono. Non illudiamoci che il «regalo» frettoloso possa sostituire le esigenze del cuore e dell’amore creativo e solidale. A Natale, almeno a Natale, siamo cristiani! Seri! Coerenti! Testimoni!

1 Nota. Riportiamo per comodità il testo proprio di Giovanni: 19 E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: “Chi sei tu?”. 24 Essi erano stati mandati da parte dei farisei. 25a Lo interrogarono e gli dissero: 19c “Chi sei tu?”. 20 Egli confessò e non negò, e confessò: “Io non sono il Cristo”. 21 Allora gli chiesero: “Che cosa dunque? Sei Elia?”. Rispose: “Non lo sono”. “Sei tu il profeta?”. Rispose: “No”. 22a Gli dissero dunque: 25b “Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?”. 26a Giovanni rispose loro: 26c “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”. [Tutto il resto è aggiunta su influsso dei sinottici (citazioni profetiche di Is 40,3 – cf Mt 3,3; il riferimento ai calzari (v. 27 – cf Mt 3,11) e l’allusione al battesimo di acqua e quello in Spirito (v. 26)].

2 Pontificia Commissione Biblica (a cura di), Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana, Città del Vaticano 2001, n. 13, p. 36. Il procedimento era il seguente: si leggeva un versetto della Bibbia, poi si diceva “Pišrò” = ciò/questo é/significa… e si applicava quel versetto alla comunità, al Maestro, all’individuo, alla situazione, ecc.



Mercoledì 07 Dicembre,2011 Ore: 19:29
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 08/12/2011 16.56
Titolo:A MARIA E GIUSEPPE - E GESU'!!!
AI DUE CHERUBINI E AI DUE COLOMBI ... A MARIA E GIUSEPPE - E GESU'!!!

COME DA ARCA DELL'ALLEANZA ... COME DAL "GLORIA A DIO NEL PIU' ALTO DEI CIELI", COME DALLA LEZIONE DEL PRESEPE DI SAN FRANCESCO - E DI DANTE:

DEUS CHARITAS EST (1 Gv.: 4.8)



Come MARIA: "FIGLIA DEL TUO FIGLIO", Così GIUSEPPE: "FIGLIO DEL TUO FIGLIO"!!!

Dante non "cantò i mosaici" dei "faraoni", ma soprattutto la Legge del "Dio" di Mosè di Elia e di Gesù, del "Dio" dei nostri "Padri" e delle nostre "Madri".

L’Amore ("Charitas") muove il Sole e le altre stelle ... e non la ricchezza ("caritas") del "santo-padre" del cattolicesimo-costantiniano.

In principio era il Logos - non il "Logo" della tradizione vaticana del "Latinorum"!!!

Buon Natale!!!

Federico La Sala

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