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www.ildialogo.org Immacolata Concezione della B. V. Maria – 8 dicembre –,di Paolo Farinella, prete

Immacolata Concezione della B. V. Maria – 8 dicembre –

di Paolo Farinella, prete

L’8 dicembre 1854, dopo un’ampia consultazione dell’episcopato di tutto il mondo, Pio IX definiva il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria con la Bolla Ineffabilis Deus in cui proclama che la Madre di Cristo pur essendo una creatura è stata preservata dal peccato originale fin dal suo concepimento in vista dei meriti redentivi della morte e risurrezione del Figlio: «ante previsa merita Jesu Christi». Ecco il testo papale:

« ….con l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina la quale ritiene che la beatissima Vergine Maria, per singolare grazia e privilegio di Dio Onnipotente a lei concesso in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, sia stata preservata da ogni macchia di colpa originale fin dal primo istante della sua creazione, è stata da Dio rivelata, ed è perciò da credere fermamente» (DS 2803).

Quattro anni più tardi, il 25 marzo 1858, un’oscura bambina, Bernadette Soubirous, a Lourdes, ai piedi dei Pirenei ricevette l’apparizione di una «Signora» che si presentò con queste parole: «Io sono l’Immacolata concezione». La bambina non capì né le parole né il loro significato. Il dogma della immacolata concezione di Maria che celebriamo oggi nasce e si sviluppa a partire dal «sensus fidei», cioè dall’intuizione del popolo credente che anticipa, vivendola, una verità che solo molto più tardi l’autorità della Chiesa proclamerà, prendendone atto. Una delle caratteristiche della teologia cattolica, che spesso si dimentica, è «il senso o l’intuito dei fedeli» che insieme al magistero costituisce uno dei «luoghi» in cui si manifesta l’autenticità della fede, come afferma il Concilio Ecumenico Vaticano II nella costituzione dogmatica sulla Rivelazione, Dei Verbum, al n. 8:

Questa Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo: cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, sia con la contemplazione e lo studio dei credenti che le meditano in cuor loro (cf Lc 2,19 e 51), sia con l’intelligenza data da una più profonda esperienza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro che con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma di verità. Così la Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio.

Nella Chiesa, dunque, la festa dell’immacolata concezione di Maria è il frutto primario della fede del popolo, mentre Magistero e Teologia procedono cauti e per lungo tempo diffidenti. Nei primi secoli del Cristianesimo si sviluppa il parallelismo di somiglianza/opposizione tra Eva, la «prima mater» e Maria, la «Mater»1. Eva come prima donna è creata da Dio senza macchia di peccato, Maria chiamata ad essere la Madre di Dio è concepita immacolata; Eva cerca la sua auto-realizzazione, Maria si abbandona al volere di Dio; Eva disobbedisce per prima, Maria ubbidisce con prontezza; Eva pecca e coinvolge nel suo peccato Adam, Maria magnifica il Signore e lo offre al mondo. Sant’Ireneo (130-202) afferma che «il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione coll’obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità, la vergine Maria sciolse con la fede» (Adv. Haer. III, 22, 4 [PG 7, 959 A]). Ascoltiamo ancora Sant’Ireneo:

«Come per mezzo di una vergine il genere umano fu assoggettato alla morte così con identica predisposizione fu sciolto dalla morte per mezzo di una vergine: la disubbidienza di una vergine fu compensata dall’obbedienza di una vergine. Poiché il peccato della prima creatura fu purificato dal sacrificio del Primogenito e l’astuzia del serpente fu sconfitta dalla semplicità della colomba, noi siamo stati sciolti da quei legami che ci tenevano soggetti alla morte» (Adv. haer. V, 19 [PG 7, 1175-1176]).

Su questo parallelismo si può leggere il capitolo VIII della costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen Gentium, che il concilio ecumenico Vaticano II ha dedicato interamente a Maria2.

Già nel 1854, anno della definizione del dogma, in tutta la Chiesa latina esistevano tre formulari di Messa e di Ufficio, ma Pio IX su richiesta di molti vescovi, incaricò Mons. Domenico Bartolini, segretario della Congregazione dei riti di redigere un nuovo testo liturgico che rispondesse alla definizione dogmatica appena approvata. Il testo definitivo fu approvato il 27 agosto del 1863. La festa fu denominata dell’Immacolata Concezione.

Invochiamo la Madre di Dio che si lasciò sovrastare dallo Spirito Santo e per questo poté accogliere il Lògos/Parola che in lei «carne fu fatto» (Gv 1,14): é in tutto simile a noi che così possiamo avvicinarci a Dio e riconoscerlo nostro Signore e Redentore: il Dio vicino, la Shekinàh/Presenza. Attraverso la Madre andiamo incontro al Figlio nell’Eucaristia, facendo nostra l’esultanza del profeta Isaia proposta dall’antifona d’ingresso: «Esulto e gioisco nel Signore; l’anima mia si allieta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come una sposa adornata di gioielli» (Is 61,10).

Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi!

Santa Maria, Figlia del Padre onnipotente, prega per noi!

Santa Maria, Figlia del Tuo Figlio redentore, prega per noi!

Santa Maria, Arca dello Spirito Santo consolatore, prega per noi!

Sposa, che hai detto il primo «sì» della nuova Alleanza, prega per noi!
Madre, che hai tessuto nel tuo seno il Cristo eterno, prega per noi!

Madre che hai donato al mondo Cristo, Figlio dell’Uomo, prega per noi!
Sorella, che sei sollecita nel visitare Elisabetta per servirla prega per noi!

Tu, Tenda divina che hai percorso il tragitto della santa Arca, prega per noi!
Tu, Ebrea fedele che hai esultato in Dio salvatore, prega per noi!
Tu, Donna di tenerezza che hai creduto nella misericordia di Dio, prega per noi!
Tu, Primogenita tra i figli redenti dal sangue del tuo Figlio Risorto, prega per noi!
Tu, Madre che hai accolto i pastori a Betlemme, prega per noi!
Tu, Custode del Verbo che hai mostrato Gesù ai Magi, prega per noi!
Tu, Tempio della grazia che hai presentato Gesù al tempio, prega per noi!
Tu, Sposa premurosa che hai voluto il segno nuziale di Cana, prega per noi!
Tu, Madre del dolore che hai seguito tuo Figlio fino alla croce, prega per noi!
Tu, Sposa feconda, che hai accolto Giovanni come tuo figlio, prega per noi!
Tu, Donna sconfinata che hai sperato al di là di ogni speranza, prega per noi!
Tu, Segno della Chiesa che hai perseverato in preghiera con gli Apostoli, prega per noi!
Tu, Piena di grazia che hai implorato il dono dello Spirito, prega per noi!
Tu, Figlia della Parola modello del popolo che ascolta la Parola di salvezza, prega per noi!
Tu, Sigillo di Agàpe che conservi nel tuo cuore l’Amore che effondi su noi, prega per noi!

Tu, Donna orante che previeni ogni nostra preghiera e bisogno, prega per noi!

Tu, Sposa del volere di Dio che sigillasti il tuo volere nella volontà di Dio, prega per noi!

Tu, Figlia del tuo Figlio che scegliamo come nostra Madre e Regina, prega per noi!

Tu, Donna e sorgente della Vita proteggi le donne madri, spose e figlie, prega per noi!

Tu, Maria che preghi per noi adesso e nell’ora della nostra morte prega per noi!

Oggi celebriamo una donna, una donna «singolare» perché libera da sé, povera per sé e rimessa alla volontà di Dio che scelse come sua volontà. In lei come in nessun altro abita la Trinità beata: il Padre la sceglie, lo Spirito la sublima e il Figlio si fa partorire da lei come dono all’umanità. In rappresentanza di questa umanità di donne e uomini anche noi iniziamo questa Eucaristia nel segno della donna, nel segno della comunione trinitaria, segnandoci

(italiano)

Nel Nome

del Padre

e del Figlio

e dello Spirito

Santo.

Amen.

(ebraico)

Beshèm

ha’av

vehaBèn

veRuàch

haKodèsh.

«Non temere, Maria!» (Lc 1,30). Sono queste le parole di consolazione che Gabriele dice a Maria per annunciarle il disegno di Dio su di lei. «Non temete!» sono le parole che sulla soglia dell’Eucaristia oggi lo Spirito di Gesù risorto pronuncia su di noi perché con fiducia possiamo entrare nel mistero di Dio e celebrare con Maria il suo progetto d’amore. «Non temete!», donne e uomini perché Dio è vostro Padre e oggi vi dona una Madre refugium peccatorum, cioè come sorella che si prende cura di noi. Riconosciamoci bisognosi della misericordia di Dio, invocandola sulla chiesa, sulle donne del mondo, sugli uomini che le donne educano, crescono e amano, sui disperati e su noi stessi.

[Pausa: l’esame di coscienza è reale, non simbolico per cui la pausa sia vera]

Signore, tu sei il Figlio dell’Eterno, nato da Maria, Maràn, athà! Kyrie, elèison!

Cristo, tu sei il Figlio di Maria, generato dal Padre, Maràn, athà! Christe, elèison!

Signore, tu hai voluto nascere «da donna» per essere il Dio vicino, Maràn, athà! Pnèuma, elèison!

Cristo, per la tua croce hai preservato Maria da ogni macchia, Maràn, athà! Christe, elèison!

Signore, che dalla croce ci hai affidati con Giovanni alla Madre, Maràn, athà! Kyrie, elèison!

Cristo, a te ricorriamo per mezzo di Maria tua e nostra Madre, Maràn, athà! Christe, elèison!

Dio onnipotente che ha chiamata Maria, una figlia nascosta e sconosciuta di Israele ad essere la Madre del Messia e in lei ha sintetizzato tutta la speranza e l’attesa del suo popolo, per i meriti dei santi Patriarchi che hanno vissuto in vista del giorno del Signore, per i meriti delle sante Matriarche che hanno preparato il popolo d’Israele a questo giorno; per i meriti della Vergine Maria, modello di credente costantemente alla ricerca della volontà di Dio, abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. Amen.

 

GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente [breve pausa 1-2-3].

Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre: tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. [breve pausa 1-2-3]

Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo: [breve pausa 1-2-3]

Gesù Cristo con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre. Amen.

Preghiamo (colletta). O Padre, che nell’immacolata concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l’hai preservata da ogni macchia di peccato, concedi anche a noi, per sua intercessione, di venire incontro a te in santità e purezza di spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo. Per tutti i secoli dei secoli Amen.

MENSA DELLA PAROLA

Prima lettura (Gen 3,9-15.20). Il brano di oggi tratto dal capitolo 3 della Genesi segue immediatamente quello della caduta (Gen 3,1-6) e descrive solo una parte del processo che Dio fa prima ad Adam, poi ad Eva e infine al serpente. L’uomo e la donna si accusano a vicenda, svelando così l’abisso di male in cui sono sprofondati: il peccato che è nascondersi a Dio (v. 10), impedisce di vivere la relazione che diventa frattura. Chi pecca accusa Dio di essere responsabile del male: «la donna che tu mi hai posta accanto…» (v. 12). La donna a sua volta accusa il serpente, simbolo di ogni male e trasgressione. La condanna è data nel senso contrario del processo : prima al serpente (vv. 14-15), poi alla donna (v. 16) e infine all’uomo (vv. 17-19). L’autore del sec. X a.C. (tradizione Yahvista) non pensava certamente alla Madonna, ma all’umanità. La tradizione ha applicato questo testo a Maria perché nella discendenza della «donna» è colei che con il suo «Fiat!» (Lc 1,38) ha riaperto la possibilità della Nuova Alleanza.

 

Dal libro della Genesi 3,9-15.20.

[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] 9 il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». 10 Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». 11 Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». 12 Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». 13 Il Signore Dio disse alla donna : «Che hai fatto? ». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». 14 Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. 15 Io porrò inimicizia tra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». 20  L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi. – Parola di Dio.

 

Salmo responsoriale 98/97,1-2; 2-3ab; 3bc-4. Il salmo è un inno escatologico che celebra Dio giudice dei popoli alla fine del mondo. E’ simile al Sal 96/95 e s’ispira al finale del libro di Isaia, il profeta dell’universalità della fede. Nel giorno in cui onora la Madre del Redentore la Chiesa invita i popoli redenti a glorificare il loro Giudice salvatore.

Rit. Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie

 

1. 1Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. Rit.

2. 2Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
3Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele. Rit.

3. Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
4Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! Rit.

 

Seconda lettura (Ef 1,3-6.11-12). Paolo scioglie una «berakà/benedizione» al modo ebraico. Tutte le preghiere ebraiche iniziano con una benedizione a Dio così come tutte le preghiere cristiani iniziano nel segno della Trinità. Paolo, da buon giudeo si rivolge a Dio benedicendolo e questi a sua volta benedice i suoi figli con la grande benedizione del Cristo, il Benedetto del Padre in cui siamo predestinati. La predestinazione altro non è che l’inclusione nella vita di Dio scelta liberamente come orizzonte della propria libertà. Maria è il modello per eccellenza perché scelse la volontà di Dio come suo cibo di vita. Per questo è «piena di grazia» e ci offre il Figlio il «Benedetto che viene nel nome del Signore» (Sal 118/117, 26; Mc 11,9, ecc.).

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini Ef 1,3-6.11-12

3 Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. 4 In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, 5 predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, 6 secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. 11 In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – 12 ad essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo. – Parola di Dio.

 

Vangelo (Lc 1,26-38). Gabriele (in ebr. Gevùr-el/Forza/Potente è Dio) custodisce il segreto e il computo delle settanta settimane di anni, cioè il computo del tempo del Messia. E’ l’arcangelo degli ultimi tempi. Per le tre religioni del Libro egli è il custode dei segreti di Dio e colui che Dio manda sulla terra per rivelarli agli uomini. A Daniele rivelò la sapienza «di tutto» (Dn 9,23), a Maria il disegno redentore del Figlio (vangelo odierno) a Maometto la rivelazione del Corano. Il brano di oggi ha la forma di un midrash ebraico: commenta un fatto nuovo con parole antiche prese dalla Scrittura che evocano altri fatti e personaggi biblici. Per Lc Maria è la sintesi su cui converge tutto l’AT, ma anche l’inizio da cui promana tutto il NT. Maria è paragonata a Sion/Gerusalemme (v. 28; cf Sof 3,17) di cui assume i titoli e di cui incarna l’attesa messianica ricevendola nel suo grembo e portandola nel mondo come nuova Arca dell’alleanza.

Canto al Vangelo

Alleluia. Rallègrati, piena di grazia, il Signore è con te, / benedetta tu fra le donne. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Luca [in corsivo le varianti di traduzione più puntuali]

In quel tempo, 26 l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia, il Signore è con/in mezzo a te». 29 A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30 L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio (= sei stata trovata graziosa). 31 Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e 33 regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe3 e il suo regno non avrà fine». 34 Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35 Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36 Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37 nulla è impossibile a Dio». 38 Allora Maria disse: «Oh, si! Eccomi/Ecco sono la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola ». E l’angelo si allontanò da lei. – Parola del Signore.

Spunti di omelia

Nella letteratura giovannea quando si parla di «sposa» il riferimento è sempre alla «Chiesa» (cf Gv 3,29; Ap 19,7; 21,2.9; 22,17), mentre quando si parla di «Madre», il riferimento è sempre a Maria, la madre di Gesù (cf Gv 2,1.3.5.12; 6,42; 19,25-27). Oggi celebriamo una fanciulla ebrea di Nàzaret, appena adolescente scelta da Dio per Madre di Gesù, l’Unigenito del Padre: è la «Theotòkos/Madre-di-Dio». Una donna diventa così il punto di congiungimento tra eterno e temporale, divino e umano, infinito e finito. Possiamo dire che il NT è di genere femminile: si apre nel segno della donna (vangelo odierno) e termina nel segno della Spirito e della sposa/donna/chiesa (Ap 22,17). Nell’introduzione abbiamo visto come i Padri della Chiesa misero in antitesi e in relazione Maria ed Eva, le due figure femminili attorno a cui ruota tutta la salvezza che si fa storia.

La prima lettura di Gen 3 descrive l’inizio del cammino d’incarnazione che in Maria trova compimento come descrive Lc 1 costituendo così un «unicum» ininterrotto da Eva a Maria, da Adam a Gesù. Purtroppo la liturgia di oggi spezza il capitolo 3 della Genesi per cui non è possibile intravedere la struttura del racconto, armonico e geniale, dovuto alla riflessione teologica di una corrente sapienziale della corte di Salomone intorno al sec. X, data probabile della tradizione biblica che va sotto il nome di Yahvista perché è solito chiamare Dio con il nome «Yhwh». Nel giardino di Eden, Adam ed Eva hanno disobbedito a Dio per emanciparsi da lui, ma si ritrovano nudi e tanto «opachi» da temere la luce di quel Dio con cui conversavano amabilmente al sorgere dell’alba (Gen 3,8). Si nascondono perché c’è una frattura tra loro e il Creatore: non sono più la sua immagine riflessa: sono opachi. Adam ed Eva sperimentano subito che la separazione da Dio è anche frattura tra di loro. Nessuno si assume la propria responsabilità, ma si accusano a vicenda: l’uomo accusa la donna, la donna accusa il serpente. Inizia il gioco dello scaricabarile che tanto successo avrà lungo i millenni e i secoli.

Dio chiama a rapporto e comincia l’interrogatorio in quest’ordine: Adam, Eva e il serpente. La condanna viene sanzionata in senso inverso: al serpente, alla donna, all’uomo. Letterariamente c’è una costruzione a cerchio (o a chiasmo come meglio si preferisce) che dà al testo una portata di straordinaria bellezza. Un capolavoro. Il serpente presso gli antichi è simbolo della fecondità e della vita (spesso viene raffigurato con il sesso maschile eretto) di cui Eva ed Adam volevamo impossessarsi. Nel racconto biblico il serpente è condannato a strisciare nella polvere, sul ventre, senza piedi e senza virilità: la vita è di Dio, mentre al serpente, simbolo del male, appartiene la furbizia (ebr. ’arùm) che genera la nudità (ebr. ‘arōm/‘erom) di Adam ed Eva, cioè la perdita della personalità: l’immagine di Dio.

Ricostruire questa immagine sarà compito del «nuovo Adam» che dovrà passare attraverso la nuova donna. Il v. 15: « Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» è detto «protovangelo» perché è il primo annuncio in assoluto della nuova alleanza che si concluderà con la morte e la risurrezione di Gesù. Il Patto è appena consumato e spezzato e Dio offre già un’àncora di salvezza. Inizia il cammino di speranza e la salvezza di Dio entra nella storia che diventa così la tenda del convegno. Da questo momento però inizia un lento e progressivo allentamento dell’umanità da Dio finché la storia non incontrerà una ragazza ebrea, adolescente, una donna che accetta di modificare il corso della storia donandosi: ella accetta di essere il punto di congiunzione tra il divino e l’umano, l’eterno e il temporale, Dio e l’uomo. Ecco il senso e la dimensione della festa di oggi.

Maria concepita senza peccato originale, significa che Dio per un attimo sospende la storia di peccato che parte dall’Eden si riversa lungo tutta la discendenza umana fino a noi, fino alla fine del mondo per creare uno spiraglio di speranza. Anche Dio ha bisogno di una donna per il suo nuovo piano di redenzione dell’umanità e chiama un’adolescente ebrea e ne fa un’oasi di refrigerio, un punto di richiamo per tutta l’umanità che cerca la Parola, ma non la trova (Am 8,11).

Maria riprende da dove Eva aveva finito e la logica dice che chi doveva essere la Madre di Dio non poteva essere che come Eva prima del peccato: una trasparenza di Dio. Maria però resta sempre una creatura e infatti non è merito suo diventare la Madre, ma ella è scelta e preservata da ogni male e ombra di peccato in vista dei meriti del Figlio. Ella partecipa in anticipo gli effetti del Mistero Pasquale del Figlio. L’unico che ha saputo esprimere questo vertice è Dante: «Vergine Madre, figlia del tuo Figlio» (Par. XXXIV, 1). Qual è il ruolo di Maria in questa «theo-drammatica» per usare l’espressione del grande teologo contemporaneo, Uns von Balthasar?

Da parte sua Lc scrivendo alla fine del sec. I d.C. non deve fare altro che descrivere la funzione di Maria prendendo a prestito immagini e parole della Scrittura. Forse in ambiente cristiano-giudaico esisteva qualcosa prima di lui, dal momento che la struttura del racconto è di natura midrashica. Bisogna sottolineare il contesto escatologico dell’apparizione di Gabriele a Maria che inaugura i giorni del Messia Figlio dell’Uomo e instaura il Regno definitivo di Dio secondo Daniele (Dn 8,16; 9,21-24-26). L’annunciazione avviene in Galilea (nord Israele) che è una regione così disprezzata da essere definita «Galilea delle Genti/Pagani» (Gv 1,46 e 7,41) in aperto contrasto con la santità del Tempio di Gerusalemme testimone dell’apparizione a Zaccaria per l’annuncio della nascita di Giovanni il precursore (Lc 1,5-5).

Gabriele appare a Zaccaria nella maestà del Tempio di Gerusalemme (Lc 1,11) e 180 giorni dopo (6 mesi) a Maria in un’anonima casa di Nàzaret (Lc 1,26). Maria 270 giorni dopo (9 mesi) dà alla luce il Figlio e passati i 40 giorni della purificazione, come stabilisce la Toràh (Lv 12,2-4), lo presenta al tempio per offrirlo come primogenito (Lc 2,22-24; Es 13,2). Nella Scrittura nulla è casuale: 180+270+40 danno la somma di 490 giorni che sono uguali a 70 x 7 cioè le 70 settimane di anni annunciate dal profeta Daniele per «ungere il santo dei santi» (9,24). Per questo Lc ritma l’espressione profetica carica di messianismo: «compiuti i giorni» (Lc 1,23; 2,6.2.22).

Nel vangelo di Lc Maria si contrappone a Gerusalemme, la città-sposa (Ap 21,2.9), di cui assume i titoli:

  • al v. 28a [prima parte]: «Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te» riprende Zac 9,9 che in greco saluta Sion/Gerusalemme con le stesse parole: «Rallegrati grandemente, o figlia di Sion»;

  • al v. 28 l’espressione di saluto che Gabriele rivolge a Maria: «piena di grazia» è nell’intenzione di Lc un riferimento alla «grazia» che Rut, la bisnonna di Davide (Mt 1,5-6), trovò agli occhi di Booz (Rut 2,2.10.13), antenato del Messia, ma anche alla «grazia» di Ester davanti al re Assuero (Est 2,9.15.17; 5,2.8; 7,3; 8,5) oppure, infine, alla «grazia» di ogni donna davanti agli occhi del proprio marito (Pr 5,19; 7,5; 18,22; Ct 8,10). Allo stesso modo, anche Maria è «graziosa» davanti a Dio. Il contesto sponsale evoca Dio che cerca una sposa fedele, che revoca la sposa infedele (Os 1-3), ma è sempre alla ricerca di un nuova fidanzata da condurre nel deserto (Os 2,16-18). Maria, non sappiamo come, ma certamente capisce che in lei Dio vuole realizzare le nozze attese da tutto l’AT e si affida alla sua Parola (v. 38) che in lei diventa carne e sangue suo e per questo dell’umanità che attende la redenzione.

  • sempre al v. 28 [seconda parte]: «il Signore è con te» s’ispira a Sof 3,17 che assicura Gerusalemme che «il Signore tuo Dio è in mezzo a te», cioè nel tuo seno. Il profeta Sofonia, d’altronde, ispira quasi tutto il racconto (cf Sof 3,14-15 con Lc 1,28; Sof 3,16 con Lc 1,30).

Accanto ai titoli di Maria, Lc descrive anche i titoli del Figlio e anch’essi sono ispirati, secondo il metodo midrashico, all’AT, precisamente alle promesse messianiche del profeta Natan:

  • al v. 32 Gesù sarà «grande/mègas» come il suo antenato Davide (cf 2Sa 7,11);

  • al v. 32 sarà «Figlio dell’Altissimo», titolo riservato ai grandi personaggi che Dio chiama per grandi compiti (Sal 2,7; 29/28, 1; 82/81,6; 89/88,7) e al Messia (2Sa 7,16; Is 9,6).

  • al v. 33 l’angelo include anche la «casa di Giacobbe» cioè le dieci tribù del nord, superando i confini del Regno di Davide che Natan aveva circoscritto ai soli confini della Giudea (regno del sud). Gesù farà l’unità tra il sud e il nord, tra Giuda e Israele (Ez 37,15-28; Dn 7,14; Mi 6,4-7) come premessa dell’unità finale tra Giudei e Gentili come attesterà tutto il ministero dell’apostolo Paolo.

  • Al v. 31 il nome Gesù è assegnato prima ancora della nascita. In ebraico significa Dio è salvatore/Dio salva. Al tempo di Maria molti erano i nomi con i quali si indicava il Messia, Emmanuel, Pastore d’Israele, ecc., ma non c’era il nome «Gesù» che quindi è un’autentica novità di Dio.

Nota. Il nome Gesù/Giosuè, in ebraico Joshuà/Jeoshuà, rimanda a due personaggi dell’AT che hanno avuto un ruolo rilevante nella storia d’Israele: il giudice Giosuè figlio di Nun e attendente di Mosè, che guidò Israele nel possesso della Terra Promessa (Gs 1,1-9; Sir 46,1-2) e il sommo sacerdote Giosuè che in rappresentanza del suo popolo fu perdonato dei suoi peccati e rivestito delle vesti pontificali (Zac 3,1-10) per presiedere la ricostruzione del Tempio dopo l’esilio di Babilonia (Ag 2,1-9). Gesù eredita le funzioni dell’uno e dell’altro per guidare il nuovo popolo ad entrare non più nel Tempio di cui non è rimasta pietra su pietra, ma nel santuario dell’umanità del Figlio di Dio (Gv 2,19-21) «nato da donna, nato sotto la legge» (Gal 4,4) per svolgere il servizio del sacrificio della sua vita sull’altare della croce.

  • Al v. 35 l’espressione «su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo», sempre applicando il metodo midrashico, rimanda a Es 40,35 dove si descrive la nube che si posa sulla Tenda del Convegno da riempirla con la Gloria/Kabòd di Dio cosicché Mosè non poteva entrare. Il Bimbo che nascerà proviene dal mondo della Nube che nella tradizione è il simbolo della Shekinàh/Presenza divina. Maria è ad ogni effetto la nuova «Dimora» che conserva non più le tavole di pietra dell’alleanza, ma la Parola stessa, il Lògos che è l’Alleanza fatta carne (Gv 1,14). Un altro rimando potrebbe essere anche a Is 6,4 dove il fumo dell’incenso riempie il Santo dei Santi del Tempio di Gerusalemme dove il «Santo, Santo, Santo» (Is 6,3) chiama il profeta per una missione universale. In questo contesto, si sottolinea la vocazione di Maria ad essere il Santo dei Santi, la parte più intima del Tempio per custodire, partorire e offrire il Santo di Dio (v. 35; cf Mc 1,24; Lc 4,34; Gv 6,69).

La vicenda di Maria, la sua scelta e la sua funzione, esigono una condizione: la disponibilità libera e cosciente di Maria a collaborare con Dio. Questa disponibilità è richiesta da Gabriele, quando di fronte alla difficoltà opposta da Maria, risponde che «nulla è impossibile a Dio» (v. 37). Maria si butta nella sua volontà (v. 38 di cui diamo una traduzione adeguata al contesto). La difficoltà opposta da Maria con una espressione ambigua: non conosco uomo (v. 34) fa parte del canovaccio delle nascite illustri e per i cristiani di origine giudaica ha un significato molto particolare. Se il contesto del vangelo è all’interno della interpretazione midrashica, il suo senso primario non è direttamente la verginità di Maria, (il problema è sorto dopo), anche perché è già promessa sposa prima di sapere di essere scelta come Madre del Messia. Tra il sec. I a.C. e il 70 d.C. in ambiente esseno (Qumran) un marito, specialmente se praticava la poligamia, poteva permettere ad una sposa di vivere il voto di verginità come consacrazione a Dio e segno visibile degli ultimi tempi. Agli occhi di Lc, Maria svolge una funzione sostitutiva: è lei la nuova Gerusalemme, la Sion-sposa che vive in stato di abbandonata e di donna ripudiata (Is 51,18-52,7; 60,15; 62,1-4; Os 2,4-15; cf 1,8-9). Non conoscere uomo significa vivere nello stato di infecondità, conseguenza del peccato che impedisce di generare perché tutti, uomini e vergini sono in esilio come piange il profeta Geremia:

1 Ah! come sta solitaria la città un tempo ricca di popolo! E’ divenuta come una vedova, la grande fra le nazioni… 2 Essa piange amaramente nella notte, … nessuno le reca conforto, fra tutti i suoi amanti; tutti i suoi amici l’hanno tradita, le sono divenuti nemici…4 Le strade di Sion sono in lutto, le sue vergini sono afflitte ed essa è nell’amarezza. 5 … i suoi bambini sono stati condotti in schiavitù… 6 Dalla figlia di Sion è scomparso ogni splendore…8 Gerusalemme ha peccato gravemente, per questo è divenuta un panno immondo; quanti la onoravano la disprezzano, perché hanno visto la sua nudità … 9 e ora nessuno la consola (Lm 1,1-17 passim).

Per Lc Maria assomma in sé tutta la desolazione infeconda, la vedovanza e il ripudio della sposa infedele e ripudiata da Dio. Come il Figlio, agnello sacrificale, che assumerà su di sé tutto il peccato del mondo ( Gv 1,29), Maria, la Madre assume su di sé tutta la desolazione di Israele-sposa e con la sua obiezione lo fa presente all’inviato di Dio: «non conosco uomo», cioè la profezia tace, Dio ha abbandonato il suo popolo, Gerusalemme è donna avvizzita e senza discendenza, i suoi figli e figlie sono in esilio… tutto lascia prevedere un futuro di morte e quindi «come è possibile» quello che tu dici?

Maria si nutre della Parola di Dio, frequenta la sinagoga di Nàzaret e conosce la condizione del suo popolo, Israele, e per questo si sente figlia fino in fondo, identificandosi la città santa, la Gerusalemme-sposa che vive nell’abbandono del ripudio e dell’abbandonata (Is 51,18-52,7; 60,15; 62,1-4; Os 2,4-15; cf 1,8-9). «Non conosco uomo»: come posso partecipare ad un evento di salvezza, se il mio popolo è condannato al silenzio di Dio? Ed ecco, prima che il Figlio si carichi della croce del peccato del mondo, Maria prende su di sé la croce della desolazione di Gerusalemme, sposa ripudiata e la precede alle nuove nozze con il popolo rinnovato. Di tutta questa visione della storia della salvezza, le circostanze della verginità di Maria4 sono un corollario e una deduzione logica, perché se Maria fu preservata fin dalla nascita dal peccato originale, non poteva del peccato portare le conseguenze. A ragione il martire napoletano Procolo (+ 305) può dire che la Madre di Dio doveva essere formata «da un’argilla monda» per restare monda. Per lo stesso motivo, la Madre del Risorto non poteva sperimentare la morte che fu la prima conseguenza della disobbedienza di Adam ed Eva ed è per questo che in Oriente e in Occidente si parla di «Dormitio Mariae».

La festa dell’Immacolata Concezione è la festa delle nozze nuove che Dio celebra con l’umanità, qui rappresentata dalla Vergine Madre. Il concepimento immacolato di Maria e la sua verginità hanno senso solo in rapporto a Cristo e non come fenomeni strani considerati in sé. Quando si parla di Maria, di fatto noi celebriamo il Figlio suo, il Redentore nostro e anche di sua Madre, la tutta Santa o come la chiamano i Greci, la «Panaghìa».

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.

[breve pausa 1-2-3]

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli. Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato; della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito Santo si é incarnato nel seno della Vergine Maria e si é fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno é risuscitato, secondo le Scritture; é salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. [breve pausa 1-2-3]

Credo nello Spirito Santo, che é Signore e da la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre e il Figlio é adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti. [breve pausa 1-2-3]

Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

Preghiera universale [intenzioni libere]

MENSA EUCARISTIACA

Prima di presentare le offerte all’altare, ascoltiamo la Parola del Signore: «Se tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono» (Mt 5,23-24). Questa Parola è per noi un comandamento perché nessuno può celebrare il Signore nell’Eucaristia senza avere partecipato il perdono che abbiamo ricevuto. Lasciamoci convertire dalla grazia di Dio.

La Pace del Signore sia con voi E con il tuo Spirito

Scambiamoci un gesto sincero di pace e di accoglienza.

[La raccolta ha un senso sacramentale di condivisione con la parrocchia che viene incontro senza rumore a chi ha bisogno]

Preparazione delle offerte. Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo, perché dalla tua misericordia abbiamo ricevuto questo pane e questo vino, frutti della terra, della vite e del lavoro dell’uomo e della donna. Li presentiamo a te perché diventino per noi cibo e bevanda di salvezza. Benedetto nei secoli il Signore.

Preghiamo, fratelli e sorelle, perché il nostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente.

Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.

Preghiamo (sulle offerte). Accetta, signore, il sacrificio di salvezza, che ti offriamo nella festa dell’immacolata concezione della beata vergine Maria e come noi la riconosciamo preservata per tua grazia da ogni macchia di peccato, così, per sua intercessione, fa’ che siamo liberati da ogni colpa. Per Cristo nostro Signore Amen.

PREGHIERA EUCARISTICA III5

Prefazio: Maria felice inizio della Chiesa

Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. In alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore.
Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio. É cosa buona e giusta.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,46-48).

Tu hai preservato la Vergine Maria da ogni macchia di peccato originale, perché, piena di grazia, diventasse degna Madre del tuo Figlio.

I cieli e la terra sono pieni della tua gloria e della tua santità. Osanna nell’alto dei cieli.

In lei hai segnato l’inizio della Chiesa, sposa di Cristo senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza.

Santo, Santo, Santo, il Signore Dio dell’universo. «Grandi cose ha fatto in me l’onnipotente e santo è il suo nome» (Lc 1,49). Kyrie, elèison, Christe, elèison, Kyrie, elèison.

Da lei, vergine purissima, doveva nascere il Figlio, agnello innocente che toglie le nostre colpe; e tu sopra ogni altra creatura la predestinavi per il tuo popolo avvocata di grazia e modello di santità.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore (Lc 1,51).

E noi, uniti ai cori degli angeli, proclamiamo esultanti la tua lode. Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il tre volte «Santo». Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili (Lc 1,52). Osanna nell’alto dei cieli.

Padre veramente santo, a te la lode da ogni creatura.

Il Signore fa grandi cose per noi e ci colma di gioia (cf Sal 126/125,2-3).

Per mezzo di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, nella potenza dello Spirito Santo fai vivere e santifichi l’universo, e continui a radunare intorno a te un popolo, che da un confine all’altro della terra offra al tuo nome il sacrificio perfetto.

Cantiamo al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi per noi (cf Sal 98/97,1).

Ora ti preghiamo umilmente: manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, che ci ha comandato di celebrare questi misteri.

«Il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia» (cf Sal 98/97,2).

Nella notte in cui fu consegnato, egli prese il pane, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO È IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.

«Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa d’Israele» (Sal 98/97,3).

Dopo la cena, allo stesso modo, prese il calice, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E BEVETENE TUTTI: QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.

«Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio» (Sal 98/97,3).

FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.

«Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore». Egli viene (cf Mc 12,29).

Mistero della fede.

Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice annunziamo la tua morte, proclamiamo la tua risurrezione, attendiamo il tuo ritorno: Maràn, athà – Signore nostro, vieni.

Celebrando il memoriale del tuo Figlio, morto per la nostra salvezza, gloriosamente risorto e asceso al cielo, nell’attesa della sua venuta ti offriamo, Padre, in rendimento di grazie questo sacrificio vivo e santo.

«Benedetto sia Dio, padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo» (Ef 1,3).

Guarda con amore e riconosci nell’offerta della tua Chiesa, la vittima immolata per la nostra redenzione; e a noi, che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito.

«In lui ci hai scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità» (Ef 1,4).

Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito, perché possiamo ottenere il regno promesso insieme con i tuoi eletti: con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con i tuoi santi apostoli, i gloriosi martiri, e tutti i santi e le sante, nostri intercessori presso di te.

«Predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà» (Ef 1,5).

Per questo sacrificio di riconciliazione dona, Padre, pace e salvezza al mondo intero. Conferma nella fede e nell’amore la tua Chiesa pellegrina sulla terra: il tuo servo e nostro Papa … , il Vescovo … , il collegio episcopale, il clero, le persone che vogliamo ricordare … N.N. … e il popolo che tu hai redento.

«I passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati» (Lc 1,5).

Ascolta la preghiera di questa famiglia, che hai convocato alla tua presenza nel giorno in cui il Cristo ha vinto la morte e ci ha resi partecipi della sua vita immortale.

«Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!» (Lc 3,6).

Ricongiungi a te, Padre misericordioso, tutti i tuoi figli ovunque dispersi.

«Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, o beata Trinità» (cf Ord. Messa).

Accogli nel tuo regno i nostri fratelli defunti e tutti i giusti che, in pace con te, hanno lasciato questo mondo; ricordiamo tutti i defunti… N.N. … concedi anche a noi di ritrovarci insieme a godere per sempre della tua gloria, in Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale tu, o Dio, doni al mondo ogni bene.

Gloria a te, Santa Trinità, unico Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, che hai scelto Maria, nostra Madre e Sorella.

Dossologia [è il momento culminante dell’Eucaristia: il vero offertorio]

PER CRISTO, CON CRISTO E IN CRISTO, A TE, DIO, PADRE ONNIPOTENTE, NELL’UNITA’ DELLO SPIRITO SANTO, OGNI ONORE E GLORIA, PER TUTTI I SECOLI DEI SECOLI. AMEN.

Padre nostro in aramaico:

Idealmente riuniti con gli Apostoli sul Monte degli Ulivi, preghiamo, dicendo:

Padre nostro che sei nei cieli

Avunà di bishmaià

sia santificato il tuo nome

itkaddàsh shemàch

venga il tuo regno

tettè malkuttàch

sia fatta la tua volontà

tit‛abed re‛utach

come in cielo così in terra

kedì bishmaià ken bear‛a.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Lachmàna av làna sekùm iom beiomàh

e rimetti a noi i nostri debiti

ushevùk làna chobaienà

come noi li rimettiamo ai nostri debitori

kedì af anachnà shevaknà lechayabaienà

e non abbandonarci alla tentazione

veal ta‛alìna lenisiòn

ma liberaci dal male

ellà pezèna min beishià. Amen!

Antifona alla comunione

Grandi cose di te si cantano, o Maria, perché da te è nato il sole di giustizia, Cristo, nostro Dio.

Dopo la comunione:

Dalla Sacra Scrittura (Gdt 15,9-10; Sal 45/44,14; Ct 5,2)

Maria riassume tutte le donne del Primo Testamento: di lei infatti si può dire ciò che lo Spirito dice di Giuditta:

«Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu magnifico vanto d’Israele, tu splendido onore della nostra gente. Tutto questo hai compiuto con la tua mano, egregie cose hai operato per Israele, di esse Dio si è compiaciuto. Sii sempre benedetta dall’onnipotente Signore» (Gdt 15,9-10).

Di Maria si può dire ciò che lo Spirito dice della sposa:

«La figlia del re è tutta splendore, gemme e tessuto d’oro è il suo vestito» (Sal 45,14). «Io dormo, ma il mio cuore veglia. Un rumore! È il mio diletto che bussa: «Aprimi, sorella mia, mia amica, mia colomba, perfetta mia; perché il mio capo è bagnato di rugiada, i miei riccioli di gocce notturne» (Ct 5,2).

Dal Discorso sulla Presentazione di Germano di Costantinopoli (715-730)

Salve, trono santo di Dio, tempio divino, casa di gloria, ornamento di incomparabile bellezza, gioiello scelto, propiziatorio del mondo intero, cielo che canta la gloria di Dio. Salve, vaso d’oro puro, contenente il Cristo, la vera manna, che riempie le nostre anime di dolce soavità. O vergine purissima, degna di ogni lode e di ogni omaggio, tempio dedicato a Dio e che supera ogni creatura in eccellenza, terra non lavorata, campo non arato, vite tutta fiorita, calice di allegrezza, fontana dalle acque abbondanti, vergine che genera, Madre che non conosce sposo, tesoro nascosto di innocenza; gloria della verginità; rivolgi per noi le tue preghiere, grazie alla tua autorità materna, sempre esaudita e potente, a Colui che è tuo Figlio, nato da te senza intervento di un padre, come egli è Dio e Creatore di tutte le cose.

Dalla Divina Commedia (Paradiso, canto XXXIIII, 1-21 ) di Dante Alighieri

1.Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,

di caritate, e giuso, intra ‘ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.

5. Donna, se’ tanto grande e tanto vali,

2. tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ali.

6. La tua benignità non pur soccorre

3. Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.

a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.

7. In te misericordia, in te pietate,

4. Qui se’ a noi meridïana face

in te magnificenza, in te s’aduna

quantunque in creatura è di bontate.

Preghiamo. Il sacramento che abbiamo ricevuto, Signore Dio nostro, guarisca in noi le ferite di quella colpa da cui, per singolare privilegio, hai preservato la beata vergine Maria, nella sua immacolata concezione. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Il Signore è con voi. E con il tuo Spirito

Il Signore che vi convocati alla liturgia della Vergine Madre, vi benedica e vi protegga. Amen.

Il Signore che ha voluto una madre terrena come ogni Figlio, rivolga su di voi il suo Volto. Amen.

Il Signore che si è fatto carne nel grembo di una donna, vi dia la tenerezza della misericordia. Amen.

Il Signore onnipotente che in Maria si è fatto uomo fragile, sia davanti a voi per guidarvi. Amen.

Il Signore l’eterno che ha voluto farsi figlio di una ragazza ebrea, sia dietro di voi per difendervi. Amen.

Il Signore il Povero che ha scelto per sé una donna povera e giusta, sia accanto a voi per consolarvi. Amen.

E la benedizione dell’onnipotente tenerezza del Padre e del Figlio

e dello Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen!

La messa è conclusa come celebrazione: continua nella testimonianza della vita.

Andiamo incontro al Signore nella storia.

Nella forza dello Spirito Santo rendiamo grazie a Dio e viviamo nella sua Pace.

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© Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria A-B-C

Parrocchia di S. M. Immacolata e S. Torpete – Genova

[L’uso di questo materiale è libero purché senza lucro e a condizione che se ne citi la fonte bibliografica]

Paolo Farinella, prete – 8/12/2011 – San Torpete – Genova

APPUNTAMENTI

DI DICEMBRE 2011 E GENNAIO 2012

  1. MARTEDÌ 13 DICEMBRE 2011, ORE 17,30, Quadrivium con entrata da Piazza S. Marta 2. Lectio divina nel Tempo di Avvento, guidata da Franco VERDONA, docente alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, Genova.

  1. MERCOLEDÌ 14 DICEMBRE 2011, ORE 18,00 presso la sede universitaria di Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica, via XX Settembre, 32/5 – 2° piano, Genova, proiezione del video «Bassifondi» e conferenza con DON PAOLO FARINELLA GIORGIO DEVOTO e MARCO MALFATTO. L’ingresso è gratuito, ma è necessaria la prenotazione ad uno dei seguenti numeri: Tel 0104074044 / Cell. 3396449262 oppure info@ilruoloterapeuticodigenova.it Il ricavato della eventuale vendita di numeri della rivista “Varchi-Tracce per la psicoanalisi “ sarà integralmente devoluto a San Torpete per le sue iniziative di solidarietà.

  1. VENERDÌ 16 DICEMBRE 2011 ORE 16,00 CONSIGLIO DIRETTIVO dell’Associazione LUDOVICA ROBOTTI – SAN TORPETE nella sacrestia di san Torpete.

  1. SABATO 17 DICEMBRE 2011 ORE 17,00, nella Chiesa di san Torpete in piazza San Giorgio, ASSEMBLEA ANNUALE DI «MASSOERO 2000». Sarebbe bene che i soci della Robotti partecipassero per valutare insieme le linee di collaborazione per il futuro.

  1. DOMENICA 18 DICEMBRE ORE 10,00 EUCARISTIA in San Torpete e ore 16,00 BATTESIMO di ZENO MARTINO di Enrico e Annalisa (autrice del nostro logo).

  1. SABATO 24 DICEMBRE 2011ORE 21,00 VEGLIA DI NATALE con Messa concertata, eseguita dalla Cappella Musicale di San Torpete. Niente Presepe niente fiori, niente di niente, solo opere di bene.

  2. DOMENICA 25 DICEMBRE ORE 10,00 MESSA DEL GIORNO DI NATALE.

  1. LUNEDÌ 26 DICEMBRE: VACANZA. NIENTE MESSA (Ogni troppo stroppia).

  1. MERCOLEDÌ 28 DICEMBRE 2011 ORE 18-19 in Piazza Matteotti, sui gradini di Palazzo Ducale in Genova è la «500a ORA IN SILENZIO PER LA PACE» animata da NORMA BERTULLACELLI: tutti i mercoledì dall’11 settembre 2001 senza sosta, senza interruzioni, non parole ma solo silenzio, la parola più alta e più profonda per dire Pace e Amore. Sarebbe Bello se molti, tanti potessimo condividere e partecipare a questa testimonianza laica di Civiltà e di Pace.

  1. DOMENICA 1 GENNAIO 2012, ore 10,00 Eucaristia in San Torpete nel giorno di Capodanno dedicato a Maria Madre della Chiesa e giornata della Pace.

  1. VENERDÌ 6 GENNAIO 2012, ORE 10,00 EUCARISTIA nella memoria dell’Epifania del Signore.

  1. SABATO 7 GENNAIO ORE 18,00 a INDUNO OLONA (Varese), conferenza di Paolo Farinella, prete sul tema «La solidarietà in tempo di crisi», su iniziativa del Comitato «Progetto Cernobyl Onlus – Don Lorenzo Milani».

  1. DOMENICA 8 GENNAIO 2012, ORE 10,00 EUCARISTIA nella memoria del Battesimo del Signore.

  1. VENERDÌ 27 GENNAIO 2012, ORE 17,00 a FERRARA, Aula Magna Rettorato dell’Università di Ferrara, via Savonarola, 9, il Teatro comunale di Ferrara, il Comitato per i Grandi Maestri e l’Università di Ferarra, per la stagione «Concerti al Ridotto – 2011-2012» propongono «Musica e Letture dal libro omonimo di Don PAOLO FARINELLA, Il Segno dei Gabrielli Editori, 2010». Voci recitanti in scena: Fabio Mangolini, Roberta Pazi con Musiche di Jakob SANDLER, Ernest BLOCH e Johann Sebastian BACH - Violini solisti: Paolo Chiavacci, Laura Marzadori - Orchestra Città di Ferrara diretta da Marco Zuccarini.

1 Nella cappella di San Giovanni Battista nella cattedrale San Lorenzo in Genova, opera dei fratelli Gaggini (1461-1465) vi è fisicamente rappresentato lo scenario della Redenzione: a sinistra vi è la «Mater» per eccellenza che è Maria, vestita, nell’atto di offrire il Figlio offerto al mondo. Accanto vi è la «Prima Mater», Eva, nuda e piegata su di sé nell’intento di coprirsi davanti al mondo. Dalla parte opposta vi è il Precursore ed Adamo e poi Zaccaria, Elisabetta e i profeti Isaia e Abacuc. Matteo Civitali (1496) e Andrea Sansovino (1504), autori delle statue seppero rendere plastica la raffigurazione del Mistero dell’Emmanuel.

2 Breve nota storica. Già nel sec. IV, Procolo (+ 305), martire napoletano, dice che la Madre di Dio doveva essere formata «da un’argilla monda» come Adamo ed Eva prima del peccato e l’espressione è citata da Pio IX nella bolla Ineffabilis Deus con cui dichiara il dogma. Sant’Agostino (354-430) nella sua opera polemica Contro Giuliano che lo accusa di assoggettare anche Maria al potere di Satana, come qualsiasi altra creatura, risponde: «… non assegniamo Maria al diavolo per la condizione del nascere, ma per questo: perché la stessa condizione del nascere è risolta dalla grazia del rinascere», definendo così che Maria è oggetto della grazia di Dio. Nel IX secolo in Irlanda si celebra una festa della «Concezione di Maria» fissata al 2 o 3 maggio. Nel XII secolo, i monasteri benedettini di Inghilterra la celebrano l’8 dicembre. Da questo momento la sua diffusione è rapida: Normandia, Lione, Belgio, Spagna, Italia e in alcuni monasteri della Germania. Intanto la festa si diffonde in tutta la Francia. San Bernardo (1091-1153), un grande devoto di Maria, contestò la legittimità della festa da poco introdotta: tutte le creature nessuna esclusa hanno bisogno della redenzione di Cristo. Anche Tommaso di Aquino (1228-1274) è sulla stessa linea. Nella sessione VI del Concilio di Trento del 1546 alcuni padri conciliari chiesero la promulgazione di una definizione dogmatica dell’immacolata concezione. Alessandro VII (1655-1667) con la bolla Sollicitudo omnium Ecclesiarum dell’8 dicembre 1661 precisava il contenuto della concezione immacolata di Maria: la preservazione dell’anima della Vergine dalla colpa originale, nel primo istante della sua creazione e infusione al corpo, per speciale grazia e privilegio di Dio, «a causa dei meriti di Gesù Cristo suo figlio, Redentore del genere umano».

3 Con Casa di Giacobbe o figli d’Israele si indicano le dieci tribù che formano il regno del nord, separato da quello di Giudea accentrato in Gerusalemme e nel Tempio. Il riferimento dell’Angelo ha lo scopo di significare che il Figlio di Maria riporterà l’unità nel popolo diviso d’Israele (Per le espressioni cf Es 19,3; Dt 32,9; 33,4,10; 2Sam 23,1; 1Cr 16,13,17; Ne 23,7,10,21,23; Sal 14,7; 22,23; 44,4; 53,6; 59,13; 77,15; 78,5,21,71; 85,1; 105,6,10; 114,1; 147,19; Is 2,5-6; 8,17; 10,20-21; 27,6,9; 42,24; 44,1-5; Ger 2,4; 31,7; 46,27-28; Ez 20,5; 39,25; Am 3,13; Abd 17-18; Mi 3,1; Mal 2,12; 3,6; Lu 1,33; Rom 11,27).

4 Il Concilio Lateranense del 649, presieduto da Papa Martino I, pone in risalto i tre momenti della verginità di Maria, insegnando che «la santa Madre di Dio sempre vergine immacolata Maria... ha concepito senza seme per opera dello Spirito Santo e ha partorito senza corruzione, permanendo indissolubile, anche dopo parto, la sua verginità» (D. 256 [DS. 503]). Paolo IV dichiarò nel 1555 che «Beatissima Virgine Maria... mantenne sempre l’integrità verginale prima del parto, durante il parto e in perpetuo dopo il parto» (D. 993 [DS 1880]).

5 La Preghiera eucaristica III è stata composta ex novo su richiesta di Paolo VI in attuazione alla riforma liturgica voluta dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Non ha un prefazio proprio, ma mobile e per questo, forse, ha finito per essere scelta, nella pratica, come la preghiera eucaristica della domenica.



Mercoledì 07 Dicembre,2011 Ore: 19:26
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 08/12/2011 16.45
Titolo:AI DUE CHERUBINI E AI DUE COLOMBI ... MARIA E GIUSEPPE - E AL LORO FIGLIO GESU' ...
AI DUE CHERUBINI E AI DUE COLOMBI ... MARIA E GIUSEPPE - E GESU'!!!

COME DA ARCA DALL'ALLEANZA ... COME DAL "GLORIA A DIO NEL PIU' ALTO DEI CIELI", COME DALLA LEZIONE DEL PRESEPE DI SAN FRANCESCO - E DI DANTE:

DEUS CHARITAS EST (1 Gv.: 4.8)



Come MARIA: "FIGLIA DEL TUO FIGLIO", Così GIUSEPPE: "FIGLIO DEL TUO FIGLIO"!!!

Dante non "cantò i mosaici" (Carlo Ossola) dei "faraoni", ma soprattutto la Legge del "Dio" di Mosè di Elia e di Gesù, del "Dio" dei nostri "Padri" e delle nostre "Madri".

L’Amore ("Charitas") muove il Sole e le altre stelle ... e non la ricchezza ("caritas") del "santo-padre" del cattolicesimo-costantiniano.

In principio era il Logos - non il "Logo" della tradizione vaticana del "Latinorum"!!!

Buon Natale!!!

Federico La Sala

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