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www.ildialogo.org Domenica 31a per annum A – 30 ottobre 2011 –,di Paolo Farinella,prete

Domenica 31a per annum A – 30 ottobre 2011 –

di Paolo Farinella,prete

Il tema della liturgia di oggi, domenica 31a del tempo ordinario e terzultima prima della fine dell’anno liturgico è l’ipocrisia con l’invito a guardare dentro di noi: il cristiano è inflessibile con sé e misericordioso con gli altri. Spietato con le proprie incoerenze, ma sempre pronto a coprire le piccole nudità degli altri. E’ facile fare l’esame di coscienza agli altri, mentre noi restiamo immersi in un mare di ipocrisia. L’orizzonte della preghiera di oggi ancora una volta viene dal vangelo di Mt 7,1-5.12:

«1Non giudicate, per non essere giudicati; 2perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. 3Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 4O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c'è la trave? 5Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello … Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».

 

Restiamo ancorati a questa dimensione e saremo salvi e degni di ricevere la Parola, il Pane, la fraternità e la pace con noi e con il mondo. L’autore del libro di Malachia si scaglia contro i leviti, discendenti di Levi, la tribù da cui provenivano tutti i sacerdoti e con cui Yhwh aveva stabilito una alleanza particolare. I discendenti di Aronne non avrebbero posseduto una terra, ma avrebbero avuto in eredità il Signore stesso: «non ha un patrimonio nel paese del popolo, non c’è porzione per lui in mezzo al popolo, perché il Signore è la sua parte e la sua eredità (cf Sir 45,22). Questa alleanza speciale diventa preghiera d’Israele e nostra: «Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita (cf Sal 16/15,5; cf Dt 33,8-11; Ger 33,18-22).

Quando Giosuè distribuisce la terra promessa fra le tribù, dopo la conquista della terra di Canaan, la tribù di Levi è l’unica a non ricevere terra perché la sua proprietà esclusiva doveva essere la comunione perenne con il Signore nel servizio liturgico: «Soltanto alla tribù di Levi non aveva assegnato eredità: i sacrifici consumati dal fuoco per il Signore, Dio di Israele, sono la sua eredità, secondo quanto gli aveva detto il Signore»  (Gs 13,14). La sua occupazione doveva essere servire il Signore e insegnare la Toràh a Israele come è scritto sempre in Malachia 2,7-9: «le labbra del sacerdote devono custodire la scienza e dalla sua bocca si ricerca l’istruzione, perché egli è messaggero del Signore degli Eserciti. 8 Voi invece vi siete allontanati dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento; avete rotto l’alleanza di Levi».

Compito del sacerdote non è indottrinare o esprimere pareri imponendoli come verità, ma essere sempre in ascolto della Parola che comunica come la interiorizza. Il sacerdote deve essere sempre strabico: un occhio rivolto a Dio e l’altro al popolo a cui è mandato. Non può tradire la sua vocazione di inviato e non può tradire il suo servizio di rappresentante ed educatore.  E’ facile, sempre facile criticare gli altri. E’ necessario prendere coscienza che stare davanti a Dio per i sacerdoti e per ciascuno di noi, membri del popolo sacerdotale, significa verificare la nostra coerenza e la nostra adeguatezza di fronte alla Parola di Dio che chiama «me» a conversione.

Nella seconda lettura Paolo espone ai Tessalonicesi la sua concezione del ministero di apostolo e lo fa in termini di «paternità spirituale» descritta con un vocabolario di tenerezza materna: «siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura delle proprie creature… perché ci siete diventati cari» (1Ts 2,7-8). Paolo è l’erede coerente di Malachìa perché non ha tradito l’alleanza e si prende cura del suo popolo in nome  e per conto di Dio.

Nel vangelo la situazione si riallaccia alla prima lettura. Gesù accusa gli scribi di ipocrisia: si mostrano per ciò che non sono perché si sono appropriati di compiti e autorità che non hanno ricevuto. La Parola di Dio riservava l’interpretazione della Toràh e il giudizio ai sacerdoti non agli scribi. Leggiamo nel libro della legge:

«8Quando in una causa ti sarà troppo difficile decidere … ti alzerai … 9Andrai dai sacerdoti leviti e dal giudice in carica in quei giorni, li consulterai ed essi ti indicheranno la sentenza da pronunciare. 10Tu agirai in base a quello che essi ti indicheranno nel luogo che il Signore avrà scelto e avrai cura di fare quanto ti avranno insegnato. 11Agirai in base alla legge che essi ti avranno insegnato e alla sentenza che ti avranno indicato, senza deviare da quello che ti avranno esposto, né a destra né a sinistra. 12L’uomo che si comporterà con presunzione e non obbedirà al sacerdote che sta là per servire il Signore, tuo Dio, o al giudice, quell’uomo dovrà morire. Così estirperai il male da Israele» (Dt 17,8-12).

Mt 23, 8-10 è l’unico evangelista a sviluppare la terna dei titoli accademici, ricercati dalla vanagloria dei scribi: maestro (ebr.: rab; gr.: didàskalos); padre (ebr.: ‘ab; gr.: pàter); dottore/direttore/maestro (eb.: mōrèh; gr.: kathēghētês, da cui catechista). Gesù non condanna i titoli in sé, ma il vuoto e la perversione che c’è dietro di essi. Quando la religione si riduce a materia di vanagloria, è senz’anima perché non sono i vanitosi che possono aiutare a conoscere Dio, ma coloro che sperimentano quello che insegnano, che vivono quello che dicono.

Il mondo di oggi abbonda di maestri e insegnanti che vogliono dire la loro, credendo di essere anche originali, ma è povero di testimoni, uomini e donne coerenti che parlano con la loro vita. Forse anche noi abbiamo usurpato la cattedra di Mosè e ci sentiamo migliori degli altri, vogliamo insegnare, ma non siamo capaci di testimoniare. Oggi, entrando nel cuore dell’Eucaristia valutiamo la nostra consistenza e prepariamoci ad ascoltare la Parola di Dio che parla a ciascuno di noi perché possiamo prendere coscienza della nostra personale ipocrisia per imparare ad essere veri e coerenti discepoli dell’unico Maestro. Saliamo al monte della santa Eucaristia, invocando lo Spirito Santo, il solo che ci possa insegnare a pregare, accompagnandoci con le parole del Salmista nell’antifona d’ingresso (Sal 38/37, 22-23): «Non abbandonarmi, Signore, Dio mio, da me non stare lontano; vieni presto in mio aiuto, Signore, mia salvezza».

Spirito Santo, tu sei inviato dal Figlio del Padre perché non smarriamo la via,    Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu custodisci in noi il germe della gloria del Nome santo di Dio,     Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu potenza che trasforma le nostre maledizioni in benedizioni,     Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci conformi ad immagine del volto materno del Padre,          Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu sostieni chi fatica nel travaglio dell’annunzio del vangelo,       Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci fai sedere ai piedi della cattedra del Signore Gesù,           Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu illumini perché conformiamo le parole alle nostre azioni, Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci impedisci di legare fardelli pesanti a chi non può portare,     Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci aiuti ad aiutare chi, fragile e debole, non può portare pesi,     Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu maestro di fraternità ci apri alla comunione universale,         Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci educhi ad avere la misura delle proporzioni,         Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci insegni che vanagloria e vanità sono virtù di sciocchi,        Veni, Sancte Spiritus!

Spirito Santo, tu ci insegni ad essere noi stessi: responsabili e umili,            Veni, Sancte Spiritus!

Ipocrita è il nome che i Greci davano all’attore perché con gesti e parole rappresentava una realtà «diversa», spesso nascondendosi dietro una maschera che i latini chiamavano persona. Oggi tutto è teatralità e l’immagine ha preso il sopravvento sulla realtà. E’ vero ciò che si vede, ciò che noi facciamo apparire, non ciò che siamo nell’intimo e nell’anima. Per questo invochiamo lo Spirito Santo che ci libera dalla non-verità di noi stessi, dalla tentazione di mostrarci e di assumere atteggiamenti da teatro e ci insegna che l’umiltà è la virtù della persona solida e resistente. Entriamo nella scuola eucaristica per imparare ad essere, credere e vivere

(greco)[1]

Èis to ònoma

toû Patròs

kài Hiuiû

kài toû Hagìu Pnèumatos

Amèn.

(italiano)

Nel Nome

del Padre

e del Figlio

e del Santo Spirito

Mai come in questo contesto valgono le parole di Gesù: «Chi tra di voi è senza peccato scagli la pietra per primo» (Gv 8, 7). Invochiamo la misericordia di Dio su di noi e impariamo ad essere misericordiosi perché saremo perdonati solo se non giudicheremo mai.

Signore, nostra Madre, perdona la nostra arroganza e presunzione,             Kyrie, elèison!

Cristo, nostro figlio e fratello, perdona la nostra vuota esteriorità,              Christe, elèison!

Signore, nostro Maestro, perdona la nostra povera ricerca di effimero,          Pnèuma, elèison!

Cristo, umile Servo di Yhwh, perdona la vanagloria del potere,                Christe, elèison!

Dio onnipotente che ripudia chi si serve della religione per mettersi in mostra e distrae gli altri dal vedere il volto di Dio, che nel Figlio Gesù ci ha dato l’esempio di un Dio che serve, abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccarti e ci conduca alla vita eterna. Amen.

GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo,  ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente        [breve pausa 1-2-3].

Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo,  Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre: tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi.               [breve pausa 1-2-3]

Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo:     [breve pausa 1-2-3]

Gesù Cristo con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre. Amen.

 

Preghiamo (colletta). O Dio, creatore e padre di tutti, donaci la luce del tuo Spirito, perché nessuno di noi ardisca usurpare la tua gloria, ma riconoscendo in ogni uomo la dignità dei tuoi figli, non solo a parole, ma con le opere, ci dimostriamo discepoli dell’unico Maestro che si è fatto uomo per amore, Gesù Cristo nostro Signore. Egli è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito santo. Per tutti i secoli dei secoli. Amen.

MENSA DELLA PAROLA

Prima lettura Mal 1,14b-2,2b.8-10. In ebraico «Malachia» deriva da  malàk e significa «messaggero».  L’Autore del libro è un anonimo che con questo nome intorno al sec. V a. C. ha raccolto una serie di librettini durante la ricostruzione del Tempio e dopo la riforma di Esdra. Il profeta si scaglia contro i sacerdoti ritenuti responsabili della decadenza morale del popolo e accusa il popolo di moltiplicare sacrifici con mani impure e di deviare dalla parola del Signore. Non basta ricostruire il Tempio e moltiplicare atti di culto per essere credenti: è necessario ascoltare la parola dei profeti per non smarrirsi nelle devianze che la stessa religione può portare.

 

Dal libro del profeta Malachia 1,14b-2,2a.8-10

1,14bIo sono un re grande - dice il Signore degli eserciti - e il mio nome è terribile fra le nazioni. 2,2aSe non mi ascolterete e non vi darete premura di dare gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su voi la maledizione e cambierò in maledizione le vostre benedizioni.  8Voi invece avete deviato dalla retta via e siete stati d'inciampo a molti con il vostro insegnamento; avete distrutto l'alleanza di Levi, dice il Signore degli eserciti. 9Perciò anche io vi ho reso spregevoli e abietti davanti a tutto il popolo, perché non avete seguito le mie vie e avete usato parzialità nel vostro insegnamento. Non abbiamo forse tutti noi un solo padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire 1ocon perfidia l'uno contro l'altro, profanando l'alleanza dei nostri padri? - Parola di Dio.

Salmo responsoriale 131/130, 1; 2; 3. Il salmo 131/130 è una deliziosa preghiera individuale di un orante che ripone tutta la sua fiducia nel Signore: cuore e mente, intelligenza e volontà non si annullano, ma trovano riposo in Dio. Il salmista, sull’esempio di Salomone, non s’inorgoglisce né è superbo (v. 1: «i miei occhi guardano in alto») e non vanta diritti in quanto credente (v. 1: non vado cercando cose grandi»). L’immagine del bambino in braccio a sua madre pur essendo svezzato, indica il rapporto profondo con Dio che nemmeno la più totale autonomia può superare. Il giusto non è arrogante mai e non è inquieto. La sua fiducia in Dio è salda come la roccia. Chi crede in Dio, anche nelle avversità più grandi della vita resta sempre  «quieto e sereno» (v. 2).

Rit. Tienimi vicino a te, Signore, nella pace.


1. 1Signore, non si esalta il mio cuore

né i miei occhi guardano in alto;

non vado cercando cose grandi

né meraviglie più alte di me. Rit.

2. 2 Io invece resto quieto e sereno:

come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,

come un bimbo svezzato è in me l'anima mia.

3 Israele attenda il Signore, da ora e per sempre. R.


Seconda lettura 1Ts 2,7b-9.13. Paolo si confida con i suoi amici di Tessalonica e descrive loro il suo ministero di apostolo tra le nazioni, dopo avere presentato se stesso come continuità dei profeti dell’AT  (2,1-6). La prima caratteristica che Paolo ha mostrato ai Tessalonicesi è la tenerezza: è stato una madre attenta e premurosa, ma ancora più grande è la sua paternità spirituale che ha generato dei figli nelle fatiche e nella gioia. Essere padre/madre di qualcuno significa vivere e morire per lui perché abbia la vita piena e i Tessalonicesi hanno avuto il vangelo che la vita di Paolo.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 1Ts 2,7b-9.13

7Fratelli e Sorelle, siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. 8Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari. 9 Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi[2], vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio. 13Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l'avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti. - Parola di Dio.

 

Vangelo Mt 23,1-12. Nel capitolo 23 di Mt (vv. 13-32) Gesù indirizza 7 «guai a voi» agli Scribi e ai Farisei definendoli «ipocriti» perché si preoccupano degli accessori della Toràh, lasciando perdere ciò che invece è essenziale. Il brano di oggi serva da introduzione a questo settenario di maledizioni. La Toràh prescriveva che l’insegnamento e l’interpretazione della Parola di Dio fosse riservata ai sacerdoti ( cf Dt 17,8-12; 31,9-10; Mi 3,11; Mal 2,7-10). Scribi e Farisei non sono sacerdoti, e quindi hanno usurpato la cattedra di Mosè. Essi hanno modificato la religione di Israele secondo il loro interesse: ne hanno fatto un coacervo di prescrizioni, una casistica ossessiva, affossando il disegno di Dio. La loro religione è troppo umana per permettere l’accesso alla conoscenza di Dio: infatti essi sono un ostacolo all’incontro della libertà dell’individuo con l’obbedienza che si deve a Dio che chiama.   

 

Canto al Vangelo cf Lc 21,36

Alleluia. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo. Alleluia.

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 23,1-12

1In quel tempo Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli  2dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. 4Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, 7dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. 8Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. 10E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. 11Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; 12chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».- Parola del Signore.

 

Spunti di omelia

La liturgia di oggi  si può sintetizzare in una sola parola che è «ipocrisia». La prima lettura e il vangelo sono centrate espressamente su di essa, mentre la seconda lettura descrive l’atteggiamento opposto cioè l’assillo materno dell’apostolo Paolo proteso alla ricerca del bene dei suoi figli. L’ipocrisia è uno stravolgimento di prospettiva e di realtà, un capovolgimento radicale, come drammaticamente avverte lo stesso profeta Malachia: «manderò su di voi la maledizione e cambierò in maledizione le vostre benedizioni» ( 2,2). L’ipocrita stravolge tutto perché pone se stesso a centro dell’universo e i suoi criteri di valutazione al di sopra di ogni giudizio: vuole giudicare tutti, ma non essere giudicato e per questo si manifesta per quello che non è. L’ipocrita ha per statuto la bugia e per metodo l’inganno. Etimologicamente il termine deriva dal greco: ypò-sotto e kritēs-giudice. L’ipocrita è colui che svelandosi per quello che non è si nasconde e giudica di nascosto.

L’accusa di Malachia e di Gesù contro gli scribi è dura e feroce: essi hanno preso il posto di Dio, attribuendosi un incarico e un potere che non meritavano (vv. 8-10; cf Mt 15,3-14), ricevendo onori indebiti e ingannando il popolo a porre la fiducia in loro invece che in Dio. L’accusa di Gesù non è circoscritta al tempo suo e quindi non è solo rivolta agli scribi, ma è parola di Dio per oggi e qui. La tentazione dell’ipocrisia è sempre in agguato in quanto noi cerchiamo istintivamente, a volte inconsciamente, a volte consapevoli di accreditarci migliori di quanto non siamo e comunque superiori agli altri. I preti sono tentati di prevaricare sui laici e spesso prevaricano; i laici battezzati sono tentati di prevaricare sugli altri siano non credenti o musulmani o immigrati o comunque diversi. La tentazione dell’ipocrisia diventa peccato nel momento in cui noi mettiamo in atto una strategia con la quale predichiamo noi stessi, imponiamo le nostre idee.

Quando la chiesa mette se stessa al centro della sua predicazione, ponendo il Regno di Dio in secondo piano, avviene un esito perverso: si propone al mondo degli uomini di andare alla chiesa, non a Dio. Ciò è terribile perché Dio diventa un accessorio e un sopramobile superfluo. Nasce lo stile della vanità: gli uomini di chiesa cercano il consenso, i pagani glielo offrono e si crea un corto circuito sia nella società civile che in quella di fede. A livello di rapporti nasce il meccanismo dell’intrigo, delle lobby, delle influenze politiche, della ricerca ossessiva dei titoli onorifici: diventa importante soprattutto la propria immagine come appare all’esterno e non la consistenza interiore della propria spiritualità che sgorga e può sgorgare solo dai piedi della croce. La chiesa è nata per servire non per servirsi o per essere servita. Quando noi entriamo in questo dinamismo siamo ipocriti. Il successo, la gratificazione, i riconoscimenti, le trame per ottenerli sono solo ipocrisia.

Solo la coscienza del proprio limite e del proprio peccato ci aiuta ad essere severi con noi stessi e misericordiosi con gli altri. La persona vera è colei che copre le nudità altrui, l’ipocrita gode nello scoprirle. L’ipocrita è duro di cuore, anzi sclerocardiaco: una massa di durezza. Guai a noi quando carichiamo gli altri di pesanti fardelli e non muoviamo un dito per aiutarli (v. 4): ricordiamoci allora del Cireneo che si china sul crocifisso per aiutarlo a portare la croce.

Il cristianesimo è un ideale altissimo di vita e credo che nessuno dal papa a me a voi siamo in grado di viverlo nella sua pienezza. La prova sta nel fatto che anche noi facciamo gli stessi peccati degli altri e commettiamo le stesse ingiustizie. Se vogliamo apparire migliori di quello che siamo, siamo poveracci che annaspiamo nella menzogna. Gesù è stato intransigente con l’ipocrisia dei Farisei che erano considerati le migliori guide spirituali. Perché Gesù considera l’ipocrisia come l’ostacolo più forte alla sua sequela? Non possiamo limitarci a fare la storia del testo: è importante che ci domandiamo in che misura questo atteggiamento riguarda direttamente oggi ciascuno di noi.

L’uomo antico ha paura del mondo divino che lo sovrasta e cerca in qualche modo un espediente per accaparrarsi la protezione divina contro le calamità, contro la paura a favore di un sistema di sicurezze che possa proteggere la vita nelle varie circostanze. La religione è bisogno di sicurezza. Il luogo privilegiato dove tutto ciò può realizzarsi è il culto che si esprime in riti e ritmi separati dalla profanità delle cose in spazi e tempi consacrati a Dio. Entrare nel recinto sacro della liturgia significa uscire dal tempo e dalla fragilità umana per entrare nell’influenza del divino. La ritualità è per sua natura minuziosa e si nutre di formalismo liturgico in cui gioca molto la scenografia. In questo contesto vivere la religiosità significa attuare scrupolosamente le prescrizioni liturgiche, rispettare i tempi del rito e gli spazi consacrati. La religione si basa sulla formalità e non esige una vita morale. Basta osservare le prescrizioni esterne per essere a posto religiosamente.

Con l’avvento di Israele le cose cambiano. Si verifica un evento che nessuno avrebbe mai potuto concepire: l’ingresso del Dio nella storia degli uomini, mettendosi dalla parte degli ultimi e degli oppressi. Yhwh continua a richiedere il servizio liturgico, ma ora esige che ai gesti liturgici corrisponda anche un atteggiamento morale e una coerenza di vita: il rito deve essere espressione della vita come questa deve essere il contenuto della liturgia. Dio non accetta più un rito in sé, ma solo come segno o «sacramento» di ciò che si vive e si sceglie. I profeti ne faranno un cavallo di battaglia:

«10Ascoltate la parola del Signore, capi di Sòdoma; prestate orecchio all'insegnamento del nostro Dio, popolo di Gomòrra! 11“Perché mi offrite i vostri sacrifici senza numero? - dice il Signore. Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di pingui vitelli. Il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. 12Quando venite a presentarvi a me, chi richiede a voi questo: che veniate a calpestare i miei atri? 13Smettete di presentare offerte inutili; l’incenso per me è un abominio, i noviluni, i sabati e le assemblee sacre: non posso sopportare delitto e solennità. 14Io detesto i vostri noviluni e le vostre feste; per me sono un peso, sono stanco di sopportarli. 15Quando stendete le mani, io distolgo gli occhi da voi. Anche se moltiplicaste le preghiere, io non ascolterei: le vostre mani grondano sangue. 16Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, 17imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova”. 18“Su, venite e discutiamo - dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana”» (Is 1,11-18).

 

       Gesù prendendo a prestito le parole di Isaia 29,13 rivela definitivamente che ciò che conta davanti a Dio è il sacrificio del cuore e non il culto esteriore: «Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me. 9 Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini» (Mt 15,8; cf  Is 29,13). Tutto il profetismo è su questa linea: interiorizzare il processo liturgico come espressione della vita perché diventi un processo di unità profonda che si realizza nella corrispondenza tra la parola e il gesto, tra il gesto e il pensiero, tra il pensiero e il rito, tra il rito e la vita. E’ questo processo di unità, questo ecumenismo della persona che segna la natura della libertà umana. Siamo liberi quando siamo noi stessi, liberi da ogni tentazione di ipocrisia.

Al tempo di Gesù la setta dei Farisei raggruppava anche i dottori, gli scribi e un certo numero di sacerdoti ed erano circa sei mila persone che il popolo riconosceva come guide spirituali. Fu tra questo gruppo che Gesù incontrò l’opposizione più dura perché gli altri antagonisti, sacerdoti e Sadducei, si opponevano a Gesù solo per opportunismo politico o religioso. Le parole più dure pertanto Gesù le riserva ai Farisei sferzandoli con l’accusa di ipocrisia, nonostante fossero persone credenti e osservanti, impegnati in un cammino di fede che, dobbiamo ritenere, era autentico.

Domenica prossima continueremo questa riflessione sull’ipocrisia in relazione all’evento nuovo portato da  Gesù e in relazione all’Eucaristia che celebriamo. Ora disarmati e spogli di ogni presunzione ci accostiamo all’altare della nostra autenticità e mangiamo il Pane di verità perché possiamo essere e solo chi siamo e ciò che siamo chiamati ad essere: immagine ed espressione della paternità materna di Dio.

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra,  di tutte le cose visibili e invisibili.
[breve pausa 1-2-3]

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli. Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato; della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito Santo si é incarnato nel seno della Vergine Maria e si é fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno é risuscitato, secondo le Scritture; é salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine.        [breve pausa 1-2-3]

Credo nello Spirito Santo, che é Signore e da la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre e il Figlio é adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti.    [breve pausa 1-2-3]

Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati.

Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

 

Preghiera dei fedeli [intenzioni libere]

MENSA EUCARISTICA

Scambio della pace e presentazione delle offerte

Entriamo nel Santo dei Santi presentando i doni, e come insegna il vangelo (cf Mt 5,24), deponiamo la nostra offerta e riconciliamoci tra noi e con quanti abbiamo conti in sospeso per essere degni di presentare «l’offerta pura e santa di Melchìsedech» che diventi il pane della vita e il calice della nostra salvezza» (cf Canone romano).

La pace del Signore sia con tutti voi e con quanti toccherete con la vostra vita.

E’ con il tuo spirito. Il Signore della Pace sia con noi.

Scambiamoci un vero e autentico gesto di pace nel Nome del Dio della Pace.

Nel Nome di Cristo e con l’aiuto del suo Spirito, Pace su Gerusalemme, Pace sulla Chiesa e sul Mondo!

 [Tutti si scambiamo un segno di pace]

 

Presentazione delle offerte [la benedizione sul pane e sul vino è tratta dal rituale ebraico]

Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo; dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane e questo vino, frutti della terra, della vite  e del lavoro dell’uomo e della donna; li presentiamo a te, perché diventino per noi cibo e bevanda di vita eterna.                 Benedetto nei secoli il Signore.

Preghiamo perché il nostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente.

Il Signore riceva questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.

 

Preghiamo (sulle offerte). Questo sacrificio che la Chiesa ti offre, Signore, salga a te come offerta pura e santa, e ottenga a noi la pienezza della tua misericordia. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

PREGHIERA EUCARISTICA V/b – «Gesù Nostra Via»

Prefazio proprio invariabile

Il Signore sia con voi.         E con il tuo spirito.    In alto i nostri cuori.    Sono rivolti al Signore.

Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.             È cosa buona e giusta.

È veramente giusto renderti grazie, Dio grande e misericordioso,  che hai creato il mondo  e lo custodisci con immenso amore.

Tu sei un Padre  buono, o Signore nostro creatore, e il mio nome è Santo fra le nazioni (cf Ml 1,14b ).

 
Tu vegli come Padre su tutte le creature  e riunisci in una sola famiglia gli uomini creati per la gloria del tuo nome,  redenti dalla croce del tuo Figlio,  segnati dal sigillo dello Spirito. 

Nella santa Eucaristia, noi ascoltiamo la tua Parola e diamo gloria al tuo Nome, e tu, o Signore, effondi su di noi la tua Benedizione che è il Signore Gesù (cf Ml 2,2a).


Il Cristo, tua Parola vivente, è la via che ci guida a te, la verità che ci fa liberi, la vita che ci riempie di gioia. 

Alla scuola della Parola che si fa carne, tu, o Padre, c’insegni a non essere d’inciampo per gli altri e a vivere nella coerenza la tua alleanza (cf Ml 8).

 
Per mezzo di lui innalziamo a te l'inno di grazie per questi doni della tua benevolenza e con l'assemblea degli angeli e dei santi proclamiamo la tua lode: 

Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo. Benedetto colui che viene nel Nome del Signore.I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell’alto dei cieli.

Ti glorifichiamo, Padre santo:  tu ci sostieni sempre nel nostro cammino  soprattutto in quest’ora in cui il Cristo, tuo Figlio, ci raduna per la santa cena.  Egli, come ai discepoli di Èmmaus,  ci svela il senso delle Scritture e spezza il pane per noi.

Tu, o Signore, sei il nostro solo Padre e tutti gli uomini e le donne della terra sono nostri consanguinei perché nel Cristo tuo Figlio ci hai costituiti in una sola famiglia: il popolo dell’alleanza (cf Ml 1,9).

 

Ti preghiamo, Padre onnipotente, manda il tuo Spirito su questo pane e su questo vino,  perché il tuo Figlio sia presente in mezzo a noi  con il suo corpo e il suo sangue. 

Signore, non si esalta il nostro cuore né i nostri occhi guardano in alto, ma accogliamo il dono Spirito che ci rinnova in questo sacramento di vita e di pace(cf Sal 130/129,1).

 

La vigilia della sua passione, mentre cenava con loro, prese il pane e rese grazie, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse: «PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO È IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI».

Davanti al mistero del pane restiamo quieti e sereni: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in noi l’anima nostra (cf Sal 130/129,2).

Allo stesso modo, prese il calice del vino  e rese grazie con la preghiera di benedizione,  lo diede ai suoi discepoli, e disse: «PRENDETE, E BEVETENE TUTTI:  QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE  PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA,  VERSATO PER VOI E PER TUTTI  IN REMISSIONE DEI PECCATI». 

Te, o Signore, attendiamo con Israele e la Chiesa, da ora e per sempre, fino al ritorno del Messia, quando inaugurerà il tempo dell’abbondanza (cf Sal 130/129,3).

 

«FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME».

Hai mandato l’apostolo Paolo che è stato amorevole in mezzo a noi, come una madre che ha cura dei propri figli. (cf 1Ts 2,7).

MISTERO DELLA FEDE.

Tu ci hai redenti con la tua croce e la tua risurrezione. Salvaci, o redentore del mondo. Venga il tuo Regno sull’umanità che tu ami. Venga la pace su Gerusalemme e su tutti i suoi figli.

 

Celebrando il memoriale della nostra riconciliazione, annunziamo, o Padre, l’opera del tuo amore. 

Abbiamo accolto il tuo vangelo come misura della nostra vita, annunciato dagli apostoli con duro lavoro e tanta fatica (1Ts 2, 29).

 

Con la passione e la croce  hai fatto entrare nella gloria della risurrezione il Cristo, tuo Figlio, e lo hai chiamato alla tua destra,  re immortale dei secoli e Signore dell’universo. 

Rendiamo continuamente grazie a te, o Signore, perché il tuo Spirito ci ha fatto accogliere la tua Parola non come parola di uomini, ma come Parola di vita (1Ts 2,13).

Guarda, Padre santo, questa offerta:  è Cristo che si dona con il suo corpo e il suo sangue,  e con il suo sacrificio apre a noi il cammino verso di te. 

Vegliamo e preghiamo perché abbiamo la forza di non fuggire dal mondo, ma di testimoniare la tua Presenza, o Signore, Padre del signore nostro Gesù Cristo (cf Lc 21,36)

 

Dio, Padre di misericordia,  donaci lo Spirito dell’amore, lo Spirito del tuo Figlio.

Sulla cattedra di Mosè si è assiso il Cristo Crocifisso: quello che egli ha detto, noi vogliamo fare e ubbidire (cf Mt 23,2-3)

Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto (Mt 13,21).

 

Fortifica il tuo popolo con il sangue del tuo figlio, e rinnovaci a sua immagine. Benedici il nostro Papa …,  il nostro Vescovo …  e tutto il nostro popolo. 

Insegnaci con il tuo Spirito a non legare fardelli pesanti sulle spalle degli altri, ma a condividerne il peso e la soluzione (cf Mt 23,4).

 

La tua chiesa  sappia riconoscere i segni dei tempi  e si impegni con coerenza al servizio del vangelo. 

Nulla vogliamo fare per essere ammirati dalla gente, o Padre di tenerezza, ma solo a gloria del tuo Nome santo (Mt 23,5).

 

Rendici aperti e disponibili  verso i fratelli che incontriamo nel nostro cammino, perché possiamo condividere i dolori e le angosce, le gioie e le speranze  e progredire insieme sulla via della salvezza.

Nessuno in questa santa Assemblea presume di essere «padre» o «madre» di chiunque, perché tu solo, o Signore, sei il nostro Padre e noi siamo tutti fratelli e sorelle (cf Mt 23,9).

 

Ricòrdati anche dei nostri fratelli e sorelle che sono morti nella pace del tuo Cristo,  e di tutti i defunti dei quali tu solo hai conosciuto la fede: ammettili a godere la luce del tuo volto  e la pienezza di vita nella risurrezione. 

Insegnaci, o Dio, a vivere la grandezza dell’essere servi di tutti perché possiamo avere accesso alla tua tenerezza materna (cf Mt 23,11).

 

Concedi anche a noi,  al termine di questo pellegrinaggio,  di giungere alla dimora eterna, dove tu ci attendi.  In comunione con la beata Vergine Maria,  con gli Apostoli e i martiri, e tutti i santi,  innalziamo a te la nostra lode  nel Cristo, tuo Figlio e Signore nostro.       

 

Dossologia [è il momento culminante dell’Eucaristia: il vero offertorio]

PER CRISTO, CON CRISTO E IN CRISTO,  A TE, DIO, PADRE ONNIPOTENTE,  NELL'UNITÀ DELLO SPIRITO SANTO,  OGNI ONORE E GLORIA, PER TUTTI I SECOLI DEI SECOLI. AMEN.

Padre nostro in greco (Mt 6,9-13)

Idealmente riuniti con gli Apostoli della Chiesa delle origini, preghiamo, dicendo:

Padre nostro, che sei nei cieli,

Pàter hēmôn, ho en tôis uranôis,

sia santificato il tuo nome,

haghiasthêto to onomàsu,

venga il tuo regno,

elthètō hē basilèiasu,

sia fatta la tua volontà,

genēthêtō to thelēmàsu,

come in cielo così in terra.

hōs en uranô kài epì ghês.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

Ton àrton hēmôn tòn epiùsion dòs hēmîn sêmeron,

e rimetti a noi i nostri debiti,

kài àfes hēmîn tà ofeilêmata hēmôn,

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,

hōs kài hēmêis afêkamen tôis ofeilètais hēmôn

e non abbandonarci alla tentazione,

kài mê eisenènkēis hēmâs eis peirasmòn,

ma liberaci dal male.

allà hriûsai hēmâs apò tû ponērû. Amên.

 

Antifona di comunione  (Sal 16/15,11): Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra.

Dopo la comunione: Da un manoscritto medievale di Anonimo

Un sacerdote deve essere al tempo stesso grande e piccolo, nobile di spirito, come di sangue reale, semplice e naturale, come di estrazione contadina. Un eroe nella conquista di sé, un uomo che ha lottato con Dio, una fonte di santificazione, un peccatore che Dio ha perdonato, padrone dei suoi desideri, servitore dei timidi, dei deboli, uno che non si inchina ai potenti, ma si inchina ai poveri, discepolo del suo Signore, capo del suo gregge, un portatore di doni innumerevoli, un uomo sul campo di battaglia, una madre per confortare i malati, con la saggezza dell’età e la fiducia di un bambino, teso verso l’alto, con i piedi sulla terra, fatto per la gioia, che conosce la sofferenza, lontano da ogni invidia, chiaroveggente, che parla con franchezza, amico della pace, nemico dell’inerzia, sempre costante ... Così diverso da me!

Preghiamo (dopo la comunione). Continua in noi, o Dio, la tua opera di salvezza, perché i sacramenti che ci nutrono in questa vita ci preparino a ricevere i beni promessi. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Il Signore, che amiamo con tutto il cuore, sia davanti a noi per guidarci.              Amen.

Il Signore, che amiamo con tutta l’anima, sia dietro di voi per difendervi dal male.

Il Signore, che amiamo con tutte le forze, sia accanto a noi per confortarci e consolarci.      

E la benedizione dell’onnipotente tenerezza del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo discenda su di voi, sui vostri cari e vi rimanga sempre. Amen.

 

Termina l’Eucaristia come sacramento e memoriale del Signore risorto, comincia ora la Pasqua della nostra vita come sacramento di testimonianza nella vita di ogni giorno. Andiamo nel mondo con la fortezza dello Spirito di Gesù.

Ti rendiamo grazie, Signore, perché resti con noi ogni giorno. Andiamo nel mondo nella Pace dello Spirito.

_________________________

© Domenica 31a del tempo ordinario-A – Parrocchia di S. M. Immacolata e S. Torpete – Genova

[L’uso di questo materiale è libero purché senza lucro e a condizione che se ne citi la fonte bibliografica]

Paolo Farinella, prete – 30/10/2011 - San Torpete - Genova

Mercoledì 1 novembre 2011, ore 10,00 - Tutti i Santi - Messa Concertata - Accademia dei Virtuosi - Luca Franco Ferrari, Direttore  Illustri parenti. Familiari e antenati di Haydn, Mozart e Puccini. 1 - Il padre - L. Mozart, Missa brevis in Do. La Messa sarà celebrata per l’onomastico di mio fratello Santo deceduto, i miei familiari e tutti i defunti dei presenti.

Giovedì 2 novembre 2011, ore 17,30 Memoria di tutti i Defunti – Messa per tutti i defunti.

 

Giovedì 10 novembre 2011 a Milano in Corso Venezia 29 – 2° piano (citofono Bianchi) ore 20,30 accoglienza; ore 21,15 cena; ore10,30 dopo cena con discussione. Paolo Farinella, prete interverrà con una riflessione su «La deriva della Chiesa berlusconista e lo smarrimento della profezia»). Chi volesse partecipare alla cena deve prenotare (cell. Augusto Bianchi 3357516711); chi arriva per il dopo cena, alle ore 10,30 non deve prenotare. Per arrivare: Metro: fermata San Babila.

I POVERI SARANNO SEMPRE  CON VOI

di Paolo Farinella, prete

I Poveri sono l’eredità che ci ha lasciato Gesù come segno distintivo della sua presenza. Poteva scegliere un papa, un cardinale-pavone, un bel panorama, un tramonto … Invece ha scelto i Poveri: «Io-Sono-il-Povero e in ogni Povero-Sono-Io. In questa logica prosegue l’attività dell’Associazione «Ludovica Robotti – San Torpete» a favore famiglie e singoli in difficoltà della città di Genova e di altre città d’Italia purché verificabili.

Abbiamo istituito per ora due borse di studio per due ragazzi privi di mezzi (art. 3 Costituzione). Assistiamo persone e famiglie: con bollette enel, acqua e gas scadute, con affitti e spese di amministrazione protestati, per ammobiliare col necessario case recuperate. Aiutiamo Massoero 2000 che assiste i senza dimora. Assistiamo bambini neonati ad avere il giusto latte.  Non chiediamo la carta d’identità perché non discriminiamo alcuno: sono italiani, di altri Paesi, Rom, ex carcerati, immigrati, ecc. Per noi sono tutti cittadini d’Italia e del Mondo. Sono tutti figli e figlie di Dio. In tempo di crisi, è necessario privarsi di qualcosa: non solo del superfluo, ma anche di parte del necessario.

L’Associazione ha preso uno sviluppo che non possiamo più continuare a lavorare in sacrestia come abbiamo fatto finora perché le richieste e i colloqui esigono un luogo e una metodologia adeguati, altrimenti ci limiteremo a fare una «carità spicciola», senza alcun afflato di giustizia e di rispetto della dignità delle persone. In più io dovrò trasferirmi in un altro alloggio che sto cercando in vista dei lavori di ristrutturazione, che sono obbligati per legge perché casa mia è fuori legge e dichiarata inabitabile. Ciò comporta il trasferimento dell’archivio e degli strumenti annessi in luogo sicuro.

La parrocchia mette a disposizione i locali annessi che aveva acquistato anni addietro e che cede all’Associazione in comodato gratuito senza scadenza. Sono necessari, per avere l’agibilità e l’abitabilità, lavori di ristrutturazione, parte dei quali sono imposti dalla  sovrintendenza essendo in centro storico in palazzo vincolato, con una strada romana che passa all’interno dei locali stessi. Tutto ciò comporta una spesa maggiorata. Abbiamo avuto i permessi e i lavori sono iniziati. La parrocchia ha dato fondo a tutta la propria disponibilità economica, trasferendo all’Associazione tutto quello che aveva. Non potendo fare diversamente siamo costretti a chiedere un mutuo alla Banca Etica di € 50,000,00 da restituire in cinque anni. Il mutuo è garantito da me personalmente e dalla Parrocchia.

Ora se 500 amici dessero € 100,00 a testa, potremmo rinunciare al mutuo, altrimenti dobbiamo farlo. L’alternativa è limitare ad opera parrocchiale l’attività dell’Associazione che verrebbe di fatto svuotata di senso e quindi sciolta. Emergono esigenze di terapia psicologica e di ascolto per cui stiamo attrezzando due salette riservate ai colloqui e un locale per la segreteria che per ora non funziona per mancanza di spazio e di stabilità. Assistiamo persone di Genova e fuori Genova, italiani e stranieri, bambini e anziani, uomini e donne sole o in famiglia. Gli utenti del Comune, oggi vengono da noi perché non hanno occhi per piangere.

Chi vuole fare una riflessione, ha tempo fino a mercoledì 3 novembre 2011, giorno dell’assemblea straordinaria. In base a quello che avremo a disposizione, possiamo fare ponderare l’entità del mutuo. Con gratitudine e amicizia in nome di quei poveri che sono sempre tra noi e che grazie all’aiuto di tanti oggi possono respirare. Chi vuole e può usare uno dei seguenti strumenti con la causale: «Emergenza lavori» Un abbraccio a tutti

Non promettiamo ricompense, ma assicuriamo giustizia a chi non ne ha. Chi auna tantumChi può e vuole condividere con noi questo percorso sociale di welfare di giustizia e sostitutivo di quello ormai inesistente dello Stato italiano, può farlo utilizzando gli strumenti in chiusura di questo documento.

1.   Associazione Ludovica Robotti (non può rilasciare ricevute per detrazione fiscale)

Vico San Giorgio 3R presso Chiesa San Torpete, via delle Grazie 27/3 16128 Genova:

-   Banca Etica: Iban: IT87 D050 1801 4000 0000 0132407  - Codice Bic: CCRTIT2T84A

-   Banca Poste: Iban: IT10H0760101400000006916331- Codice BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX

-   Conto Corrente Postale N. 6916331: Intestato a: Associazione Ludovica Robotti San Torpete

2.    Associazione Massoero 2000- Onlus (rilascia ricevuta anche ai singoli per detrazione fiscale)

Via della Maddalena, 29 - 16124 Genova:

-   Banca: Iban: IT65M0617501432000001274680 – BIC: CRGEITGG132

3.   Parrocchia di S. Maria Immacolata e San Torperte (rilascia ricevuta solo alle imprese con P. Iva)

-   Banca: Iban: IT49 P 03069 01400 10000 0032248 Indirizzo SWIFT: BIC BCITITMM

Paolo Farinella, prete – presidente dell’Associazione

 

CONVOCAZIONE DI ASSEMBLEA STRAORDINARIA

DELL’ DELL’ASSOCIAZIONE «LUDOVICA ROBOTTI – SAN TORPETE»

Il giorno domenica 06 novembre 2011 alle ore 21,00 presso i locali della Parrocchia di S. Maria Immacolata e San Torpete, in Piazza San Giorgio, è convocata l’Assemblea straordinaria dell’Associazione «Ludovica Robotti – San Torpete» in prima convocazione e in seconda convocazione per il giorno lunedì 07 novembre ore 17,00 presso gli stessi locali, con il seguente OdG:

1.    Modifiche allo statuto alla presenza del Notaio Alberto Clavarino.

2.    Relazione della Vice Presidente sull’attività dell’Associazione.

3.    Ipotesi di adire a mutuo bancario c/o Banca Etica per finanziare i lavori di ristrutturazione della sede per renderla abitabile.

4.    Varie ed eventuali

Si ricorda che a norma dell’art. 7 comma 5 dello Statuto, ogni socio può rappresentare oltre se stesso, soltanto un altro socio con delega scritta che deve essere consegnata all’inizio della seduta o inviata al presidente via internet ( paolo_farinella@fastwebnet.it ) o fax (010 2468777).

Genova, 21 ottobre 2011

      

Paolo Farinella, prete, presidente     


[1] La traslitterazione in italiano non è scientifica, ma pratica: come si pronuncia.

[2] Spesso nei suoi scritti, Paolo apostolo accenna al fatto che egli, per non gravare sulla comunità cristiana locale, lavora per mantenersi (cf 1Cor 4,12; 1Cor 9,15-18; 2Cor 11,9; 2Ts 3,7-9; At 20,34-35).



Giovedμ 27 Ottobre,2011 Ore: 23:19
 
 
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