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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Mercoledì delle ceneri A – B – C– 9 marzo 2010 –,di Paolo Farinella, prete

Mercoledì delle ceneri A – B – C– 9 marzo 2010 –

di Paolo Farinella, prete

Inizia il tempo di Quaresima, termine derivato dal latino «quadragesima [dies] – quarantesimo [giorno]». Questo tempo va dal mercoledì delle ceneri e si prolunga fino a Pasqua. L’indicazione numerica non è casuale, ma un fondamento biblico. Il numero 40, infatti, nella Bibbia ha una forte simbologia: indica un tempo di preparazione o di attesa, di purificazione o di penitenza. Per quaranta giorni Noè e altre sette persone, otto in tutto, furono in balia delle acque durante il diluvio (Gen 7,4).
  • 40giorni sono necessari a Giuseppe per imbalsamare suo padre Giacobbe morto in Egitto (Gen 50,3).
  • 40giorni e 40 notti, dopo l’uscita dall’Egitto, Mosè trascorse sul Monte Sinai dove Yhwh gli diede la Toràh scritta sulle pietre e gli consegnò la Toràh orale che molti secoli dopo verrà raccolta nella Mishnàh e nel Talmud (Es 24,18).
  • 40 sono le basi d’argento che sorreggono la Dimora che contiene le Tavole della Legge (Es 26,19-21).
  • Dopo 40 giorni ritornano gli esploratori inviati da Mosè ad ispezionare la terra di Canaan (Nm 13,25).
  • 40 sono gli anni che gli Ebrei devono trascorrere nel deserto per essersi ribellati a Dio e per avere denigrato la Terra Promessa (Nm 14,341.
  • 40 sono i giorni di tempo accordati a Nìnive dal recalcitrante Giona per convertirsi e non essere distrutta (Gn 3,4).
  • 40 sono i giorni che Gesù vive nel deserto digiunando in preparazione al suo ministero (Mt 4,2; Mc 1,13; Lc 4,2).
  • Per Gesù appare ai suoi dopo la risurrezione e prima dell’ascensione al cielo (At 1,3).
  • 40 giorni Dio concesse ad Esdra e ai suoi cinque compagni per scrivere quanto dettava loro, cioè la reinterpretazione delle Sacre Scritture2.
  1. Il numero 40, numero dell’attesa e della preparazione, scandisce la storia della salvezza dal Primo al Secondo Testamento per dire che la storia è un cammino di attesa, di traguardi, di conversioni, di ricadute, di riprese e di preparazione. Iniziando oggi la quaresima noi entriamo in questo grande contesto e ne siamo parte; parte integrante perché attraverso di noi l’umanità intera fa un piccolo o un grande passo, si converte o va alla deriva, attende o si dispera.
  2. L’altro elemento caratteristico di questa liturgia è il segno delle «ceneri»3 che sono un evidente richiamo alla «polvere del suolo» con cui Dio forma il primo uomo e ne definisce la natura e la consistenza (cf Gen 2,7). L’uomo creato è polvere e la polvere è la parte più superficiale della terra che anche il soffio più leggero del vento disperde: l’uomo è polvere perché basta un soffio per abbatterlo e da solo non può stare in piedi. La polvere dice la gracilità della natura umana e la sua fragilità, sostenute dal soffio di vita che Dio ha insufflato in Adam (cf Gen 2,7). Finché non ritroviamo questo soffio di vita, noi saremo come la polvere del suolo, in balia del vento e delle circostanze.
  3. L’ultimo elemento della Quaresima è il digiuno, pratica comune a tutte le religioni, specialmente alle tre rivelate (Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo) per le quali alleggerendo dalla pesantezza del cibo, il digiuno dispone a guardare la realtà con un’anima più libera e un cuore più leggero. Digiunare significa essere vigili, attenti pronti a cogliere le sfumature importanti che possono sfuggire se appesantiti dal cibo o dal sonno conseguente. Nell’introduzione della domenica 8aper annum-A dicemmo:
«Nella Bibbia e nel Giudaismo post-esilico il digiuno è connesso con la l’attesa del Messia. Alcuni praticano il nazireato (Lc 22,14-20): digiunano, si fanno crescere la barba, non tagliano mai i capelli e si vestono con pelli di animali, simbolo di morte. Scopo di questo ascetismo è esprimere l’insoddisfazione del mondo presente con le sue ingiustizie nell’attesa della salvezza d’Israele. Giovanni Battista appartiene a questo movimento (Lc 1,15).
La quaresima cristiana non è fine a se stessa, cioè non ha come scopo l’ascesi del digiuno, ma è proiettata alla Pasqua di risurrezione, al Messia riconosciuto Figlio di Dio e Dio risorto egli stesso: è un cammino di preparazione alla esplosione della vita e della gioia pasquale. Per questo il profeta Zaccaria del post-esilio predice che tutti i giorni di digiuno prescritti nel tempo della Redenzione d’Israele, il giorno del Messia, si trasformeranno «in letizia e gioia di festose adunanze» (Zc 8,19). Quando giunge il Messia, non c’è posto per il digiuno, ma solo per la gioia, ma quando sarà tolto di mezzo lo sposo, nell’ora suprema della morte, allora saranno giorni di dolore e di digiuno come Gesù stesso ha profetizzato (cf Mt 9,15).
Ci prepariamo a questi eventi di salvezza, iniziando la Quaresima, invocando lo Spirito Santo, facendo nostre prima le parole del salmista riportate dall’antifona d’ingresso (Sap 11.24.23): «Tu ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato. Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento»
Spirito Santo, tu susciti in noi il desiderio e la volontà della conversione, Veni, sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu apri i nostri cuori alla benevolenza e alla misericordia di Dio, Veni, sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu ci convochi in assemblea per invocare il perdono del Signore, Veni, sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu suggerisci a noi le parole e i sentimenti della conversione, Veni, sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu sostieni la coscienza di peccatori davanti alla Santità di Dio, Veni, sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu rinnovi in noi un cuore puro che implora uno spirito saldo, Veni, sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu ci educhi a riconoscere le nostre colpe e la tenerezza di Dio, Veni, sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu ci rendi la gioia di essere salvati e proclamare la lode di Dio, Veni, sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu ci guidi a Gesù il Santo che si è fatto peccato per noi, Veni, sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu ci disponi a lasciarci riconciliare con Dio e i fratelli e sorelle, Veni, sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu ci sveli il momento favorevole per accogliere la grazia di Dio, Veni, sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu ci previeni quando vogliamo ci coglie la vanagloria, Veni, sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu ci insegni a compiere le opere di giustizia solo per il Signore, Veni, sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu ci suggerisci come fuggire le apparenze per stare davanti a Dio, Veni, sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu chiudi la porta della segreta preghiera e resti con noi, Veni, sancte Spiritus.
 
Entriamo nell’austerità della liturgia che ci parla di peccato, di conversione, di misericordia, di perdono, di tutto quello cioè che il mondo esclude dal suo orizzonte perché perduto nei meandri delle apparenze che portano a disorientamento e confusioine. Poniamo noi stessi e la nostra liturgia penitenziale sotto il segno della santa Trinità:
 
(greco)4
Èis to ònoma
toû Patròs
kài Hiuiû
kài toû Hagìu Pnèumatos
Amèn.
(italiano)
Nel Nome
del Padre
e del Figlio
e del Santo Spirito
 
L’atto penitenziale è sostituito dal rito dell’imposizione delle Ceneri che avverrà dopo la liturgia della Parola.
Liturgia della Parola
Prima lettura Gl 2, 12-18. Prima lettura Gl 2, 12-18. Nel 400 a.C. una invasione di cavallette trasforma la Giudea in un deserto (Gl 1,4; 2,3-5). La situazione è grave: non c’è neppure il necessario per le offerte al Tempio (Gl 1,9). Il profeta di fronte a questa catastrofe nazionale richiede un digiuno ufficiale (lettura di oggi) per invocare Dio perché faccia cessare la calamità. Infine legge questo fatto come «giorno di Yhwh» (cc. 3-4), e lo proietta alla fine del mondo, nell’escatologia, facendone una parabola del giudizio severo di Dio a cui seguirà la pace paradisiaca. Una condizione: il digiuno e la conversione devono essere autentiche perché Dio rigetta ogni formalismo cultuale.
 
Dal libro del profeta Gioele
Così dice il Signore: 12 ”Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti”. 13 Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno, tardo all’ira e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura. 14 Chi sa che non cambi e si plachi e lasci dietro a sé una benedizione? Offerta e liberazione per il Signore vostro Dio. 15 Suonate la tromba in Sion, proclamate un digiuno, convocate un’adunanza solenne. 16 Radunate il popolo, indìte un’assemblea, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo tàlamo. 17 Tra il vesti-bolo e l’altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: “Perdona, Signore, al tuo popolo e non e-sporre la tua eredità al vitupèrio e alla derisione delle genti”. Perché si dovrebbe dire fra i popoli: “Dov’è il loro Dio?”. 18 Il Signore si mostri geloso per la sua terra e si muova a compassione del suo popolo. - Parola di Dio.
 
Salmo responsoriale 51/50, 3-4; 5-6a; 12- 13; 14.17. Salmo penitenziale per eccellenza, il salmo 51/50 è ispirato alla teologia del peccato dei profeti Isaia ed Ezechiele: ogni infedeltà morale è un attentato alla santità di Dio. Il v. 17 «Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode» apre sia la preghiera ebraica quotidiana, detta di «Amidàh/In piedi» sia la preghiera cristiana della Liturgia delle ore. Anche nel peccato restiamo figli di Dio, se ci lasciamo purificare con l’issopo che era riservato per la purificazione dei lebbrosi guariti, stabilendo così una equiparazione tra peccato e lebbra da cui solo Dio può mondarci. L’issopo che ci purifica nella celebrazione dell’Eucaristia è lo Spirito Santo che rinnova in noi il cuore di carne, dopo avere espunto quello di pietra.
 
Rit.Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.
1. 3Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
4Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.
3.12 Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
13 Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
2.5Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
6Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.
4.14 Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.
17 Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
 
Seconda lettura 2 Cor 5,20 ; 6.2. Davanti alla comunità di Corinto, nella quale falsi fratelli avevano seminato la zizzania del dubbio sulla sua auteticità apostolica, Paolo deve difendersi come se fosse un usurpatore. Il brano di oggi è il vertice di questa apologia (cf 2a lettura delle domeniche del tempo ordinario 5a, 6a, 7a, 8a). L’apostolo ha appena detto che il suo apostolato deriva dall’amore di Cristo e ora aggiunge che il contenuto di questo suo ministero è il vangelo da proclamare a tutto il mondo. L’invito di Paolo risuona ancora oggi per noi: lasciamoci riconciliare con Dio in nome di Cristo (v. 20).
 
Dalla Seconda Lettera di Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, 20 noi fungiamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. 21 Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio. 6,1 E poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. 2 Egli dice infatti: “Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso”. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! - Parola di Dio.
 
Vangelo Mt 6, 1-6,16-18. Estratto dal «discorso della montagna» di Mt, il discorso programmatico del Regno. Il brano di oggi illustra in modo concreto, con tre esempi, come «compiere la giustizia» in contrasto con scribi e farisei che operano per farsi vedere dagli uomini: per vanagloria. Gesù offre una motivazione nuova che parte dall’intenzione del cuore: bisogna agire per piacere a Dio che ama chi opera, non chi si vanta della sua stessa vanagloria, vanificando così anche le azioni buone in se stesse. L’uomo giusto vive del segreto di Dio.
 
Canto al Vangelo Mt 4, 17
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria! Oggi non indurite il vostro cuore, / ma ascoltate la voce del Signore.
 
Dal Vangelo secondo Matteo 6, 1-6,16-18
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. 2 Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagòghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 3 Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, 4 perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.5 Quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che amano pregare stando ritti nelle sinagòghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.16 E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipòcriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 17 Tu invece, quando digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, 18 perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo che, vede nel segreto, ti ricompenserà». -  Parola del Signore.
 
Spunti di omelia
Il vangelo di oggi è strutturato in un evidente parallelismo sul numero tre. Tre, infatti, sono gli elementi fondamentali che facevano parte della pietà religiosa del tempo di Gesù: elemosina, preghiera e digiuno. Questi tre elementi a loro volta hanno un ritmo binario contrapposto: l’agire degli ipocriti che non bisogna imitareeciò che invece bisogna fare per amore del Padre. Vi è opposizione tra ipocrisia e segretezza. Tra vanità e consistenza. Tra apparenza e realtà. Tra falsità e verità. Chi vive di Dio non cerca l’apparenza o la vanagloria, ma agisce nel segreto perché ogni sua azione, pensiero, respiro e gesto sono vissuti per la gloria di Dio. Si dice che Bach scrivesse su ogni foglio di musica che componeva le parole «Soli Deo/Soltanto per Dio». Di seguito la struttura del testo secondo il parallelismo (ogni elemento corrisponde è sullo stessa linea).
 
A. Comportamento degli ipocriti:
Elemosina
Preghiera
Digiuno
2 Quando dunque fai l’elemosina,
5Quando pregate,
16 E quando digiunate,
NON suonare la tromba davanti a te,
NON siate simili
NON assumete aria malinconica
come fanno gli ipòcriti nelle sinagòghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini.
agli ipòcriti che amano pregare stando ritti nelle sinagòghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini.
come gli ipòcriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano
In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa
 
A. Comportamento del discepolo:
Elemosina
Preghiera
Digiuno
3Quandoinvece tu fai l’elemosina,
Tu invece, quando preghi,
17 Tu invece, quando digiuni,
non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra,
entra nella tua camera e, chiusa la porta,
profùmati la testa e làvati il volto,
4 perché la tua elemosina resti segreta;
prega il Padre tuo nel segreto;
18 perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto;
e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
e il Padre tuo che, vede nel segreto, ti ricompenserà”.
 
La novità di questo insegnamento è nella motivazione interiore. Gesù non abolisce le pratiche tradizionali delle opere di giustizia, ma ne discute il movente che può essere di solo due specie: o per piacere agli uomini e averne un tornaconto o per piacere a Dio soltanto per amore. L’elemosina, la preghiera e il digiuno erano tre pratiche «visibili» e i maestri inducevano i discepoli a farle in pubblico per spingere gli altri all’e-mulazione. Se lo spirito era buono, la pratica religiosa come spesso accade, degenerò e divenne occasione di saccenteria, di ostentazione senza più alcun fondamento interiore. Si fa l’elemosina, non per aiutare il povero, ma solo per farsi vedere ed essere ammirati. Lo stesso avviene per la preghiera e il digiuno. Quelle pratiche che avrebbero dovuto accompagnare il cambiamento del cuore, erano diventate un peccato più grande: l’ipocrisia, cioè
 
«uno stravolgimento di prospettiva e di realtà… L’ipocrita stravolge tutto perché pone se stesso a centro dell’universo e i suoi criteri di valutazione al di sopra di ogni giudizio: vuole giudicare tutti, ma non essere giudicato e per questo si manifesta per quello che non è. L’ipocrita ha per statuto la bugia e per metodo l’inganno. Etimologicamente il termine deriva dal greco: ypò-sotto e kritês-giudice. L’ipocrita è colui che svelandosi per quello che non è si nasconde e giudica di nascosto…La tentazione dell’ipocrisia è sempre in agguato in quanto noi cerchiamo istintivamente, a volte inconsciamente, a volte consapevoli di accreditarci migliori di quanto non siamo e comunque superiori agli altri…. La tentazione dell’ipocrisia diventa peccato nel momento in cui noi mettiamo in atto una strategia con la quale predichiamo noi stessi, imponiamo le nostre idee… Quando la chiesa mette se stessa al centro della sua predicazione, ponendo il Regno di Dio in secondo piano, avviene un esito perverso: si propone al mondo degli uomini di andare alla chiesa, non a Dio. Ciò è terribile perché Dio diventa un accessorio e un sopramobile superfluo. Nasce lo stile della vanità: gli uomini di chiesa cercano il consenso, i pagani glielo offrono e si crea un corto circuito sia nella società civile che in quella di fede… A livello di rapporti nasce il meccanismo dell’intrigo, delle lobby, delle influenze politiche, della ricerca ossessiva dei titoli onorifici: diventa importante soprattutto la propria immagine come appare all’esterno e non la consistenza interiore della propria spiritualità che sgorga e può sgorgare solo dai piedi della croce. La chiesa è nata per servire non per servirsi o per essere servita. Quando noi entriamo in questo dinamismo siamo ipocriti. Il successo, la gratificazione, i riconoscimenti, le trame per ottenerli sono solo ipocrisia…Solo la coscienza del proprio limite e del proprio peccato ci aiuta ad essere severi con noi stessi e misericordiosi con gli altri. La persona vera è colei che copre le nudità altrui, l’ipocrita gode nello scoprirle. L’ipocrita è duro di cuore, anzi sclerocardiaco: una massa di durezza» (cf Omelia della Dom 31a per annum A – 30 ottobre 2005).
 
Il nostro impegno quaresimale sia di impedire alla destra di conoscere quanto fa la sinistra, cioè di lasciare nelle mani di Dio la tariffa del bene che compiamo e di non compiacerci dell’apprezzamento che può venirci dall’esterno, quanto meno di non cercarlo, consapevoli che solo nel segreto possiamo incontrare Dio ed essere a lui graditi. Questo atteggiamento diventa un atto profetico nel contesto in cui oggi viviamo.
Liturgia penitenziale
Benedizione delle ceneri
Raccogliamoci in preghiera, davanti a Dio nostro Padre, perché faccia scendere su di noi la sua benedizione e accolga l’atto penitenziale che stiamo per compiere.
 
O Dio, che hai pietà di chi si pente e doni la tua pace a chi si converte, accogli con paterna bontà la preghiera del tuo popolo e benedici questi tuoi figli, che riceveranno l’austero simbolo delle ceneri, perché, attraverso l’itinerario spirituale della Quaresima, giungano completamente rinnovati a celebrare la Pasqua del tuo Figlio, il Cristo nostro Signore, egli vive e regna nei secoli dei secoli.
 
Imposizione delle ceneri. Coprirsi la testa di cenere, vestire di sacco e digiunare nella Scrittura sono segni di penitenza che vogliono esprimere la tensione della singola persona, del gruppo o dell’intera città ad aprirsi all’azione misericordiosa di Dio, superando la condotta non consona con la sua volontà e gli impegni assunti nell’alleanza. (Gdt 9,1; Dn 9,3; Gio 3,6; Gl 2,12-13). Questo gesto austero segni la nostra quarantena quaresimale e ci guidi nel cammino verso la Pasqua di risurrezione, quando andremo incontro allo Sposo, dopo esserci lavati, purificati, convertiti.
 
[I fedeli si presentano al sacerdote, ed egli impone a ciascuno le ceneri:]
 
«Convertitevi, e credete al Vangelo»(Mc 1,15).
«Crea in me, o Dio, uno spirito saldo» (Sal 51/50,13).
 
Non si dice il Credo
Preghiera universale
 
PREGHIERA EUCARISTICA DELLA RICONCILIAZIONE I
LA RICONCILIAZIONE COME RITORNO AL PADRE
 
Il Signore sia con voi E con il tuo spirito. In alto i nostri cuori Sono rivolti al Signore.
Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio. E’ cosa buona e giusta.
 
E’veramente giusto renderti grazie, Padre santo, Dio di bontà infinita. Tu continui a chiamare i peccatori a rinnovarsi nel tuo Spirito e manifesti la tua onnipotenza soprattutto nella grazia del perdono.
Adonài, il Signore! Dio pieno di tenerezza e propizio. Lento all’ira e immenso nell’amore e nella fedeltà» (Es 34,6)
 
Molte volte gli uomini hanno infranto la tua alleanza, e tu invece di abbandonarli hai stretto con loro un vincolo nuovo per mezzo di Gesù, tuo Figlio e nostro Redentore: un vincolo così saldo che nulla potrà mai spezzare.
Adonài, il Signore! Dio pieno di tenerezza e propizio. Lento all’ira e immenso nell’amore e nella fedeltà» (Es 34,6)
 
Anche a noi offri un tempo di riconciliazione e di pace, perché affidandoci unicamente alla tua misericordia ritroviamo la vita del ritorno a te
Cerchiamo il Signore finché si fa trovare, invochiamolo finché è vicino (Is 55,6).
 
E aprendoci all’azione dello Spirito Santo viviamo in Cristo la vita nuova, nella lode perenne del tuo nome e nel servizio dei fratelli.
Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.
 
Per questo mistero della tua benevolenza, nello stupore e nella gioia della salvezza ritrovata, ci uniamo all’immenso coro degli angeli, dei santi e delle sante del cielo e della terra per proclamare la tua gloria:
Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell’alto dei cieli.
 
Padre veramente santo, fin dall’origine del mondo tu ci fai partecipi del tuo disegno di amore, per renderci santi come tu sei santo. Guarda il popolo riunito intorno a te e manda il tuo Spirito, perché i doni che ti offriamo diventino il corpo e il sangue del tuo amatissimo Figlio, Gesù Cristo, nel quale anche noi siamo tuoi figli.
Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci dá forma, tutti noi siamo opera delle tue mani (Is 64,7).
 
Eravamo morti a causa del peccato e incapaci di accostarci a te, ma tu ci hai dato la prova suprema della tua misericordia, quando il tuo Figlio, il solo giusto, si è consegnato nelle nostre mani e si è lasciato inchiodare sulla croce.
Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! (2Cor 6,2)
 
Prima di stendere le braccia fra il cielo e la terra, in segno di perenne alleanza, egli volle celebrare la Pasqua con i suoi discepoli.
«Ho desiderato ardentemente di mangiare questa pasqua con voi» (Lc 22,15).
 
Mentre cenava, prese il pane e rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzo, lo diede loro, e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO È IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.
Maranà thà! Signore, vieni e visita il tuo popolo che ti acclama Signore! (cf 1Cor 16,22).
 
Allo stesso modo, prese il calice del vino e rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E BEVETENE TUTTI: QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.
Maranà thà! Signore, vieni e visita il tuo popolo che ti acclama Redentore e Maestro! (cf 1Cor 16,22).
 
FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.
E’ la pasqua del Signore! Andiamogli incontro con i fianchi cinti, i saldali ai piedi e il bastone in mano (cf Es 12,11).
 
Mistero della fede.
Tu ci hai redenti con la tua croce e la tua risurrezione: salvaci, o Salvatore del mondo.
 
Celebrando il memoriale della morte e risurrezione del tuo Figlio, nostra Pasqua e nostra pace,  in attesa del giorno beato della sua venuta alla fine dei tempi, offriamo a te, Dio vero e fedele, questo sacrificio che riconcilia nel tuo amore l’umanità intera.
Non respingerci dalla tua presenza e non privarci del tuo santo spirito (Sal 51/50,13).
 
Guarda, o Padre, questa tua famiglia, che ricongiungi a te nell’unico sacrificio del tuo Cristo, e donaci la forza dello Spirito Santo, perché vinta ogni divisione e discordia siamo riuniti in un solo corpo.
Un cuor solo, un’anima sola per la tua Gloria, Signore!
 
Custodisci tutti noi in comunione di fede e di amore con il nostro Papa …, il nostro vescovo …, con tutti coloro che oggi si convertono al tuo amore, le persone che incontriamo, i nostri cari… [silenzio] e quelli che non amiamo abbastanza.
«Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro» (Ez 11,19).
 
Aiutaci a costruire insieme il tuo regno fino al giorno in cui verremo davanti a te nella tua casa, santi tra i santi, con i Padri e le Madri d’Israele e con la beata Vergine Maria e gli Apostoli, 
«Vidi la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo pronta come una sposa» (Ap 21,2).
 
Ricordati, Padre, dei nostri defunti che affidiamo a te… N. N…. ricco di grazia e di misericordia, di coloro che muoiono oggi e giungono davanti al trono del tuo giudizio, ma tu, nostro Redentore, cambia la misura della giustizia nella misura della misericordia.
Ti celebriamo, Signore, perché sei buono. Eterna è la tua misericordia (Sal 117/118,1).
 
Allora nella creazione nuova, finalmente liberata dalla corruzione della morte, canteremo l’inno di ringraziamento che sale a te dal tuo Cristo vivente in eterno.
 
Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio Padre onnipotente nell’unità dello Spirito Santo ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen.
 
Padre nostro in aramaico: Idealmente riuniti con gli Apostoli sul Monte degli Ulivi, preghiamo, dicendo:
Padre nostro che sei nei cieli
Avunà di bishmaià
sia santificato il tuo nome
itkaddàsh shemàch
venga il tuo regno
tettè malkuttàch
sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra
tit‛abed re‛utach kedì bishmaià ken bear‛a.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Lachmàna av làna sekùm iom beiomàh
e rimetti a noi i nostri debiti
ushevùk làna chobaienà
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
kedì af anachnà shevaknà lechayabaienà
e non indurci in tentazione
veal ta‛alìna lenisiòn
ma liberaci dal male.
ellà pezèna min beishià. Amen!
 
Dopo la comunione
Salmo 51/50: Preghiera di Davide penitente dopo il duplice peccato di adulterio e di omicidio
 
1 Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.
2 Quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betsabea.
 
1. 3 Pietà di me, o Dio, nella tua viscerale maternità;
nella tua grande tenerezza cancella il mio peccato.
4 Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato.
2. 5 Riconosco la mia colpa,
13 Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
6. 14 Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
6 Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto;
perciò sei giusto quando parli, retto nel tuo giudizio.
3.7 Ecco, nella colpa sono stato generato,
15 Insegnerò agli erranti le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
7.16 Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
17 Signore, apri le mie labbra
nel peccato mi ha concepito mia madre.
8 Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell’intimo m’insegni la sapienza.
4.9 Purificami con issopo e sarò mondo;
lavami e sarò più bianco della neve.
10 Fammi sentire gioia e letizia,
e la mia bocca proclami la tua lode;
18 poiché non gradisci il sacrificio
e, se offro olocausti, non li accetti.
8. 19 Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.
20 Nel tuo amore fa grazia a Sion,
esulteranno le ossa che hai spezzato.
11 Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.
5.12 Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito risoluto.
rialza le mura di Gerusalemme.
21 Allora gradirai i sacrifici prescritti,
l’olocausto e l’intera oblazione,
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.
_________________________
© Mercoledì delle Ceneri – Parrocchia di S. M. Immacolata e S. Torpete – Genova
[L’uso di questo materiale è libero purché senza lucro e a condizione che se ne citi la fonte bibliografica]
Paolo Farinella, prete – 9/03/2010 - San Torpete - Genova
 
1 L’esperienza quarantennale del deserto diventerà un simbolo, modello dell’incontro con Dio, valido per tutte le generazioni future che lo sentono talmente proprio da identificarsi con esso: gli Ebrei di tutti i tempo a buon diritto potranno dire «Noi abbiamo attraversato il Mare Rosso» (v. liturgia di Pesàh).
2 Nell’apocrifo IV libro di Esdra, databile 90/120 d.C. quindi contemporaneo del vangelo di Giovanni si legge: «Restarono là per quaranta giorni: scrivevano di giorno e mangiavano il loro pane di notte. E così in quaranta giorni furono scritti novantaquattro libri» [cioè 24+70] (IV Esdra, 14, 42-47).
3 Nei secc. III-IV il rito delle ceneri apparteneva al rituale dell’ammissione dei peccatori nell’ordine dei penitenti; nel sec. X diventò invece il rito d’ingresso nella quaresima prima in Germania e poi in Italia, mentre nei secc. XII-XIII divenne rito ufficiale a Roma da dove si estese a tutta la Chiesa.
4 La traslitterazione in italiano non è scientifica, ma pratica: come si pronuncia.


Mercoledì 09 Marzo,2011 Ore: 19:05
 
 
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