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www.ildialogo.org Battesimo del Signore – Festa – 9 gennaio 2011,di Paolo Farinella, prete

Domenica dopo l’Epifania (= 1a del tempo ordinario – A)
Battesimo del Signore – Festa – 9 gennaio 2011

di Paolo Farinella, prete

La domenica successiva alla solennità dell’Epifania la liturgia celebra la memoria del Battesimo di Gesù. Il motivo di questo abbinamento è evidente. Nell’inno «Crudelis Herodes» dell’Ufficio delle Letture della Liturgia delle Ore[1] con grande intuizione si mettono in unica prospettiva tre «Epifanie» del Signore: la manifestazione nella grotta di Betlemme davanti ai Magi, in rappresentanza del mondo non giudaico; la manifestazione al fiume Giordano, dove viene designato Figlio prediletto e Messia d’Israele e infine la manifestazione alle nozze di Cana dove Gesù manifesta la sua Gloria come evento sponsale nuovo dell’antica Alleanza. I Magi, il Battesimo e Cana: tre tappe di una catechesi sull’universalità della fede, tre momenti della stessa rivelazione.
Dal sec. VIII in molte regioni cristiane era stata introdotta un’ottava di Natale nella quale si leggeva il vangelo del battesimo del Signore. Quest’uso si diffuse nel sec. XVIII anche in Francia. In oriente non si celebra la manifestazione ai Magi, ma la teofania del Signore, cioè la manifestazione-rivelazione avvenuta nella nel battesimo al Giordano. Nel calendario romano, la memoria specifica e autonoma del Battesimo del Signore, e quindi con Messa propria, avviene nel 1960, in fase di preparazione al Concilio ecumenico vaticano II. La data della domenica successiva all’Epifania risale alla riforma del Messale romano con Paolo VI nel 1969. In occasione della 2a edizione del Messale, avvenuta nel 1981, ogni anno liturgico è stato dotato di proprie letture specifiche.
Il battesimo di Gesù è un problema serio: come è possibile che Gesù, accreditato come Figlio di Dio e Messia d’Israele, possa ricevere un battesimo di penitenza per il perdono dei peccati? E’ un controsenso: Gesù in fila con i peccatori, in tutto identico a loro. Il problema è tanto grave che Mt per gli Ebrei e Lc per i Pagani cercano di sminuirne la portata anche letterariamente, come vedremo. Lc, per es. non dice espressamente che Gesù «fu battezzato» come fa invece Mc (1,9), ma descrive l’apertura del cielo e sottolinea l’atteggiamento orante di Gesù.
Il battesimo di Gesù però è un fatto storico certo che non si può eliminare anche se crea difficoltà ad Ebrei e Pagani nell’accettare Gesù come Messia e Dio. Al contrario, proprio questa difficoltà ad ammetterlo è testimonianza autentica della sua storicità. Se Cristo fosse una invenzione e gli Apostoli avessero voluto fare propaganda ad una loro nuova religione, avrebbero espunto sia il battesimo che le tentazioni perché sarebbero stati «argomenti contro»: nessuno fa propaganda negativa ai propri prodotti.
Per la logica della convenienza e dell’opportunità, il racconto del battesimo (e delle tentazioni) avrebbe dovuto essere espunto dalle «Sacre Scritture» perché costituiva un impedimento alla fede in Gesù Messia. Noi però prendiamo atto che il «fatto» è riportato unanimemente da tutti e quattro gli autori dei vangeli (Mc 1,9-11; Mt 3,13-17; Lc 3,21-22; Gv 1,28-34). Questa unanimità c’inchioda alla veridicità storica del vangelo: anche se apparentemente quello che si annuncia è contro la logica e l’obiettivo che si prefigge, se è un fatto deve essere detto. Non spetta a noi scegliere ciò che conviene, perché il vangelo non è un opuscolo di propaganda, ma uno scrigno dove è racchiuso il «mistero» di Dio che solo le persone di Dio, animate dal suo Spirito, possono comprendere. L’apostolo non deve convincere alcuno con prove e ragionamenti, ma deve solo testimoniare la «Via» (At 19,9; 24,14.22) che è Gesù che viene e vive in mezzo a noi.
Non possiamo dire di Gesù quello è conveniente o quello che ci viene bene; dobbiamo annunciare quello che è. Leggendo i vangeli noi ci troviamo di fronte ad alcune incongruenze che non ci fanno difficoltà perché nella Scrittura nulla è superfluo e anche il più piccolo dei segni alfabetici contiene in sé «settanta significati». Contro ogni evidenza è nato lontano dal Tempio e dalla sua liturgia?Noi lo diremo (cf Lc 1,26-38 con 1,8-22; 2,7.12.16)!Si è messo in fila con i peccatori, lui, il Figlio di Dio, il Santo che i Cherubini e i Serafini adorano? (vangelo odierno) Noi lo diremo! Si è scagliato contro il potere religioso e politico, conniventi per opportunismo? Noi lo diremo (Mt 23,13.15.23.25.27.29; Mc 10,40-45; Lc 13,32)! Ha prediletto i poveri disprezzando i ricchi e i potenti? Noi lo diremo (Lc 6,20-26)! E’ stato considerato dai suoi concittadini «figlio illegittimo» tanto che lo designavano con disgusto «figlio di Maria» (Mc 6,3)? Noi lo diremo! Frequentava cattive compagnie come prostitute, pubblicani, lebbrosi che nessun figlio di buona famiglia avrebbe mai frequentato (cf Lc 7,36-50; Mt 9,10-11; 11,19; 21,32). E’ morto in croce nudo e come un malfattore? Noi lo diremo (Gv 23,23-24; Mt 27,38)! Lo Spirito Santo convertirà i cuori umani, quando vorrà secondo il beneplacito del suo disegno di amore.
Celebrando il battesimo del Signore, ritorniamo al nostro battesimo e rinnoviamo quelle promesse e quegli impegni che allora altri fecero in nome e per conto nostro, mentre oggi vogliamo essere noi che davanti alla Chiesa e al mondo intero vogliamo «confessare» che Gesù Cristo è Signore (Fil 2,11). Per questo invochiamo lo Spirito che ha aperto i cieli e ha rivelato il volto umano di Dio nel volto di Gesù di Nazaret perché nessuno può dire che «Gesù è Signore se non nello Spirito Santo» (1Cor 12,3). A noi non resta che immergerci nella Parola e lasciarci dominare da essa, facendola danzare nel nostro cuore con la forza e il sostegno dello Spirito Santo che invochiamo su di noi e sul mondo intero.
 
Spirito Santo, tu sei la consolazione d’Israele che lenisce il dolore,                                  Veni, sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei il grido di libertà che libera dalla schiavitù dell’esilio,             Veni, sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei la voce che grida di preparare la via al Signore che viene,                 Veni, sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu abbassi i monti della superbia ed elevi le valli dell’umiliazione,     Veni, sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei l’alto monte da cui parte il vangelo per la santa città di Sion , Veni, sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei la benedizione che ispira l’anima nostra alla lode di Dio,                    Veni, sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei l’acqua dell’amore di Dio che ci fa germogliare alla vita,                  Veni, sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu manifesti a tutti gli uomini la grazia di Dio che è Gesù Signore,  Veni, sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu ci sveli il volto della Gloria di Gesù nostro Signore e Dio,                        Veni, sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei il lavacro che rigenera la nostra vita nel mistero pasquale,                 Veni, sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei il Signore risorto effuso abbondantemente su ogni vivente,                Veni, sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu hai aperto il cielo e hai dichiarato Gesù primogenito del Padre,               Veni, sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu hai aperto i cieli e sei disceso sulle acque del Giordano,              Veni, sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu hai aperto i cieli e sei apparso come colomba nuziale,                            Veni, sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu hai aperto i cieli e hai fatto scaturire la sorgente del battesimo,               Veni, sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu hai aperto i cieli e ci hai battezzi in Spirito santo e fuoco,                        Veni, sancte Spiritus!
 
Prima di benedire l’acqua con la quale saremo aspersi in memoria del nostro battesimo, poniamoci all’ombra della Santa Trinità perché come in essa siamo stati battezzati, così possiamo testimoniare che tutta la nostra vita, pensieri, parole e azioni sono sotto il suo segno e il suo sigillo, segnandoci
 

(ebraico)
Beshèm
ha’av
vehaBèn
veRuàch
haKodèsh.
Amen.
(italiano)
Nel Nome
del Padre
e del Figlio
e dello Spirito
Santo.

 
Il Battesimo è il nostro passaggio delle acque del Mare Rosso. In forza di esso, consacrati figli di Dio e liberati dal peccato originale, siamo abilitati a celebrare l’Eucaristia, ma prima invochiamo il perdono di Dio per essere degni di stare davanti alla Shekinàh/Presenza e d’invocare il suo Nome.
 
[Esame di coscienza. Pausa prolungata per dare all’anima il tempo di riflettersi
 
Invocazione sull’acqua
Preghiamo Dio, Padre onnipotente, perché siamo segnati dall’acqua della conoscenza,
simbolo nella Scrittura dello Spirito Santo.
 
Benedetto sei tu, Dio, Padre onnipotente: hai creato l’acqua che purifica e dà vita.      Gloria a te, o Signore!
Benedetto sei tu, Dio, unico Figlio, Gesù Cristo: hai versato dal tuo fianco acqua
e sangue, perché dalla tua morte e risurrezione nascesse la Chiesa.                             Gloria a te, o Signore!
Benedetto sei tu, Dio, Spirito Santo: hai consacrato il Cristo nel battesimo del
Giordano, perché noi tutti fossimo in te battezzati.                                                         Gloria a te, o Signore!
 
Dal Sal 51/50,8.10-13.16-20:
Aspergimi, Signore, con issòpo e sarò mondo/a; lavami e sarò più bianco/a della neve.
Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe.
Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.
Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia di essere salvato/a, sostieni in me un animo generoso.
Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode.
Poiché non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.
Nel tuo amore fa grazia a Sion, rialza le mura di Gerusalemme.
Allora gradirai i sacrifici prescritti, l’olocausto e l’intera oblazione,
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare. Amen! Amen! Amen!
 
Siamo aspersi con l’acqua benedetta: siamo benedizione per tutti coloro che incontrate,   Kyrie, elèison!
Siamo perdonati: perdoniamo non solo sette volte, ma fino a settanta volte sette,            Christe, elèison!
Siamo chiamati al mistero dell’Eucaristia: siamo consolazione per chiunque e ovunque,    Pnèuma, elèison!
Noi che ascoltiamo la Parola di Dio: possiamo ascoltare di Dio gli eventi e le persone,    Christe, elèison!
 
Dio onnipotente che vi ha fatti passare illesi il Mare Rosso, che ci ha dissetati nel deserto con l’acqua della Roccia, che è Cristo, che ci ha battezzati nella morte e nella risurrezione del suo Figlio, per i meriti del santo profeta Mosè e soprattutto per i meriti del Signore nostro Gesù Cristo, abbia misericordia di voi, perdoni i vostri peccati e vi conduca alla vita eterna. Amen.
 
[Il celebrante asperge i presenti con l’acqua]
GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI…
e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. [breve pausa 1-2-3]
 
Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre: tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. [breve pausa 1-2-3]
 
Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo: [breve pausa 1-2-3]
 
Gesù Cristo con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre. Amen.
 
Preghiamo (colletta). Padre d'immensa gloria, tu hai consacrato con potenza di Spirito Santo il tuo Verbo fatto uomo, e lo hai stabilito luce del mondo e alleanza di pace per tutti i popoli; concedi a noi che oggi celebriamo il mistero del suo battesimo nel Giordano, di vivere come fedeli imitatori del tuo Figlio prediletto, in cui il tuo amore si compiace. Egli è Dio, e vive e regna nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
 
Mensa della Parola
Prima lettura Is 42,1-4.6-7a. La 1a lettura riporta oggi il primo dei quattro poemi del «Servo di Yhwh»[2] che originariamente formavano un libretto a parte, scritto dallo stesso autore della 2a parte di Isaia, conosciuto come «Deutero/secondo Isaia» a cui è attribuito il «libro della consolazione (Is 40-55). Il termine «servo» nel contesto culturale mediorientale è un titolo onorifico riservato agli ambasciatori ufficiali di un sovrano o faraone. Ciò che colpisce in questi poemi è l’afflato universale con cui guardano alla funzione del Servo dalla prospettiva di Israele. Chi è il Servo? Sicuramente è Israele che in quanto popolo è chiamato a servire il Signore in mezzo alle nazioni alle quali deve portare il diritto, la conoscenza, la luce e la liberazione (vv. 1.4.6.7). Con ogni probabilità però il Servo è anche una figura individuale che si ispira al profeta Geremia, provato dal persecuzione per la sua fedeltà alla sua vocazione. Possiamo dire che il «Servo di Yhwh» è figura individuale e anche collettiva perché il profeta è sempre immagine del popolo al quale è inviato. Bisogna spettare Gesù per vedere questa Parola compiuta in modo esemplare e definitivo. E’ ciò che sperimentiamo qui e adesso nella celebrazione dell’Eucaristia, dove sperimentiamo Dio che si fa Servo per la conoscenza, per la luce, per la liberazione universale dell’umanità, misticamente rappresentata dall’assemblea.
 
Dal libro del profeta Isaia 42,1-4.6-7a
1 Così dice il Signore: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. 2 Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità. Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento. 6 Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre». - Parola di Dio.
 
Salmo responsoriale 29/28, 1-2; 3ac-4; 3b.9b-10. Il salmo proposto dalla liturgia odierna conclude il precedente (28/27) dove si ringrazia Dio per la forza concessa e introduce al seguente (30/29) composto per l’inaugurazione del Santuario di Gerusalemme, quando Davide trasferì l’Arca dell’alleanza dall’aia di Obed-èdom (2Sa 6,1-23). Il salmo 29/28 è un inno alla gloria e alla potenza di Dio (v. 1) che fa il suo ingresso nella sua casa. L’autore invita il popolo all’adorazione di fronte alla Maestà divina. Da sottolineare il v. 2 che la versione italiana rende con «prostratevi al Signore nel suo atrio santo», seguendo la versione greca della LXX, mentre il testo ebraico dice «prostratevi al Signore behaderàt qodèsh”» che letteralmente significa «prostratevi al Signore “nella bellezza della santità”». Il Talmud (trattato Berachòt/Benedizioni 30b), insegna che bisogna stare davanti a Dio in una condizione o stato di «bellezza», cioè davanti a Dio bisogna presentarsi anche vestiti come si conviene: lo facciamo per gli appuntamenti mondani, per un colloquio importante, per galateo, come non vestirsi di bellezza nel presentarsi alla Maestà e alla Gloria della Presenza?
 
Rit. Il Signore benedice il suo popolo con la pace.

1. 1 Date al Signore, figli di Dio,
date al Signore gloria e potenza.
2 Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo. Rit.
2. 3a. La voce del Signore sopra le acque
4 La voce del Signore è forza,
tuona il Signore con potenza. Rit.
3. 3b Tuona il Dio della gloria,
 9 nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!».
10 Il Signore è seduto sull’oceano del cielo,
il Signore siede re per sempre. Rit.

Seconda lettura At 10,34-38. Il capitolo 10 del libro degli Atti descrive una svolta decisiva nella Chiesa delle origini: l’apertura ai Pagani, accolti senza condizioni che ha permesso alla comunità credente di non diventare una sètta chiusa ed elitaria del giudaismo. La liturgia riporta un estratto del discorso di Pietro nella casa di Cornelio di Cesarea e appartiene al genere del «discorso missionario ai Pagani». In At infatti, vi sono otto discorsi missionari: sei rivolti ai Giudei e due ai Pagani[3]. I primi sono molto simili e sono propri di Lc che usa materiale preesistente come qualche sommario sulla passione e risurrezione di Gesù che costituiva quasi una formula di fede (cf Mc 8,31; 9,31; 10,33). Il brano di oggi riporta il 5° discorso ai Giudei «scandalizzati» che Dio possa chiamare alla fede «non Ebrei» e Pietro, ebreo di nascita e di fede, esercita il suo ministero di testimoniare l’agire di Dio. Il nucleo dell’annuncio riguarda la persona di Gesù nella sua reale storicità (v. 37): la preparazione di Giovanni Battista, la messianicità di Gesù di Nazaret, le opere di liberazione compiute da lui. E’ importante che la risurrezione di Gesù in tutti i discorsi non è presentata come un atto di Cristo, ma come un’opera del Padre: «Dio consacrò [Gesù] in Spirito santo e potenza» (v. 38) ed è ciò che ci apprestiamo a sperimentare nell’Eucaristica alla quale siamo stati convocati dallo stesso Spirito.
 
Dagli Atti degli apostoli 10,34-38.
In quei giorni, 34 Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, 35 ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. 36 Questa è la parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti. 37 Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; 38 cioè come Dio consacrò in Spirito santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui». - Parola di Dio.
 
Vangelo Mt 3,13-17. I tre vangeli sinottici (Mt, Mc e Lc) iniziano con un trittico: Giovanni Battista, battesimo e tentazioni di Gesù. Gv pur andando per conto suo ha moltissimi elementi comuni con i sinottici, segno che questa quadruplice tradizione è non solo originaria, ma anche storica. Mt cerca di sminuire la portata del battesimo che però non può negare. L’atto pubblico di Gesù adulto è stato ricevere il battesimo e diventare discepolo del Battista, almeno per un certo tempo. Il battesimo di Gesù è la fine della siccità della Parola di Dio che aveva accompagnato tutto il tempo dell’esilio. Ora Dio torna a parlare non più tramite i profeti, ma direttamente perché ora scende «una voce dal cielo che diceva: Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”» (v. 17) perché è lo sposo della nuova alleanza, simboleggiato nella colomba che, secondo il vocabolario del Cantico dei Cantici, richiama la nuzialità dell’era messianica e del tempo della Chiesa. Nel giorno del battesimo, noi possiamo a buon diritto proclamare: Ecco lo sposo! Andiamogli incontro! (cf Mt 25,6).
 
Canto al Vangelo Cf. Mc 1,11
Alleluia, alleluia. Si aprirono i cieli e la voce del Padre disse: / «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».
 
 Dal Vangelo secondo Matteo 3,13-17
13 In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14 Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15 Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16 Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17 Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento». - Parola del Signore.
 
Spunti di omelia
I Padri della chiesa, usando un immagine marinara, definivano il battesimo come «prima tavola della salvezza» a cui è collegata la «seconda tavola della salvezza», ovvero il sacramento della penitenza o riconciliazione come recupero e ripresa in caso di smarrimento[4]. Bella è l’immagine di sant’Ambrogio che mette in relazione le due conversioni con queste parole: «La Chiesa ha l’acqua e le lacrime: l’acqua del Battesimo, le lacrime della Penitenza»[5]. Il battesimo di Gesù è un dato storico certo perché ha creato più problemi di quanti non ne risolva. Soltanto dei propagandisti suicidi potevano pretendere di convincere i Giudei che Gesù era il Messia, raccontando che si era fatto battezzare con un battesimo di penitenza. Solo degli sprovveduti potevano presumere di convincere i Pagani a credere in un Dio che si mette in fila con i peccatori per ricevere il battesimo di perdono. Che Dio è, colui che si mischia con le debolezze umane e si sporca dell’umanità inquinata che è propria dell’uomo limitato?
Qui troviamo un’altra differenza sostanziale sia con l’ebraismo che con il musulmanesimo: il Dio di Gesù Cristo è un Dio che si mette in fila con i peccatori, li sceglie come privilegiati destinatari della sua predicazione (Lc 15,1-2) e addirittura tocca gl’impuri, mangia con loro ed entra nelle loro case (Mt 8,3; 26,6) contravvenendo le norme religiose e civili per essere il segno fedele di Dio che sceglie di piantare la tenda in mezzo a noi (cf Gv 1,14). Gesù ha vissuto nel segno della contraddizione e contro tutte le convenzioni della sua epoca. Non fu una persona educata al senso civico del perbenismo. Fu un oppositore di tutto ciò che pretendeva di essere un «assoluto»: la religione (Gv 2,13-22), il potere economico-politico (Mc 10,40-45), le tradizioni e la cultura imperante (Mt 15,6). Fu un innovatore di prim’ordine che seppe guardare in avanti e spinse i suoi discepoli a rischiare in proprio andando ad incontrare gli uomini nel loro stesso terreno: la vita vissuta nelle strade della storia (Lc 10,1-16).
Il battesimo di Gesù rientra nella categoria dei gesti rivoluzionari di Dio: un atto dirompente che spezza gli schemi dello stesso concetto di divinità. Noi ne abbiamo fatto un rito asettico, quasi un rituale civile di accoglienza ufficiale di un membro nuovo della società civile. Il battesimo ha perso la sua dirompenza per diventare una panacea ibrida senza alcun connotato di fede. Ridotto al rango di benedizione beneaugurate contro le inevitabili avversità della vita: una specie di magia bianca. I genitori spesso non sanno quello che fanno, i padrine e le madrine sono scelti per motivi che esulano dalla fede e i bambini battezzati sono condannati ad aumentare il numero statistico delle adesioni alla Chiesa, ma nella pratica di un ateismo vissuto, ma ammantato di un velo di religiosità: senza infamia e senza lode. La Chiesa dovrebbe essere gelosa del «battesimo» e concederlo solo dopo un lungo, lunghissimo catecumenato che deve coinvolgere in primo luogo i genitori del bambino ed eventuali altri membri della famiglia. Il battesimo non è una tappa di arrivo, ma il punto di partenza che tende alla celebrazione eucaristica che dà compimento al battesimo che a sua volta trasforma radicalmente lo «status vitae» di chi lo riceve, perché non è gesto scaramantico contro il malocchio, ma l’innesto vitale del tralcio nella vite che è Cristo Gesù (Gv 15,5).
Se leggiamo in sinossi (riportata più sotto) cioè insieme con un colpo d’occhio, i quattro testi del Battesimo, ci accorgiamo subito delle difficoltà che gli stessi evangelisti cercano di superare.
 

Mc 1,9-11
Mt 3,13-17
Lc Lc 3,21-22
9 Ed ecco, in quei giorni,
13 In quel tempo
 
21 Ed ecco,
Gesù venne da Nàzaret di Galilea e
Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui
 
mentre tutto il popolo veniva battezzato
 
[vv. 14-15: discussione]
 
(A)
(B)
(C)
fu battezzato nel Giordano da Giovanni.
16 Appena battezzato,
 
e Gesù,
10 E, subito, uscendo dall’acqua,
 
 
 
ricevuto anche lui il battesimo,
 
 
 
stava in preghiera,
videsquarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba.
Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui.
il cielo si aprì 22 e scese sopra di lui lo Spirito Santo in forma di corporea, come una colomba,
11 E venne una voce dal cielo:
17 Ed ecco una voce dal cielo che diceva:
e venne una voce dal cielo:
«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
«Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
 
 
 
Gv 1,28-34: 28 Questo avvenne in Betània, al d i là del fiume Giordano, dove Giovanni stava battezzando. 29 Il giorno dopo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30 Egli è colui del quale ho detto: Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me. 31 Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele». 32 Giovanni testimoniò dicendo: «Ho veduto lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33 Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi aveva detto: L’uomo, sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è colui che battezza nello Spirito Santo. 34 E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

 
Mc (A) che è il più immediato ed esprime ancora una teologia poco sviluppata, non prova alcun imbarazzo ad ammettere che «Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni» (Mc 1,9).
Mt invece (B) che scrive dopo Mc e scrive per i cristiani che provengono dal giudaismo, si rende conto della difficoltà che il battesimo di Gesù può avere per essi e cerca di sminuirne la portata, mettendo la notizia in una frase secondaria che potrebbe essere tolta senza modificare il significato della frase principale : «13 Gesù… andò… da Giovanni per farsi battezzare… 14 Giovanni voleva impedirglielo16 Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua….» (Mt 3,13-16)[6].  Lc (C) a sua volta, non riesce affatto a dire che Gesù ha ricevuto il battesimo e non solo cerca di non dargli importanza, ma addirittura crea uno scenario nuovo usando una struttura letteraria con tre livelli di dipendenza da una principale, secondo lo schema seguente[7]:
 

Proposizione principale
 
 
 
due subordinate temporali di 1°
 
Avvenne poi che
 
Subordinata modale di 2°
 
1. 21 quando tutto il popolo fu battezzato
 
 
2. e mentre Gesù stava in preghiera,
 
 
 
ricevuto anche lui il battesimo,
il cielo si aprì.
 
 

 
Gv (1,28-34), invece, non dice espressamente che Gesù fu battezzato, ma ne descrive l’investitura di Agnello ricevuta dallo Spirito Santo equiparando il battesimo al battesimo di sangue del «Servo di Isaia» (Is 53, 7).
Un evento così importante e controverso nella vita del Signore «accade» perché chiunque tra i peccatori voltandosi indietro possa vedere in fila con lui anche il Figlio di Dio, il Benedetto, il Consacrato, il Santo d’Israele che, ultimo, chiude la fila dei peccatori che egli è venuto a chiamare a conversione: «Non sono venuto a chiamare [i] giusti, ma [i] peccatori» (Mc 2,17).
Le religioni del deserto si nutrono di molti riti di purificazione estesi all’indefinito fino al parossismo contro cui si è scagliato Gesù (Mc 7,1-5). Alle nozze di Cana sono presenti ben sei giare pronte per le abluzioni contenenti, dice l’evangelista 240 litri di acqua. Anche a Qumran sono state trovate in grande quantità le piscine abluzionali.Le abluzioni devono essere ripetute all’indefinito perché sono temporanee. In questo contesto di purificazione s’inserisce Giovanni il Battista che predica per la prima volta un battesimo di penitenza e che è una novità, tanto che i sacerdoti del tempio mandano una commissione per verificarne l’attendibilità (Gv 1,19-28, particolarmente v. 22).
 
Nel greco di Omero il verbo baptō/baptizō significa immergo/sommergo, assumendo anche il senso di affondo [una nave] in acqua. Da qui nasce la tradizione del «battesimo della nave» come varo. Nella forma media/passiva, il verbo baptìzomai significa io mi immergo da me o per me [a mio vantaggio] e quindi mi lavo/mi purifico. Nell’At il verbo ricorre solo due volte (Is 21,4 [= sommergere] e Sir 34,25 [= purificare]. Non ricorre mai il sostantivo bàptisma che invece nel NT ricorre 23x più il verbo 28x. E’ dunque un termine esclusivo del NT che veicola un significato nuovo.
 
Lo schema canovaccio del «vangelo» come genere letterario inventato da Mc, è assunto anche da Mt e Lc tanto che parliamo di tre vangeli sinottici, per i quali il primo atto pubblico di Gesù è il battesimo, nonostante le difficoltà che esso comporta, come abbiamo detto più sopra nell’introduzione. Al principio della sua vita, forse, Gesù è stato un discepolo di Giovanni il Battista, anche se è dominante la sua scelta di «rabbi» indipendente e pellegrinante». Perché Gesù riceve il battesimo e in quale significato? Vediamo alcuni elementi comuni ai tre Sinottici e poi vediamo quelli propri di Lc.
Un elemento comune ai vangeli sinottici sono «i cieli aperti» (v. 10; Mt 3,16 e Lc 3,21) ispirati a Is 63,9-19 che, secondo la versione greca della Lxx, ridanno lo Spirito dopo un lungo silenzio: nei tempi nuovi il Padre «squarcia [le acque] dei cieli» (v. 19) e lo dona al nuovo Mosè chiamato come nuovo «pastore» del popolo messianico. Se l’interpretazione è giusta, come pare, nell’apertura dei cieli, Gesù è paragonato a Mosè, di cui assume il ruolo e lo Spirito (cf Is 63,14; 61,1 citato anche da Lc 4, 18). Come Mosè è investito da Yhwh per guidare la traversata del Mare Rosso (Es 14,14-22), così Gesù emerge dalle acque del Giordano, si squarciano le acque superiori e il Padre invia lo Spirito a dichiararlo «figlio prediletto». Non è più necessario attraversare il deserto per raggiungere la Terra Promessa, perché ora Dio torna a parlare all’umanità che può cercarlo facilmente tra i figli degli uomini: la prima lettura di oggi al v. 6 non a caso c’invita a «cerare il Signore finché si fa trovare».
Un altro elemento comune a tutti e quattro i vangeli è la presenza dello Spirito (Mt 3,16; Mc 1,10; Lc 3,22: Gv 1,32). L’AT l’aveva associato fin nella prima pagina della Genesi al vento (in ebr. ruach) che come una colomba si librava sull’acqua (Gen 1,2, lett. «covava le acque»). Nei profeti si ha uno sviluppo ulteriore perché lo Spirito è connesso direttamente all’acqua simbolo della Parola di Dio (Is 44,3; Ez 36, 25-25; Ger 31,1). Al tempo di Gesù, il Giudaismo riflettendo sui testi di Isaia (42,1; 11,2 e 61,1) si era prefigurato un Messia come portatore del dono dello Spirito (e quindi della Parola) con cui avrebbe inaugurato il giudizio definitivo di Dio, salvando un «resto», gli ‘anawim/ poveri di Yhwh. Nel battesimo Gesù è dunque presentato sia come Messia che come rappresentante di questo popolo fedele, di cui egli è il primogenito, «il figlio amato» (v. 11). Il cielo torna ad aprirsi per ridare la parola di Dio al popolo, ponendo fine alla siccità del silenzio di Dio: «Si aprirono per lui i cieli… Ed ecco una voce dal cielo che diceva» (Mt 3,16.17).
Anche l’immagine dello Spirito in forma di «colomba» ci indirizza sulla stessa linea: Gesù di Nazaret è il «primogenito» del nuovo popolo. Tre sono le interpretazioni possibili. Secondo la tradizione unanime del Giudaismo, la colomba è simbolo dell’assemblea di Israele (Mekilta Es 14,13; Es Rabbà XXI,5; Targum Ct 2,14; Cantico Rabbà II,30). Lo Spirito-colomba inaugura i tempi messianici delle nuove nozze tra Dio e il suo popolo, simboleggiato nella colomba come nel Ct dei Ct: Dio-Sposo invita la colomba /Israele/sposa, la Gerusalemme nuova, a celebrare le nuove nozze nell’umanità di Gesù (1,15; 2,14; 4,1; 5,2; 6,9). La presenza della colomba nel Giordano significa che con Gesù Dio ha finalmente trovato la sposa perduta (Os 1-3) e le nozze possono essere celebrate[8].
Gesù è il primogenito del popolo dei salvati attraverso le acque del battesimo che guiderà alla mèta del Regno. Un’altra tradizione richiamerebbe la colomba del diluvio che ritorna con il ramo d’ulivo (Gen 8,10.12). Anche in questo caso, essa rappresenterebbe l’Israele che torna al suo Dio per ricominciare la nuova umanità che inizia con Noè. Un’altra interpretazione non meno suggestiva suggerisce l’ipotesi che si tratterebbe di un errore. Il testo originario parlerebbe della Shekinàh/Presenza gloriosa di Dio che si manifesta. Le tradizioni successive avrebbero mutato la Shekinàh in colomba con valore simbolico più ecclesiale. In questo caso la Gloria che si manifesta nel Giordano è la stessa Gloria che accompagnò Mosè (cf Is 63,12), che si posò sul Monte Sinai e che infine si stabilì sul Tempio di Gerusalemme per fare d’Israele la «Dimora» di Dio (Es 24,15-18; 40, 34-38). Tutte e tre le interpretazioni hanno un elemento in comune: sono interpretazioni ecclesiologiche e quindi hanno attinenza con l’alleanza, cioè con le nozze.
In altre parole nel Battesimo di Gesù al Giordano si realizzano diversi momenti della storia della salvezza che qui trovano la sintesi e il loro compimento finale: Cristo è
-    il nuovo Mosè che guida il popolo nuovo verso l’alleanza rinnovata nel suo sangue;
-    il nuovo pastore che guida la chiesa ai pascoli della Parola e della Redenzione;
-    il nuovo Noè che conduce la barca dell’umanità nuova in era di pace;
-    il primogenito del popolo di Dio che guida la traversata del nuovo Mare Rosso, la sua morte;
-    la sposa smarrita e ritrovata che torna al suo Signore per le nozze definitive;
-    colui che compie il desiderio e la preghiera di Isaia 63,9-19 alla cui luce il vangelo trova luce;
-    il Messia che inaugura gli ultimi tempi, raccogliendo i prediletti di Dio: storpi, ciechi, zoppi.
Tutti i vangeli sono concordi nel riportare la menzione della «voce celeste», ma non sono d’accordo sul contenuto di ciò che la voce dice in riferimento a Is 42, 1 e/o al Sal 2,7 che l’evangelista manipola per superare la cristologia troppo angusta di Gesù Servo di Yhwh e indirizzando in questo modo verso una cristologia più alta: quella del Figlio di Dio con il quale si riapre il tempo della profezia sulla terra perché Egli stesso è la Parola vivente che come la pioggia abbondante irriga la terra con il suo sangue e torna di nuovo al cielo (prima lettura).
Celebrare l’Eucaristia significa compiere pienamente il Battesimo che ci ha inclusi per sempre nella storia di Dio che diventa così anche la nostra. L’Eucaristia è il culmine del Battesimo e anche il suo fondamento perché essa è il sacramento che convoca i battezzati e da senso e significato al loro battesimo. Nelle acque del Giordano con Gesù anche noi stati battezzati «figli di Dio» e ora qui, alle sorgenti di questo altare, da cui scorre il fiume della vita e della grazia, noi prendiamo coscienza dei nostri impegni battesimali, ma anche del dono che abbiamo ricevuto: figli del popolo-sposa, battezzato nella misericordia che diventa amore nuziale di alleanza senza fine. L’alleanza dell’amore.
 
Professione di fede
Nel giorno del nostro battesimo i nostri genitori ci hanno fatto salire al sicuro sulla barca di Noè per metterci in salvo e come Mosè nella cesta sul fiume Nilo abbiamo attraversato la nostra vita tra le braccia della Chiesa che ci ha assicurato la Parola, il Pane, il Perdono e la fraternità. Abbiamo remato con i remi degli impegni che allora i genitori hanno preso per noi. Oggi siamo noi a rinnovarli per nostro conto e pregando Dio per loro che li hanno presi per noi e ce li hanno consegnati, come noi li vogliamo consegnare ai nostri discendenti. Anche se il Signore sembra dormire sulla barca della Chiesa e la tempesta sembra avere la meglio, noi non dubitiamo della sua promessa e ci affidiamo alla sua Parola, in forza della quale gettiamo la rete della nostra fede, rinnovando le promesse battesimali.  
 
Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra?       Credo.
Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre?                                       Credo.
Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna?                                                  Credo.
Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. Questa è la fede nella quale siamo stati battezzati che noi ci gloriamo di professarla in Cristo Gesù nostro Signore. Amen.
 
Preghiera universale o dei Fedeli     [intenzioni libere]
 
Mensa Eucaristica
Scambio della pace e presentazione delle offerte
Entriamo nel Santo dei Santi presentando i doni, ma prima, come insegna il vangelo (Mt 5,24), deponiamo la nostra offerta e riconciliamoci tra noi e con quanti abbiamo conti in sospeso per essere degni di presentare «l’offerta pura e santa di Melchìsedech perché diventi il pane santo della vita eterna e calice della nostra salvezza» (cf Canone romano).
 
La pace del Signore sia con tutti voi e con quanti toccherete con la vostra vita.
E’ con il tuo spirito. Il Signore della Pace sia con noi.
 
Scambiamoci un vero e autentico gesto di pace nel Nome del Dio della Pace.
Nel Nome di Cristo e l’aiuto del suo Spirito, Pace su Gerusalemme, Pace sulla Chiesa e sul Mondo!
 
[tutti si scambiamo un segno di pace]
 
Presentazione delle offerte [la benedizione sul pane e sul vino è tratta dal rituale ebraico]
Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo; dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane e questo vino, frutto della terra, della vite e del lavoro dell’uomo e della donna; lo presentiamo a te, perché diventi per noi cibo di vita eterna.                  Benedetto nei secoli il Signore.
 
Preghiamo perché il nostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente.
Il Signore riceva questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.
 
Preghiamo ( sulle offerte).  Ricevi, o Padre, i doni che la Chiesa ti offre, celebrando la manifestazione del Cristo tuo diletto Figlio, e trasformali per noi nel sacrificio perfetto, che ha lavato il mondo da ogni colpa. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
PREGHIERA EUCARISTICA III[9]
Prefazio Proprio: Ringraziamo Dio Padre per il battesimo di salvezza che il Messia inaugura
 
Il Signore sia con voi.                E con il tuo spirito.    In alto i nostri cuori.      Sono rivolti al Signore.
Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.                        É cosa buona e giusta.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
«Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni»(Is 42,1).
 
Nel battesimo di Cristo al Giordano tu hai operato segni prodigiosi per manifestare il mistero del nuovo lavàcro:
I cieli e la terra sono pieni della gloria della tua santità. Osanna nell’alto dei cieli. Kyrie, elèison!
 
Dal cielo hai fatto udire la tua voce, perché il mondo credesse che il tuo Verbo era in mezzo a noi; con lo Spirito che si posava su di lui come colomba hai consacrato il tuo servo con unzione sacerdotale, profetica e regale, perché gli uomini riconoscessero in lui il Messia, inviato a portare ai poveri il lieto annunzio.
Una voce dal cielo dice: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento» (Mt 3,17).
 
E noi uniti alle potenze dei cieli, con voce incessante proclamiamo la tua lode:
Benedetto nel nome del Signore colui che viene, o Dio tre volte «Santo». Osanna nell’alto dei cieli. Santo, Santo, Santo, sei tu, Signore Dio dell’universo. Kyrie, elèison ! Christe, elèison! Pnèuma, elèison !
 
Padre veramente santo, a te la lode da ogni creatura.
Tu, o Signore, hai chiamato il tuo Servo per la giustizia e lo hai stabilito come luce della nazioni (cf Is 42,6).
 
Per mezzo di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, nella potenza dello Spirito Santo fai vivere e santifichi l’universo, e continui a radunare intorno a te un popolo, che da un confine all’altro della terra offra al tuo nome il sacrificio perfetto.
Tu sei colui che attendiamo: apri gli occhi ai ciechi e fai uscire dal carcere i prigionieri (cf Is 42,7).
 
Ora ti preghiamo umilmente:manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, che ci ha comandato di celebrare questi misteri.
Diamo al Signore la gloria del suo nome, prostriamoci nella bellezza della sua santità (cf Sal 29/28,2).
 
Nella notte in cui fu consegnato, egli prese il pane, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO È IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.
Questi è il Figlio di Dio, l’amato: in lui tu, o Padre, hai posto il tuo compiacimento! E’ il Signore! (cf Mt 3,17; Gv 21,7).
 
Dopo la cena, allo stesso modo, prese il calice, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E BEVETENE TUTTI: QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.
Sii benedetto, Signore della vita: hai versato il tuo sangue in nostro riscatto (cf Mc 10,45).
 
FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.
«Ascolta, Israele! Il Signore Dio nostro è l’unico Signore». Egli è il Lògos, l’Unigenito che viene (cf Mc 12,29)
 
Mistero della fede.
Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice annunziamo la tua morte, proclamiamo la tua risurrezione, attendiamo il tuo ritorno: Maràn, athà – Signore nostro, vieni.
 
Celebrando il memoriale del tuo Figlio, morto per la nostra salvezza, gloriosamente risorto e asceso al cielo, nell’attesa della sua venuta ti offriamo, Padre, in rendimento di grazie questo sacrificio vivo e santo.
Tu, o Signore non fai preferenze di persone, ma accogli chi pratica la giustizia a qualunque nazione appartenga (cf At 10,34-35).
 
Guarda con amore e riconosci nell’offerta della tua Chiesa, la vittima immolata per la nostra redenzione; e a noi, che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito.
Questa è la parola che egli ha inviato a noi, figli d’Israele e della santa madre Chiesa, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti.(cf At 10,36).
 
Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito, perché possiamo ottenere il regno promesso insieme con i tuoi eletti: con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con i tuoi santi apostoli, i gloriosi martiri, e tutti i santi e le sante, nostri intercessori presso di te.
Hai consacrato in Spirito santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti noi che stavamo sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui(cf At 10,38).
 
Per questo sacrificio di riconciliazione dona, Padre, pace e salvezza al mondo intero. Conferma nella fede e nell’amore la tua Chiesa pellegrina sulla terra: il tuo servo e nostro Papa Benedetto, il Vescovo Angelo, il collegio episcopale, il clero, le persone che vogliamo ricordare…N.N.… e il popolo che tu hai redento.
Il Signore Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni per farsi battezzare(cf Mt 3,13).
 
Ascolta la preghiera di questa famiglia, che hai convocato alla tua presenza nel giorno in cui il Cristo ha vinto la morte e ci ha resi partecipi della sua vita immortale.
Giovanni voleva impedirglielo: Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me? (Mt 3,14). 
 
Ricongiungi a te, Padre misericordioso, tutti i tuoi figli ovunque dispersi.
«Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,19.20).
 
Accogli nel tuo regno i nostri fratelli defunti e tutti i giusti che, in pace con te, hanno lasciato questo mondo; ricordiamo tutti i defunti… N.N. … concedi anche a noi di ritrovarci insieme a godere per sempre della tua gloria, in Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale tu, o Dio, doni al mondo ogni bene.
Gloria a te, Santa Trinità, unico Dio, che nel battessimo del Signore ci hai indicato la via della Chiesa.
 
Dossologia [è il momento culminante dell’Eucaristia: il vero offertorio]
PER CRISTO, CON CRISTO E IN CRISTO, A TE, DIO, PADRE ONNIPOTENTE, NELL’UNITA
DELLO SPIRITO SANTO, OGNI ONORE E GLORIA, PER TUTTI I SECOLI DEI SECOLI. AMEN.
 
Padre nostro in aramaico:
Idealmente riuniti con gli Apostoli sul Monte degli Ulivi, preghiamo, dicendo:
 

Padre nostro che sei nei cieli
Avunà di bishmaià
sia santificato il tuo nome
itkaddàsh shemàch
venga il tuo regno
tettè malkuttàch
sia fatta la tua volontà
tit‛abed re‛utach
come in cielo così in terra
kedì bishmaià ken bear‛a.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Lachmàna av làna sekùm iom beiomàh
e rimetti a noi i nostri debiti
ushevùk làna chobaienà
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
kedì af anachnà shevaknà lechayabaienà
e non abbandonarci alla tentazione
veal ta‛alìna lenisiòn
ma liberaci dal male.
ellà pezèna min beishià. Amen!

 
Antifona alla comunione Mt 3,14-15
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
 
Dopo la comunione
Dal Diario Spirituale di Ioann di Kronstadt (isola del Baltico), presbitero ortodosso, amico dei poveri (1829-1908/1907)
Dio ci è più vicino di qualsiasi persona, in ogni momento; più vicino del mio stesso vestito, più vicino dell’aria, più vicino di mia moglie, di mio padre, mia madre, mia figlia, mio figlio, o amico che sia. Io vivo di Lui nell’anima e nel corpo. Attraverso di Lui respiro, penso, sento, immagino, programmo, parlo, intraprendo e agisco, perché in Lui noi viviamo, ci muoviamo e esistiamo (At 17, 28). Come nell’oceano, ogni goccia d’acqua è unita con altre gocce d’acqua e circondata da esse, similmente noi abitanti della terra siamo circondati da Dio, da ogni lato, e chi tra noi è puro di cuore o quanti sono stati purificati, sono uniti a Lui, e sono ovunque con Lui. L’Onnipresenza di Dio è spaziale e mentale, cioè, Dio è ovunque. Ovunque io vada, con il mio corpo o con il mio pensiero, ovunque incontro Dio, e ovunque Dio ci incontra.
 
Preghiamo. Dio misericordioso, che ci hai nutriti alla tua mensa, concedi a noi tuoi fedeli di ascoltare come discepoli il tuo Cristo, per chiamarci ed essere realmente tuoi figli. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
Il Signore è con voi oggi e sempre                          E con il tuo spirito!
 
Il Signore che consola il suo popolo in Gerusalemme vi benedica e vi protegga.                           Amen!
Il Dio che ci convoca al battesimo d’acqua nello Spirito Santo, vi faccia eredi della promessa.    
Il Dio che si fece battezzare da Giovanni, sia sempre davanti a noi per guidarci.                        
Il Dio che si fece battezzare da Giovanni, sia sempre dietro di voi per difendervi.                                   
Il Dio che si fece battezzare da Giovanni, sia accanto noi per confortarci e consolarci.
 
E su tutti voi, che avete partecipato a questa liturgia nel segno di Gesù Ebreo per sempre, Figlio di Donna, Padre della Pace e Figlio dell’Uomo tra gli uomini peccatori, discenda dal cielo la benedizione dell’onnipotente tenerezza del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!
 
L’Eucaristia è terminata come rito, l’Eucaristia inizia ora come vita: andiamo nel mondo e portiamo frutti di pace e di rinascita!
Rendiamo grazie a Cristo, il Figlio diletto del compiacimento del Padre.
 
_________________________
© Battesimo del Signore – Parrocchia di S. M. Immacolata e S. Torpete – Genova
[L’uso di questo materiale è libero purché senza lucro e a condizione che se ne citi la fonte bibliografica]
Paolo Farinella, prete – 9/01/2011 - San Torpete - Genova
 
Prossimo concerto della V edizione de «I Concerti di San Torpete»
Sabato 29 gennaio 2011 ore 17,30 in San Torpete, Piazza San Giorgio, Genova Concerto per clavicembalo dal titolo «Il Caffè Zimmermann nella Lipsia di Bach». Al cembalo, Christian Brembeck di Monaco che suonerà solo musica dei Bach:Johann Sebastian; Carl Philipp Emanuel; Wilhem Friedemann.
Christian Brembeck sostituisce il concerto in calendario perché il M° Giorgio Tabacco si è infortunato.
 
Per informazioni sui CONCERTI DI SAN TORPETE 2010-2011 V EDIZIONE
vedere il programma completo sul sito: www.musicaeculturasantorpete.com
 
 


[1] Tradotto in italiano con Perché temi Erode? . Vedi il testo completo tra quelli riportati “Dopo la comunione”.
[2] I «poemi del Servo» in Isaia sono quattro: Is 42,1-4 [5-9]; 49,1-6; 50,4-9 [10-11]; 52,13-53,12. Il loro scopo originario era in funzione dell’intronizzazione del Servo in chiave messianica. Alcuni esegeti discutono se i vv. 5-9 appartengono al 1° poema; ormai però vi unanime consenso nel considerare strettamente legati tra loro i primi due poemi che descrivono la «missione del Servo».
[3] Discorsi ai Giudei: At 2,14-36; 3,12-26; 4,8-12; 5,29-32; 10,34-43; 13,16-41; discorsi ai Pagani: At 14,15-17; 17,22-31; cf 1Tess 1,8-10).
[4] «Ebbene a tutti, più che parole di rimprovero e di minaccia, Noi amiamo rivolgere la paterna esortazione a tener presente questo confortante insegnamento del concilio di Trento, eco fedelissima della dottrina cattolica: «Rivestiti di Cristo, infatti, nel battesimo (Gal 3,27), per mezzo di esso diventiamo una creatura affatto nuova ottenendo la piena e integrale remissione di tutti i peccati; a tale novità e integrità, tuttavia, non possiamo arrivare per mezzo del sacramento della penitenza, senza nostro grande dolore e fatica, essendo ciò richiesto dalla divina giustizia, di modo che la penitenza giustamente è stata chiamata dai santi padri “un certo laborioso battesimo”» (Giovanni XXIII Paenitentiam agere - Invito a far penitenza per il buon esito del concilio [1° luglio 1962]. Cf Conc. Trid., Sess. 6a, Decretum de iustificatione, c.14: DS 1542; Sess. 14, Doctrina de Sacramento Paenitentiae, cap. 2: COD 704; cf. S. Gregorius Naz., Oratio 39 in sancta lumina, n. 17: PG 36, 355-356; S. Ioannes Dam., De fide orthod. , 4, 9: PG 94, 11.24). cf Tertulliano, De paenitentia, 4, 2: CCL 1, 326, PL 1, 1343.
[5] Epistula extra collectionem, 1 [41], 12: CSEL 823, 152; PL 16, 1116.
[6] La subordinata modale di 2° grado «Ricevuto anche lui il battesimo» del v. 21 rafforza il tentativo d’impedimento operato da Giovanni nei confronti di Gesù del v. 14, sottolineando così la polemica con i discepoli del Battista: se lo stesso precursore voleva impedire il battesimo di Gesù, è segno che egli lo riteneva superiore a se stesso.
[7] La frase dipendente di 1° grado mette in evidenza lo stato di preghiera che offusca la frase incidentale di 2° grado che riporta il battesimo di Gesù. Se la frase incidentale subordinata di 2° grado si elimina, nulla cambia perché resta il fatto della preghiera e più ancora l’apertura del cielo della frase principale.
[8] A. Feuillet, «Le symbolisme de la colombe dans le récits évangéliques du baptême», in Rech. Rel., 1958, 524-544).
[9] La Preghiera eucaristica III è stata composta ex novo su richiesta di Paolo VI in attuazione alla riforma liturgica voluta dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Non ha un prefazio proprio, ma mobile e per questo, forse, ha finito per essere scelta, nella pratica, come la preghiera eucaristica della domenica.


Mercoledì 05 Gennaio,2011 Ore: 20:38
 
 
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