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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Domenica II dopo Natale – A – B – C 2 gennaio 2010,di Paolo Farinella, prete

Domenica II dopo Natale – A – B – C 2 gennaio 2010

di Paolo Farinella, prete

Il periodo dopo Natale è un tempo affollato di memorie e feste che cadono anche durante la settimana: la 1a domenica dopo Natale è sempre assegnata alla memoria della Santa Famiglia di Nàzaret che abbiamo celebrato domenica scorsa, mentre la 2a domenica è ballerina perché dipende dalla collocazione della solennità dell’Epifania che in alcuni Paesi si celebra il 6 di gennaio e in altri alla domenica precedente. Per questo motivo la 2a domenica dopo Natale è una domenica di risonanza natalizia. Si riprende il tema della nascita di Gesù e la si colloca in un contesto più ampio e più teologico. Oggi infatti non vi sono poesie e nenie, ma nella Chiesa risuona l’inno al Lògos incarnato, contemplato da due prospettive: quella del tempo finale dell’AT, come ci suggerisce la 1a lettura tratta dal Siracide e quella del vangelo che riporta lo stesso proclamato il giorno di Natale nella 3a messa: il prologo di Giovanni paragonato ad una ouverture di una sinfonia all’eternità del Lògos che entra nella storia.
Nella 1a lettura la liturgia propone un brano del libro biblico del Siracide, scritto da Yoshuà ben Siràh, cioè Gesù figlio di Sira (da cui il nome «Siracide»: cf 50,27). Egli scrive in ebraico verso la fine del sec. II a.C. Un suo nipote, rimasto anonimo (cf Sir-prologo), tradusse il testo in greco ad Alessandria di Egitto per gli Ebrei della diaspora che non parlavano più l’ebraico[1]. Abbiamo già qui forse la prima testimonianza che la Parola di Dio deve sempre incarnarsi se vuole incontrare l’umanità di tutti i tempi a cui è inviata e deve parlare il linguaggio delle persone a cui si rivolge. Sta qui, nella Bibbia, la prima risposta ai nostalgici del passato come se i tempi moderni non potessero o non sapessero esprimere con un proprio linguaggio il messaggio di salvezza della Parola che comunque «carne fu fatta» (Gv 1,14).
Personificare la Sapienza e farla parlare come «Donna Sapienza» è un ardimento senza precedenti in ambito ebraico: significa porre «Donna Sapienza» non solo accanto a Dio, ma attribuirle anche le caratteristiche di eternità e di onnipotenza proprie di Dio. In altre parole significa dichiarare eterna e divina la Sapienza. Lo capirono subito i cristiani che alla luce della Pasqua di Gesù, applicarono i testi della personificazione della Sapienza del Siràcide all’incarnazione del Messia che essi riconoscono in Gesù di Nàzaret. Per gli Ebrei è una bestemmia e per questo motivo, forse lo esclusero dal canone definitivo delle Scritture ispirate. Per noi è impressionante comunque leggere questi testi in parallelo al prologo di Giovanni che canta il Lògos eterno e nello stesso tempo presente nel cuore della storia: oggi la liturgia lo fa (v. schema esposto, più sotto, nell’omelia).
A sua volta Paolo, nella 2a lettura, ci offre l’inno riportato nel prologo della lettera agli Efesini, in cui ci immerge in questa dinamismo tra trascendenza e immanenza, facendone partecipi in quanto «predestinati», cioè in quanto chiamati ad essere figli di un progetto che Dio nutriva nel suo cuore «prima della creazione del mondo» (Ef 1,4). Il riferimento ad un «prima della creazione» è una tradizione tipicamente ebraica, molto diffusa ai tempi di Gesù, che ritroviamo nel Targum di Esodo e nella Mishnàh come pure nel NT[2]. Il Targum di Es 16,4 parla della manna come «pane dal cielo conservato per voi fin dal principio», mentre la Mishnàh narra che prima di creare il mondo, Dio avrebbe messo in serbo «dieci cose» (un’altra tradizione parla di «sette cose»). A questa tradizione si riferisce certamente Gesù nella grande preghiera sacerdotale applicandola a sé: « Padre, dammi quella gloria che avevo prima che il mondo fosse» (Gv 17,5; cf 1Pt 1,20). E’ un modo ebraico per affermare che Gesù appartiene alla stessa eternità del Padre e che attraverso l’incarnazione, questa eternità che contiene l’invisibilità di Dio, si è piegata alle esigenze umane, facendosi sperimentare nel tempo attraverso l’esperienza unica di Gesù di Nàzaret. Noi entriamo in questa dimensione di trascendenza di cui è disseminata la nostra storia personale e comunitaria, sia civile che religiosa: a noi il compito di individuare le tracce della presenza di Dio e di lasciarne altre attraverso la nostra testimonianza. Intanto ci accostiamo alla mensa della Parola e del Pane, con le parole di «Donna Sapienza» che ci apre allo stupore del Dio incarnato con l’antifona d’ingresso (cf Sap 18,14-15): Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa, mentre la notte giungeva a metà del suo corso, il tuo Verbo onnipotente, o Signore, è sceso dal cielo, dal trono regale.
 
Santissima Trinità, Unico Dio che vieni a noi per le strade del mondo,                 Veni, Sancte Spiritus.
Sapienza eterna che stai nell’assemblea di Dio come nostro modello,                 Veni, Sancte Spiritus.
Sapienza eterna che pianti la tua tenda nella casa di Giacobbe,                           Veni, Sancte Spiritus.
Sapienza divina che offri il tuo pane e il tuo vino a chi è inesperto,                      Veni, Sancte Spiritus.
Sapienza eterna, tu sei la benedizione  di Dio che scende sulla terra,                   Veni, Sancte Spiritus.
Sapienza Santa che ti sei fatta carne per nutrire i figli di Dio,                              Veni, Sancte Spiritus.
Sapienza Santa che vieni a noi nelle sembianze del Pane,                                   Veni, Sancte Spiritus.
Sapienza Santa che ami l’Assemblea di quanti credono in Dio,                            Veni, Sancte Spiritus.
Sapienza Santa che sei lo Spirito del Messia benedetto,                                     Veni, Sancte Spiritus.
Sapienza Santa che sei il figlio di Maria di Nazareth e di Israele,                         Veni, Sancte Spiritus.
Sapienza Santa che sei la luce che viene nel mondo,                                          Veni, Sancte Spiritus.
Sapienza Santa che vieni tra i tuoi e tuoi ti respingono,                                       Veni, Sancte Spiritus.
Sapienza di Dio incarnata che cerchi chi ti rifiuta e nega,                                    Veni, Sancte Spiritus.
 
In questa domenica, che ci fa contemplare la Sapienza che è il Lògos, possiamo fare nostre le parole inebrianti del prologo della 1a lettera di Giovanni:
 
1 Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita3 quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. 4 Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta (1Gv 1,1.3-4).
 
Giunti a questi vertici che solo la rivelazione può esprimere e che le parole umane non possono nemmeno immaginare, non possiamo che rifugiarsi all’ombra della Trinità che supplisca alla nostra incapacità anche di pregare:
 
(ebraico)
Beshèm
ha’av
vehaBèn
veRuàch
haKodèsh.
Amen.
(italiano)
Nel Nome
del Padre
e del Figlio
e dello Spirito
Santo.
 
Toccare il Verbo della Vita! Significa semplicemente Toccare la Persona di Dio! Quando Gesù camminava per le strade di Palestina, i bisognosi potevano toccare il lembo del suo mantello (cf Mc 6,56; Mt 9,20), noi invece possiamo toccare il «Lògos della vita» perché nell’Eucaristia Dio si rende toccabile. Esaminiamo la nostra coscienza e chiediamo perdono a Dio per tutte le volte che abbiamo lasciato passare Dio sulla nostra strada e nella nostra vita e non lo abbiamo toccato, restando àfoni della Parola che dà vita e trasmette gioia.
 
[Si fa un reale esame di coscienza , non simbolico, dopo qualche minuto]
 
Signore, Sapienza eterna che sei nostro Giudice,            Pnèuma, elèison!
Cristo, Sapienza crocifissa, chesei il nostro Messia,                    Christe, elèison!                       
Signore, Lògos che ti sei fatto carne per amore nostro,               Kyrie, elèison!           
Cristo, che porti la pace e condanni ogni guerra,                        Christe, elèison!                       
Signore, che sei il Dio vicino ad ogni persona,                            Pnèuma, elèison!                     
Signore, tu sei nostro Padre! Ascolta e perdona!                        Kyrie, elèison!             
 
Dio onnipotente, che ha inviato a noi la Sapienza che governa il mondo e ci è apparso nella debolezza della fragilità nella persona del figlio di Maria di Nazaret, per i meriti del Verbo incarnato che ha piantato la sua Tenda nella santa Assemblea di Israele e della Chiesa, abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. Amen!
 
GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. [breve pausa 1-2-3]
 
Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre: tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. [breve pausa 1-2-3]
 
Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo: [breve pausa 1-2-3]
 
Gesù Cristo con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre. Amen.
 
Preghiamo (colletta). Padre di eterna gloria, che nel tuo unico Figlio ci hai scelti e amati prima della creazione del mondo e in lui, sapienza incarnata, sei venuto a piantare in mezzo a noi la tua tenda, illuminaci con il tuo Spirito, perché accogliendo il mistero del tuo amore, pregustiamo la gioia che ci attende, come figli ed eredi del regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo. Per tutti i secoli dei secoli. Amen.
 
Mensa della Parola
Prima lettura Sir 24,1-4.8-12. Il brano proposto della liturgia è tratto dal libro del Siràcide, scritto da un giudeo di Gerusalemme, alla fine del sec. II a.C. L’autore, «Yeshuà Ben Siràh» che tradotto significa «Gesù figlio di Sira» compie una scelta ardita perché in un ambiente ebraico, in cui è vietata ogni rappresentazione di Dio, descrive la «Sapienza» in forma personificata, attribuendole caratteristiche personali simili a Dio, ispirandosi al capitolo 8 del libro dei Proverbi di cui riprende i temi che però ripropone in modo più vivace. L’idea di fondo di oggi è la natura della Sapienza che è si trova perfettamente a suo agio sia nell’assemblea di Dio (v. 2) sia in quella del popolo (v. 1): ella appartiene contemporaneamente ai due mondi, quello divino e quello umano (vv. 9.8.10). La perfetta corrispondenza della divinità e della umanità è un perfetto annuncio di ciò che a distanza di qualche secolo sarebbe accaduto: l’incarnazione del Figlio di Dio. I primi cristiani useranno questi testi applicandoli al mistero del «Lògos incarnato»: è il motivo per cui gli Ebrei non hanno accolto il libro nel canone dei libri ispirati. Noi oggi lo leggiamo come annuncio profetico del Lògos che pianta la sua tenda nel popolo d’Israele, come fra poco proclameremo nel vangelo che propone il prologo di Giovanni.
 
Dal libro del Siracide Sir 24,1-4.8-12
1 La sapienza fa il proprio elogio, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. 2Nell’assemblea dell'Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria: 3«Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo e come nube ho ricoperto la terra. 4Io ho posto la mia dimora lassù, il mio trono era su una colonna di nubi. 8Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele”. 9Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato, per tutta l’eternità non verrò meno. 10Nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi sono stabilita in Sion. 11Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere. 12Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità». - Parola di Dio.
 
Salmo responsoriale 147/146, 12-13; 14-15; 19-20. Il salmo sarebbe diviso in due composizioni: i primi 11 versetti cantano l’azione prodigiosa e provvidente di Dio nei confronti dell’umanità, mentre la parte restante (vv. 12-20) canta l’azione di Dio nei confronti d’Israele, qui identificato con la cittò santa di Gerusalemme. Le due parti si compenetrano l’una nell’altra perché è un inno a Yhwh che governa le nazioni e libera Israele ridandogli la dignità di popolo che ha perduto con l’esilio: «Il Signore ricostruisce Gerusalemme e raduna i dispersi d’Israele (v. 2, assente). La liturgia omette per intero la 1a parte, mentre riporta quasi tutta la 2a parte forse, centrata sulla missione della Parola , mandata sulla terra (vv. 15.18) e annunciata a Giacobbe-Israele (v. 19). Noi oggi ascoltiamo direttamente la Parola che parla a noi direttamente con Gesù, nella santa assemblea dell’Eucaristia.
 
Rit.Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.


1. 12 Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
13 perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. Rit.
2. 14 Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fior di frumento.
15 Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce. Rit.
3. 19 Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
20 Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha manifestato loro i suoi giudizi.


 

 
Seconda lettura (Ef 1,3-6.15-18). Paolo scioglie una «berakà/benedizione» al modo ebraico. Tutte le preghiere ebraiche iniziano con una benedizione di Dio che a sua volta benedice i suoi figli con la grande benedizione del Cristo, il Benedetto del Padre in cui siamo predestinati. La predestinazione altro non è che l’inclusione nella vita di Dio scelta liberamente come orizzonte della propria libertà. Maria è il modello per eccellenza perché scelse la volontà di Dio come suo cibo di vita. Per questo è «piena di grazia» e ci offre il Figlio il «Benedetto che viene nel nome del Signore» (Sal 118/117, 26; Mc 11,9, ecc.).
 
Dalla lettera di Paolo apostolo agli Efesini 1,3-6.15-18
3 Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. 4 In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, 5 predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati Figlio amato. 15 Perciò anch’io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, 16 continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, 17 affinché  il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; 18  illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi. - Parola di Dio.
 
Vangelo Gv 1,1-18 (lett. breve 1,1-5.9-14). Il prologo di Gv che proponiamo in una traduzione letterale e più aderente al testo greco, è paragonabile all’ouverture di una sinfonia, in quanto come in una opera musicale, anticipa tutti i temi che verranno trattati nel corso del vangelo. L’autore si ispira al sapiente che nell’AT fa elogio della Sapienza (Sap 9,9-12; Pr 8,22-32; Sir 24,5-11) e, imitandolo, eleva un inno al Lògos/Verbo che come la Sapienza è contemplato nella sua divinità e trascendenza (Gv 1,1; cf Sir 24,2-4; Pr 8,22-33; Sap 9-10). Il Lògos come la Sapienza è la vita del mondo che scorre nella sua immanenza (Gv 1, 1-2; cf Sir 24,5-6; Pr 8,24-31; Sap 9,9). Questo Lògos inaccessibile si rende visibile perché viene ad abitare in mezzo al suo popolo (Gv 1,9-11; cf Sir 24,8; Sap 9,10), portando la novità imprevista: la vita stessa di Dio (Gv 1, 12-14; cf Sir 24,12-22; Pr 8,32-36; Sap 9,11-12). Ormai il destino di Dio e quello dell’umanità sono intrecciati indissolubilmente e cammino insieme: questo è Natale.
 
Canto al Vangelo Cf. 1 Tm 3,16
Alleluia. Gloria a te, o Cristo, annunziato a tutte le genti; / gloria a te; o Cristo, creduto nel mondo. Alleluia.
 
Dal Vangelo secondo Giovanni 1,1-18 (lett. breve 1,1-5.9-14)[3]
1 In principio era il Lògos, / il Lògos era volto verso Dio / e il Lògos era Dio.
2 Egli era in principio volto verso Dio.
3Tutto fu fatto per mezzo di lui, / e, fuori di lui, [tutto] diventò niente.
4 In [tutto] ciò che fu fatto [il Lògos] era vita / e [la] vita era la luce degli uomini;
5 la luce brilla nelle tenebre, / ma le tenebre non l’hanno soffocata.
6 Venne un uomo inviato da Dio. / Il suo nome era Giovanni. /
7 Egli venne in vista della testimonianza
per rendere testimonianza alla luce, / perché tutti credessero per mezzo di lui. /
8 [Egli] non era la luce, ma era necessario che lui rendesse testimonianza alla luce.
9 [Il Lògos] era la luce vera, / che illumina ogni uomo, / [egli] che è venuto nel mondo,
10 Egli era nel mondo / e il mondo fu fatto per mezzo di lui, / eppure il mondo non lo riconobbe.
11 [Egli] venne fra la sua gente, / ma i suoi non l’hanno accolto.
12 A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio, / [sì] a quelli che credono nel suo nome,
13 i quali non da sangue, né da volere di carne, / né da volere di uomo, / ma da Dio sono stati generati.
14 E il Lògos carne fu fatto / e venne ad abitare in mezzo a noi, / e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre, / pieno [della] grazia della verità.
15 Giovanni rende testimonianza a suo favore / e ha gridato dicendo: «Ecco l’uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me / è passato avanti a me, / perché era prima di me».
16 Poiché della sua pienezza / noi tutti abbiamo ricevuto / e grazia per grazia;
17 perché la legge fu data per mezzo di Mosè, / la grazia della verità fu fatta (fu data) / per mezzo di Gesù Cristo.
18 Nessuno ha mai visto Dio: / il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre,
lui [ce] ne ha fatto l’esegesi / [ce] ne ha dato la spiegazione. – Parola del Signore.
 
Tracce di Omelia(Il Prologo di Giovanni:1,1-18)
I primi 18 versetti di Gv costituiscono il prologo di tutto il vangelo. Sono come l’ouvèrture che contiene tutti i temi che saranno sviluppati ed eseguiti nella sinfonia seguente: il Lògos, luce e vita, s’incarna per rivelare al mondo la salvezza e dare ai credenti il potere di diven­tare figli di Dio. Il pensiero corre spontaneo al libro della Sapienza, dove Ben Sira fa l’elogio della Sapienza (Sir 24) che identifica con la Legge.
 
[1]In principio[4]  era il Lògos, e il Lògos era presso Dio e il Logos era Dio. [2]Egli era in principio presso Dio.
Vi troviamo una costruzione a chiasmo, cioè incrociata, simile a quella che di Pr 8,22-23:
 

Giovanni 1-2:
Proverbi 8,22-23:
A
1In principio era il Lògos
 
A
22Il Signore mi creò
 
B
e il Lògos era volto verso Dio
 
 
B
all’inizio (archēn) delle sue vie
 
B’
e il Lògos era Dio
 
A’
23Dall’eternità mi costruì
A’
2Egli era in principio volto Dio
 
 
B’
all’inizio (en archēi), prima di creare la terra

 
Il pensiero corre immediatamente a Gen 1,1 che descrive il primo principio, quello della creazione: «Nel principio del creare di Dio il cielo e la terra». Il richiamo a Gen diventa esplicito, se consideriamo i primi due capitoli del IV Vangelo, da Gv 1,19 a Gv 2, 11, dove scorgiamo che l’autore intenzionalmente vuole descrivere una set­timana di vita di Gesù, quasi una settimana tipica. Abbiamo il seguente schema:
1,1: In principio
1, 29: Il giorno dopo; 1,35: Il giorno dopo; 1,43: Il giorno dopo; 2,1: Tre giorni dopo
 
Un “In principio” (en archê) + sette giorni di lavoro sono un esplicito riferimento a Gen 1,1 con un parallelismo letterario che non può essere certamente casuale, ma è voluto, perché ci vuol dire che c’è rapporto e differenza tra la prima creazione, avvenuta nel segno di 10 parole, e l’ambiente, il mondo del Verbo, l’unica Parola del Padre che ri-crea perché dà la vita in abbondanza e questa parola/Lògos/Dabar è la persona del Figlio. Per ben tre volte in un solo v. si dice il Verbo (Lògos).
 [ 2] Presso Dio. In greco è «rivolto verso Dio». Due volte in parallelo con il v. 18: (nel seno del Padre). La preposizione «pròs» greca indica relazione dinamica e totale: il Verbo non è solo una presenza, ma esprime anche una partecipazione, una comunione di persone in relazione tra loro: «volte» l’una verso l’altra.
 
 [3]Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
(Traduzione letterale nel contesto biblico): Tutto è stato fatto per mezzo di lui e separato da lui tutto è nulla. Di tutto ciò che esiste.
Il v. 3 evoca un vento decisivo nella storia della salvezza: il peccato e la caduta di Adamo nell’Eden. Infatti la preposizione greca chorìs che in prima battuta significa senza, in Gv 15, 5 e 20, 7 ha il significato di separato da..., mentre nella Bibbia greca dei LXX in 1 Sam 12, 21 e Is 40, 17 e 23, il termine ouden (nulla, niente) traduce il tohu wabohu, espressione che troviamo in Gen 1,2 per indicare il caos iniziale e il vuoto prima della creazione: [2]Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Il verbo è un aoristo: un’azione precisa, fissa, determinata. Il riferimento a cui si ricollega il nostro testo è certamente il peccato di Adamo che trascina con sé, nel caos e nel nulla tutta la creazione.
 
[4]In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; [5] la luce splende nelle tene­bre, ma le tenebre non l’hanno accolta.
(Traduzione letterale nel contesto biblico): [Egli, il Lògos] era la vita e la vita era la luce degli uomini, e la luce brilla nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno soffocata/domata (repressa).
 
Nel giardino di Eden dominava l’albero della vita da cui non vogliono dipendere Adam ed Eva e per questo diventano «niente» perché si oscurano: la luce della loro pelle (in ebr.: «’or» diventa opaca e devono essere ricoperti da vestiti di pelle («in ebr.: «‘or») di animali morti: le tenebre della morte soffocano la luce della vita.
Un altro indizio che il riferimento è esatto lo troviamo nel termine tenebre del v. 5 che in Gen 2 ricoprivano l’abisso. Come l’abisso iniziale della crea­zione è dominato dalle 10 parole creatrici di Dio, così l’abisso delle tenebre umane ora dominato dalla luce che non può essere più domata perché è la Parola Unica e Unigenita di Dio che ora è vita. In Gv 14, 6 si dice che Gesù è la vita, espressione che si capisce solo se nel contesto dell’A.T. che definiva la Legge come sorgente della vita (Dt 8,3; 30,15-20).
Il Targum di Gn 3, non aveva esitato a identificare la Toràh con l’albero della vita del Para­diso terrestre. Gv presentando il Lògos come vita s’inserisce in questa tradizione definen­dolo come nuova Legge (idea che sarà ripresa in 1, 17). Lo stesso deve dirsi per luce. Gv definisce Gesù come luce (8,12; 9,5; 12, 46), titolo che l’A. T. attribuiva alla Legge (Sl 19,8) e alla Sapienza (Targum 2 Bar 3, 14).
 
[6] Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. [7]Egli venne come testi­mone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.[8]Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
Appare Giovanni B. come testimone della luce. Giovanni, l’Elia che doveva venire, l’amico dello sposo, il più grande tra i nati di donna, con la sua testimonianza (valore giuridico) inizia una nuova tappa della storia della salvezza
 
[9] Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. [10]Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. [11]Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto.
Il v. 9 esprime un’idea di universalità, molto cara a Gv: nessun uomo è escluso dalla rive­lazione della luce. Il v. 10 riporta tre volte il termine mondo con tre significati diversi: 1) senso geografico = nella terra; 2) senso cosmico = la creazione; 3) senso antropologico = gli uomini, il genere umano.
Il v. 11: tutto il genere umano è rappresentato dalla sua gente (alla lettera: quelli proprio suoi, quelli della sua casa): Israele incredulo è il vero discendente di Adamo che si separa dalla luce dell’albero della vita..
 
[12] A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, [13] i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
Sono i due versetti centrali di tutto il prologo, dove all’accoglienza, contrapposta alle te­nebre che rifiutano, corrisponde il dono della filiazione divina: essere figli è un dono, non un diritto. L’espressione tekna (figli) si contrappone a Gv 8, 39, dove si parla di sper­ma (discendenza), quasi a sottolineare che la filiazione divina (tekna) aperta dal Verbo non è legata ad alcuna razza (sperma). Infatti il v. 13 esplicita il senso: non da sangue, né da carne, né da volere di uomo. Il dono di diventare figli di Dio è offerto a tutti gli uomini, ad una sola condizione: credere nel Figlio
 
[14] E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua glo­ria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
L’incarnazione del Verbo è descritta in una triplice tappa: 1) il Verbo carne fu fatto; 2) abita tra noi; 3) la sua gloria noi vediamo. Verbo-Carne: contrapposizione di contrari: l’eterno e il temporale; il divino e l’umano; la maestà di Dio e la debolezza umana. Ma se guardiamo al discorso del pane di vita in Gv 6, 51, possiamo anche dire che anche qui c’è un riferimento all’Eucarista: il mio copro è la vera carne, strumento di redenzione: il senso dell’incarnazione è nella salvezza di Dio che noi possiamo ottenere nella carne dell’ eucari­stia. Il verbo abitare (greco: eskénosen) è un’allusione biblica che richiama immediatamen­te ala presenza della gloria divina nella Tenda al tempo di Mosè. Inoltre è evidente il rife­rimento a Is 7, 14, dove si dice che l’Emmanuele è il Dio-con-noi. Infine come non pensare a Sir 1,11-20; Sap 9,10 secondo cui la Sapienza ha abitato nella nube che guidava il popolo nel deserto, durante l’esodo?
 
[15] Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me».
Il v. 15 forse è un’aggiunta perché rompe il ritmo del testo.
 
[16]Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
Mentre il v. 16 deve leggersi in­sieme al v 14: gloria piena di grazia e verità. Il senso riguarda la pienezza, cioè il compi­mento: Cristo è colui che compie che porta a pienezza la grazia (il dono, la legge) e la veri­tà (la rivelazione, cioè Gesù Cristo).
 
[17] Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
[18] Dio nessuno l’ha mai visto: pro­prio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.
Infatti il confronto tra legge e verità è ripresa al v. 17 che riprende ed esplicita il concetto precedente. V. 18: Lui è il rivelatore, l’esegeta, colui che raccon­ta il Padre perché lo ha visto. Se guardiamo il prologo nel suo insieme, scorgiamo questa costruzione simmetrica:
 

A
vv 1-2: Il Lògos-Verbo con Dio
 
B
v 3: il suo ruolo nella creazione
 
 
C
vv 4-5: comunica la vita all’uomo
 
 
 
D
vv 6--8: testimone Giovanni Battista
 
 
 
 
E
9-11: la sua venuta nel mondo
 
 
 
 
 
F
vv. 12-13: per farci figli di Dio
 
 
 
 
E’
v 14: la sua venuta nella carne
 
 
 
D’
v 15: testimone Giovanni Battista
 
 
C’
v 16: comunica la vita agli uomini
 
B’
v 17: il suo ruolo di ri-creazione
A’
v 18: il Figlio presso il Padre

 
In questo schema che riflette tutta la teologia giovannea e che verrà ripreso e sviluppato nel resto del Vangelo, c’è uno sviluppo logico e teologico della storia della salvezza. Da Adamo in poi, la storia può essere definita come un progressivo e costante allontanamento dell’umanità da Dio, contenuto dai continui interventi della fedeltà divina: la Legge, i Profeti. Ora, nel Verbo incarnato, inizia la risalita, il processo all’inverso, il ritorno al “principio”. Ora è Dio stesso che prende per mano l’Adamo di tutti i tempi e lo riaccompagna nel giardino di Eden per vivere ancora e per sempre la familiarità con Dio (Gen 2,8). Dallo schema infatti si rileva il seguente andamento progressivo:
Dio-creazione-uomo-vita-testimone-Lògos-nel-mondo
 
con l’obiettivo di “farci figli di Dio” attraverso una risalita verso le porte di Eden:
Lògos-nel-mondo-testimone-gloria-uomo-ri-creazione-Dio.
 
Tutto in appena 18 versetti, 253 parole (complessive): veramente la Santa Trinità, di cui il Verbo è l’evangelizzatore e il “testimone” inviato, è un Dio nascosto nella povertà e fragilità della parola umana. Natale ci proietta con forza nella vita stessa di Dio, nel Santo dei Santi dell’Eternità, nell’identità stessa di quell’uomo che ora e solo ora si manifesta a noi come il Figlio Unigenito che viene a raccontarci il volto del Padre. Questo volto e questa identità possiamo non solo cogliere e riconoscere, ma partecipare nel Lògos-Parola e nel Lògos-Carne che a noi viene dato nella celebrazione pasquale che è l’Eucaristia, la vera Tenda della Dimora, il Santo dei Santi dell’Umanità di Cristo, l’Arca della Nuova Alleanza nella quale diventiamo figli nel Figlio.
 
[Breve pausa di silenzio e riflessione, poi segue rinnovo delle promesse battesimali in sostituzione del Credo]
 
PROFESSIONE DI FEDE (rinnovo delle promesse battesimali)
Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra?     Credo.
Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre?                                       Credo.
Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna?                                                 Credo.
Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. Questa è la fede nella quale siamo stati battezzati e siamo rinati. Questa è la fede che noi ci gloriamo di professare, in Cristo Gesù nostro Signore. Amen.
 
Preghiera universale o dei fedeli
 
[Intenzioni libere]
LITURGIA EUCARISTICA
Segno della pace e presentazione delle offerte. Entriamo nel Santo dei Santi presentando i doni, ma prima, lasciamo la nostra offerta e offriamo la nostra riconciliazione e concediamo il nostro perdono, senza condizioni, senza ragionamenti, senza nulla in cambio: lasciamo che questa notte trasformi il nostro cuore, fidandoci e affidandoci reciprocamente come insegna il vangelo: «Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono» (Mt 5,23-24). Solo così possiamo essere degni di presentare le offerte e fare un’offerta di condivisione. Riconciliamoci tra di noi con un gesto o un bacio di Pace perché l’annuncio degli angeli non sia vano.
 
Scambiamoci un vero e autentico gesto di pace nel Nome del Dio della Pace.
 
[La benedizione sul pane e sul vino è tratta dal rituale ebraico]
 
Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo; dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane e questo vino, frutto della terra, della vite e del lavoro dell’uomo e della donna; lo presentiamo a te, perché diventi per noi cibo di vita eterna.              Benedetto nei secoli il Signore.
 
Preghiamo perché il nostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente.
Il Signore riceva questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.
 
Preghiamo (sulle offerte). Santifica, o Padre, questi doni con la grazia del Natale del tuo unico Figlio, che a tutti i credenti indica la via della verità e promette la vita eterna. Per Cristo nostro Signore. Amen!
 
PREGHIERA EUCARISTICA
[Messa dei Fanciulli I]
 
Il Signore sia con voi                 E con il tuo spirito.    In alto i nostri cuori                   Sono rivolti al Signore.
Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio                          E’ cosa buona e giusta.
 
O Dio, nostro Padre, tu ci dai la gioia di riunirci nella tua Chiesa per dirti il nostro grazie con Cristo Gesù tuo Figlio. Egli è il Verbo incarnato che rivela agli occhi della nostra mente la luce nuova della tua Gloria.
La Sapienza eterna che sta nella tua assemblea proclama la tua gloria: Santo, Santo, Santo (cf Sir 24,1).
 
Tu ci hai tanto amato, che hai dato a noi il tuo Figlio Gesù per condurci fino a te.
Noi abbiamo accolto la tua Sapienza e ti lodiamo nell’Assemblea dell’Eucaristia: Santo, Santo, Santo (cf Is 9,5).
 
Tu ci hai tanto amato, che hai dato a noi il tuo Santo Spirito per formare in Cristo una sola famiglia che questo giorno adora il Dio invisibile venuto in mezzo a noi.
Gloria a te, Signore! I cieli e la terra sono pieni della Tua gloria. Osanna al Figlio di Dio!
 
Per questi doni del tuo amore ti rendiamo grazie, o Padre, e uniti agli angeli e ai santi, cantiamo la tua gloria:
Santo, Santo, Santo sei Signore, Dio onnipotente che sei, che eri, e che vieni nella casa di Giacobbe (cf Sir 24,8).
 
Sia benedetto Gesù Cristo, tuo Figlio, che ci hai mandato, amico dei piccoli e dei poveri.
Ti glorifichiamo, Trinità benedetta! Osanna nell’alto dei cieli. Kyrie, elèison! Christe, elèison! Kyrie, elèison!
 
Egli ci ha insegnato ad amare te, nostro Padre, e ad amarci tra noi come fratelli e sorelle.
Tu metti pace nei confini del tuo popolo e lo sazi con fior di frumento: converti chi resiste alla tua Pace (cf Sal 147/146,14).
 
E’ venuto a togliere il peccato, il male che allontana gli uomini da te e li rende nemici tra loro.
Quando ti abbiamo assistito, Signore? Ogni volta che avete fatto qualcosa al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me (cf Mt 25,39-40).
 
Ci ha promesso il dono dello Spirito Santo che rimane sempre con noi perché viviamo come tuoi figli.
Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. (Ef 1,3).
 
Ora ti preghiamo: Dio nostro Padre, manda il tuo Santo Spirito, perché questo pane e questo vino diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo, nostro Signore.
Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia (cf Lc 2,7).
 
Prima della sua morte sulla croce, egli ci lasciò il segno più grande del suo amore: nell’ultima cena con i Suoi discepoli, prese il pane e rese grazie, lo spezzò, lo diede loro e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO E’ IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.
«Oggi ci è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore», Dio incanato (Lc 2,11).
 
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese il calice del vino e rese grazie, lo diede ai suoi discepoli e disse:
 
PRENDETE E BEVETENE TUTTI:QUESTO E’ IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.
Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia» (cf Lc 2, 12). E’ il Signore Gesù! Si offre per noi!
 
Poi disse loro: FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.
Ci hai scelti prima della creazione del mondo, per essere santi davanti a te nella carità (cf Ef 1, 4).
 
Mistero della fede:
«In principio era il Lògos, / il Lògos era volto verso Dio / e il Lògos era Dio.Egli era in principio volto verso Dio» (Gv 1,1).
 
Noi ricordiamo, o Padre, il tuo Figlio Gesù, morto, risor­to, salvatore del mondo. In questo giorno santo si offre nelle nostre mani per mezzo di Maria e noi lo accogliamo e l’offriamo a te nostro sacrificio di riconciliazione e di pace.
«Tutto fu fatto per mezzo di lui, / e, fuori di lui, [tutto] diventò niente.In [tutto] ciò che fu fatto [il Lògos] era vita / e [la] vita era la luce degli uomini» (Gv 1,3-4).
 
Ascolta, o Padre, la nostra preghiera e dona lo Spirito del tuo amore a tutti quelli che partecipano alla tua mensa; fa che diventino un cuor solo e un’anima sola nella tua Chiesa, con il nostro papa …, il vescovo …, con tutti i vescovi, con quanti amiamo e con coloro che lavorano per il bene del tuo popolo.
«La luce brilla nelle tenebre, / ma le tenebre non l’hanno accolta» (Gv 1,5).
 
Benedici e proteggi, o Padre, le nostre famiglie e tutte le famiglie del mondo: i nostri genitori, i nostri fratelli e le nostre sorelle, i nostri nonni, gli amici e anche quelli che forse non amiamo abbastanza.
«[Il Lògos] era la luce vera, / che illumina ogni uomo, / [egli] che è venuto nel mondo. Egli era nel mondo / e il mondo fu fatto per mezzo di lui, / eppure il mondo non lo riconobbe».[Egli] venne fra la sua gente, / ma i suoi non l’hanno accolto (Gv 1,9-10).
 
Ricordati dei nostri morti… che sono viventi in te e presenti a noi: prendili con te nella tua casa.
«A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio, / [sì] a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, / né da volere di uomo, / ma da Dio sono stati generati» (Gv 1,12-13).
 
Padre santo, concedi a noi tuoi figli di venire un giorno a te nella festa eterna del tuo Regno con la beata Vergine Maria, Madre di Dio e Madre nostra, con tutti gli amici di Gesù canteremo per sempre la tua gloria.
«E il Lògos carne fu fatto / e venne ad abitare in mezzo a noi, / e noi vedemmo la sua gloria, loria come di unigenito dal Padre, / pieno [della] grazia della verità (Gv 1,14).
 
PER CRISTO, CON CRISTO E IN CRISTO, A TE, DIO PADRE ONNIPO­TENTE, NELL’UNITÀ DELLO SPIRITO SANTO, OGNI ONORE E GLORIA PER TUTTI I SECOLI DEI SECOLI. GLORIA A TE NELL’ALTO DEI CIELI E PACE IN TERRA ALL’UMANITA’ CHE AMI. AMEN.
 
Padre nostro
[Gesù ha insegnato il «Padre nostro» nella lingua parlata da Maria e Giuseppe, la lingua aramaica. E’ buona cosa ascoltarlo e pronunciarlo nella stessa lingua parlata dal Figlio di Dio.
 
Ci facciamo voce di tutta l’umanità, consapevoli che ogni volta che preghiamo il Padre qualificandolo come «nostro», noi impegniamo la nostra fraternità all’accoglienza cosciente e attiva di tutti, senza escludere alcuno in ragione della lingua, razza, religione, cultura e civiltà. Nessuno può invocare Dio come «Padre nostro» se nutre sentimenti razzisti o se definisce qualcuno con l’insulto di «extracomunitario» perché nella Casa del Padre tutti sono «comunitari», cioè figli allo stesso modo, con gli stessi doveri e gli stessi diritti. La preghiera del «Padre nostro» è l’antidoto contro ogni forma di razzismo, di pregiudizio e di paura, diversamente ci escludiamo da soli dalla universale paternità di Dio. Questo è il grande impegno di civiltà: Dio è Padre di tutti e tutti sono tra loro fratelli e sorelle, senza distinzione di razza, sesso, religione e cultura.
 
Con questi sentimenti, idealmente riuniti con gli Apostoli sul Monte degli Ulivi, preghiamo, dicendo:

Padre nostro che sei nei cieli

Avunà di bishmaià
sia santificato il tuo nome
itkaddàsh shemàch
venga il tuo regno
tettè malkuttàch
sia fatta la tua volontà
tit‛abed re‛utach
come in cielo così in terra
kedì bishmaià ken bear‛a.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Lachmàna av làna sekùm iom beiomàh
e rimetti a noi i nostri debiti
ushevùk làna chobaienà
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori
kedì af anachnà shevaknà lechayabaienà
e non abbandonarci alla tentazione
veal ta‛alìna lenisiòn
ma liberaci dal male. Amen!
ellà pezèna min beishià. Amen!

 
Antifona alla comunione(Cf Gv 1,12): A tutti quelli che lo hanno accolto, il Verbo incarnato ha dato il potere di diventare figli di Dio.
 
Dopo la comunione
Se Gesù fosse nato nell’Italia 2010
di Anonimo Lombardo (Giudice Istruttore)
 
«25 dicembre 2009:  “Trovato neonato in una stalla. La polizia e i servizi sociali indagano. Arrestati un falegname e una minorenne”. L’allarme è scattato nelle prime ore del mattino grazie alla segnalazione di un comune cittadino (obbediente all’invito del ministro Maroni): aveva scoperto una famiglia accampata in una stalla. Al loro arrivo gli agenti di polizia, accompagnati da assistenti sociali, si sono trovati di fronte ad un neonato avvolto in uno scialle e depositato in una mangiatoia dalla madre extracomunitaria, tale Maria H. di Nazareth, appena quattordicenne. Al tentativo della polizia e degli operatori sociali di far salire la madre e il bambino sui mezzi delle forze dell’ordine, un uomo, successivamente identificato come Giuseppe H di Nazareth, ha opposto resistenza spalleggiato da alcuni pastori e tre stranieri presenti sul posto. Sia Giuseppe H. che i tre stranieri, risultati sprovvisti di documenti di identificazione e permesso di soggiorno, sono stati tratti in arresto.
L’Ufficio Stranieri della Questura e la Guardia di Finanza stanno indagando per scoprire il paese di provenienza dei tre clandestini. Secondo fonti di polizia i tre potrebbero essere spacciatori internazionali, dato che sono stati trovati in possesso di un ingente quantitativo di oro e di sostanze presumibilmente illecite. Nel corso del primo interrogatorio gli arrestati hanno riferito di agire in nome di Dio per cui non si escludono legami con Al Qaeda. Le sostanze chimiche rinvenute sono state inviate al laboratorio per le analisi. La polizia mantiene uno stretto riserbo sul luogo in cui è stato portato il neonato. Si prevedono indagini lunghe e difficili.
Un breve comunicato stampa dei servizi sociali, diffuso in mattinata, si limita a rilevare che il padre del bambino è un adulto di mezza età, mentre la madre è ancora adolescente. Gli operatori si sono messi in contatto con le autorità di Nazareth per scoprire quale sia il rapporto tra i due e se la loro lontananza dal luogo di residenza abituale possa nascondere rapimento o plagio. Nel frattempo Maria H. è stata ricoverata all’ospedale e sottoposta a visite cliniche e psichiatriche. Sul suo capo pende l’accusa di maltrattamento e tentativo di abbandono di minore. Gli inquirenti nutrono dubbi sullo stato di salute mentale della donna la quale afferma di essere ancora vergine e di aver partorito il figlio di Dio.
Il primario del reparto di Igiene Mentale ha dichiarato oggi in conferenza stampa: “Non sta certo a me dire alla gente a cosa deve credere, ma se le convinzioni di una persona mettono a repentaglio – come in questo caso – la vita di un neonato, allora la persona in questione rappresenta un rischio sociale. Il fatto che sul posto siano state rinvenute sostanze stupefacenti non ancora consuete al nostro mercato clandestino, non migliora il quadro. Sono comunque certo che, se sottoposte ad adeguata terapia per uno due o tre anni – solo i progressi determineranno la durata della cura – le persone coinvolte, compresi i tre trafficanti di droga, potranno essere reinseriti a pieno titolo nella società. Le autorità competenti decideranno se espellerli con foglio di via obbligatorio o accettare la loro eventuale richiesta di permesso di soggiorno. Ma questo esula da ogni mia responsabilità professionale”.
Pochi minuti fa si è sparsa la voce che anche i contadini presenti nella stalla vengono sospettati di essere consumatori abituali di sostanze stupefacenti. Il loro alibi non ha retto ai primi controlli. Sostengono di essere stati costretti a recarsi nella stalla da una persona di alta statura con addosso una lunga veste bianca e due ali sulla schiena (?). Avrebbe loro imposto di festeggiare il neonato. Il portavoce della sezione antidroga della questura ha così commentato: “Gli effetti di certe sostanze a volte sono imprevedibili, ma si tratta della scusa più assurda mai messa a verbale negli interrogatori di tossicodipendenti”.
 
Scritta sui muri della metropolitana di Monaco di Baviera.
«Se il tuo Cristo è ebreo, / se la tua democrazia è greca, / se la tua scrittura è latina, / se i tuoi numeri sono arabi, / se la tua maglietta è cinese, /se le tue vacanza sono slave, / allora il tuo vicino non può essere straniero».
 
Preghiamo. Questo sacramento agisca in noi, Signore Dio nostro, ci purifichi dal male e compia le nostre aspirazioni di giustizia e di pace. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
Il Signore è con voi!                                                     E con il tuo spirito!
 
Il Signore, Sapienza del Padre venuta nel mondo, vi benedica e vi protegga.                              
Il Lògos eterno, nato da Maria ci colmi della pienezza del suo amore.                                        
La Sapienza che nessuno può vedere, vi mostri il suo volto di luce e di Pace.                             
Il Dio che i cieli non possono contenere, ponga la sua Dimora in mezzo a noi.                            
Il Dio che è Benedetto in cielo e sulla terra, sia davanti a voi per guidarvi.                                 
Il Dio che è avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia, sia dietro di noi per difenderci.        
Il Dio che la Madre, offre al mondo come Redentore, sia accanto voi per confortarvi.                 Amen!
 
E su tutti voi, che avete partecipato a questa a santa Assemblea, discenda dal cielo
la benedizione dell’onnipotente tenerezza del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.                   Amen!
 
Andando nella vita del mondo, portiamo a tutti il dono gratuito del nostro amore e della nostra accoglienza. L’Eucaristia è terminata come rito, l’Eucaristia inizia come vita:
Andiamo nel mondo e portiamo frutti di pace e di rinascita! Rendiamo Grazie a Dio che nasce per noi!
 
___________________________
2a domenica dopo Natale – A-B-C – Parrocchia di S. M. Immacolata e S. Torpete – Genova
© Nota: L’uso di questi commenti è consentito citandone la fonte bibliografica
Paolo Farinella, prete – 2/1/2011 – San Torpete – Genova
 
 
 
Appuntamenti
 
Giovedì 6 gennaio 2011,        Epifania                      ore 10,00: Messa
 
Venerdì 7 gennaio 2011,       ore 17,00: Conferenza del prof. Mazin Qumsiyeh dell’Università di Betlemme
dal titolo: «Dalla Betlemme di Gesù alla Betlemme di oggi: i Diritti Umani e il dibattito israelo-palestinese». Provate a vedere questo link: http://costofwar.com/
 
Sabato 8 gennaio 2011,          «Concerto per organo» ore 17,30: Chiesa di S. Torpete - (Alessio Colasurdo –
organo) Musiche di Zipoli, Mozart, Cimarosa, Walond, Lucchesi, Schiavon, Colasurdo, 
Beethoven, Gamberale, Provesi
 
Domenica 9 gennaio 2011,    Battesimo di Gesù     ore 10,00: Messa.
 
Sabato 29 gennaio 2011 ore 17,30 concerto per clavicembalo («I concerti di San Torpete» V edizione, 2010-2011). A differenza di quanto segnalato il concerto subirà una variazione: verrà eseguito dal clavicembalista di fama mondiale, CHRISTIAN BREMBECK di Monaco di Baviera. Titolo: «Il Caffè Zimmermann nella Lipsia di Bach”» con musiche della famiglia BACH.
 
 


[1] La data probabile della traduzione è l’anno 117 a.C., quindi a ridosso del NT. Poiché i cristiani usavano in senso messianico la personificazione della Sapienza fatta dall’autore, alla fine del sec. I d.C. quando, dopo la distruzione del tempio e di Gerusalemme (70 d.C.), gli Ebrei fissarono il canone delle Scritture, il Siracide fu tenuto fuori e non venne più letto nelle sinagohe per cui se ne persero le tracce. Tra il 1896 e il 1964 nelle scoperte archeologiche del Cairo, dove fu trovata una Ghenizà, cioè un ripostigli odi libri usati in sinagoga e quelle di Qumran dove furono trovati manoscritti biblici e liturgici ebraici, il testo ebraico del Siracide si può dire quasi completato. La Chiesa latina e ortodossa hanno sempre fatto riferimento però al testo greco che è conservato in due forme: una breve, più attendibile dal punto di vista critico e una più lunga. La Bibbia della Cei, nelle prime due edizioni (1971 e 1974) riportava la forma breve, che la terza edizione (2008) ha integrato con quella lunga, riportata in corsivo.
[2] «Dieci cose furono create al crepuscolo del primo Sabato: l’apertura della terra, la bocca del pozzo, la bocca dell’asina, l’arcobaleno, la manna, la verga [di Mosè], lo shamìr, le lettere dell’alfabeto, la scrittura e le Tavole della Legge. C’è chi dice: anche gli spiriti maligni e la tomba di Mosè nostro maestro, l’ariete di Abramo nostro patriarca e c’è chi dice anche la tenaglia fatta con tenaglia» (Mishnà, trattato Pirqè AvotMassime dei Padri V, 6; Gv 17,5; Col 1,15). «18 Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, 19 ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia. 20 Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi» (1Pt 1,18-20). L’apocalisse dal canto rivela che Dio darà al vincitore la manna nascosta» (Ap 2,17).
[3] Traduzione letterale dal testo greco di Paolo Farinella, prete
[4] Il principio di cui si parla non è un inizio temporale, ma un principio assoluto che tra­scende il tempo per entrare nella relazione del Lògos con Dio. E' una finestra sull'eternità del Verbo che decide di incarnarsi nella storia. Ne consegue che l'incarnazione del Verbo che si fa carne non è altro che la rivelazione in basso (nel mondo) della vita in Dio. L’esi­stenza eterna del Verbo è indicata dall'imperfetto era: un imperfetto divino (l'Apocalisse usera l'espressione era, è e sarà), quasi volesse dire il Verbo-Lògos è il principio, cioè il fondamento e la ragione di tutto ciò che è ed è stato creato (vv 3-4). Il termine ricorre an­cora nel v 14 dove però si aggiunge una novità: il Lògos-carne diventa. E questa discesa del Verbo non può essere compresa se non si parte dal principio, cioè dall'eternità divina del Verbo stesso. Al tempo di Gesù i rabbini avevano codificato la Legge in una serie in­terminabile di parole e di comandamenti: 10 sono le parole della creazione; dieci sono i comandamenti. Parlando di Verbo al singolare, sembra che Gv voglia contrapporlo a que­sta inflazione di parole, dicendo che la Parola per eccellenza, che la Legge, la creazione e i comandamenti non sono altro che anticipi fragili dell'unica Parola che è il Figlio di Dio, il quale non ha più bisogno di tante parole, ma ora è Lui stesso che parla il Figlio e nel Figlio rivela la sua stessa vita.


Giovedμ 30 Dicembre,2010 Ore: 16:29
 
 
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