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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Domenica 33a Tempo Ordinario -C- 14 novembre 2010,di Paolo Farinella, prete

Domenica 33a Tempo Ordinario -C- 14 novembre 2010

di Paolo Farinella, prete

La liturgia di questa penultima domenica del tempo ordinario-C non è di immediata comprensione alla prima lettura perché presuppone la conoscenza del contesto giudaico e dei movimenti culturali e religiosi che vanno dal sec. II a. C. alla prima metà del sec. I d. C. Abbiamo già detto a più riprese che l’orizzonte culturale e religioso di questo periodo è «l’escatologia», cioè la riflessione filosofico-religiosa che riguarda le «cose ultime» (gr. èskata). Questa prospettiva finale è vista come un evento grandioso al tempo stesso di terrore e di gioia perché svela la realtà intima dei cuori degli uomini e realizza finalmente l’instaurazione del Regno di Dio. In sostanza l’escatologia non è altro che il ritorno alla creazione primitiva.  Questa visione al tempo di Gesù veniva descritta in forme culturali e categorie di pensiero che vanno sotto il nome di «apocalittica» e riguarda la fine del mondo. Il termine proviene dal greco «apokalýpsis» e significa letteralmente «apocalisse/rivelazione/manifesta-zione». Essa risponde alla domanda: «Come finirà il mondo?». Questo «come» è descritto con lo schema di una guerra all’ultimo uomo, un cataclisma titanico che vedrà apporsi il bene e il male, i figli della luce contro i figli delle tenebre. A questo appuntamento bisogna prepararsi in tempo, scegliendo il campo in cui stare. Il movimento apocalittico era ferventissimo al tempo di Gesù perché era il tempo dell’arrivo del Messia, il tempo del «compimento» che sarebbe coinciso con la fine di tutto, la restaurazione di Israele e il raduno finale di tutti i popoli sul colle di Sion. A Qumran nella grotta n. 1 è stato trovato il «Rotolo della Guerra dei figli della luce contro i figli delle tenebre»[1]. La comunità essena infatti è nata per distinguersi dal culto del tempio, ormai considerato corrotto e irrecuperabile, e per prepararsi allo scontro finale.
Lo scenario di questo appuntamento è descritto in una forma letteraria mutuata dalla rivelazioni bibliche: terremoti, lampi, tuoni, guerre, sconvolgimenti, ogni sorta di malattie. Questa descrizione non può e non deve essere presa alla lettera perché è «un genere letterario» comune a tutti i popoli del medio oriente dell’epoca. Oggi Gesù non parlerebbe così, ma forse parlerebbe dello squilibrio ecologico, dell’eco sistema che sta scoppiando, dello stile di vita che genera la mostruosità della povertà perché impoverisce le risorse fondamentali. Non avrebbe bisogno di parlare di guerre perché il mondo intero è una guerra continua. In una parola parlerebbe con le categorie e le immagini prese in prestito dalla realtà attuale. Proviamo pertanto ad andare più a fondo e comprendere il messaggio della liturgia di oggi che non vuole assolutamente spaventarci, ma rassicurarci sul nostro futuro.
La 1a lettura riprende il tema del giorno di fuoco o giorno di Yhwh che è tipica della predicazione profetica (Mal 3,2; cf Is 10,16-17; 65,5; Ger 17,27; Am 1,17; 5,18; Sof 1,18; 3,8; Zac 12,16). L’espressione «sole di giustizia» proviene dalla mitologia fenicia che dedicava un intero mese (corrispondente al nostro mese di ottobre) all’anno al sole considerato e venerato come un «dio», da ciò si desume che forse l’autunno era considerato il tempo della fine. Dopo il diluvio, Dio si era impegnato con Noè a non distruggere più la terra attraverso l’acqua (Gen 9,12-17), è logico, quindi, che i profeti pensino al giudizio come fuoco che è più simbolico dell’acqua per la sua doppia caratteristica: distruttiva e purificatrice. Il NT cercherà di spiritualizzare il giorno di Yhwh, accentuando il carattere purificatore del fuoco (At 2,1-4; 3,11; 1Cor 3,13). Nessuno è autorizzato a vedervi immagini dell’inferno o del purgatorio perché il fuoco è solo un’immagine descrittiva dell’intervento di Dio.
La lettera ai Tessalonicesi termina con l’appello di Paolo al lavoro come fonte di libertà. Ingannati da una falsa attesa della fine del mondo, i cristiani di Tessalonica si abbandonano all’ozio perché pensano che la fine è vicina. Nell’attesa sfruttano la generosità degli altri ( cf anche 1Tes 4,10ç 5,14). Con costoro non bisogna avere alcuna relazione; nessuno li deve aiutare per non essere complici dello sfruttamento. Anche nel dare aiuto bisogna avere un discernimento per distinguere i poveri dai profittatori. Paolo invita costoro a convertirsi e a riprendere il lavoro, presentando se stesso come modello. L’apostolo ha sempre lavorato con le sue mani per non essere di peso ad alcuno e per dare l’esempio, perché il lavoro gli garantiva la libertà di ministero, escludendo ogni apparenza di lucro o di interesse (v. 9; cf 1Cor 9,12-18; 2Cor 11,7; 12,13). Nel contesto del mondo greco che disprezzava il lavoro, considerato un’attività da schiavi, è una bella rivoluzione: il lavoro diventa la fonte della libertà e della dignità dell’apostolo.
Il vangelo descrive una situazione di decadenza e di confusione, dove tutti cercheranno di approfittare di tutti, senza ritegno. Vi sarà un fiorire di «messia» e ognuno dirà di avere l’esclusiva. La fine del mondo è mutuata dalle categorie culturali e letterarie del profeta Daniele che annuncia guerre e cataclismi prima dell’arrivo del Regno di Dio (Dn 2,28). Mt descrive la scena secondo il genere apocalittico giudaico alla luce del Messia davidico che inaugura il Regno finale di Dio (24,4-13). Lc invece sfuma la questione dei falsi messia perché è un argomento che tocca marginalmente i Greci, mentre è una questione fondamentale per gli Ebrei. Allo stesso modo non parla dell’immagine apocalittica della fine perché i suoi uditori sono estranei alla mentalità ebraica.
Dobbiamo stare attenti ad incarnare la Parola di Dio, che è unica, nel contesto in cui viene annunciata, utilizzando parole e segni «significativi» per la generazione che ascolta. Invochiamo lo Spirito Santo perché ci apra la mente e il cuore a sapere discernere il modo di parlare agli uomini e alle donne del nostro tempo. Entriamo nella logica dell’Eucaristia con antifona d’ingresso (Ger 29,11.12.14): Dice il Signore: “Io ho progetti di pace e non di sventura; voi mi invocherete e ricorrerete a me e io vi esaudirò. Vi ricondurrò nel luogo da dove vi ho fatto deportare».
 
Spirito Santo, tu annunci ai popoli l’arrivo del giorno rovente del Signore,               Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei il fuoco che incendia d’amore i cuori dei singoli e dei popoli,  Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei il crogiuolo che vaglierà la consistenza del cuore di ciascuno,  Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei il Sole di Giustizia che illumina il cammino di chi onora il Nome,        Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei l’arpa che accompagna gli inni degli uomini al loro Signore e Dio,       Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu susciti i cuori ad acclamare il Signore del cielo e della terra,                       Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei l’esultanza che precede il Signore che viene a giudicare la terra,           Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu il modello di Dio che siamo chiamati ad imitare nella nostra vita,  Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sostieni l’apostolo perché lavori con fatica per essere libero,                     Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei la garanzia per noi che attendiamo senza ansia la fine del mondo,        Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu ispiri a considerare il lavoro parte vitale della vita da risorti in Cristo,        Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei il fondamento della Gerusalemme celeste che scende dal cielo,            Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu doni il discernimento per distinguere i veri dai falsi messia,                       Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei la Pace di chi è pellegrino verso il compimento della Storia,      Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei lo scudo che ci protegge da ogni sconvolgimento e malattia,     Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei la Parola che parla in noi chiamati a rendere testimonianza,                  Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei la luce e la forza che ci fa ricambiare il male con il bene,                     Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu infondi sicurezza perché conti anche ogni capello del nostro capo,            Veni, Sancte Spiritus!
 
Leggendo le letture di oggi si resta almeno perplessi perché ci troviamo di fronte ad un linguaggio e modi di dire che sono totalmente estranei alla nostra cultura. Da qui nasce la difficoltà di leggere la Parola di Dio senza una adeguata preparazione. Prendiamo atto che dedicare una parte del nostro tempo allo studio della Bibbia dovrebbe essere uno degli scopi della nostra vita di cristiani perché come diceva San Girolamo: «L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo»[2]. Il rischio che corriamo è il fondamentalismo: attribuire cioè alla Parola di Dio le nostre conclusioni, il nostro linguaggio, le nostre immaginazioni. Il discorso sulla fine annunciato dalla liturgia di oggi ci sprona a riflettere sul fatto che tutti siamo in cammino verso il compimento finale, che non sarà la distruzione ad opera di un dittatore, ma l’incontro dei figli che tornano per sempre alla casa del Padre, quella che ci ha indicato Gesù stesso, garantendoci la sua accoglienza e la certezza di giungervi: «Vado a prepararvi un posto» (Gv 14,2). Affidiamoci quindi alla maestà e alla tenerezza della santa Trinità che tutti ci accoglie all’interno della relazione d’amore
 
(ebraico)
Beshèm
ha’av
vehaBèn
veRuàch
haKodèsh.
Amen.
(italiano)
Nel Nome
del Padre
e del Figlio
e dello Spirito
Santo.
 
Tutto è chiamato a giungere a conclusione. Tutto ciò che esiste ha avuto un inizio e avrà una fine. Anche noi. Noi cristiani aggiungiamo una parola: tutto, anche noi abbiamo anche «un fine». E’ bene prepararci per tempo a vivere senza tempo nella logica della eternità di Dio. Siamo sempre più liberi, se siamo in grado di cogliere la nostra realtà e vedere sempre il contenuto del sacco che portiamo con la nostra vita. L’esame di coscienza a cui c’invita la liturgia non rinfocola un senso di colpa che è lontano dalla logica della misericordia, ma un invito a fare spazio alla Presenza dello Spirito che scruta il nostro cuore e i nostri reni (Ger 20,12). Buttiamo nel cuore di Dio ciò che siamo e ciò che sentiamo; ciò che viviamo e ciò che falliamo; ciò che temiamo e ciò che speriamo. Solo Dio da tutto questo saprà ricavare il materiale adatto per la costruzione del suo Regno di pace.
 
[segue esame di coscienza]
 
Signore, tu a Nàzaret hai annunciato un giorno di grazia, perdona le nostre omissioni,        Kyrie, elèison!
Cristo, tu hai spalancato la morte come via alla risurrezione, perdona le nostre paure,         Christe, elèison!
Signore, tu guidi la Storia e la Chiesa verso il Regno, perdona le nostre ansie,                    Pnèuma, elèison!
 
Dio onnipotente che ha inviato i profeti ad annunciare un giorno di fuoco e il tuo Figlio Gesù a proclamare un anno di misericordia; per i meriti dei santi Profeti, Evangelisti ed Apostoli, per i meriti di tutti gli uomini e le donne che vivono nell’attesa della speranza compiuta; per i meriti di Gesù Cristo principio e fondamento della risurrezione di ciascuno di noi, ci perdoni da nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. Amen.
GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELIe pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente.     [breve pausa 1-2-3]
Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre: tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. [breve pausa 1-2-3]
Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo: [breve pausa 1-2-3]
Gesù Cristo con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre. Amen.
 
Preghiamo (colletta). O Dio, principio e fine di tutte le cose, che raduni tutta l’umanità nel tempio vivo del tuo Figlio, fa’ che attraverso le vicende, liete e tristi, di questo mondo, teniamo fissa la speranza del tuo regno, certi che nella nostra pazienza possederemo la vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
 
Mensa della Parola
Prima lettura Mal 3,19-20a. Il libro di «Malachia»che significa «mio messaggero» è anonimo ed è databile intorno al 460/50 a.C., dopo il ritorno dall’esilio perché si impernia attorno alla purità e alla coerenza del culto. E’ anche l’ultimo libro dell’AT. Riporta tre discorsi, di cui oggi proclamiamo la conclusione del terzo, indirizzato ai credenti. Il profeta annuncia il giudizio al modo profetico, come «un giorno rovente» che non descrive la natura del giorno, ma l’inevitabilità del giudizio e della verifica. L’obiettivo del profeta è ridare fiducia a riprendere un cammino di fede per non cadere nella religione dell’apparenza e della falsità. Celebriamo il «Solo di Giustizia» che per noi sorge nella santa Eucaristia.
 
Dal libro del profeta Malachia 3,19-20a.
19  Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio. 20 Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia. - Parola di Dio.
 
Salmo responsoriale 98/97, 5-6; 7-8; 9. Il salmo 98/97 è un salmo escatologico appartenente al genere degli inni. Si ispira ai temi del Terzo Isaia ed è anche simile al Sal 97/98. Secondo la tradizione nell’èra messianica i credenti inneggeranno l’ingresso del Messia con questo salmo. Esso fu da Mosè dedicato alla tribù di Nèftali che è «sazio di favori e ricolmo di benedizioni» (Dt 33,23) come simbolo dell’abbondanza di pace che invaderà il mondo intero all’arrivo del Messia. I popoli tutti guidati da Israele canteranno questo salmo, in quei giorni. Noi lo cantiamo adesso in memoria del mondo passato e di quello che deve ancora venire, lo facciamo sulla soglia dell’eternità che l’Eucaristia anticipa e realizza.
 
Rit. Il Signore giudicherà il mondo con giustizia.


1. 5 Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
6 con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore. Rit.
2. 7 Risuoni il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
8 I fiumi battano le mani,
esultino insieme le montagne
davanti al Signore che viene a giudicare la terra. Rit.
3. 9 Giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine. Rit.


 
Seconda lettura 2Ts 3,7-12. Conclusione della seconda lettera ai Tessalonicesi in cui Paolo invita i suoi uditori al realismo della fede. Molti credendo che la fine del mondo è vicina, cessano ogni attività, lavoro, responsabilità abbandonandosi all’attesa che ben presto diviene ozio, riducendosi a vivere a carico degli altri. Paolo prende una posizione durissima contro gli oziosi che esclude dalla comunità e propone se stesso come esempio: di lavoro, di dedizione, di onestà. In questo brano il lavoro assume una importanza quasi apostolica, un valore immenso come testimonianza, affermazione di autonomia e libertà e come strumento di dignità. Ogni persona ha diritto ad un lavoro equo perché esso è una dimensione dell’anima umana e una somiglianza con Dio creatore.
 
Dalla seconda lettera di Paolo apostolo ai Tessalonicesi 3,7-12
Fratelli, sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. 10 E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi. 11 Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. 12 A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità. - Parola di Dio.
 
Vangelo Lc 21,5-19. Il brano del vangelo odierno fa da introduzione al discorso sulla fine del mondo (escatologia) di Lc. Gesù descrive due segni anticipatori: guerre e sconvolgimenti (vv. 8-11 = Mt 24,4-8) e la persecuzione dei discepoli (vv. 12-19 = Mt 24,9-13). Gesù mette in guardia dai falsi allarmismi e da coloro che preannunciano sempre distruzione e dissoluzione. Lc attenua l’impianto giudaico della fine del mondo (Mt 24,5) che è descritto come una grande conflagrazione universale dominata dai falsi messia che verranno smascherati dall’unico Messia di Dio. Questa lettura era incomprensibile per i lettori di Lc che sono Greci. La storia finirà e troverà la vita attraverso la morte, come avviene per ciascuno di noi. Le persecuzioni purché siano per il Nome di Gesù e non per le proprie convinzioni, sono un segno di testimonianza perché entrerà in azione lo Spirito che si manifesta nella debolezza. Ancora una volta, Lc ci invita a vedere la fine del mondo e la nostra come un passaggio dalla morte alla vita, perché non vi può essere risurrezione senza passare attraverso la morte. L’Eucaristia è il sacramento del «principio, della fine e del fine».
 
Canto al Vangelo Cf. Lc 21,28.
Alleluia.  Risollevatevi e alzate il capo, / perché la vostra liberazione è vicina. Alleluia!
 
Dal Vangelo secondo Luca 21,5-19
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: 6 «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». 10 Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; 11 vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. 12 Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13 Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14 Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15 io vi darò parola sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16 Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17 sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18 Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19 Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».- Parola del Signore.
 
Spunti di omelia
La liturgia della domenica 33a del tempo ordinario di tutti e tre gli anni (A-B-C) ci invita a riflettere sulla visione del disegno di Dio che naturalmente si riversa sul senso della vita cristiana. Noi usiamo espressioni come «fine del mondo», «giudizio universale», «risurrezione finale dei corpi», «l’altra vita» senza precauzioni come se fossero contenuti e moduli così diffusi da appartenere ad un bagaglio culturale e religioso evidente. Così non è. L’ignoranza delle Scritture, di cui abbiamo accennato all’inizio, è la causa della dissoluzione del significato delle Scritture stesse perché finiamo per leggere parole, espressioni e testi attraverso le categorie culturale del nostro tempo, dimenticando che leggiamo testi in una lingua non nostra e di una cultura antica di due/quattromila anni che esige il nostro rispetto e la nostra attenzione che è il contrario della superficialità. Il male del nostro tempo è il pressappochismo e la superficialità: i due pilastri della inciviltà massmediatica. Accostarsi ai testi biblici esige pazienza, tempo adeguato di riflessione, studio, assimilazione e familiarità affettiva. Un testo si accosta come ci si avvicina ad una persona: con disponibilità, accoglienza, rispetto, ascolto.
Proviamo a vedere partendo dal vangelo qual è il messaggio della liturgia sul significato degli «ultimi tempi». Il vangelo di Lc è il meno apocalittico degli altri perché questo argomento che era vivissimo e vivacissimo al tempo di Gesù per tutta la cultura religiosa giudaica, non era significativo per la cultura greca che non sapeva niente dell’attesa del Messia davidico, della lotta tra i figli della luce e quelli delle tenebre, di rivelazioni e altro. Per motivo Lc pur non rinunciando al contenuto del vangelo, lo adatta al suo uditorio omettendo, ridimensionando, adattando. E’ ciò che dovremmo fare sempre, in ogni epoca e con chiunque. Questo metodo si oppone ad ogni forma di centralismo teologico e religioso e favorisce, anzi presuppone la diversificazione e la pluralità sia teologica, sia pastorale. E’ la difficoltà in cui si trova la Chiesa oggi, in cui domina la paura del futuro, cioè l’insufficiente fiducia nello Spirito Santo, che spinge all’arroccamento sul passato come se questo potesse difendersi dalle nostre insufficienti capacità di leggere i segni dei tempi. Anche da un punto di vista teologico si vuole affermare con forza e spesso con violenza la «teologia romana» che vede il papa come un monarca assoluto e la gerarchia come l’unica detentrice della identità della Chiesa.
Nella logica degli «ultimi tempi», propria di questa domenica, ciò non solo è ingiusto, ma anticristiano perché è una usurpazione della molteplicità espressiva dello Spirito Santo che non può essere ingabbiato e sequestrato in un «pezzo» di Chiesa che ne pretende l’esclusiva. Questo è l’insegnamento teologico tradizionale della Chiesa: il papa, il vescovo, l’autorità non sono fuori o accanto o sopra o sotto la Chiesa: essi sono semplicemente «dentro» la Chiesa, con una funzione propria di guida, ma gli è proibito ogni forma di capriccio e di autoritarismo, se è vero che il carisma dell’autorità è il servizio. Essa infatti esiste non per se stessa, ma in funzione della crescita sacerdotale del popolo di Dio. Il popolo di Dio è più importante della Gerarchia perché ne costituisce il fine e non lo strumento: «Ogni sommo sacerdote, infatti, è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio» (Eb 5,1). L’autorità esiste in funzione del popolo, perché alla fine della storia, il popolo costituirà il regno di Dio, ma la funzione della gerarchia cesserà come cesseranno i sacramenti e la stessa Chiesa che avrà esaurito il suo ministero di guidare l’umanità a vivere in pienezza il sacerdozio battesimale.
L’ultima parte del vangelo di Lc, prima del racconto della passione riguarda la vicinanza della venuta di Cristo, anzi della seconda venuta, quando prenderà possesso della terra e dell’umanità per costituire il Regno definitivo di Dio. Questa parte comincia in 19,47 che presenta Gesù nel Tempio ad insegnare e i sommi sacerdoti, gli scribi e i notabili che «cercavano di farlo morire», ma senza sapere come perché avevano paura della folla che «era sospeso ad ascoltarlo». Notiamo di passaggio che l’idea di assassinio è formulata da quelli che formavano allora l’alta società o come si dice oggi la intellighenzia, cioè uomini e sistemi dalla facciata integerrima, ma con il cuore putrido perché votato ad ogni nefandezza. La sezione sulla venuta di Gesù si conclude in Lc 21,38 dove ritroviamo di nuovo Gesù nel Tempio ad insegnare, mentre tutto il popolo lo ascoltava. Di seguito in parallelo di due testi:
 

Lc 19,47-48
Lc 21,37-38
47 Ogni giorno insegnava nel tempio.
37 Durante il giorno insegnava nel tempio;
I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo;
 
48 ma non sapevano che cosa fare,
la notte, usciva e pernottava all’aperto sul monte detto degli Ulivi [Gesù sa cosa fa].
perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascol-tarlo
38 E tutto il popolo di buon mattino andava da lui nel tempio per ascoltarlo

 
Lo scopo di questo parallelismo tra l’inizio e la fine della sezione vuole presentarci l’opposizione finale e definitiva tra Gesù e l’autorità religiosa del tempio che viene rimossa perché dichiarata decaduta. All’inizio si citano scrupolosamente i capi religiosi che vogliono impedire l’affermazione di Gesù di fronte al popolo che lo considera come unico vero capo credibile. Alla fine i capi non sono più citati e sulla spianata del tempio restano solo Gesù e il popolo nella continuità dell’ascolto. Il popolo che all’inizio «era sospeso» ad ascoltarlo, alla fine andava al mattino presto per ascoltarlo, riconoscendo così che lui era il vero signore del Tempio e la vera autorità. L’autorità non sa cosa fare perché vuole uccidere, ma senza farsene accorgere, Gesù invece se ne a al monte degli Ulivi, cioè sa sempre dove è e dove vuole andare.
Il brano del vangelo di oggi si colloca alla fine di questa sezione e a sua volta forma quasi una introduzione al discorso di Gesù sull’escatologia, cioè sulla fine del mondo e la costituzione finale del Regno di Dio. Il discorso che accompagna questo annuncio della fine è catastrofica: guerre, pestilenze, malattie, persecuzione che sono immagini devastanti prese dal nostro immaginario descrittivo. Mt 24,5 sottolinea la venuta dei falsi messia, mentre Lc addolcisce questo riferimento che sarebbe stato oscuro per i suoi lettori greci. Egli invece sottolinea di più le false escatologie che seminano terrore annunciando una fine che non verrà. Lo scopo dei falsi predicatori è diffondere il panico per potere meglio governare le folle. Una forma di tortura che ogni potere usa per mantenersi fino alla fine.
Sia Lc che Mt s’ispirano al profeta Daniele[3] che è sostituito da Gesù che non spiega più i sogni del re, ma spiega egli direttamente che cosa avverrà alla fine dei giorni, esortando a non lasciarsi impressionare dalle apparenze: la verità delle cose non è mai in superficie, ma abita sempre nel profondo dell’intimo di noi stessi. Tutte le manifestazioni di Dio nella Scrittura sono accompagnati da segni cosmici (fuoco, vento, turbine, nubi) quasi a dire che la natura stessa accompagna come una corte regale il Signore della Storia (Es 19,18-24; 1Re 19,11-13). Queste immagini sono comprensibili dal mondo ebraico, ma sono assurde per la cultura greca e per questo Lc le elimina, sottolineando di più lo scontro la tra i popoli e la persecuzione dei discepoli che diventa così una solenne testimonianza perché fondata sulla non-violenza e sull’abbandono allo Spirito di Dio che suggerirà le parole necessarie.
Ciò che viene chiesto è la perseveranza, cioè la fedeltà disarmata e dinamica: alla fine supererà ogni difficoltà. La persecuzione diventa così la chiave di comprensione del mondo escatologico perché vi sono uomini e donne che rischiano la vita in vista di un appuntamento con il Signore della vita. I cristiani stabiliscono così il rapporto tra risurrezione e escatologia perché la fine del mondo non è altroché la risurrezione di Gesù estesa all’universo intero. Teilhard de Jardin (1881-1955), gesuita, paleontologo e mistico, uno dei più grandi pensatori del sec. XIX, definito «il pellegrino dell’avvenire» era solito parlare in questa chiave di dinamismo della fede di «Cristo cosmico»[4].
Il senso finale del brano evangelico è il seguente: di fronte alla magnificenza del tempio, illuminato dal sole, si resta d’incanto e abbacinati da tanto splendore. Gesù dice: non lasciatevi ingannare dalle apparenze che sono effimere, non accontentatevi della superficie che porta solo polvere, non fermatevi al significato immediato e più evidente. Ogni apparenza è un camuffamento della realtà. I capi del popoli, infatti insieme ai sommi sacerdoti e agli scribi, cioè l’autorità religiosa e politica del tempo, si lascia ingannare dalla maestosità del tempio di cui sono parte, ma non sanno andare oltre le pietre splendide e gli ornamenti d’oro perché non sanno cogliere la Presenza di Colui che abita «nel» tempio. Essi hanno identificato se stessi con la magnificenza e ne sfruttano la visibilità, ma hanno dimenticato Dio che è dentro il tempio. La prova di ciò è che sono tesi solo a difendere il loro potere e non a conoscere i segni che Dio manda: essi vogliono uccidere Gesù perché destabilizza il loro autoritarismo e ristabilisce l’autorità di Dio, riportandoli nell’alveo della loro funzioni: servi di Dio e servi del popolo. Se avessero avuto stima e ammirazione per il tempio avrebbero dovuto interrogarsi sulle parole e sulla predicazione di Gesù che parla con autorità e che in ogni atteggiamento di appella a Dio e non ad un suo tornaconto.
Tutti coloro che hanno una responsabilità nei confronti degli altri, politica, sociale, economica o religiosa e vi hanno anche un minimo tornaconto o interesse, sono «falsi messia», ingannatori e figli del demonio. Per essere annunciatori della «fine dei tempi» secondo l’ordine di Dio, non bisogna avere conflitti d’interesse di sorta, bisogna essere liberi di vivere e di morire; e la parola che si annuncia deve essere gratuita.  Anche una sola gratificazione può essere indice di malafede e di strumentalizzazione. C’è nella Chiesa dei nostri giorni il culto demoniaco della «carriera» come celebrazione della personalità che ha a cuore solo l’apparenza di vestiti anacronistici e l’abuso di titoli onorifici che sono sempre la negazione dell’essenza del vangelo:
 
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. 4Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, 7dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente» (Mt 23,2-7).
 
Contro costoro che oggi occupano la Chiesa, scambiata per un negozio di onorificenze, Gesù nel vangelo di Matteo pronuncia per sette volte la maledizione perpetua: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti …» (Mt 23, 13.15.16.23.25.27.29) che si servono della Chiesa piuttosto che servire il Signore. Si ammantano di palandrane di ogni colore per dare sfoggio alla propria megalomani a frivolezza, passando in mezzo al popolo mentre svolazzano tra pizzi e merletti, paramenti e gioielli. Hanno anche l’ardire di affermare che tutto va a «maggior gloria di Dio», mentre cullano e coltivano la loro tronfia vanità. Se volessero servire il Dio di Gesù Cristo, andrebbero scalzi, a piedi nudi, e vestirebbero dimessi perché è nella debolezza che splende la potenza di colui che chiama. Costoro, usi a trascorrere il tempo davanti allo specchio ad ammirare i loro travestimenti, non hanno mai letto le parole dell’apostolo che descrive la logica di Dio:
 
« 27Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; 28quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, 29perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio» (1Cor 1,27-29).
 
Oppure le parole ancora più ferme e dirette del profeta Isaia, parole di fuoco che sanno di ripudio perché coloro che dovrebbero manifestare nel corso della storia il volto del Dio del Regno finale, manifestano solo la loro vanità e la loro superbia contrabbandata da umiltà finta e leziosità clericale:
 
«4Guai, gente peccatrice,popolo carico d'iniquità! Razza di scellerati, figli corrotti! Hanno abbandonato il Signore, hanno disprezzato il Santo d'Israele, si sono voltati indietro.5 Tutta la testa è malata, tutto il cuore langue. 6Dalla pianta dei piedi alla testa non c'è nulla di sano, ma ferite e lividure e piaghe aperte. 11“Perché mi offrite i vostri sacrifici senza numero? Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di pingui vitelli. Il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. 12Quando venite a presentarvi a me, chi richiede a voi questo: che veniate a calpestare i miei atri? 13Smettete di presentare offerte inutili; l'incenso per me è un abominio, i noviluni, i sabati e le assemblee sacre: non posso sopportare delitto e solennità. 14Io detesto i vostri noviluni e le vostre feste; per me sono un peso, sono stanco di sopportarli. 15Quando stendete le mani, io distolgo gli occhi da voi. Anche se moltiplicaste le preghiere, io non ascolterei: le vostre mani grondano sangue. 16Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, 17imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova”. 21 Come mai la città fedele è diventata una prostituta? Era piena di rettitudine, vi dimorava la giustizia, ora invece è piena di assassini! 23I tuoi capi sono ribelli e complici di ladri. Tutti sono bramosi di regali e ricercano mance. Non rendono giustizia all'orfano e la causa della vedova fino a loro non giunge» (Is 1 passim).
 
Dio è presente e attivo nella storia e ci ha dato lo Spirito per cercare e trovare il suo volto e scorgere i segni del suo cammino con noi. Egli ci guida fino alla fine che sarà una fine senza fine. Anzi, ci guida «al fine/scopo» della nostra vita terrena che è l’anteprima della vita senza fine nella contemplazione del Volto di Dio in cui sapremo riconoscere e mare i volti che sulla terra ne hanno formato l’immagine.
Guardiamo la Storia, viviamola con tutto l’impegno e l’interesse che merita, senza preoccuparci di cosa accadrà o non accadrà. Lungo il cammino però impariamo sempre più a leggere i segni dei tempi, senza mai fermarci alla superficie di ciò che appare: quando verranno falsi messia è diranno «Sono io» (cfr Mt 24,23-27; Lc 17,22-24; cf 1Cor 15,15) come soluzione alternativa, andiamo alla ricerca di Gesù di Nàzaret che ha detto «Io-Sono» (cf Gv 18, 5-6), garantendo così la sua identità, ma anche la nostra. L’Eucaristia è il sacramento dei penultimi tempi che corroborando le nostre forze e alimentando la nostra speranza, ci insegna a vedere oltre le apparenze del pane e del vino e della parola per incontrare colui che in questi segni è significato, immolato e creduto. Vivere pertanto l’Eucaristia significa esercitare la profezia che presente e futuro stanno saldamente  nelle mani di Dio verso il quale noi siamo pellegrini senza ansia che corrono con gioia all’appuntamento dell’eternità. Qui è la sorgente. Qui è la visione e qui sta la nostra testimonianza e la nostra libertà anche dal dèmone della superficialità dell’apparire per quelli che non si è. Possiamo ingannare gli altri, ma non possiamo ingannare noi stessi e tanto meno Dio. La lotta primaria tra il bene e il male, tra il grano e la zizzania sta nel nostro cuore (cf Mt 13,2430), là dove si annida la grazia e sulla soglia sta accovacciato il peccato, pronto a ghermire chi è disposto ad abbassare la vigilanza (cf Gen 4,7).
In questa domenica conclusiva dell’anno che ci proietta nella teologia del «già …, ma non ancora», assaporiamo la santa Eucaristia, Parole-Pane che «già» anticipa per noi il banchetto imbandito da «Donna Sapienza» (cf Pr 9,1-6)  per nutrirci lungo il cammino che ci porta come Elia al Monte Oreb «perché è troppo lungo per te il cammino» (1Re 19,1-8, qui v. 7) e «non ancora compiuto». Saliamo il monte dell’altare, simbolo di Cristo
 
Professione di fede
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.

 
[breve pausa 1-2-3]
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli. Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato; della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito Santo si é incarnato nel seno della Vergine Maria e si é fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno é risuscitato, secondo le Scritture; é salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine.  [breve pausa 1-2-3]
 
Credo nello Spirito Santo, che é Signore e da la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre e il Figlio é adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti.         [breve pausa 1-2-3]
 
Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati.
Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
 
Preghiera universale[intenzioni libere]
MENSA EUCARISTICA
Presentazione delle offerte e pace. Entriamo nel Santo dei Santi presentando i doni, ma prima, lasciamo la nostra offerta e offriamo la nostra riconciliazione e concediamo il nostro perdono, senza condizioni, senza ragionamenti, senza nulla in cambio: lasciamo che questa notte trasformi il nostro cuore, fidandoci e affidandoci reciprocamente come insegna il vangelo:
«Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono» (Mt 5,23-24).
Solo così possiamo essere degni di presentare le offerte e fare un’offerta di condivisione. Riconciliamoci tra di noi con un gesto o un bacio di Pace perché l’annuncio degli angeli non sia vano.
Scambiamoci un vero e autentico gesto di pace nel Nome del Dio della Pace.
 
[La benedizione sul pane e sul vino è tratta dal rituale ebraico]
 
Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo; dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane e questo vino, frutto della terra, della vite e del lavoro dell’uomo e della donna; lo presentiamo a te, perché diventi per noi cibo di vita eterna.                         Benedetto nei secoli il Signore.
 
Preghiamo perché il nostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente.
Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.
 
Preghiera sulle offerte. Quest’offerta che ti presentiamo, Dio onnipotente, ci ottenga la grazia di servirti fedelmente e ci prepari il frutto di un’eternità beata. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
PREGHIERA EUCARISTICA V/c
«Gesù modello di Amore» -Prefazio proprio
Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito.  In alto i nostri cuori.    Sono rivolti al Signore.
Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.        È cosa buona e giusta.
 
E veramente giusto renderti grazie, Padre misericordioso: tu ci hai donato il tuo Figlio, Gesù Cristo, nostro fratello e redentore. In lui ci hai manifestato il tuo amore per i piccoli e i poveri, per gli ammalati e gli esclusi. 
Osanna nell’alto dei cieli. Benedetto nel nome del Signore colui che viene. Kyrie, elèison! Christe, elèison!
 
Mai egli si chiuse alle necessità e alle sofferenze dei fratelli.
Tu, o Signore, farai sorgere il Sole di Giustizia per noi che veneriamo e custodiamo il tuo Nome (cf Ml 3,20a)
 
Con la vita e la parola annunziò al mondo che tu sei Padre e hai cura di tutti i tuoi figli. Per questi segni della tua benevolenza noi ti lodiamo e ti benediciamo, e uniti agli angeli e ai santi cantiamo l’inno della tua gloria:
Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell’alto dei cieli e pace in terra a gli uomini che egli ama.
 
Ti glorifichiamo, Padre santo: tu ci sostieni sempre nel nostro cammino soprattutto in quest’ora in cui il Cristo, tuo Figlio, ci raduna per la santa cena. Egli, come ai discepoli di Emmaus, ci svela il senso delle Scritture e spezza il pane per noi.
Inneggiamo a te, o Signore, e acclamiamo davanti a te che sei il nostro Dio, Re fedele (cf Sal 99/98,5-6).
 
       Ti preghiamo, Padre onnipotente, manda il tuo Spirito su questo pane e su questo vino, perché il tuo Figlio sia presente in mezzo a noi con il suo corpo e il suo sangue.
Verrai, Signore a giudicare il mondo con giustizia e i popoli con rettitudine (cf Sal 99/98,9).
 
La vigilia della sua passione, mentre cenava con loro, il pane e rese grazie, lo spezzò, lo diede ai discepoli, e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO È IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.
 
Allo stesso modo, prese il calice del vino e rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E BEVETENE TUTTI: QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.
 
Fate questo in memoria di me.
 
Mistero della fede.
Tu ci hai redenti con la tua croce, salvaci o Redentore del mondo, Alfa ed Omèga, Principio e Fine (Ap 2,16).
 
Celebrando il memoriale della nostra riconciliazione annunziamo, o Padre, l’opera del tuo amore. Con la passione e la croce hai fatto entrare nella gloria della risurrezione il Cristo, tuo Figlio, e lo hai chiamato alla tua destra, re immortale dei secoli e Signore dell’universo.
O Dio, tu mandi il tuo Spirito a guidarci nel pellegrinaggio, perché non siamo ingannati dai falsi «messia» (cf Lc 21,8).
 
Guarda, Padre santo, questa offerta: e Cristo che si dona con il suo corpo e il suo sangue, e con il suo sacrificio apre a noi il cammino verso di te. Dio, Padre di misericordia, donaci lo Spirito dell’amore, lo Spirito del tuo Figlio.
Vieni, Spirito Santo, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce perché possiamo riconoscere il Cristo nel volto dei fratelli e delle sorelle (cf Lc 21,8).
 
Fortifica il tuo popolo con il pane della vita e il calice della salvezza; rendici perfetti nella fede e nell’amore in comunione con il nostro Papa .., il Vescovo .., le persone che amiamo e che vogliamo ricordare … NN … e l’umanità intera sparsa su tutta la terra.
 
Donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli; infondi in noi la luce della tua parola per confortare gli affaticati e gli oppressi: fa’ che ci impegniamo lealmente al servizio dei poveri e dei sofferenti.
Devono, infatti accadere queste cose, ma non sarà subito la fine, dice il Signore (Lc 21,9).
 
La tua Chiesa sia testimonianza viva di verità e di libertà, di giustizia e di pace, perché tutti gli uomini si aprano alla speranza di un mondo nuovo.
I popoli che si sollevano contro i popoli, in quel giorno cammineranno insieme al monte del Signore per ascoltare la Parola di Dio e non si eserciteranno più nell’arte della guerra (cf Is 2,1-5).
 
Ricordati anche dei nostri fratelli che sono morti nella pace del tuo Cristo, e di tutti i defunti dei quali tu solo hai conosciuto la fede:… N.N. … ammettili a godere la luce del tuo volto e la pienezza di vita nella risurrezione; concedi anche a noi, al termine di questo pellegrinaggio, di giungere alla dimora eterna, dove tu ci attendi.
 
In comunione con la beata Vergine Maria, con gli Apostoli e i martiri, e tutti i santi innalziamo a te la nostra lode nel Cristo, tuo Figlio e nostro Signore.
 
[Pausa]
 
Dossologia[è il momento culminante dell’Eucaristia: il vero offertorio]
 
Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio Padre onnipotente, 
nell'unita dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen.
 
Padre nostro in aramaico: idealmente riuniti con gli Apostoli sul Monte degli Ulivi, preghiamo, dicendo:

Padre nostro che sei nei cieli

Avunà di bishmaià
sia santificato il tuo nome
itkaddàsh shemàch
venga il tuo regno
tettè malkuttàch
sia fatta la tua volontà
tit‛abed re‛utach
come in cielo così in terra
kedì bishmaià ken bear‛a.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Lachmàna av làna sekùm iom beiomàh
e rimetti a noi i nostri debiti
ushevùk làna chobaienà
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori
kedì af anachnà shevaknà lechayabaienà
e non abbandonarci alla tentazione
veal ta‛alìna lenisiòn
ma liberaci dal male.
ellà pezèna min beishià. Amen!

 
 
Antifona alla comunione (Mc 11,24): Dice il Signore: «Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà».
 
Dopo la comunione
Da Dietrich Bonhoeffer, Memoria e Fedeltà (fonte: Comunità del bairro, Giorno per giorno del 31.10.07)
Dio non vuole terrorizzare l’uomo; ci manda la parola del giudizio affinché cerchiamo con tanta più passione, con tanta più avidità la promessa della grazia, affinché riconosciamo che non siamo in grado di sostenere la presenza di Dio in virtù della nostra forza, che dinanzi a lui siamo un nulla, che egli, malgrado tutto, non vuole la nostra morte, bensì la nostra vita. È Cristo che giudica. E questo va preso veramente sul serio. Ma significa anche che è il Misericordioso a giudicare, colui che è vissuto tra i pubblicani e i peccatori, che come noi è stato tentato, che ha portato e sofferto nel proprio corpo i nostri dolori, le nostre angosce, i nostri desideri, colui che ci conosce e ci chiama per nome. È Cristo che giudica. Significa che è la grazia a giudicare, è il perdono, è l’amore. Chi si aggrappa alla grazia è già assolto. Chi invece vuole appellarsi alle proprie opere, su questo sarà giudicato da Cristo e condannato. Noi però dobbiamo rallegrarci in quel giorno, non dobbiamo tremare o trepidare, ma abbandonarci con fiducia alla sua mano. Lutero ha parlato dell’ “amato” ultimo giorno. Vieni, ultimo giorno! Con gioia ti attendiamo, perché vedremo il Signore misericordioso, afferreremo la sua mano, ed egli ci amerà. Cos’è in definitiva il “bene” e il “male” di cui Cristo ci chiede conto? Il bene non è nient’altro che il nostro chiedergli la sua grazia e afferrarla; il male nient’altro che la paura e la pretesa di stare da noi stessi dinanzi a Dio, la pretesa di autogiustificarci. Fare penitenza significa allora restare in questa continua conversione dalle proprie opere alla misericordia di Dio. “Conversione! Conversione!”, ci grida con gioia la Bibbia intera. Conversione, ma verso dove? Verso la grazia eterna di Dio. Egli non ci lascia, il suo cuore trabocca di amore per noi, sue creature, perché ci ama oltre misura. Sì, egli ci userà misericordia. E allora vieni, o ultimo giorno! Signore Gesù, fa’ che siamo pronti. Noi ci rallegriamo. Amen.
 
Preghiamo. O Dio, che ci hai nutriti con questo sacramento, ascolta la nostra umile preghiera: il memoriale, che Cristo tuo Figlio ci ha comandato di celebrare, ci edifichi sempre nel vincolo del tuo amore. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
Benedizione e saluto finale
Il Signore che viene a giudicare la terra con benevolenza, ci doni la sua benedizione.                     Amen.
Il Signore che prenderà possesso della Storia, ci guidi alla mèta del Regno nella Pace.
Il Signore che Alfa e Omèga, Principio e Fine dei secoli, ci protegga e ci benedica.
Il Signore sia sempre davanti a noi per guidarci.
Il Signore sia sempre dietro di voi per difendervi dal male.                                                 
Il Signore sia sempre accanto a noi per confortarci e consolarci.
 
E la benedizione dell’onnipotente tenerezza del Padre e del Figlio
e dello Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.                                                Amen
 
La messa è conclusa come celebrazione: continua nella testimonianza della vita. Andiamo incontro al Signore nella storia. Nella forza dello Spirito Santo rendiamo grazie a Dio e viviamo nella sua Pace.
__________________________________
© Nota: Domenica 32a del Tempo Ordinario –C, + Supplemento - Parrocchia di S. Maria Immacolata e San Torpete – Genova
L’uso di questo materiale è libero purché senza lucro e a condizione che se ne citi la fonte Paolo Farinella, prete 14/11/2010


 

APPUNTAMENTI
 
1.      Giovedì 10 novembre 2010 alle ore 17,00 nella sala di proiezione dell’Aquarium, ad ingresso libero, proiezione di un film inedito «Il lungo viaggio. Disegni di Federico Fellini», sceneggiatura di Tonino Guerra. Presenta Salvatore Giannella.
 
2.      Giovedì 10 novembre alle ore 17,30 nella chiesa di San Torpete in Genova, P.za San Giorgio, su iniziativa di Libertà e Giustizia, sezione di Genova, ospitiamo un incontro su «Costituzione, riforme costituzionali e sistema politico» con la prof. ssa Lorenza Carlassare, Professore di Diritto Costituzionale, all’Università di Padova. Introduce il prof. Enzo Roppo - Professore di Diritto Civile, Università di Genova.
 
3.      Sabato 13 novembre 2010 ore 18,00 Palazzo Ducale, Sala del Camino, l’Associazione «Prato-Onlus» di Genova presenta una eccezionale performance teatrale «Chi Siamo Chi siete» realizzata da persone con disagio psichico e psicologico a cui seguirà la proiezione del cortometraggio «Giovanni e il Pesciolino Rosso. Una Storia di Follia». Io non ho visto i pezzi, ma persone «addentro» mi assicurano che sono due pezzi imperdibili e un modo per contrastare l’azione del governo miserevole che vuole fare pulizia etnica di chi non è «come loro». Noi siamo orgogliosi di non essere come loro, nemmeno in disegno.
 
4.      Mercoledì 17 novembre 2010 ore 17,00 Sala lettura Società letture e conversazioni scientifiche (lato De Ferrari): «Islam, Ecologia e Giustizia sociale» con il teologo musulmano Adnane Mokrani.
 
5.      Giovedì 25 novembre 2010 ore 17.00 Sala “Soc. Ligure di Storia Patria” - Palazzo Ducale (lato De Ferrari): «Creare un clima di giustizia. Le iniziative delle Chiese Cristiane per l’ambiente». Interviene Letizia Tomassone, teologa e pastora valdese, vicepresidente della FCEI (Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia) La Spezia.
 
6.      Venerdì 26 novembre 2010 ore 17,30 presso il complesso Quadrivium (da P-za Santa Marta 2): «Preti e laici: il doppio volto del ministero». Colloquio con prof Nicola Ciola, docente di Teologia Sistemnatica alla Pontifdicia Università Lateranense di Roma.
 
7.      Venerdì 3 dicembre 2010 ore 21,00 nell’ Oratorio San Giovanni Battista di Montegranaro (Fermo), conferenza di Paolo Farinella, prete sul tema: «Dio è laico!».
 
 
 


[1] Sul concetto di «escatologia» e «apocalittica» cf la Domenica 32a – tempo ordinario-C, Introduzione e nota 1. Per Qumran cf «Regola della Guerra» (1QM [+1Q33]; 4Q 491-496 [4QMa-4QpapMf]; ecc. in F.García-Martínez, ed.,Testi di Qumran, Paideia, Brescia 1996, 196-248; E. L. Sukenik, The Dead Sea Scrolls of the Hebrew University, Jerusalem, Magnes Press, 1955, plates 16-34; sull’interpretazione e l’uso della Scrittura a Qumran, cf C. Martone, «Modalità di utilizzazione della Scrittura a Qumran», in RSB 2 (2007), 33-45.
[2] «Ignoratio Scripturarum ignoratio Christi est» (Commento al profeta Isaia, Prologo citato nella Dei Verbum n. 25 del concilio ecumenico Vaticano II».
[3] Dn 2,28: «Ma c’è un Dio nel cielo che svela i misteri ed egli ha rivelato al re Nabucodònosor quel che avverrà al finire dei giorni».
[4] Per l’approfondimento dle pensiero sempre più attuale di Teilhard, cf l’opera omnia: L’œuvre Scientifique. Textes réunis et édités par N. Nicole et Karl Schmitz-Moormann, Vol. I-X. Walter-Verlag, Olten-Freiburg 1971. Altre opere più accessibili:  L’Apparizione dell’Uomo, Il Saggiatore,  Milano 1979; La vita cosmica, Il Saggiatore, Milano 1982; La scienza di fronte a Cristo, Il Segno dei Gabrielli editori, San Pietro in Cariano (VR) 2002; La mia fede, Queriniana, Brescia 1993; Il Cuore della materia, Queriniana, Brescia1993; Dizionario delle opere di Teilhard de Chardin, a cura di Mantovani Fabio,  Il Segno dei Gabrielli editori, San Pietro in Cariano (VR) 2006.


Mercoledì 10 Novembre,2010 Ore: 16:56
 
 
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