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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Domenica 9a di Pasqua-C: Solennità della Ss. Trinità – 30 giugno 2010 –,a cura di Paolo Farinella, prete

Domenica 9a di Pasqua-C: Solennità della Ss. Trinità – 30 giugno 2010 –

a cura di Paolo Farinella, prete

 
Nota storico-liturgica
Il monaco anglosassone Alcuino (Ealhwine 730 ca - Tours 804), fondatore della «Scuola palatina» alla corte di Carlo Magno, compilò per la prima volta una Messa votiva in onore del mistero della Santissima Trinità, forse su invito di san Bonifacio, evangelizzatore della Germania. La Messa nacque come devozione privata, ma ben presto si estese a tutta la Germania. Nel 1022 fu approvata dal Concilio di Seligenstadt.
Nel 920 il vescovo di Liegi, Stefano, istituì la festa solenne della Trinità con ufficio proprio. Il successore Richiero mantenne la festa che si estese sempre più, tanto che l’Ordine monastico la fece propria e all’inizio del sec. XI per impulso di Bernone, abate di Reichenau, era divulgata in molti monasteri. In un «ordinario» liturgico di Cluny (monastero cistercense) del 1091 si trova nominata la festa come istituita già da un certo tempo. 
Papa Alessandro II (Anselmo da Baggio, 1061-1073), in una sua decretale prende atto che la festa è diffusa in molti luoghi, ma spiega che la chiesa di Roma non l’ha accettata perché ogni giorno l’adorabile Trinità è invocata con le parole: Gloria Patri, et Filio, et Spirìtui Sancto e con altre simili formule di lode. La festa però continua a diffondersi sempre più come attesta anche l’abate Ruperto (1076-1129)[1]:
 
«Subito dopo aver celebrato la solennità della venuta dello Spirito Santo, cantiamo la gloria della Santissima Trinità nell’Ufficio della Domenica che segue, e questa disposizione è molto appropriata poiché subito dopo la discesa di quel divino Spirito cominciarono la predicazione e la fede e, nel battesimo, la fede e la confessione del nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (Dei divini Uffici, l. XII, c. i).
 
Nel sec. XII la festa della Trinità si diffonde in Inghilterra per opera di san Tommaso di Canterbury martire e nel sec. XIII anche in Francia, dove il concilio di Arles (1260) non solo approva la festa, ma vi aggiunge il privilegio di una ottava come Pasqua e Pentecoste. Nel 1230 la festa è istituita in tutti i monasteri dell’ordine cistercense, mentre nel 1334 papa Giovanni XXII approvava la festa della Santissima Trinità e la estendeva a tutta la cattolicità. 
 
Introduzione alla liturgia eucaristica
Nessuno avrebbe mai potuto immaginare la vita personale della divinità nella forma trinitaria e infatti nessuna religione è in grado di ammetterla. Il Giudaismo, che pur gli ha dato i natali, accusa il cristianesimo di idolatria e il Musulmanesimo che nasce dal cristianesimo, lo accusa di apostasia. Tra tutte le religioni rivelate e tra tutte le religioni esistenti sulla terra, il cristianesimo è l’unica che afferma di credere in una contraddizione logica: Dio è al tempo stesso una sola divinità che si esprime in tre Persone distinte e uguali. Da qui il passaggio all’accusa di politeismo è breve, ma la Parola di Dio è chiara: «Dio, nessuno lo ha mai visto» (Gv 1,18).
L’affermazione categorica risuona nel momento supremo in cui il Figlio di Dio si rende visibile, uomo tra gli uomini, per aprire uno squarcio alla nostra conoscenza e farci contemplare il volto di Dio: «il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» continua Gv 1,18, dove il verbo rivelare (in gr. exēgéomai) ha il significato etimologico di spiegare e tradotto alla lettera diventa: «Dio, nessuno lo ha mai visto, il Figlio unigenito che è Dio ed è nel seno del Padre, lui ne ha fatto l’esegesi». L’Eucaristia è l’esegesi trinitaria fatta alla Chiesa, perché di essa viva e si nutra per essere nel mondo il segno trinitario di una vita indivisa di comunione. Entriamo in questo santuario, segnandoci con il segno che anteponiamo ad ogni azione liturgica, accompagnandoci con le parole del’antifona d’ingresso: Sia benedetto Dio Padre, e l'unigenito Figlio di Dio, e lo Spirito Santo: perché grande è il suo amore per noi.
 
(ebraico)
Beshèm
ha’av
vehaBèn
veRuàch
haKodèsh.
Amen.
(italiano)
Nel Nome
del Padre
e del Figlio
e dello Spirito
Santo.
 
Introduciamoci nel cuore della Trinità prendendo in prestito l’inno della Chiesa ortodossa, nella cui liturgia, la Trinità beata occupa un posto privilegiato di onore e di adorazione.
 
Trisàghion della liturgia ortodossa
 
O Dio, vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Dio Santo, Dio Forte, Dio Immortale,
Abbi pietà di noi.A Te lode, a Te gloria, a Te grazie nei secoli, o beata Trinità.
Santo, Santo, Santo, il Signore Dio dell’universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.
Gloria al Padre a al Figlio e allo Spirito Santo.Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Dio Santo, Dio Forte, Dio Immortale,
Benedetta la Santa Trinità, che crea e governa l’universo,benedetta ora e sempre.
Gloria a te, o Santa Trinità, Tu ci doni misericordia e redenzione.
Gloria al Padre a al Figlio e allo Spirito Santo.Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
 
Ognuno di noi è il tabernacolo vivente dove vive e dimora la Santa Trinità: il Padre creatore, il Figlio redentore e lo Spirito di santità. Per questo siamo preziosi e nessuno può abdicare dalla propria dignità di figli di Dio. Ogni volta che nascondiamo l’immagine della Trinità in noi, noi regrediamo. Esaminiamo la nostra coscienza perché la Dimora, la santa Shekinàh della beata Trinità possa risplendere in noi e per mezzo di noi in coloro che incontriamo nel nostro cammino.
 
[L’esame di coscienza sia non simbolico, ma reale]
 
Santa Trinità, unico Dio, convertici,                                      Kyrie, eleison!
Santa Trinità, sorgente di relazione, purificaci,                                  Christe, eleison!
Santa Trinità, fondamento di dialogo, santificaci,                  Pnèuma, eleison!
Santa Trinità, modello di accoglienza, accoglici                                Kyrie, eleison!
Santa Trinità, vita di Padre, di Figlio e di Spirito,                   Christe, eleison!
Santa Trinità, culmine della vita della Chiesa,                                   Pnèuma, eleison!
Santa Trinità, unico Dio in tre Persone,          Santo, Santo, Santo,    Kyrie, eleison!
 
Dio onnipotente, Padre del Signore nostro Gesù Cristo che ha effuso lo Spirito nel giorno di Pentecoste perché ogni lingua ne comprendesse la voce e sulla croce prima di morire ha affidato il suo Spirito di vita alla Madre e al Discepoli in rappresentanza dell’umanità smarrita in Adam e Eva, per i suoi meriti di Figlio obbediente, abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. Amen.
 
[Oggi il Gloria è proclamato dopo la Comunione]
                                                    
Preghiamo (colletta). Ti glorifichi, o Dio, la tua Chiesa, contemplando il mistero della tua sapienza con la quale hai creato e ordinato il mondo; tu che nel Figlio ci hai riconciliati e nello Spirito ci hai santificati, fa’ che, nella pazienza e nella speranza, possiamo giungere alla piena conoscenza di te che sei amore, verità e vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Mensa della Parola
Prima lettura Pro 8,22-31. Il brano che riporta l’inno alla «Sapienza» fatto dalla stessa «Sapienza» è antico e risale al tempo dell’esilio (sec. V/IV a.C.). La «Sapienza» è personificata e posta accanto a Dio in tutte le fasi della creazione, come un sovrintendente su tutte le cose create. L’autore non ha paura che il popolo possa essere indotto all’idolatria perché in esilio la speranza è posta nell’unico Yhwh e nel suo Messia che verrà alla fine dei giorni. La prima parte del brano (vv. 22-26) descrive «donna Sapienza» che esiste ancora prima della creazione riprendendo una tradizione ebraica (Pirqè ‘Avot/Massime dei Padri, V,10) riporta anche da Gv, riferita a Cristo (17,24). La seconda parte (vv. 27-31) descrive l’attività che la Sapienza svolge nel mondo. Questo brano troverà pieno compimento nel NT, quando «in principio era il Lògos» e «il Lògos si fece carne» (Gv 1,1.14) e di cui noi siamo testimoni perché commensali della Sapienza che è Cristo, «pane vivo disceso dal cielo» (Gv 6,41.51).
 
Dal libro dei Proverbi 8,22-31.
Così parla la Sapienza di Dio: 22  «Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine. 23 Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra. 24 Quando non esistevano gli abissi, io fui generata, quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua; 25 prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io fui generata, 26 quando ancora non aveva fatto la terra e i campi né le prime zolle del mondo. 27 Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso, 28 quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso, 29 quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra, 30 io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, 31 giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo». - Parola di Dio.
 
Salmo responsoriale 8, 4-5; 6-7; 8-9. Il salmo è un inno al creatore dell’universo e dell’uomo, di cui afferma la superiorità su tutte le creature. Esso inizia e si conclude con lo stesso ritornello: «O Signore, quanto è mirabile il tuo Nome su tutta la terra!» (vv. 2.10). Gesù cita il v. 3 di questo salmo quando giustifica i fanciulli che lo acclamano nella festa di Sukkôt con le palme in mano (cf Mt 21,16) e la liturgia lo utilizza nella celebrazione della testimonianza dei santi Bambini innocenti trucidati da Erode (cf Mt 2,16). Noi lo facciamo nostro per celebrare l’Eucaristia che è la tenda dove la Trinità ci invita a coabitare nell’unica Parola, nell’unico Pane e nell’unico Calice, premessa di un mondo di speranza.
 
Rit.O Signore, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!


1. 4 Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
5 che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi? Rit.
2. 6 Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
7 Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi. Rit.
3. 8 Tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
9 gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari. Rit.


 
Seconda lettura Rom 5,1-5. Il capitolo 5 della lettera ai Romani è in parte la conclusione di quelli precedenti e allo stesso tempo l’anticipo di quelli seguenti: una cerniera che chiude e apre[2]«pace» che è la dinamica tra la fede, la grazia e la speranza (vv. 1-2), individua due modi con cui si manifesta l’amore di Dio (vv. 3-8): da un lato la presenza dello Spirito santo e dall’altro la morte di Gesù (vv. 9-11, assenti dalla liturgia di oggi). Queste due realtà sperimentabili dai credenti sono il fondamento della speranza cristiana.. La lettra ai Romani è la più importante lettera dottrinale di Paolo non solo per il contenuto, ma anche per vedere l’itinerario compiuto dal pensiero dell’apostolo: egli partendo dalla sua esperienza in cui incontra e vive la
 
Dalla lettera di Paolo apostolo ai Romani 5,1-5
Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. - Parola di Dio.
 
Vangelo Gv 16,12-15. Il brano del vangelo è tratto dal 2° discorso di Gesù nell’ultima cena. Egli ha appena parlato nuovamente della sua prossima partenza che farà sperimentare ai suoi discepoli un vuoto grande che essi potranno riempire attraverso l’amore (13,33-36) e la conoscenza (14,4-10). Dio appare sempre assente, quando gli uomini smarriscono gli strumenti della comunicazione profonda. Spesso cerchiamo Dio fuori di noi, mentre egli invece abita nel più intimo di noi stessi, la dove soltanto possiamo incontrare lo Spirito di verità (v. 13) che consegnerà la forza per portare il peso della Presenza-assente di Dio. Lo Spirito dice che nulla di ciò che appartiene a Dio è estraneo a noi e nulla di ciò che siamo noi è estraneo a lui. Questa è la Trinità: Dio in noi e noi in Dio.
 
Canto al Vangelo Cf Ap 1,8
Alleluia.Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, / a Dio, che è, che era e che viene. Alleluia.
 
Dal Vangelo secondo Giovanni 16,12-15
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: 12 «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13 Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14 Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». - Parola del Signore.
 
Appunti di omelia[3]
Parlare della Trinità è un’impresa ardua, se Sant’Agostino dopo avere scritto il 15° volume su di essa, ha concluso dicendo: con capisco nulla! Eppure dobbiamo parlarne perché è il fondamento della nostra fede e anche la sorgente e la mèta della nostra vita.
Nessuno avrebbe potuto mai immaginare l’esistenza di una Divinità-Trinità all’interno della unicità di Dio. Si può ipotizzare «una» divinità, ma è irrazionale pensare una divinità che sia trina e al contempo mantenga la sua unicità. Nessuna religione infatti l’ha ipotizzata e neppure la postula. I cristiani hanno potuto conoscere la divinità trinitaria solo per rivelazione perché solo Dio poteva manifestarsi in questa dimensione. Mai la ragione avrebbe potuto arrivare a tanto. Oggi, invece di commentare i tre brani della Scrittura che riportano ognuno un aspetto del mistero di fede trinitaria o quanto meno aprono uno spiraglio su di esso, preferiamo fare una sintesi della teologia della Trinità come la presenta la Bibbia.
Il fondamento della fede cristiana è l’unicità e la trinità di Dio. Noi non sappiamo come stanno le cose, possiamo solo dire ciò che abbiamo visto e sperimentato: che Gesù di Nàzaret, cioè, è venuto tra noi e ci ha parlato di Dio come «Padre» di cui si è accreditato «Figlio», lasciandoci in eredità nell’atto di morire lo «Spirito Santo-Paràclito/Consolatore» come pegno e garanzia della sua presenza e del suo insegnamento (cf Gv 19,30). Egli si pone sullo stesso piano del Dio dell’AT, attribuendosi le stesse caratteristiche, ma dicendosi sempre sottomesso al volere del Padre (cf Gv 18,4-6; 10,30; 17,21 ecc.).
Abituati a dovere «dimostrare» come «l’uno sta nel tre» e conciliare teologia e matematica, abbiamo perso di vista la dinamica e la tensione che abitano Dio. E’ facile relegarlo sopra i tetti, nella sua immobilità trascendente che è il modo più sicuro per dichiaralo innocuo e assente dalla storia. Un «dio» superfluo, facile preda di una religione di valori come baluardo di ideologie di «civiltà» che servono solo a perpetuare il culto di un idolo, segno di un potere terreno e non la vitalità di un Dio passionale e carnale che vive in sé una vita così piena che non può non trasbordarla al di fuori di sé per inondare la storia dell’umanità e di ciascuno di noi.
La memoria della Trinità ci dice che nemmeno Dio in tutta la sua onnipotenza è un essere solitario. Al contrario, la sua natura intima consiste nella comunione e nella relazione, consumate nell’amore. «Dio nessuno lo ha mai visto: l’unico Figlio, che è Dio ed è nel seno del Padre, lui ne ha fatto l’esegesi» (Gv 1,18). Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che l’unicità di Dio si realizza nella comunione dinamica di Padre e di Figlio, comunione che diventa comunicazione d’amore col nome di «Spirito» nella forma trinitaria.
Questo evento è lo «specifico del cristianesimo», inaccettabile per le altre religioni, sia rivelate che non. Il Giudaismo, che pur gli ha dato i natali, accusa il cristianesimo di idolatria perché inquina l’unicità di Dio con una molteplicità blasfema. Il Musulmanesimo accusa il cristianesimo, da cui pure nasce, di apostasia politeista perché rende visibile e sperimentabile il Dio inaccessibile e completamente fuori della portata umana. Tra tutte le forme religiose esistenti sulla terra, il Cristianesimo è la sola che afferma di credere in una contraddizione razionale: l’assolutamente Altro vive di relazione e si manifesta nella storia per entrare e nutrirsi di relazione.
La rivelazione sconvolgente, che distingue il cristianesimo da qualsiasi altra forma religiosa esistente, è che Dio in se stesso è «relazione». Forse non riusciamo nemmeno a immaginare la portata di questa affermazione e cioè che in Dio non c’è l’immobilità dell’essere aristotelico o dei filosofi, ma in Dio regna la comunicazione che è solo relazione d’amore. Il Padre è tale in rapporto al Figlio che genera e questi in quanto generato è aperto al Padre: questo mutuo rapporto generante di Padre e Figlio è una presenza vitale e vivente che si chiama Spirito Santo. Il Padre genera il Figlio, il Figlio è generato dal padre e questo amore di Padre e di Figlio è lo Spirito.
Il monoteismo biblico è la spina dorsale di tutto l’AT ed è diventato anche l’anima della preghiera d’Israele, espressa dallo «Shemà Israel»: Shemà Israel, Adonai Elohènu, Adonai EchàdAscolta, Israele, Il Signore nostro Dio, il Signore è Unico (cf Dt 6,4), anzi un Dio geloso della sua unicità (cf Es 34,14). Portando a compimento questo pilastro della fede d’Israele, Gesù ebreo di fede e di nascita, è venuto tra noi e ci ha raccontato di Dio come «Padre» di cui si è dichiara «Figlio», lasciandoci in eredità nell’atto di morire lo «Spirito Santo-Paràcleto/Consolatore» come pegno e garanzia della sua presenza e del suo insegnamento (cf Gv 19,30). 
Di questa realtà che sovrasta ogni ragione possiamo solo sperimentare il suo evolversi storico, cioè possiamo conoscere Dio nel suo manifestarsi a noi nella storia. Noi non possiamo salire al cielo perché non abbiamo accesso alla divinità, noi possiamo solo conoscere ciò che sperimentiamo all’interno della nostra storia e infatti Dio ha scelto l’unica strada possibile per farsi conoscere: si è incarnato in molti modi e infine nella persona del Figlio perché solo facendosi uomo poteva farsi conoscere riconoscere da noi.
Coloro che esaltano la divinità di Dio fino a mettere tra parentesi la sua umanità compiono un’operazione pericolosa: rischiano d’impedire l’incontro degli uomini con Dio sull’unico terreno per questi possibile: l’umanità. Non bisogna avere paura dell’umanità di Dio perché più si esalta questo versante della natura divina più noi siamo in grado di stabilire un rapporto e una relazione d’amore con Dio che conosciamo nel volto umano di Gesù di Nazaret e attraverso di lui entriamo in un dinamismo d’amore con il Padre e lo Spirito Santo, cioè con la santa Trinità.
La ragione è impari di fronte alla Trinità perché solo la rivelazione e la sua logica interna può dirci che Dio non è un Dio solitario, adorabile nel suo isolamento, ma è un Dio Padre-Madre che vive di amore e chiede amore. Qual è il segno che rende visibile nella vita quotidiana questa «vita trinitaria»?[4]«sacramento» di amore, è la forma visibile di Dio-trinità perché la relazione d’amore è radicalmente generante e feconda in ogni atteggiamento e atto di vita quotidiana. La persona, invece, che sceglie liberamente di vivere la verginità consacrata celebra Dio-unicità, ricordando agli sposi che nessun amore per quanto pieno può presumere di sequestrare Dio. La coppia, in quanto relazione d’amore ricorda ai celibi e ai vergini che essi sono incompleti e se non vivono una vita trinitaria di amore donato, sono cembali rumorosi ed eunuchi inutili e sterili. Nell’uno e nell’altro caso, tutti viviamo nel segno sacramentale di una fecondità d’amore che si compie «Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».. La coppia credente che accetta di essere
 
Nota liturgico-pastorale.
Se gustiamo profondamente l’Eucaristia che celebriamo tutte le domeniche, scopriamo che essa ha una struttura trinitaria dall’inizio alla fine.
-    L’azione liturgica si apre nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
-    L’atto penitenziale è una triplice invocazione alla Trinità (Kyrie, Christe, Kyrie, eleison!).
-    La conclusione della colletta, come di ogni preghiera ufficiale della Chiesa, è sempre una formula trinitaria: Per Cristo nostro Signore che è Dio, e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo.
-    Il Gloria a Dio ha una struttura trinitaria: Padre, Figlio e chiude con una dossologia finale trinitaria: Tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo nella gloria di Dio Padre.
-    Il Credo ha una ripartizione trinitaria: Credo in Dio Padre… in un solo Signore Gesù Cristo… nello Spirito Santo
-    Il trisaghion isaiano Santo, Santo, Santo (Is 6,3) nel contesto liturgico acquista una dimensione trinitaria.
-    Tutte le anafore eucaristiche sono trinitarie con una o due epiclèsi cioè invocazioni allo Spirito Santo, prima e dopo le parole dell’istituzione eucaristica.
-    La dossologia finale, «fons et culmen» dell’intera celebrazione eucaristica, è trinitaria: Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a Te, Dio Padre onnipotente nell’unità dello Spirito Santo ogni onore e gloria.
-    L’invocazione Agnello di Dio è triplice prima della comunione: presagio della Trinità che abita in noi.
-    La benedizione finale è trinitaria e si ricongiunge all’inizio perché anch’essa avviene nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
La conclusione: l’Eucaristia è il sacramento della comunione che si fa intimità perché avviene nel segno del banchetto dell’ascoltare e del mangiare insieme a cui siamo invitati dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, un banchetto a cui non partecipiamo da soli, ma insieme ad una grande famiglia nella quale esprimiamo noi stessi come persone, cioè immagine e somiglianza di Dio che relazione di comunione cioè capacità generante amore. Oggi apprendiamo che solo una vita di relazione nell’amore è una vita che somiglia a Dio che è Unità e Trinità d’Amore.
 
PROFESSIONE DI FEDE. Rinnoviamo le promesse battesimali che hanno una struttura trinitaria come il «credo» niceno-costantinopolitano che proclamiamo in genere in quasi tutte le domeniche.
 
Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra? Credo.
Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre?           Credo.
Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna?     Credo.
Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. Questa è la fede che noi ci gloriamo di professare per i meriti dei Patriarchi e delle Matriarche, degli Apostoli e delle Apostole in Cristo Gesù nostro Signore. Amen.
LITURGIA EUCARISTIACA
Presentazione delle offerte e pace. Entriamo nel Santo dei Santi presentando i doni, ma prima, lasciamo la nostra offerta e offriamo la nostra riconciliazione e concediamo il nostro perdono, senza condizioni, senza ragionamenti, senza nulla in cambio: lasciamo che questa notte trasformi il nostro cuore, fidandoci e affidandoci reciprocamente come insegna il vangelo:
 
«Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono» (Mt 5,23-24),
 
Solo così possiamo essere degni di presentare le offerte e fare un’offerta di condivisione. Riconciliamoci tra di noi con un gesto o un bacio di Pace perché l’annuncio degli angeli non sia vano.
Scambiamoci un vero e autentico gesto di pace nel Nome del Dio della Pace.
 
PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE
[La benedizione sul pane e sul vino è tratta dal rituale ebraico] 
Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo; dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane e questo vino, frutto della terra, della vite e del lavoro dell’uomo e della donna; lo presentiamo a te, perché diventi per noi cibo di vita eterna.                                    Benedetto nei secoli il Signore.
 
Preghiamo (sulle offerte).Invochiamo il tuo nome, Signore, su questi doni che ti presentiamo: consacrali con la tua potenza e trasforma tutti noi in sacrificio perenne a te gradito. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
PREGHIERA EUCARISTICA III[5] (Prefazio della Santissima Trinità)
 
Il Signore sia con voi.                        E con il tuo spirito.    In alto i nostri cuori.             Sono rivolti al Signore.
Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.                 É cosa buona e giusta.


E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
In principio era la Sapienza e la Sapienza era presso Dio e la Sapienza era il Lògos (cf Pr 8,22-26).
 
Con il tuo unico Figlio e con lo Spirito Santo sei un solo Dio, un solo Signore, non nell'unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza.
«In principio era il Lògos e il Lògos era volto verso Dio e il Lògos era Dio» (Gv 1,1)
 
Quanto hai rivelato della tua gloria, noi lo crediamo, e con la stessa fede, senza differenze, lo affermiamo del tuo Figlio e dello Spirito Santo.
«Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26).
 
E nel proclamare te Dio vero ed eterno, noi adoriamo la Trinità delle Persone, l’unità della natura, l’uguaglianza nella maestà divina.
I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Santo Santo, Santo, il Signore Dio dell’universo. Osanna nell’alto dei cieli.
 
Gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, non cessano di esaltarti uniti nella stessa lode:
Benedetto colui che viene Nel nome del Signore. Osanna nell’alto dei cieli. Kyrie, elèison! Coriste, elèison! Pnèuma, elèison!
 
Padre veramente santo, a te la lode da ogni creatura.
Benediciamo il Padre, il Figlio e lo Spirito, colui che era che è e che viene, unico Dio (cf Ap 1,4.8; 4,8).
Per mezzo di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, nella potenza dello Spirito Santo fai vivere e santifichi l’universo, e continui a radunare intorno a te un popolo, che da un confine all’altro della terra offra al tuo nome il sacrificio perfetto.
Tu, o Santa Trinità, ci hai creato a tua immagine e ci hai coronato di gloria e onore(cf Sal 8,6).    
 
Ora ti preghiamo umilmente:manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, che ci ha comandato di celebrare questi misteri.
«Giustificati per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo» (Rm 5,1).
 
Nella notte in cui fu tradito, egli prese il pane, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO È IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.
La speranza non delude perché tu sei il Cristo, il pane disceso dal cielo (cf Rm 5,5; Gv 6,41).
 
Dopo la cena, allo stesso modo, prese il calice, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E BEVETENE TUTTI: QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.
Beviamo al calice della salvezza perché  l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo che ci è stato dato(Cf Sal 116/115,13; Rm 5,5).
 
FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.
Quanto il Signore ha ordinato, noi faremo e ubbidiremo (cf Es 24,7)
 
Mistero della fede.
Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice annunziamo la tua morte, Signore, nell'attesa della tua venuta.
 
Celebrando il memoriale del tuo Figlio, morto per la nostra salvezza, gloriosamente risorto e asceso al cielo, nell’attesa della sua venuta ti offriamo, Padre, in rendimento di grazie questo sacrificio vivo e santo.
Dice la Sapienza: Quando il Signore disponeva le fondamenta del mondo, io ero con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno (cf Pr 8,29-30).
 
Guarda con amore e riconosci nell’offerta della tua Chiesa, la vittima immolata per la nostra redenzione; e a noi, che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito.
Lo Spirito di verità che riceviamo nell’Eucaristia ci guida alla Verità tutta intera che è il Signore Gesù (cf Gv 14, 13).
 
Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito, perché possiamo ottenere il regno promesso insieme con i tuoi eletti: con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con i tuoi santi apostoli, i gloriosi martiri, e tutti i santi, nostri intercessori presso di te.
Lo Spirito stesso dichiara al nostro spirito che siamo figli di Dio. Se siamo figli, siamo anche eredi di Dio, coeredi di Cristo, se partecipiamo alle sue sofferenze parteciperemo anche alla sua gloria (cf Rom 8, 16-17).
 
Per questo sacrificio di riconciliazione dona, Padre, pace e salvezza al mondo intero. Conferma nella fede e nell’amore la tua Chiesa pellegrina sulla terra: il tuo servo e nostro Papa Benedetto, il Vescovo Angelo, il collegio episcopale, il clero, le persone che vogliamo ricordare…N.N.… e il popolo che tu hai redento.
Abbiamo ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre!” (cf Rom 8,15).
 
Ascolta la preghiera di questa famiglia, che hai convocato alla tua presenza nel giorno in cui il Cristo ha vinto la morte e ci ha resi partecipi della sua vita immortale.
Gloria al Padre a al Figlio e allo Spirito Santo, unico Dio Santa Trinità. Santo, Santo, Santo ora e sempre.
 
Ricongiungi a te, Padre misericordioso, tutti i tuoi figli ovunque dispersi.
«Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, o beata Trinità» (cf Ord. Messa).
 
Accogli nel tuo regno i nostri fratelli defunti e tutti i giusti che, in pace con te, hanno lasciato questo mondo; ricordiamo tutti i defunti… N.N. … concedi anche a noi di ritrovarci insieme a godere per sempre della tua gloria, in Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale tu, o Dio, doni al mondo ogni bene.
«Signore, sia su di noi la tua grazia e la tua misericordia di Padre e Figlio e Spirito» (Cf Sal 33/32,20).
 
Dossologia [è il momento culminante dell’Eucaristia: il vero offertorio]
 
PER CRISTO, CON CRISTO E IN CRISTO, A TE, DIO, PADRE ONNIPOTENTE, NELL’UNITA’ DELLO SPIRITO SANTO, OGNI ONORE E GLORIA, PER TUTTI I SECOLI DEI SECOLI. AMEN.
 
Idealmente riuniti con gli Apostoli sul Monte degli Ulivi, preghiamo, dicendo:
 

Padre nostro che sei nei cieli
Avunà di bishmaià
sia santificato il tuo nome
itkaddàsh shemàch
venga il tuo regno
tettè malkuttàch
sia fatta la tua volontà
tit‛abed re‛utach
come in cielo così in terra
kedì bishmaià ken bear‛a.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Lachmàna av làna sekùm iom beiomàh
e rimetti a noi i nostri debiti
ushevùk làna chobaienà
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori
kedì af anachnà shevaknà lechayabaienà
e non abbandonarci alla tentazione
veal ta‛alìna lenisiòn
ma liberaci dal male.
ellà pezèna min beishià. Amen!

 
Antifona alla Comunione (Gal 4,6): «E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: “Abbà! Padre!”».
 
Grande Dossologia  Ortodossa 
Gloria a Dio nelle altezze e pace sulla terra tra gli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa! Signore, Re celeste, Dio Padre onnipotente, Signore, Figlio unigenito Gesù Cristo e Spirito Santo!            [Pausa: 1-2-3].
Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi, tu che togli i peccati del mondo accogli la nostra preghiera, tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi, perché tu solo sei il Santo, tu solo il Signore, Gesù Cristo nella gloria di Dio Padre. Amen.            [Pausa: 1-2-3].
Ogni giorno ti benedirò e loderò il tuo Nome nei secoli e per sempre. In questo giorno degnati, o Signore, di custodirci senza peccato. Benedetto sei tu, Signore Dio dei nostri Padri, degno d’ogni lode e gloria è il tuo Nome nei secoli. Amen. [Pausa: 1-2-3].
Venga su di noi, Signore la tua misericordia, perché abbiamo sperato in Te!   [Pausa: 1-2-3].
Benedetto sei tu, Signore, insegnami la tua volontà!
Benedetto sei tu, Signore che insegni le tue vie!
Benedetto sei tu, Signore che hai posto la tua Shekinàh in noi!         [Pausa: 1-2-3].
Sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione, o Signore! 
Ho detto: «Signore, abbi pietà di me, sana la mia anima, perché ho peccato contro di te!».[Pausa: 1-2-3].
Signore, presso di te ho trovato rifugio, insegnami a fare la tua volontà, perché tu sei il mio Dio. [Pausa: 1-2-3].
Presso di te è la fonte della vita, e nella tua luce vedremo la luce: su quanti incontreremo sul nostro cammino estendi la tua bontà e il tuo «Amen»! Amen! Amen![Pausa: 1-2-3].
 
Benedizione e saluto
Il Signore unico Dio che ha scelto Israele come suo popolo, ci benedica e ci protegga,                  
Il Signore Gesù che è venuto in mezzo a noi, ci custodisca nella sua gloria                                
Il Signore che ci consegna il suo Spirito, ci santifichi con la sua benedizione,                                
Venga, unico Dio, e ponga la sua dimora nel nostro cuore e nelle nostre relazioni.        
Venga la Santa Trinità e sia sempre davanti a voi per guidarvi alla pienezza di vita.
Venga la Santa Trinità e sia dietro di voi scudo sicuro per difendervi da ogni male.      
Il Padre del Signore Gesù che invia lo Spirito sia accanto a voi per confortarvi e consolarvi.
 
E la benedizione dell’onnipotente tenerezza della Trinità Santissima,
Padre e Figlio e Spirito Santo
è con tutti voi e con voi rimane per sempre. Amen
 
Termina la celebrazione del sacramento dell’Eucaristia, inizia ora l’Eucaristia nella vita, come segno di trinitario di ciò che abbiamo celebrato: andiamo e portiamo a tutti frutti di risurrezione e di pace.
Andiamo in pace. Rendiamo grazie a Dio.
 
 
Dal Trisàgion della liturgia ortodossa: Preghiera alla Santa Trinità
 
Benedetto sei Tu, Signore, Padre amatissimo, perché nella tua infinita sapienza e bontà  hai creato l’universo e con amore particolare  ti sei chinato sull’uomo, elevandolo alla partecipazione della tua stessa vita. 
Grazie, Padre buono, per averci dato Gesù, tuo Figlio, nostro salvatore, amico, fratello e redentore e lo Spirito consolatore. Donaci la gioia di sperimentare nel cammino verso di Te, la Tua presenza e la tua misericordia, perché la nostra vita intera sia per Te, Padre della vita, principio senza fine, somma bontà ed eterna luce, inno di gloria, lode, amore e ringraziamento.
 
A Te, Padre, per il Figlio nello Spirito Santo, la nostra lode perenne! «In principio Dio creò il cielo e la terra... E Dio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, (...) Dio creò l'uomo a sua immagine; (...) maschio e femmina li creò»(Gen 1, 1. 26. 27).
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv. 3, 16) «Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abba, Padre!» (Gal. 4, 4-6).
 
Signore Gesù, Verbo eterno del Padre, donaci un cuore limpido per contemplare il mistero della tua Incarnazione e del tuo dono d'amore nell'Eucaristia. 
Fa’ che, fedeli al nostro battesimo, viviamo con perseverante coerenza la nostra fede; accendi in noi l'amore che ci fa una cosa sola con Te e i fratelli; avvolgici nella luce della tua grazia; donaci l'abbondanza della tua vita immolata per noi.
A Te, nostro Redentore,al Padre, ricco di bontà e di misericordia,allo Spirito Santo, dono d'infinito amore, lode, onore e gloria nei secoli eterni.
«Ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre» (Fil 2, 11).«Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv. 1, 14).
 
«Mentre Gesù, ricevuto il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di Lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: “Tu sei il mio Figlio prediletto, in Te mi sono compiaciuto”» (Lc 3, 21-22).
«Tutti siamo una sola cosa. Come Tu, Padre, sei in me e io in Te, siano anch'essi in Noi una cosa sola, perchè il mondo creda che Tu mi hai mandato». (Gv 17, 21).
 
Spirito d’Amore, dono del Padre e del Figlio vieni in noi e rinnova la nostra vita. Rendici docili al tuo soffio divino, pronti a seguire i tuoi suggerimenti  nelle vie del Vangelo e dell'amore. Ospite dolcissimo dei cuori, rivestici dello spendore della tua luce, infondi in noi fiducia e speranza, trasformaci in Gesù perché, vivendo in Lui e con Lui, possiamo essere sempre ed ovunque ferventi testimoni della Santa Trinità.
«Lo Spirito attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio... eredi di Dio, coeredi di Cristo» (Rm 8, 16-17). «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre» (Gv 14,16).
 
«Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv. 14, 26).
«Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza»(Gv. 15, 26).
 
In Te crediamo, in Te speriamo, Te amiamo, Te adoriamo, o beata Trinità.
Ave Figlia di Dio Padre, Ave Maria di Dio Figlio, Ave Sposa dello Spirito Santo, Santuario della Santissima Trinità.
 
_____________________________________
© Nota: L’uso di questi commenti è consentito citandone la fonte bibliografica
Paolo Farinella, prete – 30/05/2010 – San Torpete – Genova 
Domenica 9a del Tempo Ordinario – C, Solennità della Santissima Trinità.
 


 

APPENDICE
 
STORIA DI CLARA GRASSO FIORAVANTI
(La Spezia il 13 gennaio 1916 – Genova 24 novembre 2007)
 
Dedicata alle COLONNE NASCOSTE della RESISTENZA
Questa è la storia di Clara, mia madre[6], che fin da  piccola mi raccontava.
Dopo l’8 settembre del ’43 l’Italia era divisa in due: da una parte gli americani e dall’altra i tedeschi. Mio padre, militare di carriera, era rimasto tagliato via dalla famiglia, giù in Bassa Italia non si sapeva dove….e mia madre su, in Alta Italia, a La Spezia, con i 4 bambini e sua madre. Clara non si perse d’animo, andò dal Prefetto della Città e gli chiese un lavoro: lui prima le diede un obolo, ma lei risoluta gli disse che non voleva una elemosina, ma lavorare per mantenere i suoi figli. E fu così che venne impiegata all’Arsenale Militare di La Spezia. I bombardamenti all’Arsenale erano sempre più frequenti, a mano a mano che gli americani avanzavano e lei , che aveva benedetto quel lavoro , ora ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma a casa c’era la fame.
Allora, quando la sirena suonava, lei correva, correva fino a perdere tutto il fiato che aveva in corpo, percorreva il ponte girevole, e proprio lì su quel ponte la paura diventava più forte di lei e sentiva le gambe che le cedevano: un giorno non riuscì più a dominarla e crollò in ginocchio sul ponte girevole, mentre tutt’intorno la gente correva verso il rifugio, e si sentiva in lontananza il rombo feroce dei bombardieri, e l’urlo disperato delle sirene. Per un attimo pensò che era la fine, pensò ai suoi figli, a sua madre, e in quel momento sentì due grandi mani, che la sollevavano e un uomo grande e forte, con una divisa da marinaio, la prese in braccio e la condusse verso la salvezza.
Pochi giorni dopo, Clara, iniziò a vedere i primi camion tedeschi, là, fuori della porta principale dell’Arsenale. I camion su cui venivano caricati gli operai, che, dicevano, venivano portati in Germania, a “lavorare”. Clara capì che qualcosa di grave stava succedendo, e pensò che non poteva rimanere a guardare! Così iniziò la sua resistenza civile. Quando usciva dall’Arsenale e vedeva il camion dei tedeschi, pronto per ghermire come un uccello rapace la vita degli operai, lei si avvicinava alla sentinella della porta da cui era appena uscita, e con coraggio mascherato da una disinvolta recitazione , gli chiedeva di rientrare perché aveva dimenticato qualcosa di importante e doveva tornare a prenderlo. Clara era molto giovane e molto bella, e forse i suoi grandi occhi neri avevano incantato le guardie delle porte, ingannandole. Camminava tranquilla, come se niente fosse, e poi entrava in un reparto, si avvicinava al capo officina e come se gli dicesse una battuta scherzosa, gli sussurrava “Oggi non uscite da Porta Marola”. E quella frase veniva ripetuta di bocca in bocca, e centinaia di operai quel giorno si sarebbero salvati. L’aquila non avrebbe potuto ghermirli.
Clara rischiava grosso, lo sapeva, ma il suo senso di giustizia era più importante della paura. Un giorno non andò a lavorare, era ammalata, e quel giorno portarono via Francesco, il marito di Elsa, la sua più cara amica. Ancora oggi, Clara, non si perdona di non averlo salvato. Francesco, non ritornò più da “ Mathausen”. Era arrivato il Natale del ‘44, quello dei gnocchi di patate dolci conditi con un sugo che si tagliava a pezzi , e che tutto sapeva tranne che di pomodoro. Non c’era più né luce né gas, e neanche da mangiare. Qualcuno aveva detto a Clara che a Parma c’era di tutto.
Clara vendette le ultime cose di valore tra cui il suo anello di fidanzamento con il brillante; la fede nuziale l’aveva già data alla Patria. Si fece prestare un carretto e con Elsa, iniziò a salire su, verso il Passo della Cisa, poi scese giù e fu a Parma. Qui comprò tutto quello che trovò: farina, uova, latte, burro, riso. Clara ed Elsa riempirono il carretto e iniziarono il viaggio di ritorno. Il carretto ora era pesante. La stanga le batteva sui piedi e le gambe, ma Clara era così contenta che non sentiva il dolore. D’un tratto un posto di blocco tedesco. Clara ed Elsa vengono rinchiuse in un pagliaio con altre persone. I partigiani avevano ucciso un tedesco e per rappresaglia loro sarebbero state uccise.
Clara, quella notte non dormì, pensò ai suoi figli e a sua madre a casa da soli, senza di lei che provvedeva materialmente a loro, e pensò al carretto e a tutto quel ben di Dio che non avrebbero potuto mangiare. Clara non pensava che di lì a poco sarebbe morta, si rammaricava per i suoi cari, e la sua preoccupazione era quella di non sapere come avrebbero fatto senza di lei. All’alba si sentirono in lontananza degli spari,  poi il silenzio. Clara pensò che ormai era giunta la sua ora. Abbracciò forte Elsa e con il cuore che batteva come un tamburo guardò la porta del pagliaio aprirsi. Un partigiano si era auto denunciato ed era stato giustiziato. Clara pensava con gratitudine a quell’uomo che non aveva permesso una strage, afferrò saldamente il carretto e iniziò quasi a volare, giù per la strada ormai in discesa della Cisa.
 
Genova, 25 aprile 2006


Mia madre mi ha lasciata
di Franca Fioravanti
 
Il mio dolore è qualcosa di grande e infinito come il mare, perché mia madre era un essere speciale. Si chiamava Clara, e lei era come il suo nome: chiara, trasparente e luminosa. Tenera e gioiosa, forte e fragile allo stesso tempo. Mia madre aveva iniziato a dipingere, manifestando un suo talento, all’età di 76 anni. In tempo di guerra aveva salvato dalle deportazioni naziste tanti operai che lavoravano all’Arsenale Militare della Spezia, città in cui era nata e in cui era cresciuta in una famiglia ricca di tradizioni e creatività. La città le aveva consentito di conoscere mio padre, un giovane e brillante ufficiale dell’Aeronautica, con cui convolò a nozze a soli 18 anni.
 
Mia madre mi ha insegnato ad essere coraggiosa e a sdrammatizzare, a essere superiore alle bassezze umane, a far sì che tutto diventi festa, epifania. Mi ha insegnato il rispetto per il prossimo, e anche il sacrificio. Mi ha insegnato la speranza e la fede in se stessi. Mi ha insegnato che l’amore esiste, anche nei momenti più duri e difficili, e che è quello che regge il mondo. Tutto questo con l’esempio della sua vita, che è stata lunga, a volte difficile e dura, ma anche molto ricca di gioie e di affetti.
 
Mia madre aveva un sorriso che le illuminava il viso, gli occhi brillanti di un’anima viva, fino alla fine, lucida e consapevole del tempo a cui era chiamata a rispondere. Voglio rivelare una delle tante storie che lei mi raccontava, per fartela conoscere e ricordarla insieme a te.
 
Dopo l’8 settembre del ’43 l’Italia era divisa in due, da una parte gli americani e dall’altra i tedeschi. Mio padre, militare di carriera, era rimasto tagliato via dalla famiglia, giù in Bassa Italia non si sapeva dove, e mia madre su, in Alta Italia, a La Spezia, con i suoi quattro figli e sua madre. Clara non si perse d’animo, andò dal Prefetto della Città e gli chiese un lavoro, lui prima le diede un obolo, ma lei, risoluta, gli disse che non voleva una elemosina, ma lavorare per mantenere i suoi figli. E fu o così che venne assunta all’Arsenale Militare di La Spezia.
 
I bombardamenti all’Arsenale erano sempre più frequenti, a mano a mano che gli americani avanzavano e lei, che aveva benedetto quel lavoro, ora ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma a casa c’era da combattere la fame. Quando la sirena suonava, lei correva, correva fino a perdere tutto il fiato che aveva in corpo, percorreva il ponte girevole, e proprio lì su quel ponte la paura diventava più forte di lei e sentiva le gambe che le cedevano: un giorno non riuscì più a dominarla e crollò in ginocchio sul ponte girevole, mentre tutto intorno la gente correva verso il rifugio, si sentiva in lontananza il rombo feroce dei bombardieri, e l’urlo disperato delle sirene. Per un attimo pensò che fosse la fine, pensò ai suoi figli, a sua madre, e in quel momento sentì due grandi mani che la sollevavano, e un uomo grande e forte, con una divisa da marinaio, la prese in braccio e la condusse verso la salvezza.
 
Pochi giorni dopo, Clara, iniziò a vedere i primi camion tedeschi, fuori della porta principale dell’Arsenale. I camion su cui venivano caricati gli operai, che, dicevano, venivano portati in Germania, a “lavorare”. Clara capì che qualcosa di grave stava succedendo, e pensò che non poteva rimanere a guardare! Così, iniziò la sua resistenza civile. Quando usciva dall’Arsenale e vedeva il camion dei tedeschi, lei si avvicinava alla sentinella della porta da cui era appena uscita, e con coraggio mascherato da una disinvolta recitazione, gli chiedeva di rientrare perché aveva dimenticato qualcosa di importante e doveva tornare a prenderlo.
Clara era molto giovane e molto bella, e forse i suoi grandi occhi neri avevano incantato le guardie delle porte, ingannandole. Camminava tranquilla, come se niente fosse, e poi entrava in un reparto, si avvicinava al capo officina e come se gli dicesse una battuta scherzosa, gli sussurrava “Oggi non uscite da Porta Marola”. E quella frase veniva ripetuta di bocca in bocca, e centinaia di operai quel giorno si sarebbero salvati.
 
Clara rischiava grosso, lo sapeva, ma il senso di giustizia era più forte della paura.
 
Questo è uno dei motivi per cui vivrà sempre dentro di me.
 
Franca Fioravanti
 
                                                                                                       
_____________________
 
Teatro delle Nuvole
Scuola Laboratorio, ricerca, sperimentazione e creazione teatrale
Cell. 3381874187 
 


[1] Egli è autore oltre che del De divinis officiis, dove egli spiega il significato delle cerimonie liturgiche, dei Commentaria in Evangelium sancti Iohannis, del De voluntate Dei e del De sancta Trinitate et operibus eius, opera in 42 libri, in cui illustra il suo pensiero sulla periodi dazione della storia. Egli, infatti, divide la storia del mondo in tre periodi commisuratio alle tre persone della Trinità. Il primo va dalla creazione al peccato di Adamo ed è attribuito all’opera di Dio padre; il secondo, va dal peccato originale alla morte in croce di Gesù, che ne diventa il protagonista; il terzo periodo, infine, va dalla resurrezione alla fine del mondo (escatologia) ed è dominato dalla presenza dello Spirito santo.
 
[2] X. Léon-Dufour, «Situation littéraire de Rom. 5», in Rech. Sc. Rel. (1963), 83-93.
[3] Parte di questa omelia è stata pubblicata su Adista, 37 (26-05-2007) 15 con il titolo «Nemmeno Dio può essere solitario».
[4] San Proclo di Costantinopoli (411-485) chiamava Maria «Sanctae Trinitatis domicilium – dimora della Santissima Trinità» (Oratio VI, 17). In un contesto come quello ebraico Gesù era blasfemo e meritava la morte per essersi dichiarato «Figlio di Dio» (Mt 23,63-65).
[5] La Preghiera eucaristica III è stata composta ex novo su richiesta di Paolo VI in attuazione alla riforma liturgica voluta dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Non ha un prefazio proprio, ma mobile e per questo, forse, ha finito per essere scelta, nella pratica, come la preghiera eucaristica della domenica.
[6] Da «Memorie dalla resistenza», testo scritto da Franca Fioravanti, figlia di Clara.


Mercoled́ 26 Maggio,2010 Ore: 14:53
 
 
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