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www.ildialogo.org Domenica 7a di Pasqua C - Ascensione del Signore - 16 maggio 2010,di don Paolo Farinella, prete

Domenica 7a di Pasqua C - Ascensione del Signore - 16 maggio 2010

di don Paolo Farinella, prete

Siamo giunti alla penultima domenica del periodo pasquale: domenica prossima è la solennità di Pentecoste che chiude la «cinquantina» pasquale. Oggi celebriamo la memoria dell’Ascensione del Signore che bisogna comprendere altrimenti la svalutiamo riducendola ad un evento materiale quasi che Gesù per «salire al cielo» avesse bisogno di un ascensore. Dobbiamo stare attenti al linguaggio che esprime una realtà, a volte descrittiva, a volte simbolica. Il linguaggio dell’ascensione appartiene alla categoria della simbologia.
Abbiamo detto tante volte, e lo ripeteremo ancora, che per esprimere la complessità degli eventi che riguardano la persona e la vita di Gesù usiamo l’espressione sintetica «mistero pasquale», divenuta una formula tecnica di fede che bisogna capire bene perché rischia di essere incomprensibile e fonte di confusioni e superficialità. Questa formula catechetica comprende cinque momenti: la passione, la morte, la risurrezione, l’ascensione di Gesù e la pentecoste. Ognuno di questi momenti rivela un aspetto della vita del Risorto senza esaurirne il contenuto: ognuno di essi contempla «tutta la vita» del Signore da un angolo di prospettiva particolare.
Il Concilio vaticano II nella costituzione sulla liturgia Sacrosanctum concilium (= SC) afferma che Dio nella pienezza dei tempi mandò il suo Figlio a compiere la redenzione umana e la piena glorificazione di Dio «specialmente per mezzo del mistero pasquale della sua beata Passione, Risurrezione da morte e gloriosa Ascensione» che gli Apostoli predicarono e noi realizziamo nei sacramenti, soprattutto nell’Eucaristia[1]on indica più, come in origine, qualcosa di nascosto che deve essere manifestato, ma è diventato sinonimo di «sacramento» che presso i Padri della Chiesa assume il significato di intervento salvifico di Dio nella storia degli uomini realizzato nella persona di Gesù. «Mistero» pertanto è la realtà della salvezza che si fa nostra storia e si manifesta nel suo svolgersi, come realizzazione dell’eterno piano divino relativo alla salvezza dell’umanità. Secondo l’autore della «Prima lettera a Timoteo», il mistero pasquale comprende sei momenti della vita di Gesù: «Non vi è alcun dubbio che grande è il mistero della vera religiosità: egli fu manifestato in carne umana e riconosciuto giusto nello Spirito, fu visto dagli angeli e annunciato fra le genti, fu creduto nel mondo ed elevato nella gloria» (cf 1Tm 3,16). Nell’elenco del Concilio manca la Pentecoste che viene citata nel paragrafo successivo[2]. Lo sviluppo del significato della parola greca «mystèrion» ha una storia biblica alquanto complessa, segno che merita attenzione[3]. Essa ormai n[4]. In termini più catechistici: incarnazione, passione, morte, risurrezione, pentecoste, missione, ascensione.
L’Ascensione è uno di questi aspetti e mette in evidenza il versante divino della personalità di Gesù che viene posto sullo stesso piano del Padre e dello Spirito. In sostanza dire che Gesù è asceso al cielo e dire che Gesù è Dio è la stessa cosa. Non dobbiamo prendere i racconti evangelici di ascensione alla lettera: saremmo materialisti. Bisogna leggerli secondo il loro genere letterario proprio che è diverso per ogni evangelista. Solo Marco (cf Mc 16,19) e Luca parlano dell’Ascensione e Luca ne parla due volte: alla fine del Vangelo (cf Lc 24,50-53) in prospettiva liturgica e all’inizio degli Atti (cf At 1,9-12) in prospettiva cosmica. Mt parla della missione della Chiesa senza riferimento esplicito all’Ascensione (cf Mt 28,16-20) e Gv non ne parla affatto perché per lui il «mistero pasquale» si compie in un solo atto: l’esaltazione di Gesù in croce che diventa così il trono della gloria, quella che Gesù aveva prima della creazione del mondo (cf Gv 17,5; Mishnàh, Pirqè ’Avot V,6).
L’eucaristia è l’ingresso in questa dimensione divina e anche il prolungamento del «mistero pasquale», il luogo della nostra esperienza di Cristo nella Parola, nel sacramento e nella Assemblea inviata in missione ed è anche la scuola che ci introduce nel cuore stesso della Trinità perché ci rimanda costantemente alla nostra responsabilità nella storia: «Perché state a guardare il cielo?» (At 1,11), ora è tempo di andare perché il mondo ha diritto di conoscere il disegno di Dio. Andiamo incontro al Signore con l’antifona d’ingresso (At 1,11): «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».
 
Spirito Santo, tu hai formato gli apostoli nei quaranta giorni dopo Pasqua,               Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei l’acqua viva del battesimo che alimenta la fede,                                   Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu hai compiuto la promessa del Risorto, rinnovando l’umanità,                    Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei la forza che discende sugli apostoli per farli testimoni,              Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu guidasti gli apostoli a Gerusalemme, Galilea e in tutta la terra,                    Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu hai sostenuto la fedeltà di Paolo prigioniero alla sua vocazione,                 Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu costruisci sempre l’unità della Chiesa nel segno della Trinità,                     Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu hai svelato a Paolo il mistero nascosto perché lo rivelasse,             Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei l’anima di quanti vanno nel mondo a predicare il Vangelo,                   Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu apri i cuori e le menti al ricevere il battesimo della salvezza,                      Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu c’introduci nel santuario del sangue prezioso di Cristo,                              Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu ci disponi all’incontro finale con il Cristo alla fine dei tempi,                     Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu converti i cuori perché accedano alla conversione e al perdono,                Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu modelli la nostra coscienza perché viva stili di testimonianza,                    Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu sei la benedizione che il Figlio ha lasciato come pegno d’amore,    Veni, Sancte Spiritus!
Spirito Santo, tu ci guidi per le strade del mondo alla ricerca del Dio nascosto,                    Veni, Sancte Spiritus!
 
Nel giorno dell’Ascensione, prendiamo coscienza della nostra dimensione missionaria: non abbiamo infatti ricevuto il battesimo «ad uso personale», ma nella prospettiva della missione della Chiesa. Essere battezzati nell’acqua e nello Spirito Santo significa ricevere la consacrazione missionaria in vista del Regno. Gesù si sottrae alla nostra vista per lasciare intatta la nostra responsabilità di fronte al mondo, davanti al quale da oggi la credibilità di Dio è affidata alla nostra fedeltà credibile. Diventiamo responsabili della credibilità di Dio. Facendoci carico della sete di salvezza che c’è in tutto il mondo, accostiamoci ad ogni uomo e donna
 
(ebraico)
Beshèm
ha’av
vehaBèn
veRuàch
haKodèsh.
Amen.
(italiano)
Nel Nome
del Padre
e del Figlio
e dello Spirito
Santo.
 
Il Signore, si è sottratto alla nostra vista per rendersi visibile negli eventi della storia e nel volto dei fratelli. Forse ci siamo addormentati, forse ci siamo distratti, forse dobbiamo chiedere perdono per tutte le volte che non abbiamo riconosciuto la sua Presenza nella quotidianità della nostra esistenza, preferendo chiuderci nella sicurezza apparente del nostro egoismo. Domandiamo perdono per essere in grado di vedere il Signore della Gloria nell’oscurità della nostra esperienza.
 


 

Signore, ascendi al cielo per insegnarci a vederti senza vedere, perdona la poca fede,                     Kyrie, eleison!
Cristo, tu lasci la responsabilità di renderti credibile, perdona le nostre contraddizioni,                   Christe eleison!
Signore, tu ci comandi di non cercarti tra le nubi, perdona i nostri morti spiritualismi,                     Pnèuma, eleison!
Cristo, tu ci mandi nel mondo in missione, perdona la nostra colpevole pigrizia                              Christe eleison!
Signore, per quando non ti abbiamo incontrato nel volto di ogni fratello e sorella,               Kyrie, eleison!
 
Dio onnipotente che nell’Ascensione al cielo del Signore Gesù fonda la missione della Chiesa inviata a tutti gli uomini e a tutti i popoli, ci doni la nostalgia del cielo, la gioia di vivere sulla terra, la forza di sopportare la fatica di crescere in pienezza e armonia insieme al perdono dei nostri peccati per la sua grande e infinita misericordia.
Perché grande è la tua misericordia, Signore, è infinito il tuo perdono, o Redentore d’Israele!
 
GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. [breve pausa 1-2-3]
 
Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre: tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. [breve pausa 1-2-3]
 
Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo: [breve pausa 1-2-3]
 
Gesù Cristo con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre. Amen.
 
Preghiamo (colletta). Padre giusto e santo, da te procede il Verbo della vita nella comunione del tuo Spirito; fa’ che il popolo da te redento formi una perfetta unità nel vincolo del tuo amore, perché il mondo creda in colui che tu hai mandato, Gesù Cristo, principio e termine di tutta la creazione. Egli è Dio, e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
 
Mensa della Parola
Prima lettura At 1,1-11. Luca riporta due racconti dell’ascensione: uno a conclusione del Vangelo (cf Lc 24,44-53) e l’altro come introduzione al libro degli Atti (cf At 1,1-11). Il primo ha una impostazione liturgica (cf Sir 50,20; Num 6; Eb 6,19-20; 9,11-24) ed è un genere letterario di tipo documentale. Il secondo che ha un’ispirazione cosmica e missionaria, ha un andamento più mitico e deve essere interpretato in modo simbolico. Il racconto del vangelo (come anche Mt) presenta l’Ascensione come un «momento» del mistero pasquale, mentre il racconto degli Atti lo descrivono in maniera «fisica» ed esige un modo di lettura non fondamentalista, ma simbolico. La risurrezione di Gesù in questo contesto è la premessa di una nuova vita che ha inizio con la missione della Chiesa la quale prolunga nel tempo degli uomini la Dimora/Shekinàh di Cristo risorto.
 
Dagli Atti degli apostoli At 1,1-11
Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. 10Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro 11e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo». - Parola di Dio.
 
Salmo responsoriale 47/46, 2-3; 6-7; 8-9. Il Sal 47/46 è il 1° di un gruppo di salmi che gli studiosi chiamano «salmi del Regno» (cf anche Sal 93;96-98) perché celebra la regalità finale di Dio che prende possesso della lode di tutti i popoli. In questo stesso senso è detto anche «inno escatologico» perché contempla l’umanità nel suo esito finale. Nell’Eucaristia non solo anticipiamo la fine del mondo, ma nutriamo la speranza di giungervi preparati.
 
 


Rit.Ascende il Signore tra canti di gioia.
1. 2 Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
3 perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra. Rit.
2. 6 Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
7 Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni. Rit.
3. 8 Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
9 Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo. Rit.


 
Seconda lettura Eb 9,24-28; 10,19-23. Un sacerdote ebreo convertito al cristianesimo si rivolge ai cristiani provenienti dal Giudaismo che non hanno più accesso al tempio e ai sacrifici: egli li aiuta a capire che nulla è stato perduto perché ora Gesù Cristo è il nuovo ed eterno sacerdote che ha superato il sacerdozio levitico. Il brano di oggi descrive Cristo che realizza perfettamente la festa di Yom Kippur – Giorno dell’espiazione, come è prescritto dal libro del Levitico (cf Lv 16,11-16) e nel rispetto del rituale: Gesù entra nel Santo dei Santi come sommo sacerdote (cf Lv 16,24.26.27b) e vi compie l’espiazione versando non il sangue di animali, ma il suo stesso sangue (cf Lv 16,24.28a). Anche i cristiani al seguito del Cristo accedono direttamente al santuario, esercitando il loro sacerdozio che li porta a superare ogni divisione tra sacro e profano perché ora si celebra la liturgia dell’amore che trova il suo centro e il suo fine nel sacramento dell’Eucaristia.
 
Dalla lettera agli Ebrei 9,24-28; 10,19-23
24 Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. 25 E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: 26 in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. 27 E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, 28 così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza. 10,19 Fratelli, poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, 20 via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, 21 e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, 22 accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. 23 Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso. - Parola di Dio.
 
Vangelo Lc 24,46-53. Fra le molteplici tradizioni sulle modalità dell’ascensione, l’evangelista Luca appartiene alla tradizione più sobria e discreta espressa da Marco (cf Mc 16,19), da cui tuttavia si discosta sottolineando aspetti «fisici» dell’Ascensione come l’adorazione degli apostoli (cf Lc 24,52). Per Lc l’ascensione avviene «verso Betania» che fa pensare all’orto degli Ulivi dove patì la passione: il luogo della sofferenza diventa teatro della gloria, oppure più verosimilmente al Monte degli Ulivi, dove la tradizione conserva un memoriale dell’Ascensione. Per la loro peculiare antropologia, gli Ebrei non possono concepire la sopravvivenza dell’anima separata dal corpo perché essi costituiscono un unità inscindibile. In fondo la fede cristiana non è fondata sulle ragioni che può dare l’autopsia: ad essa è sufficiente percepire il «senso» degli eventi e qui l’Ascensione significa che la morte non ha avuto l’ultima parola su Gesù, ma egli vive e con la sua vita vittoriosa sulla morte ha inaugurato un cosmo e un ordine nuovi: di questa novità gli apostoli sono garanti e testimoni[5].
 
Canto al Vangelo Mt 28,16-20
Alleluia. Andate e fate discepoli tutti i popoli, dice il Signore, / ecco, io sono con voi tutti i giorni, / fino alla fine del mondo. Alleluia.
 
Dal Vangelo secondo Luca 24,46-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 46 «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47 e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48 Di questo voi siete testimoni. 49 Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». 50 Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51 Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52 Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. - Parola del Signore.
 
Sentieri di omelia
Racconti di ascensioni non sono nuovi nella Scrittura. Il patriarca prediluviano Enoch che «camminò con Dio» (Gen 5,22.24) fu rapito al cielo (cf Gen 5,24) all’età di 365 anni, cioè al compimento di un ciclo solare, quasi a dire che tutta la sua vita risplendette davanti a Dio come un sole. Il profeta Elia venne assunto in cielo su un carro di fuoco con una scenografia degna di un film-kolossal: «Mentre [Elia ed Eliseo] continuavano a camminare conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo» (2Re 2,11). Il profeta Daniele per descrivere il Messia, ci presenta il Figlio dell’uomo «con le [Lxx: “sulle”] nubi del cielo» (Dn 7,13), accennando così ad una ascensione maestosa. Anche nella letteratura apocrifa si parla di «ascensioni» come, p. es., ne «L’ascensione di Isaia», che narra del viaggio del profeta attraverso i sette cieli[6]. Non è una novità, quindi, che anche Gesù «ascenda al cielo», chiudendo così l’elenco delle apparizioni del risorto.
La 1a lettura riporta il racconto di ascensione che fa parte del prologo di Atti che segue immediatamente il 1° racconto di ascensione che conclude il libro del vangelo (24,44-53). Questa duplice attenzione all’Ascensione (conclusione del vangelo e inizio degli Atti) è segno che Luca vi attribuisce una grande importanza. Il racconto del vangelo ha un andamento liturgico-celebrativo che sottolinea l’idea che la celebrazione sacramentale ha in sé il germe della missione, diversamente è solo un’eco vuota e muta di un ritualismo morto. Una liturgia perfetta ripiegata su se stessa, che non parla al cuore e alle passioni delle persone è inutile a Dio e al mondo. E’ il rischio dello spiritualismo che è l’essenza della disincarnazione dalla storia contro cui si schiera il racconto di Atti, che, invece, descrive l’Ascensione come valore cosmico, ponendola a fondamento della missione nella storia. Gli angeli, infatti, rimandano gli apostoli sulle strade del mondo con un dolce rimprovero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo» (At 1,11). L’Ascensione del Signore descritta in termini cosmici coincide con l’inizio del tempo della Chiesa che nasce come segno del rinnovamento del mondo intero. S’instaura un nuovo Eden che prende il posto di quello di Adam ed Eva, un Eden cosmico che riflette la gloria del Signore risorto.
Strana festa l’Ascensione! Nel momento in cui Gesù «è assunto in cielo», rimanda gli uomini sulla terra. Egli torna in quel mondo divino da cui era venuto, ma invia i suoi apostoli in missione nel cuore della terra. Si sottrae alla vista dietro una nube (v. 9) e lascia la sua Shekinàh-Dimora/Presenza nella missione e nella parola dei suoi discepoli. Qual è il senso di questa festa così «singolare» e così pericolosa se non si comprende nella sua dimensione biblica? Il vangelo di oggi si conclude con una scena liturgica: «Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo» (Lc 24,51). Tralasciando il singolo testo vediamo il senso generale alla luce della Scrittura che ci aiuta a capire come l’Ascensione è l’esito finale di un lungo percorso o processo di maturazione delle fede, di cui spesso i cristiani non ne comprendono l’importanza, limitandosi a considerarla come la conclusione della vita terrena di Gesù.
a)      Primo momento: i testi parlano di Cristo salito in cielo e «assiso alla destra di Dio» (Rom 8,34) per dire che Gesù non ha più una esistenza terrena, ma ora vive sul versante divino, essendo Dio.
b)      Secondo momento: ancora nella prima generazione (Lc 24,44-53 e At 1,1-11) risponde allo smarrimento della comunità dei fedeli disorientati dalla piega che avevano preso gli avvenimenti: come vivere sulla terra ora che il Cristo è scomparso? Lc colloca l’ascensione nel solco biblico e affermando che «fu portato su, in cielo» (24,51), accenna alla persona di Elia che nella tradizione giudaica deve ritornare per preparare l’avvento finale del Regno. Ancora Gesù che sale al cielo e si sottrae alla vista dietro una nube (prima lettura: At 1, 9) somiglia al Sommo Sacerdote che scompare dietro il velo del Tempio per entrare nella Shekinàh-Dimora (cf Eb 6,19-20; 9,24)[7] dove offre una nube d’incenso che onora Dio nello stesso momento in cui lo nasconde. Dio è il Presente Assente.
c)      Terzo momento: la seconda generazione cristiana non si interroga più sulla partenza di Gesù, ma come egli possa restare presente nella vita dei credenti. La risposta concorde degli scritti nel NT è semplice: Cristo è presente nella missione dentro la storia dove si compie la testimonianza dei discepoli: Matteo è più preciso: perché parla di missione apostolica, di battesimo e di vangelo annunciato (Mt 28,16-20; cf Ef 2,4-7; 4,10).
d)      Quarto momento: di fronte al problema della incredulità e della perseveranza, di fronte alle difficoltà di una chiesa che ormai si struttura in «istituzione», di fronte ad un fervore stanco, l’Ascensione è un modo concreto per spingere ad operare nel mondo con la speranza certa che tutto quello che viviamo è radicato nella Presenza del Signore risorto che dà senso e compimento alla nostra vita come testimonianza. La fede nel Signore risorto è un dono a cui bisogna aprirsi, non un premio da conquistare. Riprendiamo quanto dicevamo lo scorso anno:
 
Conclusioni applicative. L’ascensione è l’ultimo atto terreno di Gesù che inaugura il tempo della Chiesa che va dall’Ascensione fino alla fine della storia, cioè al raduno universale. L’Ascensione non riguarda solo la cronologia della vita del Signore sulla terra, ma la missione universale che è la caratteristica del compito lasciato da Gesù agli apostoli. In un tempo come il nostro dove si vuole ridimensionare il Cristianesimo come realtà di una porzione dell’umanità, identificata in quella cultura occidentale che tanta parte ha avuto ed ha negli squilibri di giustizia mondiali, riflettere sull’Ascensione significa capire le fondamenta della nostra fede e rafforzare il rifiuto di una religione supporto di una cultura o di una civiltà. Alla luce della Ascensione, lo stesso simbolo del «crocifisso», divenuto ormai simbolo di divisione e di guerra di religione, acquista una luce nuova e un senso inequivocabile. Nel momento in cui Gesù «ascende al cielo» dichiara che nessuna cultura lo può catturare e tenere prigioniero perché egli ora può esprimersi in ogni cultura, in ogni lingua, popolo e nazione.
            La chiesa è in stato di missione permanente, ma oggi lo è specialmente nei confronti di se stessa perché i suoi figli sono molto lontani dalla madre o forse la madre si è talmente rintanata nell’intimo della sua casa da perdere il contatto con i suoi figli rimasti sulla strada. Se c’è una «ascensione» vuol dire che prima c’è stata una «discesa», una incarnazione che è avvenuta in «un popolo» concreto e distinto: Gesù non è stato un uomo «generico», ma è stato un uomo «orientale, palestinese, ebreo». Con l’ascensione l’uomo Gesù, «ebreo di nascita», diventa il Dio di tutta l’umanità, colui che tutti i popoli e ogni singola persona può incontrare nella testimonianza (missione) degli apostoli, nel battesimo, nella parola udita.
Un altro elemento essenziale della festa di oggi consiste nel fatto che l’Ascensione è la risposta di Dio Padre all’obbedienza del Figlio: in lui si salda per sempre l’umano e il divino, il tempo e l’eternità, il finito e l’infinito, l’onnipotenza e la caducità. L’ascensione vuol dire che da ora non è più possibile una storia dell’umanità senza la storia di Dio e la storia di Dio senza la storia dell’umanità, di ogni singola persona umana che diventa così «comandamento» visibile e incarnato della Presenza di Dio. Inizia l’èra della chiesa, iniziano i penultimi tempi, i giorni della nostra esperienza che ci separano dalla fine del mondo, quando il Signore ritornerà di nuovo sulla terra per radunare tutti i popoli nell’unico ovile che è la città di Gerusalemme[8]. Nell’attesa noi celebriamo l’Eucaristia, il sacramento della missione e della parola, il sacramento che ci libera da ogni particolarismo e ci apre all’ascensione, cioè c’introduce nell’intimità con Dio perché rivela a noi stessi che siamo nel mondo sacramento visibile della credibilità di Dio e testimoni del suo amore sconfinato. Ascensione per noi significa anche che nessuna «discesa» è definitiva, ma che dentro di noi c’è il dna del mondo di Dio, il sigillo della sua vita e che nessun fallimento può dire l’ultima parola su di noi perché siamo chiamato ad «ascendere» al cielo, ad andare in alto per abitare «con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità» del cuore di Dio (Ef 3,18).
 
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
 [Pausa: 1-2-3]

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli. Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato; della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito Santo si é incarnato nel seno della Vergine Maria e si é fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno é risuscitato, secondo le Scritture; é salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. [Pausa: 1-2-3]
 
Credo nello Spirito Santo, che é Signore e da la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre e il Figlio é adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti. [Pausa: 1-2-3]
 
Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
 
Preghiera dei Fedeli [Intenzioni libere]
MENSA EUCARISTICA
Entriamo nel Santo dei Santi presentando i doni, ma prima, come insegna il vangelo (cf Mt 5,24), deponiamo la nostra offerta e riconciliamoci tra noi e con quanti abbiamo conti in sospeso per essere degni di presentare «l’offerta pura e santa di Melchìsedech perché diventi il pane santo della vita eterna e calice della nostra salvezza» (cf Canone romano).
 
La pace del Signore sia con tutti voi e con quanti toccherete con la vostra vita.
E’ con il tuo spirito. Il Signore della Pace sia con noi.
 
Scambiamoci un vero e autentico gesto di pace nel Nome del Dio della Pace.
 
Presentazione delle offerte [la benedizione sul pane e sul vino è tratta dal rituale ebraico]
Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo; dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane e questo vino, frutto della terra, della vite e del lavoro dell’uomo e della donna; lo presentiamo a te, perché diventi per noi cibo di vita eterna.                         Benedetto nei secoli il Signore.
 
Preghiamo perché il nostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente.
Il Signore riceva il sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.
 
Preghiamo (sulle offerte). Accogli, Signore, il sacrificio che ti offriamo nella mirabile ascensione del tuo Figlio, e per questo santo scambio di doni fa’ che il nostro spirito si innalzi alla gioia del cielo. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
PREGHIERA EUCARISTICA II (detta di Ippolito, prete romano del sec. II)
Prefazio dell’Ascensione del Signore I - Il mistero dell’Ascensione

Il Signore sia con voi.                         E con il tuo spirito.  In alto i nostri cuori.    Sono rivolti al Signore.
Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.                    E’ cosa buona e giusta.

È cosa buona e giusta, che tutte le creature in cielo e sulla terra si uniscano nella tua lode, Dio onnipotente ed eterno:
 «Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio». (At 1,3).

 
Il Signore Gesù, re della gloria, vincitore del peccato e della morte, oggi sale al cielo  tra il coro festoso degli angeli. Egli fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.  Fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo». I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell’alto dei cieli (At 1,2.9).

Mediatore tra Dio e gli uomini, giudice del mondo e Signore dell’universo, non si è separato dalla nostra condizione umana, ma ci ha preceduti nella dimora eterna, per darci la serena fiducia  che dove è lui, capo e primogenito, saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria.
Osanna al Figlio di Davide. Benedetto nel Nome del Signore colui che viene. Santo, Santo, Santo, il Signore Dio dell’universo.
 
Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,l’umanità esulta su tutta la terra, e con l’assemblea degli angeli e dei santi proclama l’inno della tua gloria.
O Dio, nostro Padre, noi non stiamo a guardare il cielo, ma siamo certi di contemplare il Signore Gesù nella Parola, nel Pane e nel Vino, i segni della sua Gloria in mezzo noi (cf At 1,11).
 
Padre veramente santo, fonte di ogni santità, santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito perché diventino per noi il corpo e il sangue di Gesù Cristo nostro Signore.
«Ascende Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba. Cantate inni a Dio, cantate inni; cantate inni al nostro re, cantate inni» (Sal 47/46,6-7).
 
Egli, offrendosi liberamente alla sua passione, prese il pane e rese grazie, lo spezzo, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO É IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.
«Popoli tutti, battete le mani! acclamate Dio con grida di gioia; perché terribile è il Signore, l’Altissimo, grande re su tutta la terra» (Sal 47/46,2).
 
Dopo la cena, allo stesso modo, prese il calice, rese grazie, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E BEVETENE TUTTI: QUESTO É IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.
«Dio è re di tutta la terra, Dio regna sulle genti, Dio siede sul suo trono santo» (Sal 47/46,8.9).
 
FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.
Il Signore è il nostro Dio, il Signore è il nostro Re! Quanto ha dettyo il Signore, noi faremo e ubbidiremo (cf Es 24,7)
MISTERO DELLA FEDE.
Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta. Riceviamo la forza dallo Spirito Santo che scende su di noi, e di te, Signore, saremo testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra(cf At 1,8).
 
Ti preghiamo: per la comunione al corpo e al sangue di Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo.
«Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito santo» (At 1,1-2).
 
Ricordati, Padre, della tua Chiesa diffusa su tutta la terra: rendila perfetta nell’amore in unione con il nostro Papa …, il Vescovo …, le persone che amiamo e che vogliamo ricordare… e tutto l’ordine sacerdotale che è il popolo dei battezzati.
«Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore » (Eb 9,24).
 
Ricordati dei nostri fratelli, che si sono addormentati nella speranza della risurrezione e di tutti i defunti che si affidano alla tua clemenza…. ammettili a godere la luce del tuo volto.
Entriamo anche noi con piena fiducia nel santuario per la forza del sangue di Gesù sparso in benedizione sul mondo intero (cf Eb 9,19).
 
Di noi tutti abbi misericordia: donaci di aver parte alla vita eterna, insieme con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con gli apostoli e tutti i santi, che in ogni tempo ti furono graditi: e in Gesù Cristo tuo Figlio canteremo la tua gloria.
«Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15).
 
Dossologia[è il momento culminante dell’Eucaristia: il vero offertorio]
 
Per Cristo, con Cristo e in Cristo,  a te, Dio Padre onnipotente,  nell’unità dello Spirito Santo,  ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen.
 
Padre nostro in aramaico: Idealmente riuniti con gli Apostoli sul Monte degli Ulivi, preghiamo, dicendo:

Padre nostro che sei nei cieli

Avunà di bishmaià
sia santificato il tuo nome
itkaddàsh shemàch
venga il tuo regno
tettè malkuttàch
sia fatta la tua volontà
tit‛abed re‛utach
come in cielo così in terra
kedì bishmaià ken bear‛a.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Lachmàna av làna sekùm iom beiomàh
e rimetti a noi i nostri debiti
ushevùk làna chobaienà
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori
kedì af anachnà shevaknà lechayabaienà
e non abbandonarci alla tentazione
veal ta‛alìna lenisiòn
ma liberaci dal male.
ellà pezèna min beishià. Amen!

 
Antifona alla comunione Cf. Lc 24,47: “Nel nome del Signore Gesù predicate a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati”. Alleluia.
 
Dopo la comunione: John T. Catoir, Enjoy the Lord: A Path to Contemplation [Gioisca Dio: Un cammino verso la perfezione], Paperback, New York 1990.
 
Non hai bisogno di essere intelligente per piacermi; tutto ciò che devi fare è volermi amare. Parlami dunque come faresti con uno qualunque di coloro a cui vuoi molto bene. Ci sono persone per le quali vuoi pregare? Dimmi i loro nomi e chiedimi ciò che più ti piace. Io sono generoso e so tutte le loro necessità, ma desidero che tu mostri il tuo amore per loro e per me, fiducioso che io compia poi ciò che so essere meglio. Parlami dei poveri, dei malati, dei peccatori, e se per caso hai perso l’amicizia o l’affetto di qualcuno, parlami pure di questo. C’è qualcosa che tu desideri per la tua anima? Se vuoi, puoi stendere una lunga lista dei tuoi bisogni, e poi venire a leggermeli. Parlami delle cose di cui ti senti colpevole. Io ti perdonerò, solo che tu voglia accettarlo. Dimmi del tuo orgoglio, della tua suscettibilità, del tuo egocentrismo, della tua meschinità e pigrizia. Io ti amo a loro dispetto. Non vergognarti; ci sono molti santi in cielo che avevano i tuoi stessi difetti; mi hanno pregato e, poco a poco, i loro errori sono stati corretti. Non esitare a chiedermi benedizioni per il corpo e per la mente; per la salute, la memoria, il successo. Io posso dare ogni cosa e dispenso sempre generosamente ciò di cui si ha bisogno per diventare più santi a coloro che davvero lo vogliono. Cos’è che desideri oggi? Dimmelo, perché io anelo farti del bene. Quali sono i tuoi progetti? Parlamene. C’è qualcuno a cui tu vuoi far piacere? Cosa vuoi fare per loro? E non vuoi fare nulla per me? Non vorresti fare una piccola cosa per le anime dei tuoi amici che forse mi hanno dimenticato? Raccontami i tuoi insuccessi e io ti mostrerò la loro causa. Quali sono le tue preoccupazioni? Chi ti ha provocato un dolore? Parlamene, ma aggiungi subito che sei disposto a perdonare e si gentile con lui: io ti benedirò. Hai paura di qualcosa? Sei afflitto da un qualche timore senza ragione? Affidati a me. Io sono qui. Vedo ogni cosa, non ti abbandonerò. Non hai nessuna gioia da confidarmi? Perché non condividi la tua felicità con me? Raccontami ciò che da ieri ti ha rallegrato e consolato. Di qualunque cosa si sia trattato, grande o piccola, io te l’ho preparata. Mostrami la tua gratitudine e ringraziami. Ci sono tentazioni che ti assediano insistentemente? Cedere alle tentazioni finisce sempre per disturbare la pace dell’anima. Chiedi a me, ti aiuterò a vincerle. Bene, adesso vai. Ritorna al tuo lavoro, ai tuoi giochi e a cos’altro. Cerca di essere più calmo, più umile, più sottomesso, più gentile; e torna presto, portandomi un cuore più amico. Per domani ho in serbo altre benedizioni per te.
 
Preghiamo (dopo la comunione).Dio onnipotente e misericordioso, che alla tua Chiesa pellegrina sulla terra fai gustare i divini misteri, suscita in noi il desiderio della patria eterna, dove hai innalzato l’uomo accanto a te nella gloria. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
Benedetto sei tu, Signore che benedici il tuo popolo.                                   
Benedetto sei tu, Signore che siedi alla destra del Padre.
Benedetto sei tu, Signore che ci precedi nella casa del Padre.
Benedetto sei tu, Signore che non ci lasci orfani del tuo Spirito.
Benedetto sei tu, Signore che rivolgi il tuo sguardo sul mondo.                    
Benedetto sei tu, Signore che manifesti il tuo volto di pace.          
Benedetto sei tu, Signore che camini avanti a noi come guida.
Benedetto sei tu, Signore che vivi accanto a noi come sostegno.
Benedetto sei tu, Signore che stai dietro di noi come scudo.
Benedetto sei tu, Signore che risorgi in noi come consolazione.
E la benedizione della onnipotente tenerezza del Padre e del Figlio
e dello Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre.   Amen.
 
Termina qui la celebrazione del sacramento dell’Eucaristia, inizia ora l’Eucaristia nella vita, portate a tutti frutti di risurrezione e di pace. Andiamo in pace.       Rendiamo grazie a Dio.
 
Antifona mariana del Tempo pasquale
Regina dei cieli, rallegrati, alleluia; / Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia.
È risorto, come aveva promesso, alleluia. / Prega il Signore per noi, alleluia.
Rallegrati, Vergine Maria, alleluia. / Il Signore è veramente risorto, alleluia.
 
Preghiamo. O Dio, che nella gloriosa risurrezione del tuo Figlio hai ridato la gioia al mondo intero, per intercessione di Maria Vergine concedi a noi di godere la gioia della vita senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen.
_________________________________________________________
© Nota: Domenica 7a del Tempo pasquale –C, Ascensione del Signore
Parrocchia di S. Maria Immacolata e San Torpete – Genova
L’uso di questo materiale è libero purché senza lucro e a condizione che se ne citi la fonte bibliografica
Genova, Paolo Farinella, prete 16/05/2010 – San Torpete – Genova


[1] «A tal fine i pastori devono formarli con costante impegno a celebrare ogni domenica l’opera meravigliosa che Cristo ha compiuto nel mistero della sua Pasqua [sottolineatura nostra], affinché a loro volta lo annuncino al mondo (cfr. «Missale Romanum», Proefatio I de Dominicis «per annum»)» (Giovanni Paolo II, Vicesimus quintus annus, Lettera apostolica per il XXV anniversario della costituzione “Sacrosantum Concilium” sulla Liturgia del 4 dicembre 1988, n. 6, in EV 11/1574). Ancora: «Le parole e le azioni di Gesù nel tempo della sua vita nascosta e del suo ministero pubblico erano già salvifiche. Esse anticipavano la potenza del suo mistero pasquale. Annunziavano e preparavano ciò che egli avrebbe donato alla Chiesa quando tutto fosse stato compiuto. I misteri della vita di Cristo costituiscono i fondamenti di ciò che, ora, Cristo dispensa nei sacramenti mediante i ministri della sua Chiesa, poiché “ciò che [...] era visibile nel nostro Salvatore è passato nei suoi sacramenti” [San Leone Magno, Sermo 74, 2: CCL 138A, 457 (PL 54, 398)] » (Catechismo della Chiesa Cattolica [= CCC] 1115.
[2] Concilio ecumenico Vaticano II, SC 5, in EV 1/7; SC 6 in EV 1/8.
[3] Diamo in nota solo alcune indicazioni sintetiche relative agli ultimi due secoli a.C. e ai primi tre d.C.
-    Nel libro di Giuditta (2a metà sec. II a.C., epoca Maccabei) il termine greco «mystèrion» ha il significato di piano militare del re (piano segreto di guerra) e quindi sottolinea l’aspetto di segretezza (2,2).
-    Nel libro della Sapienza e di Daniele (ambedue della 2a metà sec. I a.C.), lo stesso termine indica i piani creativi di Dio riguardo alla fine del mondo che sono manifestati solo a coloro che sono fedeli e quindi anche qui si ha una certa attitudine alla segretezza (Sap 2,22; Dn 2,27)
-    In questo senso veterotestamentario, nel NT è citato una sola volta: «A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio» (Mc. 4, 11 e par.).
-    In Paolo il termine ricorre 7x volte (nelle grandi lettere) quasi come sinonimo di Vangelo e di messaggio di Gesù: «nel mio Vangelo, che annuncia Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti» (Rm 16, 25-26).
-    Nelle lettere pastorali, Paolo fa un passo avanti decisivo: opera l’identificazione tra «mystèrion» e Vangelo (Ef 6,19) e perfino con lo stesso Gesù Cristo (Col 2, 2; 4, 3; Ef 3, 4): non si parla più di «disegno» eterno di Dio riguardo all’umanità, ma addirittura di «realizzazione» sulla terra che avviene per mezzo dell’incarnazione del Figlio.
-    Sulla scia di Paolo, i Padri della Chiesa chiamano «mystèrion» anche gli eventi storici in e attraverso cui si manifesta la volontà salvifica di Dio.
-    Nel sec. II, Sant’Ignazio di Antiochia, San Giustino e Melitone indicano con «mystèrion» le fasi della vita di Gesù, le profezie e le figure simboliche dell’AT.
-    Nel sec. III si comincia a tradurre la Sacra Scrittura in latino e il termine greco «mystèrion» è tradotto sia col termine «mistèrium» sia col termine «sacramentum» (cf Sap 2, 22; Ef 5, 32).
-    Originariamente il «sacramentum» aveva due significati: la ricompensa che si dava al soldato che portava notizie e il giuramento militare, prestato dai legionari romani, ma anche la ricompensa che si dava al soldato che portava i messaggi militari riservati. Il giuramento militare aveva un carattere di «iniziazione» ad una nuova forma di vita perché comportava «l’impegno senza riserva» fino, se necessario «al rischio di morte».
-    Tertulliano (sec. II d.C.) attribuirà tutte le caratteristiche del «sacramentum» militare al sacramento cristiano del Battesimo, della Cresima e dell’Eucaristia, cioè ai sacramenti della iniziazione cristiana
-    Nel sec. III, infine, il termine «sacramentum» viene applicato sia al mistero del piano salvifico di Dio in Cristo (cf Ef 5, 32), sia alla sua concreta realizzazione nelle sette fonti della grazia, chiamate oggi sacramenti della Chiesa.
-    Il Concilio Vaticano II, riprendendo la tradizione patristica, ritorna soprattutto al significato originario del «sacramentum-mysterium», attribuendolo anche alla Chiesa, definita «sacramento universale di salvezza» (Lumen Gentium, 48), dove il termine sacramento ha il significato di progetto di alleanza nella storia, in vista del Regno di Dio, di cui la Chiesa è nel tempo «segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (Lumen Gentium, 1, in EV, 1/285).
[4] In 1Tm 3,16 «è riportato un frammento di inno liturgico che esprime il contenuto essenzialmente cristologico del mistero dell’amore di Dio. Cristo fu riconosciuto giusto nello Spirito nel senso che mediante la risurrezione dai morti e il dono dello Spirito fu proclamato e riconosciuto giusto (cfr. Rm 1,4)» (Bibbia-Cei 2008, nota a. l.).
[5] J.G. Davies, «The Prefigurement of the Ascension in the Third Gospel», in S.Th.St (1955), 229-233.
[6] Apocrifo cristiano dell’inizio del sec. II d.C., scritto in greco, ma forse ispirato ad un testo precedente ebraico.
[7] La lettera agli Ebrei è contemporanea delle opere lucane: fine sec. I.
[8] In termini teologici si dice che con l’Ascensione nasce la «Teologia della storia»: non si può più fare alcuna riflessione (lògos) su Dio (thèos) a prescindere dalla «storia» umana che è il luogo privilegiato ed esclusivo per incontrare il Dio di Gesù Cristo. Nel cristianesimo non c’è posto per spiritualismi disincarnati.


Luned́ 10 Maggio,2010 Ore: 11:44
 
 
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