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www.ildialogo.org Domenica 2<sup>a</sup> di Pasqua C - 11 aprile 2010,di Paolo Farinella, prete

Sulla lettera a Benedetto XVI delle donne dei preti
Domenica 2a di Pasqua C - 11 aprile 2010

di Paolo Farinella, prete

Con la domenica di oggi, 2a dopo Pasqua, inizia il «tempo pasquale», un periodo di sette settimane, cioè cinquanta giorni circa, durante i quali siamo invitati ad assaporare ciò che abbiamo vissuto e sperimentato nella Madre delle Settimane, nel Santo Triduo. La domenica è detta anche «dominica in albis» perché i catecumeni battezzati nella notte di Pasqua oggi ri-consegnavano la veste bianca (= albus – alba/bianco), simbolo della nuova identità e dignità di figli. Nei primi secoli essi la indossavano per una settimana intera e «otto giorni dopo» la deponevano per riprendere la vita quotidiana con l’impegno di vivere il battesimo e le sue promesse. I Padri della chiesa indicavano la settimana dopo Pasqua con una espressione particolare: settimana della mistagogìa che potremmo definire come la sperimentazione graduale di ciò che si è celebrato[1].
            Il tempo pasquale è il periodo che intercorre tra Pasqua e Pentecoste: è un tempo non solo di apprendimento, ma anche di formazione. E’ un tempo di catechesi. A Pasqua sperimentiamo la risurrezione come grazia e dono, indipendentemente da noi, mentre a Pentecoste ne prendiamo coscienza in modo definitivo e impegniamo cuore e volontà nell’accettazione del dono per renderlo visibile nella vita nella forza dello Spirito Santo. E’ la stessa relazione che intercorre tra la liberazione in Egitto e il dono della Toràh al monte Sinai. In Egitto fu dichiarata la libertà, al Sinai fu estesa e codificata in un codice di alleanza. In Egitto è solo Dio che «scende a liberare» (Es 3, 8), al Sinai vi sono due contraenti che si assumono i relativi impegni del patto di alleanza. A Pasqua Dio interviene agendo, a Pentecoste il popolo risponde accettando. La differenza tra gli Ebrei dell’Esodo e noi però è anche grande: gli Ebrei attraversarono il deserto, noi camminiamo guidati dallo Spirito del Risorto. Gli Ebrei aspettavano i segni (acqua, manna, vita), noi viviamo in contemplazione di «tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno» (Lc 24,19). Gli Ebrei vivevano i simboli, noi assaporiamo il sacramento, Gli Ebrei aspiravano alla Terra, noi incontriamo una Persona.
            L’espressione del vangelo «otto giorni dopo» (v. 26) ha tutto il sapore di una catechesi domenicale, quasi che lo stesso Gesù volesse rinnovare il «memoriale» domenicale, riaffermando il suo testamento. Non è solo una indicazione di tempo, ma esprime la dinamica dell’anima che resta così strutturata in «ottava», cioè nella misura del Messia, di cui il numero otto è simbolo e indicazione. Ogni otto giorni noi ci riuniamo come gli apostoli nel cenacolo per ricevere la visione del Risorto e sperimentare i segni dei chiodi nella sua carne. Ogni otto giorni noi riceviamo l’investitura di nuovi «Adam» perché il Risorto ci ri-crea a sua immagine soffiando in noi l’alito di vita (Gen 2,7), lo Spirito Santo che diventa così la nostra guida sulle strade della testimonianza nel mondo.
 
Oggi diamo il benvenuto agli amici venuti apposta da Verona, Diego, alla mamma Paola, al cugino Alberto, agli zii Armando, Lucia e Domenico. Oggi è il 4° anniversario della morte del papà di Diego, Luciano, morto l’11 aprile del 2006 a 54 anni, cioè nella pienezza della sua maturità. Mi dice il figlio Diego che papà era «devoto» alla famiglia. Ha usato questo aggettivo «devoto» che indica un sentimento religioso, profondo che lo ha portato a dedicare la sua vita alla moglie e al figlio e anche ai suoi genitori. Amava il calcio e lo praticava e ha lasciato al figlio in eredità questa passione che Diego ora svolge sostenendo e lavorando per il Chievo, una squadra nata in una parrocchia e finita in seria A, sostenuta da un intero paese e non solo.
E’ bello che nell’anniversario della morte il figlio dica che il papà era una persona «buona» e per ricordarlo in modo speciale la famiglia fa quasi 300 chilometri per partecipare alla nostra Assemblea. Noi ne siamo commossi e li ringraziamo per questa attenzione: vi accogliamo con affetto e insieme al papà ricordiamo anche i nonni di Diego: Rina, Narciso e Rino. Posso dirvi che oggi qui, spiritualmente, ma realmente oggi la famiglia è ricomposta perché siamo uniti in quell’evento fondamentale che dà un senso alla vita e alla morte: l’Eucaristia che è il memoriale di Gesù morto, ma anche risorto. La sua risurrezione spalanca davanti a noi la prospettiva che la morte è solo un momento di un’avventura di amore che non avrà fine.
Oggi celebrassimo anche un evento eccezionale, il 1° compleanno di Ludovica Robotti, nata l’11 aprile del 2009 e trapiantata nel giardino di Dio il 5 febbraio 2010: aveva appena 9  mesi, cioè 298 giorni, nemmeno un anno, ma appena il tempo di una seconda gestazione. Sì, dopo averla generata il papà e la mamma l’hanno ripresa nell’utero del loro amore e, questa volta, con doglie indicibili l’hanno nuovamente partorita attraverso la morte alla vita senza fine. Sono qui il papà Emilio, la mamma Valeria i nonni di Milano, Luisa e Augusto, e di Genova, Alessandra e Giorgio, e poi amici e amanti di Ludovica: è giusto che tutti sappiate che questa bambina appena apparsa ha fatto strage di tutti coloro che l’hanno conosciuta: aveva più amanti lei che qualsiasi sultano di questo mondo. Fu travolgente perché tutti si sapeva che il tempo era breve e bisognava viverlo in intensità: non è stato sprecato nemmeno un secondo. Lei ci ha costretti a fare i conti con il suo tempo e ci ha obbligati a misurarci con il suo passo, lei che non camminava nemmeno. Di Ludovica sentiremo ancora parlare perché vi ho riservato una sorpresa che vi dirò fra poco nell’omelia. Quando Dio parla attraverso questi avvenimenti di salvezza, bisogna porli sul candelabro (cf Mt 5,12) perché tutti vedano e contemplino le meraviglie a cui assistiamo. Riprenderemo la riflessione nell’omelia.
                       
L’Eucaristia che celebriamo rappresenta non un rito iniziatico, ma lo spazio e il tempo in cui Dio si lascia imprigionare perché anche noi possiamo accedere alla risurrezione di Gesù, allo stesso modo degli apostoli, per ricevere come loro lo stesso dono dello Spirito in vista dei sette giorni settimanali che siamo chiamati a vivere nel cuore della storia, sulle strade del mondo, nel nostro lavoro, in mezzo e insieme ai fratelli e alle sorelle a cui siamo mandati e di cui siamo parte perché figlie e figli dello stesso Padre in vista dell’unico regno. Per intercessione di Luciano e per i meriti incommensurabili di Ludovica invochiamo lo Spirito Santo che ci renda degni di partecipare a questo memoriale, facendo nostre le parole dell’apostolo Pietro (1Pt 2,2): «Come bambini appena nati,
bramate il puro latte spirituale, che vi faccia crescere verso la salvezza. Alleluia»
.
Oppure:  (4 Esd 2,36-37):
«Entrate nella gioia e nella gloria, e rendete grazie a Dio, che vi ha chiamato al regno dei cieli. Alleluia».
 
Spirito Santo, tu susciti nella Chiesa figlie e figli con un cuore solo e un’anima sola,                        Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu ispiri la comunione dei beni, come segno del risorto che dona se stesso,    Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu ci sproni a farci carico dei bisogni degli altri per eliminare il bisogno,         Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu condividi tra noi l’Eucaristia, dono eccelso che trasforma la vita,              Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu celebri in noi e con noi l’eternità della misericordia del Signore,                 Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu susciti la Casa di Aronne, Israele, a temere il Signore suo unico Dio,         Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu hai conservato per la Chiesa Cristo, pietra scartata dai costruttori              Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu testimoni in noi che «questo è il giorno che ha fatto il Signore»,                Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu sei fonte battesimale che genera figli di Dio e figli dei comandamenti,         Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu custodisci noi nella vittoria della fede in Cristo che sconfigge il mondo,      Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu rendi testimonianza al Risorto, con l’acqua e il sangue dei sacramenti,       Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu sei la fonte della gioia che ci fa di vedere il Signore in mezzo a noi,                        Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu sei l’alito del Signore risorto che ci rimette i peccati e ci dona la vita,         Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu sei la nostra «Pace» che il Signore risorto offre come suo dono,               Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu alimenti la nostra fede perché non abbia bisogno di vedere per credere,      Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu preservi la nostra fede perché invochi: «Mio Signore e mio Dio!»,                         Veni, Sancte Spiritus.
 
Cristo Risorto si fa sperimentare dagli apostoli perché devono testimoniare con la vita Colui che hanno vissuto nella fede. A loro il Signore affida il suo Spirito, lo Spirito della nuova creazione, perché vadano nel mondo alla ricerca di ogni figlia e figlio di Adam ed Eva a cui offrirlo come pegno per il loro ingresso nel nuovo giardino di Eden che è l’umanità risorta dell’«uomo nuovo» (Ef 4,24). Ci disponiamo alla contemplazione del mistero del Risorto, prendendo coscienza di essere il cenacolo oggi riunito per la testimonianza,
 
(ebraico)
Beshèm
ha’av
vehaBèn
veRuàch
haKodèsh.
Amen.
(italiano)
Nel Nome
del Padre
e del Figlio
e dello Spirito
Santo.
 
[alcuni momenti effettivi e congrui di silenzio]
 
Tre segni pone Gesù per i suoi apostoli nel giorno ottavo: si offre vivo, dona lo Spirito e rimette i peccati. Nell’esaminare la nostra coscienza per essere vivi davanti a lui e ricevere il suo Spirito, non abbiamo paura dela nostra fragilità perché solo il Signore può rinnovarci nell’intimo e trasformarci in pietre di carne, dense di vita risorta: è Lui infatti l’«Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo» (Gv 1,29). Invochiamo la misericordia di Dio su di noi affinché a nostra volta possiamo essere donne e uomini di misericordia viva.
 
[Esame di coscienza]
 
Signore risorto, tu sei l’Agnello immolato che prendi su di te il nostro peccato,                 Kyrie, elèison!
Cristo Gesù, Figlio Unigenito del Dio vivente che doni il tuo Spirito alla Chiesa,               Christe, elèison!
Signore Gesù, che vieni a noi con acqua e sangue, per darci la redenzione sacramentale, Pnèuma, elèison!
 
Dio onnipotente, che ha risuscitato Gesù da morte e che si è reso riconoscibile nel segno dei chiodi e nel costato squarciato di Cristo, per i meriti degli apostoli che hanno annunciato senza paura il Messia d’Israele, per i meriti di coloro che nel mondo testimoniano il Risorto anche con la vita, per i meriti di Ludovica e di Luciano, presenti con noi oggi, abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. Amen!
 
GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. [breve pausa 1-2-3]
 
Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre: tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. [breve pausa 1-2-3]
 
Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo: [breve pausa 1-2-3]
 
Gesù Cristo con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre. Amen.
 
Preghiamo (colletta). O Dio, che in ogni Pasqua domenicale ci fai vivere le meraviglie della salvezza, fa’ che riconosciamo con la grazia dello Spirito il Signore presente nell’assemblea dei fratelli, per rendere testimonianza della sua risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo. Amen.
 
Liturgia della Parola
Prima letturaAt 5,12-16. La lettura di oggi è un «sommario», cioè una breve sintesi della vita della prima comunità cristiana immediatamente dopo gli eventi pasquali. I «sommari» ritmano come un ritornello i primi capitoli del libro degli Atti. I più importanti sono tre che la liturgia riporta oggi, ciascuno per ogni anno liturgico (A: At 2,42-47; B:4,32-35; C: 5,12-16). Noi oggi leggiamo il 3° sommario che mette in evidenza il potere di guarigione degli apostoli come prolungamento dell’attività taumaturgica di Gesù. Nel vangelo ai malati è sufficiente toccare il lembo del mantello (Mc 6,56) per essere guariti, mentre ora Pietro guarisce con la sua ombra senza nemmeno toccare il malato (v. 15). La Chiesa non è altro che Gesù prolungato nel tempo affinché possa continuare la sua opera di liberazione.
 
Dagli Atti degli apostoli
12 Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; 13 nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. 14 Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, 15 tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro. 16 Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri e tutti venivano guariti. - Parola di Dio.
 
Salmo responsoriale 118/117, 1-4; 16-18; 22-24. E’ il salmo conclusivo dell’hallel pasquale (Sall 112/113-118/117) che si canta nella cena della veglia di Pasqua. La liturgia riporta l’introduzione, detta invitatorio, (vv. 1-4) come supplica alla «casa di Aronne» perché lodi la chesed/misericordia del Signore. Segue il corpo del salmo, in cui un individuo, personificazione del re o del popolo loda il Signore per averlo esaudito e salvato da un imminente pericolo. Al v. 24 si celebra la Pasqua come giorno fatto dal Signore, giorno in cui Israele/Cristo è stato scelto come pietra angolare del regno dei redenti (v. 22).
Rit. Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del tuo amore.
 


1. 1 Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
2 Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».
3 Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
4 Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre». Rit.
2. 13 Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato il mio aiuto.
14 Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
15 Grida di giubilo e di vittoria,
nelle tende dei giusti. Rit.
3.  22 La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo;
23 Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
24 Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo! Rit.


 
Seconda letturaAp 1,9-11a. 12-13.17-19. La parola «Apocalisse» oggi ha un senso catastrofico, finale ed è sinonimo di distruzione totale. Nella Bibbia, invece, ha il significato di «rivelazione»: è parola composta dalla preposizione di allontanamento «apò - da» e dal verbo «kalýptō - nascondo» da cui «faccio manifesto/svelo/rivelo» perché mi allontano da ciò che è nascosto o segreto. L’Apocalisse è l’ultimo libro del NT databile tra la fine del sec. I e l’inizio del sec. II. E’ una visione che l’autore ha «nel giorno del Signore» (Ap 1,10) e dunque durante una liturgia eucaristica. Egli contempla il Figlio dell’Uomo (cf Dn 7; 10; Ez 1,24-26) nella sua duplice realtà: appartiene al mondo umano, ma anche al mondo del divino; è di stirpe sacerdotale (v. abito fino ai piedi di Ap 1,13), ma anche di stirpe regale (v. fascia d’oro di Ap 1,13). Egli ha il potere di reggere la Storia (cf Ap 1,18) che guida con discrezione perché l’evangelista afferma: «Udii dietro di me una voce potente» (Ap 1,10). La Parola di Dio spinge da dietro, perché indirizza  e sostiene. Colui che ha vinto la morte ora è il Vivente per sempre e, a differenza di Gv che davanti a lui cade «come morto» (Ap 1,17), noi con lui osiamo alzare il nostro cuore e intonare l’abbandono filiale che trova il suo vertice nell’invocare Dio come «Padre nostro». La nostra Apocalisse/rivelazione è l’Eucaristia che svela la Parola, il Pane e il Vino manifestandoci la vera personalità di Gesù di Nàzaret, Figlio dell’Uomo e Figlio di Dio.
 
Dal libro dell’Apocalisse di Giovanni apostolo 1,9-11a. 12-13.17-19
Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Pàtmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. 10 Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: 11 «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese». 12 Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato, vidi sette candelabri d’oro 13 e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro. 17Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo 18 e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. 19 Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito. - Parola di Dio.
 
Vangelo A.B.C. Gv 20,19-31. Il brano di oggi è la 1a conclusione del vangelo di Gv (il capitolo 22, infatti, è un’aggiunta posteriore) ed è ricchissimo di contenuti: il ritmo settimanale delle apparizioni; il Risorto che trasmette i suoi poteri di rappresentanza agli apostoli e le caratteristiche della fede scaturita dalla risurrezione che ne mette in evidenza lo spogliamento totale. Durante la vita terrena gli apostoli hanno sperimentato un uomo, ora invece si trovano alle prese con uno che passa attraverso i muri, ma non è un fantasma perché possono vedere i segni dei chiodi. Nulla è come prima: ora bisogna adattarsi ad una conoscenza senza esperienza fisica e questo nuovo metodo di sperimentabilità è la fede. Una fede nuda, una fede senza orpelli, una fede che si fa visione perché abbandonata totalmente sulla Parola che Gesù aveva annunciato loro durante la sua vita terrena. Credere è abituarsi a vedere le cose con gli occhi di Gesù risorto.


 
Sequenza pasquale
 
1. Alla vittima Pasquale
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’agnello ha redento il suo gregge,
l’innocente ha riconciliato
noi peccatori col Padre.
2. Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.
3. «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via? ».
«La tomba del Cristo vivente,
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni,
il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto;
e vi precede in Galilea».
4. Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
portaci la tua salvezza.


 
Canto al VangeloGv 20,29
Alleluia. Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto; / beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!Alleluia.
 
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 20,19-31
19 La sera di quel giorno, il primo della settimana [gr. il primo dei sàbati], mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20 Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».  22 Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». 24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». 26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». 30 Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. - Parola del Signore.
 
Tracce di omelia:
Il brano del vangelo raggruppa in un unico racconto due apparizioni ufficiali distinte: una al gruppo degli apostoli senza Tommaso e una al gruppo completo, compreso Tommaso. I due resoconti hanno molti elementi comuni e quasi lo stesso canovaccio, quasi sia uno schema di apparizione per ritmare il tempo di otto in otto giorni. Il giorno ottavo nella tradizione giudaica prima e cristiana poi è il giorno del Messia re quindi per noi ha un valore cristologico. Celebrare l’Eucaristia nel giorno ottavo non è un capriccio, ma una necessità se vogliamo dare una impronta cristologica a quello che celebriamo. Cristologico significa che ciò che celebriamo noi è un atto personale di Cristo che si rende presente nella nostra Assemblea. Ecco di seguito, lo schema delle due apparizioni:
 
Vangelo secondo Giovanni 20,19-31
1a Apparizione: Gv 20,19-25
2a Apparizione: Gv 20,26-29
 19 La sera di quel giorno, il primo della settimana [gr. il primo dei sàbati], mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei,
26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso.
venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».
Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!».
20 Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
 
21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».  
 
22 Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
 
24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.
 
25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!».
 
Ma egli disse loro:
27 Poi disse a Tommaso:
«Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
«Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!».
 
28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
30 Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. 
 
Lo schema del vangelo di oggi si trova anche in Lc 24,36-49 che riporta elementi comuni al vangelo di oggi e questo è un segno che sia l’autore del IV vangelo che Lc attingono alla stessa fonte o alla stessa lista delle apparizioni ufficiali. Probabilmente infatti, quasi da subito dopo la risurrezione, cominciarono a circolare liste di apparizioni che via via venivano schematizzate con finalità catechetica. Ecco di seguito la sinossi tra Gv e Lc
 
Gv 20,19-31
Lc 24,36-49
 19 La sera di quel giorno, il primo della settimana [gr. il primo dei sàbati], mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».
36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
 
37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?
20 Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
 
41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
 
44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi».
22 Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni.
21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».  22 Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo.
49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».
 
 
Vediamo brevemente quali sono le caratteristiche di questo brano:
Gv dice che è la notte di quello stesso giorno, cioè il giorno della risurrezione. In quel giorno era avvenuta la nuova creazione rinnovata nel sangue dell’agnello pasquale che inaugurava il nuovo esodo. Dalla croce, nuovo Monte Sinai, discende non una legge scritta sulla pietra, ma la consegna dello Spirito di Dio: « Gesù disse: “E’ compiuto!”. E, chinato il capo, consegnò lo Spirito» (Gv 19,30). Come Yhwh aveva completato i cieli e la terra (cf Gen 2,4), creando l’uomo a cui aveva infuso il suo alito vivente (cf Gen 2,7), anche Gesù compie la nuova creazione e infonde il suo Spirito all’uomo nuovo e alla donna nuova che devono intraprendere il nuovo esodo non più verso la terra promessa di Cànaan, ma verso il Regno di Dio. In questo giorno si compiono, anzi si completano profeticamente tutti i fatti principali della storia della salvezza:
 
-    E’ notte come nella liberazione dall’Egitto, quando Dio interviene per bloccare il dispotismo del faraone e liberare gli schiavi: «Il Signore, tuo Dio, ti ha fatto uscire dall'Egitto, durante la notte» (Dt 16,1). Per l’autore del resoconto sull’esodo, fu una notte di veglia per il Signore, come è scritto: «Notte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dalla terra d’Egitto. Questa sarà una notte di veglia in onore del Signore per tutti gli Israeliti, di generazione in generazione» (Es 12,42). Dopo la moltiplicazione dei pani per sfuggire a coloro che vogliono farlo re, Gesù scappa e resta solo, abbandonato anche dai discepoli che salgono in barca per andare all’altra riva: «15Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. 16Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare, 17salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti» (Gv 6,15-17). Dopo che Giuda lascia il cenacolo, intenzionato a consegnarlo ai suoi carnefici, l’evangelista annota: «Ed era notte»  (Gv 13,30).
In questo contesto storico-salvifico lanotte è testimone degli eventi di Dio e delle debolezze degli uomini. Gli uomini si nascondono, Gesù si rivela inserendosi nella lunga tradizione del suo popolo che «di notte» ha sperimentato la potenza dell’intervento di Dio. La notte per gli uomini è spesso il paravento per nascondere le debolezze o per tramare intrighi o per consumare delitti perché il buio è il simbolo vivente dell’anima rattrappita.
 
-    Le porte sono chiuse per paura dei Giudei. Di notte la paura aumenta perché le ombre ingigantiscono la fragilità. Gli apostoli si rendono conto che l’ambiente dove sono cresciuti e hanno vissuto è diventato ostile perché hanno fatto una scelta diversa da quella della maggioranza e della religione ufficiale. Hannos celto di seguire Gesù che ritengono il Messia e per questo vengono perseguitati. L’opposizione sinagoga-chiesa è aspra e la paura fa il resto. Di notte, la paura rende insicuri e più vulnerabili, più incerti, specialmente se manca il punto di riferimento. Sono soli, chiusi e assediati e Lui non c’è più. Quale futuro davanti? Su che cosa fondare la stessa fede? Si ricordano delle parole del Maestro:
 
«“Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete”. 17Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: “Che cos'è questo che ci dice: ‘Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete’, e: ‘Io me ne vado al Padre’?”. 18Dicevano perciò: “Che cos’è questo ‘un poco’, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire”. 19Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: “State indagando tra voi perché ho detto: ‘Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete’? 20In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia» (Gv 16,16-20)
 
Anche il discepolo Nicodemo per paura dei Giudei, va da Gesù di notte (cf Gv 19,36). In Egitto, durante l’ultima piaga, gli Ebrei erano chiusi nelle loro case, mentre l’angelo della distruzione attraversava il paese ad uccidere i primogeniti. Il sangue dell’agnello faceva da scudo protettivo agli Ebrei impauriti e terrorizzati. Notte di veglia, notte di terrore, notte di salvezza. Anche otto giorni dopo la risurrezione di Gesù avviene la stessa cosa, come aveva previsto il profeta: “Va’, popolo mio, entra nelle tue stanze e chiudi la porta dietro di te. Nasconditi per un momento finché non sia passato lo sdegno. Perché ecco, il Signore esce dalla sua dimora” (Is 26,20-21).E’ evidente che con questa ripresa del tema della paura, l’evangelista colloca i discepoli del nuovo Israele nella stessa situazione dei loro antenati sia in Egitto sia in quelle futura descritta dal profeta.
 
-    Venne… stette in mezzo e disse loro: Pace… Il Signore esce dal suo sepolcro e si ferma in mezzo a loro. Come era stato crocifisso tra due ladroni «e Gesù in mezzo» (Gv 19,18), anche questa notte di salvezza, Gesù «stette in mezzo». A nostro avviso c’è un esplicito richiamo al giardino di Eden, che ospitava «l’albero della vita in mezzo al giardino» (Gen 29). Gesù risorto ripristina le condizione iniziali della creazione e riporta quella vita che i progenitori avevano disseccata. Egli è la Shekinàh/Dimora/Presenza a cui converge l’esistenza stessa del gruppo, della chiesa e dell’umanità. «E’ la Pasqua del Signore» osserva il cronista dell’esodo (Es 12,11). La prima parola che il Risorto, Albero vivente di Dio, pronuncia è la parola «Pace – Shalòm»  che è dunque il primo frutto pasquale. Su di esso si gioca la credibilità dei cristiani per i quali la pace non è solo una aspirazione ad un mondo senza guerre, ma una esigenza esistenziale perché esprime la risurrezione e quindi la novità della vita che sgorga dalla risurrezione del Signore: «Beati i poeti [gli inventori/costruttori/operatori] di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9). E’ fuori dalla logica del vangelo l’aberrazione che la pace si possa imporre con le armi. Quante pasque devono ancora passare per capire che la Pace è un atteggiamento dell’anima per creare relazioni e incontri e convergenze?
 
-    Soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito santo”. Per creare Adam, Dio aveva alitato il suo soffio vitale (Gen 2,7); qui il Risorto alita il suo Spirito, lo stesso che aveva consegnato al discepolo e alla Madre, alle 4 donne e ai 4 soldati sotto la croce (cf Gv 19,23-30), cioè all’umanità intera, rappresentata da quattro soldati pagani, da quattro donne ebree credenti e dalla coppia nuova Madre-discepolo che sostituiscono la prima coppia del progenitori, Adam ed Eva. Gv in greco usa un verbo «enephùsēsen – soffiò/insufflò» che è lo stesso che usa la Lxx l’atto creativo di Dio con Adam tratto dalla polvere del suolo (Gen 2,7). Per Gv, infatti, il momento della morte coincide con il momento della Pentecoste: la morte di Gesù è il grembo del nuovo popolo messianico che è aperto a tutto il mondo, a tutta l’umanità senza distinzione di cultura, di lingua, di nazionalità. Ora questa Pentecoste diventa una nuova creazione perché l’uomo che nasce dalla Pasqua deve riprendere il cammino mai cominciato da Adamo: andare nel mondo ed essere l’immagine del Signore creatore e ora anche redentore. Gli apostoli, creati e posti nel nuovo giardino, che è la Chiesa, ricevono la missione di andare, consapevoli che il loro compito non è distribuire lo Spirito, ma cercarlo in mezzo all’umanità e riconoscerlo attraverso i segni dei tempi. Sono mandati ad annunciare che la Vita vive, la notte è passata e le paure sono sconfitte. Ancora una volta si compie la promessa che aveva fatto prima di morire:  
 
«“16Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi”»  «Gv 14-16-19).
 
Ora che la creazione è stata restaurata, la missione può cominciare nel segno dello Spirito, il vero e unico Maestro nel Regno inaugurato a Pasqua:
 
«“26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. 27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: ‘Vado e tornerò da voi’. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate”» (Gv 14,26-29.
 
Lo Spirito è dato per la remissione dei peccati (cf Gv 20,23): la Chiesa è abilitata ad aiutare uomini e donne a liberarsi da ogni ostacolo che possa frapporsi all’incontro con Dio. In questo senso la mediazione della Chiesa è necessaria perché la fede personale può esprimersi solo in forma comunitaria. E’ superficiale e banale chi dice: io me la vedo direttamente con Dio e non ho bisogno di chiese o di altro. Questo è possibile per es, nel Musulmanesimo dove di fatto non c’è alcuna mediazione sacramentale. La Chiesa è anche una garanzia che ognuno di noi non cammina da solo, rischiando di smarrirsi. Da soli possiamo anche dannarci, ma insieme, in comunità, è difficile sbagliare perché lo Spirito ci verifica con il discernimento reciproco e la correzione fraterna, come esige lo stesso Signore nel 4° discorso del vangelo di Matteo, quello sulla comunità ecclesiale (cf Mt 18,15-18). Perdonare i peccati, significa che ognuno nella Chiesa deve farsi carico gli uni degli altri come insegna l’apostolo Paolo: «Portate i pesi gli uni degli altri: così adempirete la legge di Cristo» (Gal 6,2).
 
«Mio Signore e mio Dio!». E’ la conclusione finale: un’esplosione di fede carica di sentimento e di abbandono confuso per avere dubitato della sua Parola. Possa questa invocazione di Tommaso diventare anche la nostra professione di fede quotidiana, specialmente quando abbiamo paura, quando siamo stanchi, quando la pesantezza della vita sembra sovrastarci, quando crediamo di non farcela e quando siamo tentati di credere che il Signore sia assente. Allora e sempre ricordiamoci di Tommaso e invochiamo con lui: «Mio Signore e mio Dio! /–Ho kùriòs mou kài ho theòs mou» perché il Signore non permette mai che possiamo essere sovrastati e schiacciati dalla sofferenza, dalla tristezza e dalla angoscia.
 


Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
[Pausa: 1-2-3]

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli. Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato; della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito Santo si é incarnato nel seno della Vergine Maria e si é fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno é risuscitato, secondo le Scritture; é salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. [Pausa: 1-2-3]
 
Credo nello Spirito Santo, che é Signore e da la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre e il Figlio é adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti. [Pausa: 1-2-3]
 
Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.


 

 


Preghiera dei Fedeli [intenzioni libere]
MENSA EUCARISTICA
 
Entriamo nel Santo dei Santi presentando i doni, ma prima, come insegna il vangelo (Mt 5,24), deponiamo la nostra offerta e riconciliamoci tra noi e con quanti abbiamo conti in sospeso per essere degni di presentare «l’offerta pura e santa di Melchìsedech perché diventi il pane santo della vita eterna e calice della nostra salvezza» (cf Canone romano).
 
La pace del Signore sia con tutti voi e con quanti toccherete con la vostra vita.
E’ con il tuo spirito. Il Signore della Pace sia con noi.
 
Scambiamoci un vero e autentico gesto di pace nel Nome del Dio della Pace.
 
Presentazione delle offerte [la benedizione sul pane e sul vino è tratta dal rituale ebraico]
Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo; dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane e questo vino, frutto della terra, della vite e del lavoro dell’uomo e della donna; lo presentiamo a te, perché diventi per noi cibo di vita eterna.              Benedetto nei secoli il Signore.
 
Preghiamo perché il nostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente.
Il Signore riceva questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.
 
Preghiamo (sulle offerte).Accogli con bontà, Signore, l’offerta del tuo popolo (e dei nuovi battezzati): tu che ci hai chiamati alla fede e rigenerati nel Battesimo, guidaci alla felicità eterna. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
PREGHIERA EUCARISTICA III – Prefazio  Cristo, Agnello Pasquale
 
Il Signore sia con voi.    E con il tuo spirito.    In alto i nostri cuori.      Sono rivolti al Signore.
Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.             E’ cosa buona e giusta.
 
È veramente cosa buona e giusta,  nostro dovere e fonte di salvezza,  proclamare sempre la tua gloria, o Signore, e soprattutto esaltarti in questo giorno  nella quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.
Rendiamo grazie, a te, Signore, perché sei buono, perché il tuo amore è per sempre. Diciamo con Israele e la Chiesa: il tuo amore è per sempre (cf Sal 118/117, 1-2)
 
È lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo,  è lui che morendo ha distrutto la morte  e risorgendo ha ridato a noi la vita.
Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo. Agnello di Dio che prendi su di te il peccato del mondo, dona a noi la vita. Osanna nell’alto dei cieli.
 
Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,  l’umanità esulta su tutta la terra,  e con l’assemblea degli angeli e dei santi  canta l’inno della tua gloria:
I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo. (cf Sal 118/117,22).

Padre veramente santo, a te la lode da ogni creatura.
Benedetto nel nome del Signore colui che viene. Osanna nell’alto dei cieli. Kyrie, elèison. Christe, elèison.
 
Per mezzo di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, nella potenza dello Spirito Santo fai vivere e santifichi l’universo, e continui a radunare intorno a te un popolo, che da un confine all’altro della terra offra al tuo nome il sacrificio perfetto.
«La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, fra loro tutto era comune» (At 4,32).
 
Ora ti preghiamo umilmente: manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo, perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, che ci ha comandato di celebrare questi misteri.
«In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i comandamenti. (1Gv 5,2).
  
Nella notte in cui fu tradito, egli prese il pane, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzo, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO É IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.
«Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede» (1Gv 5,4).

Dopo cena, allo stesso modo, prese il calice, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli, e disse:PRENDETE E BEVETENE TUTTI: QUESTO É IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.
«Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità» (1 Gv 5,5).
 
FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.

«L’agnello ha redento il suo gregge, l’innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre» (Sequenza pasquale).
 
Mistero della fede.
Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta.

 
Celebrando il memoriale del tuo Figlio, morto per la nostra salvezza, gloriosamente risorto e asceso al cielo, nell’attesa della sua venuta ti offriamo, Padre, in rendimento di grazie questo sacrificio vivo e santo.
«Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza» (Sequenza pasquale).
 
Guarda con amore e riconosci nell’offerta della tua Chiesa, la vittima immolata per la nostra redenzione; e a noi che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo, in Cristo, un solo corpo e un solo spirito.
Noi crediamo nel Figlio di Dio e abbiamo la testimonianza dello Spirito (cf 1Gv 5,6).
 
Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito, perché possiamo ottenere il regno promesso insieme con i tuoi eletti con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con i tuoi santi apostoli, i gloriosi martiri, e tutti i santi, nostri intercessori presso di te.
Come gli apostoli con grande forza rendiamo testimonianza della risurrezione del Signore Gesù, proclamando la Parola di Dio con franchezza» (cf At 4,33.31).
 
Per questo sacrificio di riconciliazione, dona, Padre, pace e salvezza al mondo intero. Conferma nella fede e nell’amore la tua Chiesa pellegrina sulla terra: il tuo servo e nostro Papa …, il Vescovo …, il collegio episcopale, il clero e il popolo che tu hai redento.
Come tu, Padre, hai mandato Gesù, egli manda noi dopo avere soffiato su di noi, dicendo: «Ricevete lo Spirito santo»; e noi andiamo nel mondo a rendere lode a te con la nostra vita (cf Gv 20,21-23)
 
Ascolta la preghiera di questa famiglia, che hai convocato alla tua presenza. Celebriamo il 1° compleanno di Ludovica che vive ora la pienezza della vita. Lei che non ha fatto in tempo ad assaporare la vita terrena, ora è immersa nella pienezza della vita di Dio e celebra con noi l’Eucaristia. Ricordiamo le persone che ci stanno a cuore … Ricongiungi a te, padre misericordioso, tutti i tuoi figli ovunque dispersi.
Anche nella morte noi non moriamo perché dobbiamo annunciare le opere del Signore. Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata (cf Sal 118/117,17 e Prefazio dei defunti).
 
Accogli nel tuo regno i nostri fratelli defunti e tutti i giusti che, in pace con te, hanno lasciato questo mondo; … Ricordiamo i nostri morti, il papà di Fabio …  concedi anche a noi di ritrovarci insieme a godere per sempre della tua gloria, in Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale tu, o Dio, doni al mondo ogni bene.
Ti ringraziamo, Signore, per le persone che ci hai messo accanto come segno della tua predilezione.
 
Dossologia[è il momento culminante dell’Eucaristia: il vero offertorio]
 
Per Cristo, con Cristo e in Cristo,  a te, Dio Padre onnipotente,  nell’unità dello Spirito Santo,  ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen.
 
Padre nostro in aramaico: Idealmente riuniti con gli Apostoli sul Monte degli Ulivi, preghiamo, dicendo:
 

Padre nostro che sei nei cieli

Avunà di bishmaià
sia santificato il tuo nome
itkaddàsh shemàch
venga il tuo regno
tettè malkuttàch
sia fatta la tua volontà
tit‛abed re‛utach
come in cielo così in terra
kedì bishmaià ken bear‛a.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Lachmàna av làna sekùm iom beiomàh
e rimetti a noi i nostri debiti
ushevùk làna chobaienà
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori
kedì af anachnà shevaknà lechayabaienà
e non abbandonarci alla tentazione
veal ta‛alìna lenisiòn
ma liberaci dal male.
ellà pezèna min beishià. Amen!

 
Antifona alla comunione (cf Gv 20,27): «Stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente».
 
Dopo la comunione
Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione sulla liturgia Sacrosanctum concilium, 106 (EV 1/191).
Secondo la tradizione apostolica, che trae origine dal giorno stesso della resurrezione di Cristo, la Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che si chiama giustamente giorno del Signore o domenica. In questo giorno infatti i fedeli devono riunirsi in assemblea perché, ascoltando la parola di Dio e partecipando all’eucaristia, facciano memoria della passione, della resurrezione e della gloria del Signore Gesù e rendano grazie a Dio che li ha rigenerati nella speranza viva per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti (1Pt 1,3).
 
Sant’Agostino, Discorso ai neofiti, 1 e 3
«Mi rivolgo a voi, figli appena nati, piccolissimi nel Cristo, nuova posterità della Chiesa, grazia del Padre, fecondità della Madre, pia gemma, nuovo sciame, fiore della nostra collana e frutto della nostra fatica, mia gioia e mia corona, voi tutti qui in piedi davanti al Signore. Oggi, è l’ottava della vostra nascita. Oggi, viene portato a compimento in voi il sigillo della fede, consistente al tempo degli antichi padri nella circoncisione della carne, all’ottavo giorno dalla nascita. Essa era, infatti, in figura la spoliazione della mortalità in questo membro umano grazie al quale l’uomo nasce per morire. Perciò, il Signore stesso, spogliando con la sua risurrezione la mortalità della carne, risvegliando un corpo non certo diverso, e tuttavia per sempre immortale, ha contrassegnato con la sua risurrezione il giorno della domenica, il terzo dopo il giorno della sua passione: ma nell’ordine dei giorni dopo il sabato, l’ottavo che è anche il primo. Perciò anche voi, senza farlo ancora nella realtà, ma già con una speranza certa - sia perché possederete il sacramento di questa realtà, sia perché avete ricevuto la caparra dello Spirito - “se siete risorti con il Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio”».
 
Benedizione
Il Signore risorto che ci ha convocato alla mensa della Parola, ci benedica ora e sempre.                        Amen.
Il Signore risorto che ci convocato alla mensa del Pane di vita, vi nutra del suo amore.               
Il Signore risorto che ci convocato alla mensa della fraternità, ci disseti con il suo Spirito.
Il Signore risorto che è apparso agli apostoli nel giorno ottavo, vi sveli il suo cuore.
Il Signore risorto che educa Tommaso alla fede senza prove, aumenti in noi la fede.
Il Signore risorto che cammina con il suo popolo, sia sempre davanti a voi per guidarvi.
Il Signore risorto sia sempre dietro di noi per difenderci dal male.
Il Signore risorto sia sempre accanto a voi per confortarvi e consolarvi.                                     Amen.
 
E la benedizione dell’onnipotente tenerezza del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo discenda su di voi, sui vostri cari e vi rimanga sempre. Amen.
 
Finisce l’Eucaristia celebrata come sacramento e memoriale del Signore risorto, comincia ora la Pasqua della nostra vita come sacramento di testimonianza nella vita di ogni giorno. Andiamo nella Pace di Gesù.
Ti rendiamo grazie, Signore Risorto, perché resti con noi ogni giorno. Alleluia, alleluia.
 
 
Antifona del Tempo pasquale
Regina dei cieli, rallegrati, alleluia; / Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia.
È risorto, come aveva promesso, alleluia. / Prega il Signore per noi, alleluia.
Rallegrati, Vergine Maria, alleluia. / Il Signore è veramente risorto, alleluia.
 
Preghiamo. O Dio, che nella gloriosa risurrezione del tuo Figlio hai ridato la gioia al mondo intero, per intercessione di Maria Vergine concedi a noi di godere la gioia della vita senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
 
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© Nota: Domenica 2a del Tempo pasquale –C, Parrocchia di S. Maria Immacolata e San Torpete – Genova
L’uso di questo materiale è libero purché senza lucro e a condizione che se ne citi la fonte bibliografica
Genova, Paolo Farinella, prete 11/04/2010 – San Torpete – Genova
 
 


Domenica 1a di Pasqua, detta «In albis» e «Dell’amore misericordioso»
«Primo compleanno di Ludovica Robotti»
Chiesa di San Torpete, Piazza San Giorgio, Genova – 11 aprile 2010
 
Il vangelo di oggi ci dice che il modo di esistere di Gesù dopo la risurrezione è diverso da quello di prima, quando camminava sulla terra di Palestina. Gesù risorto passa attraverso i muri, mostra le sue ferite che si possono vedere e toccare. Gv ci dice che egli non è una invenzione o una allucinazione collettiva perché per due volte Gesù si fa presente per testimoniare la novità del suo modo nuovo di esistere. Prima della risurrezione Gesù mangiava con i discepoli, cammina con loro, operava con loro; dopo la risurrezione, Gesù mangia sempre «davanti a loro» (Lc 24,43). Gesù è vivo, ma in due modi diversi: prima della risurrezione si può vedere, toccare, frequentare, mangiare con lui, camminare con lui; dopo la risurrezione la sua presenza è reale, ma non più fisicamente: attraversa i muri e non mangia «con loro».
Oggi, domenica «in albis», domenica delle «vesti bianche», per noi di San Torpete è un giorno importante non poteva capitare vangelo più appropriato per noi che celebriamo il 4° anniversario di Luciano e il 1° compleanno di Ludovica, Oggi, perché la coincide con il primo compleanno di Ludovica Robotti. Fisicamente non sono qui, fisicamente ci mancano da morire, ma oggi riceviamo la certezza che essi vivono e sono presenti in modo diverso a cui dobbiamo abituarci con gli occhi del cuore e la disponibilità dell’anima.
Quando Diego mi ha chiesto se potevo ricordare suo papà oggi, mi ha fatto impressione perché non sapevano che noi oggi avremmo celebrato la presenza  vivente di Ludovica. Noi abbiamo deposto Ludovica sulle ginocchia di Dio venerdì 5 febbraio di quest’anno, celebrando in questa chiesa la solenne liturgia dell’esodo di questo batuffolo di vita, appena sbocciato e subito reciso per adornare e profumare la casa di Dio. Due giorni dopo, domenica 7 febbraio, Diego e la mamma sono venuti a Genova per celebrare la memoria dei nonni e del papà. Ancora oggi, senza sapere nulla, sono di nuovo qui insieme a noi a Ludovica per celebrare lo stesso evento, e la stessa certezza di vita. Sono coincidenze, certo, ma significative se sappiamo leggerle oltre le apparenze. Coincidenze, ma sono anche fatti. Il loro senso, ora non lo so, ma sono certo, matematicamente, che nulla accade per caso. Un uomo muore nella pienezza della sua vita a 54 anni, una bambina muore a mesi 9,5 cioè vive in mezzo a noi 298 giorni. Perché questa disparità? Perché Ludovica non ha potuto raggiungere anche lei i suoi 54 anni?
Ha vissuto, invece, nemmeno un anno. Mentre mi preparavo a questa celebrazione, mi è venuta una ispirazione: applicare la scienza ebraica della ghematrìa ai numeri dei giorni vissuti tra noi da Ludovica. Ecco cosa ne viene fuori: ai numeri 2 – 9 – 8 (i giorni della sua vita) corrispondono nell’alfabeto ebraico le consonanti «B_TH_H» che forma la parola «Betàh» che significa «Sicurezza/Incolumità/Salvezza/Scampo». Se poi a questa parola aggiungiamo il prefisso di origine o moto a luogo «min» che significa «da», si ha la parola «Mibetàh» che significa «Fiducia/Confidenza».
            E’ straordinario andare a fondo delle cose, si capisce come nulla accade per caso e tutto, anche le cose, apparentemente senza senso, hanno un significato nascosto che solo la nostra superficialità ci impedisce di cogliere. Ludovica che non ha mai pronunciato una parola, nemmeno quelle primarie come «mamma e papà», porta inciso a fuoco nella sua morte il vangelo della salvezza, della sicurezza dell’incolumità e dello scampo. Noi abbiamo fato di tutto per salvarla, senza accorgerci che era lei che stava salvando noi.
Io sono convinto che Ludovica doveva compiere una missione, e muta come un agnellino pronto per il sacrificio, ha parlato, ha profetizzato con la sua apparizione fugace il «vangelo della salvezza» che porta sicurezza e incolumità. Carissimi, Emilio e Valeria, Ludovica ha cambiato la vostra vita, vi ha disossato, vi ha spolpato, obbligandovi a raggiungere l’essenza della vostra esistenza, facendovi crollare tutto il superfluo e le vanità e lasciandovi solo il cuore della vita: vi ha restituito alla vostra austerità e vi ha insegnato che cosa è l’amore, vi ha purificato l’amore tra voi e fuori di voi.
Sì, oggi Ludovica compie il suo primo anno di vita, una porzione di giorni e di umanità che abbiamo appena intravisto con gli occhi e subito è sparita dalla nostra vista. Eppure è qui, è dentro di noi, mai come adesso lei è presente e oggi con i nonni festeggiamo il suo 1° compleanno perché Ludovica è viva e presente. La domanda che dovete porvi non è «Perché ci stata tolta così presto?», ma piuttosto «Perché ci è stata data?» e «Perché è stata data a noi?».
Vi posso dire che io dopo averla conosciuta e amata, sono cambiato perché lei ha penetrato la mia esistenza come solo il sacerdozio ha fatto; mai come adesso ho capito che cosa sia la profezia che parla attraverso la vita e i gesti più che con le parole. E’ entrata nella vita già crocifissa sulla croce della sua malattia senza scampo e lei ci parla che c’è una via d’uscita che è la «fiducia e la confidenza», che a loro volta sono il fondamento della salvezza e della fede portate: come non vedere che Ludovica è stata il sigillo della risurrezione posto nella vostra famiglia, nel vostro lavoro, nei vostri affetti? Su quel carrello, abbandonata totalmente al vostro amore, perché da sola non poteva fare nulla, ha esercitato il suo magistero di vita che mai dimenticheremo. Ha costretto i nonni materni a trasferirsi da Milano a Genova per stare con lei e assisterla, quelli paterni erano già a Genova. Ha imposto a tutti un ritmo che ha cambiato la vita, facendo ruotare tutto attorno a lei che è stata capace di dirigere l’armonia dolorosa e amante che regnava nella sua casa.
Non possiamo dimenticare Ludovica e vogliamo perpetuare la sua esistenza nel tempo, rendendo la sua presenza efficace oltre la morte, per la vita. Il giorno dell’esodo, abbiamo raccolto € 2.000,00 che, d’accordo con i genitori, abbiamo versato interamente all’Associazione «Sapre» che si occupa di assistenza alle famiglie con bambini colpiti da «Atrofia muscolare spinale» come Ludovica.
Voglio però fare di più e questa è la sorpresa che desidero regalarvi: oggi nasce formalmente e ufficialmente «L’Associazione di Solidarietà e Cultura Ludovica Robotti – San Torpete». Lo statuto è pronto deposto su questo altare perché vuole essere un’attività aperta a chi ha bisogno. Nei prossimi giorni faremo un incontro con per definire ambiti e attività e in questa associazione voglio convogliare quella attività di assistenza e sostegno alle persone e famiglie nel bisogno che attualmente sto portando avanti da solo. Apriremo un conto corrente presso la banca etica dove raccoglieremo i contributi delle persone di buona volontà e daremo forma e struttura ad una attività di microcredito, di assistenza in diverse forme alle persone, alle famiglie e ai bambini e bambine che ne hanno bisogno. In questo momento stiamo assistendo direttamente 6 famiglie per un importo complessivo di circa 7.000,00 euro.
Abbiamo già avuto una donazione di € 10.000,00 di cui già 4.000,00 impegnati e altri 5.000,00 preventivati. Alcune persone si sono rese disponibili a collaborare per creare un gruppo di valutazione che ascolti i singoli casi, li documenti e poi interverremo secondo le possibilità. Possiamo anche collaborare con realtà come il Sipra, Massoero 2000 e altri. Appena avremo approvato lo statuto apriremo il conto alla banca etica e lo divulgheremo per dare a quanti lo vorranno la possibilità di aprirsi agli altri, ai poveri, che sono il segno di Dio in mezzo a noi. La raccolta della Messa di oggi sarà il primo segno sacramentale che porremo come fondamento, come pietra angolare: voglio infatti che l’Associazione di Solidarietà e Cultura Ludovica Robotti – San Torpete nasca dall’altare e ad esso ritorni perché vuole essere il segno che viviamo nel mondo e siamo responsabili gli uni degli altri: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8).
Tutto questo faremo nel nome e per conto di Ludovica Robotti, il cui nome così resterà finché esisterà questa associazione. Ho voluto legare il suo nome a San Torpete perché la presenza di Ludovica qui in questa chiesa ha dato ad essa un valore ancora più grande perché l’ha resa più santa, uno scrigno che conserva la sua memoria e la sua grandezza nella sua piccolezza. Sì Ludovica oggi, giorno del suo 1° compleanno ci insegna come sono vere le parole di Paolo ai Corinzi: « Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini … quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti» (1Cor 1,25.27). La debole e fragile Ludovica, che parlava solo con gli occhi e il sorriso, oggi confonde i forti e abbatte i potenti perché grida a noi l’amore di Dio e ci indica la strada della salvezza, la via di scampo dalla nostra angoscia e dal nostro dolore, la strada della fede e della consolazione: servire i poveri nel nome di Dio, condividere con i poveri in vista del Regno. Noi lo vogliamo fare nel nome di Dio per mezzo della profetessa Ludovica, la piccola, gigante bambina, Ludovica Robotti, il più bel dono che Dio abbia potuto farci in questo anno di grazia 2009-2010.
 
Genova, 11 aprile 2010
 
Paolo Farinella, prete
 


[1]«Mistagogìa» deriva dal verbo greco «myeō-imparo/sono allenato» con particolare riferimento alla condizione ambientale: imparare nel silenzio ovvero allenarsi ai misteri. E’ una specie di iniziazione di passaggio: dallo stato di catecumenato a quello di credenti. «I misteri di Dio sono tenuti nascosti non perché siano negati all’intelligenza di chi vuole conoscerli, ma perché siano rivelati solo a coloro che li ricercano» (Sant’Agostino, Sermo 60/A, 1; PLS 2, 472). Famose sono le catechesi mistagogiche di Sant’Ambrogio di Milano (sec. IV), di Cirillo di Gerusalemme (sec. IV) di Teodoro di Mopsuestia (sec. IV-V) e Giovanni Crisostomo (sec. IV-V) nelle quali gli Autori spiegano sia la dottrina che il rito dei sacramenti dell’iniziazione cristiana e le conseguenze di vita che ne derivano.


Marted́ 06 Aprile,2010 Ore: 20:47
 
 
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