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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Lunedì fra l’ottava di Pasqua- Anno A – B – C,a cura di Paolo Farinella,prete

Lunedì fra l’ottava di Pasqua- Anno A – B – C

a cura di Paolo Farinella,prete

Christòs anèsti!/Cristo è risorto! – Alithôs anèsti!/Veramente è risorto!
 
Per una settimana vivremo ancora immersi nel clima pasquale: è l’ottava di Pasqua. La comunità ha bisogno di diluire, come in una cassa di risonanza in decrescendo tutte le emozioni degli eventi vissuti nel triduo santo fino alla Veglia di Pasqua. Anche gli Ebrei prolungano in otto giorni la festa di Pasqua. Nelle letture si nota subito un cambiamento radicale perché assistiamo alla predicazione degli apostoli che formula il primo annuncio del vangelo agli Ebrei e in seguito anche ai Greci.
Gli apostoli che hanno lasciato Gesù solo nell’ora della morte e che sono fuggiti davanti al pericolo, sono gli stessi che adesso affrontano la folla e gridano la risurrezione di colui che «voi avete inchiodato alla croce» (At 2,23). Pietro che aveva rinnegato il Signore per ben due volte davanti al mondo (la donna ebrea e i soldati romani), ora levatosi in piedi» (At 2,14) come capo degli Undici e parla «ad alta voce» ad Ebrei e Pagani presenti a Gerusalemme. E’ il primo frutto della risurrezione: la paura diventa missione e la fragilità diventa coraggio.
Gesù risorto morendo a consegnato lo Spirito suo (Gv 19,30) che gli apostoli accolgono per predicare alle genti la novità di Dio: Dio è morto sulla croce, Dio è risorto dalla croce. Da questo momento nessuna croce che grava sulle spalle di qualcuno è senza senso perché da questo momento Dio si fa cireneo di tutti. Per scelta e per missione. Non esiste più il Dio che aspetta tranquillo nei cieli per appagarsi dei sacrifici degli uomini, ora Dio è definitivamente incarnato nella morte di ciascuno che diventa la sua morte e nella croce di ognuno che è riscattata da quella del Calvario.
\           L’Eucaristia è il memoriale di tutto questo, è la profezia che noi facciamo nostra per annunciare il vangelo della vita che viene a noi Presenza povera nel segno del Pane e del Vino, nella fragilità della Parola per essere comunione generante con ciascuno di noi affinché ovunque noi siamo possiamo scorgere i segni della croce di Cristo e annunciare anche che la croce è l’inizio della risurrezione sua e nostra. Averne coscienza è la fede. Invochiamo lo Spirito del Risorto che ci introduca con la sua potenza davanti alla Shekinàh della Trinità, proclamando l’antifona d’ingresso: Il Signore è risorto, come aveva predetto; rallegriamoci tutti ed esultiamo, perché egli regna in eterno. Alleluia.
 
Tropario [dalla liturgia pasquale ortodossa, adattata]

Cristo è risorto dai morti, / con la morte calpesta la morte / e ai morti nei sepolcri ridona la vita!
Vieni, Spirito di Cristo Risorto!

Sorga Iddio e siano dispersi i suoi  nemici / E fuggano lontano dal suo volto / Quelli che lo odiano!
Il Cristo è risorto dai morti, / con la sua morte calpestando la morte  / e ai morti nei sepolcri donando la vita!
Vieni, Spirito di Cristo Risorto!

Come svanisce il fumo svaniscano, / come si strugge la cera davanti al fuoco!
Il Cristo è risorto dai morti, / con la sua morte calpestando la morte  / e ai morti nei sepolcri donando la vita!
Vieni, Spirito di Cristo Risorto!

Cosí si convertano i peccatori davanti al Volto di Dio / E si allietino i giusti!
Il Cristo è risorto dai morti, / con la sua morte calpestando la morte  / e ai morti nei sepolcri donando la vita!
Vieni, Spirito di Cristo Risorto!

Questo è il giorno che ha fatto il Signore, / esultiamo e allietiamoci in esso!
Vieni, Spirito di Cristo Risorto! Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, / Ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.
 
Oggi per la liturgia è la prosecuzione del giorno di ieri e il Cero pasquale simbolo del Risorto sta acceso per tutti gli otto giorni. In questa settimana anticamente, i catecumeni vivevano un tempo particolare detta «mistagogìa» che potremmo definire come la sperimentazione graduale di ciò che si è celebrato[1] fino a domenica prossima, la 2a di Pasqua in cui deponevano le vesti bianche che avevano ricevute il sabato santo durante il battesimo nella Veglia pasquale. Uniti a tutti i catecumeni che in questa settimana nel mondo vivono il loro «principio» di risurrezione, invochiamo la Santa Trinità perché illumini l’umanità intera ad essere luogo di risurrezione e non di morte:
 (ebraico)
Beshèm
ha’av
vehaBèn
veRuàch
haKodèsh.
Amen.
(italiano)
Nel Nome
del Padre
e del Figlio
e dello Spirito
Santo.
 
Invochiamo il dono dello Spirito che converte i cuori i pietra in cuori di carne affinché ci lasciamo possedere dalla vita del Risorto per essere nel mondo segni visibili del mondo nuovo che la passione, morte e risurrezione di Gesù rende possibile per l’umanità intera. Noi riconosciamo i nostri limiti che spesso impediscono la rivelazione del volto di Dio e deponiamo la nostra coscienza sulla soglia del sepolcro vuoto [breve, ma reale esame di coscienza].
 
Signore, tu sei morto per farti carico di ogni nostra morte, intercedi per noi,                     Kyrie, elèison!
Cristo, tu sei risorto perché anche noi risorgessimo con te, intercedi per noi,                    Christe, elèison!
Signore, tu ci consegni lo Spirito di risurrezione e di vita, intercedi per noi,                       Kyrie, elèison!
 
Dio onnipotente per i meriti degli apostoli che annunciano il vangelo, per i meriti del Signore nostro Gesù che non si rassegna alla morte, ma svela e invade il mondo della vita risorta, abbia pietà di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. Amen.
 
GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI …
e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo,  ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. [breve pausa 1-2-3]
 
Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre: tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. [breve pausa 1-2-3]
 
Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo:  [breve pausa 1-2-3]
 
Gesù Cristo con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre. Amen.
 
Preghiamo (colletta). O Padre, che fai crescere la tua Chiesa, donandole sempre nuovi figli, concedi ai tuoi fedeli di esprimere nella vita il sacramento che hanno ricevuto nella fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
 
Mensa della Parola
Prima lettura  At 2,14.22b-32 – Questa lettura ritorna nella terza domenica di Pasqua. E’ il primo degli otto discorsi conservati dagli Atti e riguarda il kèrigma agli Ebrei, cioè il primo annuncio del vangelo ai contemporanei di Gesù e degli Apostoli. Questi discorsi hanno un canovaccio comune: ricorso alle Scritture e contesto storico dei fatti accaduti in riferimento alla morte e risurrezione di Gesù. Si concludono con la proclamazione dell’intronizzazione di Cristo nella gloria.
 
Dagli Atti degli apostoli 2,14.22b-32
14 Nel giorno di Pentecoste, Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così: «Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate a Gerusalemme, vi sia ben noto questo e fate attenzione alle mie parole: 22 Gesù di Nazaret, uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete, 23 dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso. 24 Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. 25 Dice infatti Davide a suo riguardo: «Contempla­vo sempre il Signore innanzi a me; poiché egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. 26 Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua; ed anche la mia carne riposerà nella speranza, 27 perché tu non abbandonerai l’anima mia negli inferi, né permetterai che il tuo Santo veda la corruzione. 28 Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”. 29 Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e la sua tomba è ancora oggi fra noi. 30 Poiché però era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, 31 previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: “questi non fu abbando­nato negli inferi, né la sua carne vide corruzione”. 32 Questo Gesù, Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni». - Parola di Dio.
 
Salmo responsoriale 16/15,1-2.5; 7-8; 9-10; 11. Vi sono cinque salmi (dal 56/55 al 60/59) che in ebraico hanno l’indicazione della recitazione: «Miktàm» che significa «a bassa voce» perché la loro recita ad alta voce poteva suscitare la rabbia dei pagani durante la dominazione ellenistica. Il Talmud (trattato Sotà 10b) fa derivare l’etimologia da «mach - umile» e «tam - integro», quasi a dire che solo l’umile può vivere l’integrità del cuore. Vogliamo vedere in questa «rubrica» che fa parte della Parola di Dio, un insegnamento: la preghiera non può mai essere occasione di violenza o di odio; essa deve essere rispettosa della sensibilità degli altri, anche a costo di tacere o pregare «a bassa voce». Non è ostentando che si diventa più credenti, ma compiendo l’agàpe che si fa carico del limite e delle insufficienze altrui. Dietro l’invito del salmista, celebrando l’Eucaristia, poniamo la nostra vita nelle mani del Signore (v. 5).
 
Rit. L’anima mia esulta nel Signore.
 


1. 1 Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
2 Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu,
solo in te è il mio bene».
5 Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita. Rit.
2. 7Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
8 Io pongo sempre innanzi a me il Signore,
sta alla mia destra, non posso vacillare. Rit.
3.  9 Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
10 perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro
né lascerai che il tuo santo veda la corruzione. Rit.

4. 11 Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena nella tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. Rit


 

Sequenza (sec. X)[2]

1. Alla vittima Pasquale
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’agnello ha redento il suo gregge,
l’innocente ha riconciliato
noi peccatori col Padre.
il sudario e le sue vesti.
2. Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.
3. «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente,
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni,
4. Cristo, mia speranza, è risorto;
e vi precede in Galilea».
Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.

 
VangeloMt 28,8-15 – Dopo la sua risurrezione Gesù appare diverse volte a persone o a gruppi differenti. Per quanto riguarda le donne, gli evangelisti sono concordi, nel riferire di un’apparizione angelica ad esse, ma lo sono di meno nel riferire di una cristofania al femminile. E’ un segno dei «tempi nuovi» inaugurati da Cristo che mette a disagio consuetudini, culture e pregiudizi ancestrali.
 
Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia.Questo è il giorno fatto dal Signore; / rallegriamoci ed esultiamo. Alleluia, alleluia.
 
Dal Vangelo secondo Matteo 28,8-15
In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli strinsero i piedi e lo adorarono. 10 Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno». 11 Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunse­ro in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. 12 Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo. 13 «Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo. 14 E se mai la cosa verrà all’orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia». 15 Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi. – Parola del Signore.
 
Spunti di omelia
Due sono i tipi di apparizione che troviamo nel NT: quello ufficiale con protagonisti gli apostoli ( Mt 28,16-20; Lc 24,36-49, ecc.) e quello di carattere più privato riservato a piccoli o gruppi, dove rientrano anche le apparizioni alle donne, come nella lettura di oggi. Questo secondo gruppo di apparizioni tende a «fisicizzare» la visione, come si rileva dagli accenni a «toccare» il Risorto (qui v. 9: abbracciare i piedi; diversamente in Gv 20,14-17). Un’altra caratteristica è che le apparizioni ufficiali avvengono tutte a Gerusalemme in Giudea, mentre quella alle donne proviene da tradizioni legate alla Galilea. Da qui vediamo come i Vangeli sono la confluenza di diverse tradizioni. L’apparizione alle donne appartiene alla tradizione probabilmente legata alla famiglia o al clan galilaico di Gesù.
Un altro elemento importante che riflette il contesto di quei giorni è il riferimento all’inganno degli anziani che «comprano» i soldati per diffondere una notizia falsa. Il fatto non è inverosimile in un contesto di contrapposizione tra sinagoga e comunità di Giudei espulsi perché credenti in Gesù Messia. E’ importante che i vangeli riportino queste notizie: sono la prova della loro veridicità. Se avevano interesse a farsi propaganda a buon mercato, non avrebbero riportato questi fatti che li danneggiavano.
Della risurrezione non è rimasta alcuna traccia perché gli unici testimoni oculari, i soldati, non solo hanno taciuto, ma si sono lasciati comprare per dire il contrario di quello che hanno visto. Che Cristo sia risorto è un fatto reale, ma indimostrabile «scientificamente»: nessun investigatore potrà mai arrivare a portare prove «inconfutabili». Questo fatto storico si tramanda con criteri legati alla fede, in modo particolare a quella degli Apostoli che lo hanno visto, ascoltato, toccato e con lui hanno vissuto e mangiato nei giorni della esperienza terrena.
Per noi credenti la nostra fede non poggia direttamente sulla risurrezione di Gesù che noi non abbiamo visto né conosciuto, ma unicamente sulla parola degli apostoli che sono garanti di ciò che hanno visto, toccato, mangiato, ascoltato, «cioè il Verbo della vita» (1 Gv 1,1-4). Per questo motivo sarebbe corretto dire che la fede nostra è una fede «apostolica». Noi crediamo in Gesù perché accettiamo, ci fidiamo della Parola degli Apostoli che garantiscono per noi. I vangeli e le Scritture in genere sono la testimonianza di fede della loro credibilità. Il fatto che Mt riporti la diceria sul trafugamento del corpo di Gesù, di cui sono accusati i discepoli, è la testimonianza che essi riportano un fatto che per loro era negativo e sarebbe stato meglio comunque tacere.
Noi siamo adoratori della Verità che per noi è la Persona del Verbo e dobbiamo dire la «porzione di verità» che lo Spirito suggerisce alla nostra coscienza, anche se questo può comportare qualche fastidio alla istituzione e a noi stessi. Se tacessimo per convenienza, o peggio, per interesse, noi non avremmo il diritto di accedere alla soglia della risurrezione perché saremmo come Pietro che nega la propria identità perché si vergogna della presenza dello Spirito del Signore che è in lui. In nome della fede possiamo stare in silenzio orante, mai possiamo «tacere» per sopravvivere. La testimonianza del Vangelo esige da noi la coerenza e la coerenza non può che essere figlia della verità di cui ci dichiariamo umili e testardi ricercatori. Nel segno della croce, nell’epifania del Risorto.
 
Credo o Simbolo degli Apostoli[3]
Io Credo in Dio, Padre onnipotente, / creatore del cielo e della terra;      [pausa 1- 2 – 3]
e in Gesù Cristo, / suo unico Figlio, nostro Signore, / il quale fu concepito di Spirito Santo,
 nacque da Maria Vergine, / patì sotto Ponzio Pilato, / fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; /
il terzo giorno risuscitato da morte; / salì al cielo, /siede alla destra di Dio onnipotente:
di là verrà a giudicare i vivi e i morti.     [pausa 1- 2 – 3]
Credo nello Spirito santo, / la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, / la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne, / la vita eterna. Amen.
 
Preghiera dei fedeli [intenzioni libere]
 
Preghiamo (sulle offerte).Accogli con bontà, Signore, i doni del tuo popolo; tu, che lo hai chiamato alla fede e rigenerato nel Battesimo, guidalo alla felicità eterna. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
Preghiera Eucaristica della Veglia di Pasqua – Prefazio pasquale I
(per sottolineare il legame vitale con la Madre di tutte le Veglie.
 
Il Signore sia con voi.    E con il tuo spirito.    In alto i nostri cuori.      Sono rivolti al Signore.
Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.             E’ cosa buona e giusta.
 
È veramente cosa buona e giusta,  nostro dovere e fonte di salvezza,  proclamare sempre la tua gloria, o Signore, e soprattutto esaltarti in questa notte  nella quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.
Agnello di Dio che prendi su di te il peccato del mondo, dona al mondo la pace (cf Gv 1,29.36). Osanna nell’alto dei cieli.
 
È lui il vero Agnello che ha preso su di sé i peccati del mondo,  è lui che morendo ha distrutto la morte  e risorgendo ha ridato a noi la vita.
Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo. La salvezza appartiene a te, nostro Dio, che siedi sul trono e all’Agnello!(cf Ap 7,10). Osanna nell’alto dei cieli. Kyrie, elèison. Christe, elèison.
 
Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale, l’umanità esulta su tutta la terra, e con l’assemblea degli angeli e dei santi  canta l’inno della tua gloria:
I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.Degno sei tu, o Agnello immolato, di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e lode! (cf Ap 5,12). Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell’alto dei cieli. Christe, elèison. Kyrie, elèison.

Padre veramente santo, fonte di ogni santità, santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito perché diventino per noi il corpo e il sangue di Gesù Cristo nostro Signore.
Ti benedice, Signore, l’anima nostra: Signore, nostro Dio, quanto sei grande! (cf Sal 104/103,1).
 
Egli, nella notte in cui, tradito, fu consegnato alla morte, offrendosi liberamente alla sua passione, prese il pane e rese grazie,lo spezzo, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO É IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.
Di questo gioisce il nostro cuore perché non lascerai che il tuo Santo veda la corruzione (cfSal 16/15, 9-10).

Dopo la cena, allo stesso modo, prese il calice, rese grazie, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E BEVETENE TUTTI: QUESTO É IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA,VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.
Alzeremo il calice della salvezza e invocheremo il tuo santo Nome, o Signore Risorto (cf Sal 116/115, 13).
 
FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.
Nostra forza e nostro canto sei tu, Signore che ci salvi. Sei il nostro Dio e ti vogliamo lodare, sei il Dio di dei nostri padri e ti vogliamo esaltare (cf Es 15,2)
 
MISTERO DELLA FEDE.
Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice annunziamo la tua morte, Signore, nell’attesa della sua venuta.
 
Celebrando il memoriale della morte e risurrezione del tuo Figlio, ti offriamo, Padre, il pane della vita e il calice della salvezza, e ti rendiamo grazie per averci ammessi alla tua presenza a compiere il servizio sacerdotale.
L’anima nostra ha sete di te, o Dio, Dio vivente. Verremo al tuo altare, a te, o Dio della nostra gioia, del nostro giubilo (cf Sal 42/41,3.4).
 
Ti preghiamo: per la comunione al corpo e al sangue di Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo.
Tu sei la pietra scartata dai costruttori e sei divenuta testata d’angolo, la pietra angolare della creazione e della Chiesa (cf Sal. 118/117, 22-23)
 
Memoria dei Volti e dei Nomi sulla terra
Ricordati, Padre, della tua Chiesa diffusa su tutta la terra: e qui convocata nella notte gloriosa della risurrezione del Cristo signore nel suo vero corpo: rendila perfetta nell’amore  in unione con il nostro Papa Benedetto, il Vescovo Angelo, le persone che amiamo e che vogliamo ricordare… e tutto l’ordine sacerdotale che è il popolo dei battezzati.
Tu ci prendi dalla genti, ci raduni da ogni terra e ci conduci alla santa Gerusalemme. Ci dài un cuore nuovo, metti dentro di noi uno spirito nuovo, togli da noi il cuore di pietra e ci dài un cuore di carne (cf Ez 36,24-26).
 
Memoria dei Volti e dei Nomi nella Gerusalemme celeste
Ricordati dei nostri fratelli, che si sono addormentati nella speranza della risurrezione e di tutti i defunti che si affidano alla tua clemenza…. ammettili a godere la luce del tuo volto. Insieme ricordiamo tutti i morti di violenza in ogni parte del mondo.
L’eterno riposa dona loro, Signore, e splenda ad essi la tua luce perpetua della risurrezione dai morti
 
Memoria dei credenti di ogni tempo
Di noi tutti abbi misericordia: donaci di aver parte alla vita eterna, insieme con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con gli apostoli e tutti i santi, che in ogni tempo ti furono graditi: e in Gesù Cristo tuo Figlio canteremo la tua gloria.
Noi non abbiamo paura perché tu, Signore risorto, sei sempre con noi e noi ti annunciamo al mondo intero.
Dossologia [è il momento culminante dell’Eucaristia: il vero offertorio]
 
PER CRISTO, CON CRISTO E IN CRISTO, A TE, DIO, PADRE ONNIPOTENTE, NELL’UNITA’ DELLO SPIRITO SANTO, OGNI ONORE E GLORIA, PER TUTTI I SECOLI DEI SECOLI. AMEN.
 
Padre nostro in aramaico: Idealmente riuniti con gli Apostoli sul Monte degli Ulivi, preghiamo Dio insieme come Gesù ci ha insegnato e preghiamo nella sua lingua materna, l’aramaico:
 

Padre nostro che sei nei cieli
Avunà di bishmaià
sia santificato il tuo nome
itkaddàsh shemàch
venga il tuo regno
tettè malkuttàch
sia fatta la tua volontà
tit?abed re?utach
come in cielo così in terra
kedì bishmaià ken bear?a.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Lachmàna av làna sekùm iom beiomàh
e rimetti a noi i nostri debiti
ushevùk làna chobaienà
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori
kedì af anachnà shevaknà lechayabaienà
e non abbandonarci alla tentazione
veal ta?alìna lenisiòn
ma liberaci dal male.
ellà pezèna min beishià. Amen!

 
Antifona di comunione (cf. Mt 28,9). Le donne, avvicinatesi a Gesù risorto, gli strinsero i piedi e lo adorarono. Alleluia.
 
Dopo la comunione [Fonte: da Comunità del bairro nel Goiás in Brasile «Giorno per giorno» del 16 marzo 2008]
In comunione con tutti gli abitanti, uomini e donne del Tibet, ascoltiamo un pensiero di Tenzin Gyatso Dalai Lama, il XIV della tradizione Egli lo pronunciò a Oslo nel discorso in occasione del conferimento del Premio Nobel per la pace, il 10 dicembre 1989.
 
La pace interiore è la chiave di tutto: se avete la pace interiore, i problemi esterni non influenzano il vostro profondo senso di pace e tranquillità. In queste condizioni di spirito, si possono trattare le situazioni con calma e ragione, mantenendo la felicità interiore. Questo è molto importante; senza la pace interiore, per quanto confortevole sia materialmente la nostra vita, restiamo spesso preoccupati, turbati o infelici a causa delle circostanze. Chiaramente, è di grande importanza comprendere le interrelazioni tra questi e altri fenomeni dobbiamo perciò affrontare e cercare di risolvere i problemi in un modo equilibrato che tenga conto di questi differenti aspetti. Questo, ovviamente, non è facile, ma è di poca utilità tentare di risolvere, un problema se così facendo se ne crea un altro altrettanto grave. In realtà, quindi, non abbiamo nessuna alternativa: dobbiamo sviluppare un senso di responsabilità universale non solo nel senso geografico ma anche per quanto riguarda i diversi problemi presenti nel nostro pianeta. La responsabilità non è solo dei leader dei nostri paesi o di coloro che sono stati nominati o eletti a fare un particolare lavoro, è anche di ciascuno di noi, individualmente. La pace, per esempio, inizia dentro ciascuno di noi. Se possediamo la pace interiore, possiamo relazionare perfetti rapporti di pace con tutti coloro che ci circondano. Quando la nostra comunità è in uno stato di pace, può condividere questa preziosa qualità con le comunità vicine, e così via. Se proviamo amore e benevolenza per gli altri, questo non solo fa sentire gli altri amati e oggetto di benevola attenzione, ma ci aiuta anche a sviluppare felicità e pace interiori. Ci sono sempre dei modi in cui possiamo lavorare coscientemente a sviluppare sentimenti d'amore e di benevolenza. Per alcuni di noi, il modo più efficace di farlo è attraverso la pratica religiosa. Per altri, può esserlo attraverso pratiche non religiose. Ciò che è importante è che ciascuno di noi faccia un sincero sforzo di assumere sul serio la propria responsabilità per ciascun altro e per l'ambiente naturale.
 
Preghiamo. Diffondi nei nostri cuori, Signore, la grazia dei sacramenti Pasquali, e poiché ci hai guidati nella via della salvezza, fa’ che rispondiamo pienamente al tuo dono. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
Benedizione
Il Signore risorto che è apparso alle donne e agli apostoli sia con voi,                                          Amen.
Il Signore risorto che è principio e fondamento di speranza eterna, sia con voi.   
Il Signore risorto che ci chiama alla vita e alla vita piena nello Spirito, sia con noi.
Il Signore risorto sveli nel cuore di ciascuno di voi il germe della risurrezione.
Signore risorto sia sempre davanti a noi per guidarci sui sentieri dell’amore generante.
Il Signore risorto sia sempre dietro di voi per difendervi dal male e da ogni pericolo.
Signore risorto sia sempre accanto a noi per confortarci e renderci risorti ogni giorno.
 
E la benedizione dell’onnipotente tenerezza del Padre e del Figlio
e dello Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.                                                Amen.
 
Il rito pasquale dell’Eucaristia è finito, comincia la Pasqua della testimonianza della vostra vita.
Andiamo in pace, alleluia, alleluia e rendiamo grazie a Dio, alleluia, alleluia.
 
________________________________
© Nota: L’uso di questi commenti è consentito citandone la fonte bibliografica
Lunedì di Pasqua – Anno A-B-C, Paolo Farinella, prete – San Torpete – Genova, 05-04-2010
 
Antifona del Tempo pasquale
Regina dei cieli, rallegrati, alleluia; / Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia.
È risorto, come aveva promesso, alleluia. / Prega il Signore per noi, alleluia.
Rallegrati, Vergine Maria, alleluia. / Il Signore è veramente risorto, alleluia.
 
Preghiamo. O Dio, che nella gloriosa risurrezione del tuo Figlio hai ridato la gioia al mondo intero, per intercessione di Maria Vergine concedi a noi di godere la gioia della vita senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 


[1]«Mistagogìa» deriva dal verbo greco «myeo-imparo/sono allenato» con particolare riferimento alla condizione ambientale: imparare nel silenzio ovvero allenarsi ai misteri. E’ una specie di iniziazione di passaggio: dallo stato di catecumenato a quello di credenti. «I misteri di Dio sono tenuti nascosti non perché siano negati all’intelligenza di chi vuole conoscerli, ma perché siano rivelati solo a coloro che li ricercano» (Sant’Agostino, Sermo 60/A, 1; PLS 2, 472). Famose sono le catechesi mistagògiche di Sant’Ambrogio di Milano (sec. IV), di Cirillo di Gerusalemme (sec. IV) di Teodoro di Popsuestia (sec. IV-V) e Giovanni Crisostomo (sec. IV-V) nelle quali gli Autori spiegano sia la dottrina che il rito dei sacramenti dell’iniziazione cristiana e le conseguenze di vita che ne derivano.
[2] La sequenza è un inno in lingua latina che nel Medio Evo veniva cantato o recitato prima del vangelo. Il termine deriva dal latino «sequentia cum prosa» perché veniva a trovarsi tra la lettura dell’Epistola (1a lettura) e il Vangelo, cioè tra due prose. Questo tipo di melodia nacque nella liturgia bizantina e si trasferì in occidente tra i secc. VIII e IX. Le sequenze ottennero un successo strepitoso e se ne contarono più di 5.000. Pio V nella riforma dopo il concilio di Trento, le eliminò tutte e ne tenne solo quattro: a Pasqua (Alla vittima pasquale di un certo Wipone)); a Pentecoste (Vieni, Santo Spirito di Stefano di Langhton); al Corpus Domini (Loda, Sion il Salvatore (Di Tommaso d’Aquino); ai Defunti (Giorno d’ira di Tommaso da Celano), a cui in seguito si aggiunse anche la memoria dell’Addolorata (Stava la Madre di Iacopone da Todi). Queste cinque sequenze sono rimaste anche dopo la riforma del Vaticano II, attuata da Paolo VI.
[3] Il Simbolo degli Apostoli, forse è la prima formula di canone della fede, così chiamato perché riassume fedelmente la fede degli Apostoli. Nella chiesa di Roma era usato come simbolo battesimale, come testimonia Sant’Abrogio: « È il Simbolo accolto dalla Chiesa di Roma, dove ebbe la sua sede Pietro, il primo tra gli Apostoli, e dove egli portò l'espressione della fede comune» (Explanatio Symboli, 7: CSEL 73, 10 [PL 17, 1196]; v. commento in Catechismo della Chiesa Cattolica, 194).


Venerdì 02 Aprile,2010 Ore: 16:32
 
 
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