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www.ildialogo.org BEATI I POVERI. GUAI A VOI, RICCHI.,DI P. ALBERTO MAGGI OSM

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 17 FEBBRAIO 2019 - COMMENTO AL VANGELO
BEATI I POVERI. GUAI A VOI, RICCHI.

DI P. ALBERTO MAGGI OSM

LINK VIDEO: www.youtube.com

Lc 6, 17.20-26

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
“Che nel mio popolo nessuno sia bisognoso”, è questa la volontà di Dio espressa, la troviamo nel libro del Deuteronomio al capitolo 15 versetto 4, e che poi troverà la sua realizzazione negli Atti dove l’evangelista scrive che la primitiva comunità cristiana rendeva con forza testimonianza alla risurrezione del Cristo perché nessuno tra di essi era bisognoso. Per questo i poveri sono sventurati che è compito della comunità cristiana togliere dalla loro condizione di povertà. Gesù non ha mai proclamato beati i poveri, i poveri sono sventurati che è compito della comunità cristiana togliere dalla loro condizione.
Le beatitudini le troviamo in due versioni: nel vangelo di Matteo sono otto, dove Gesù si rivolge a quelli che devono scegliere di entrare in questa condizione, per questo Gesù parla di poveri nello spirito, per la forza interiore; nel vangelo di Luca che esaminiamo ora, al capitolo 6 dal versetto 17, invece la povertà è una condizione che i discepoli hanno già scelto. Quindi Gesù non proclama mai beati i poveri che la società ha reso tali, ma quelli che liberamente e volontariamente sono entrati in questa condizione e non sono beati perché sono poveri, sono beati per la risposta di Dio alla loro scelta.
Leggiamo il vangelo di Luca. Beati voi poveri perché vostro è il regno di Dio, voi che avete fatto questa scelta, aveva scritto l’evangelista che lasciarono tutto e lo seguirono, siete beati, cioè pienamente felici, che non è una condizione statica, ma dinamica, in divenire, perché vostro il regno di Dio, cioè Dio si prende cura di voi. Gesù è venuto a inaugurare il regno di Dio, una società alternativa dove, anziché accumulare per sé, si condivida generosamente per gli altri e a chi fa questo c’è la risposta da parte di Dio che si prende cura di lui e gli eventuali elementi negativi di questa scelta, il bisogno e la persecuzione, vengono neutralizzati dall’azione del Padre.
E Gesù avverte beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame a causa del Figlio dell'uomo. Qual è il motivo di questa persecuzione? Che la beatitudine della povertà rende la persona pienamente libera. Gesù dice a causa del Figlio dell’uomo, il Figlio dell’uomo è l’uomo che ha la condizione divina, quindi l’uomo pienamente libero, e l’istituzione, ogni istituzione sia religiosa che politica, detesta le persone libere e si scatena la persecuzione. Ma Gesù dice “non vi preoccupate perché Dio è dalla parte vostra”. Dio tra chi perseguita e chi viene perseguitato sta sempre dalla parte dei perseguitati. Ecco perché Gesù dice rallegratevi e, aggiunge Gesù, perché allo stesso modo agivano i loro padri con i profeti.
Per Gesù il ruolo del discepolo nella comunità cristiana è quello del profeta, chi è il profeta? Colui che rende visibile nella propria esistenza il Dio invisibile, colui soprattutto che, in sintonia con Dio, allarga l’orizzonte della comunicazione tra Dio e gli uomini.
Ma, dopo aver proclamato pienamente felici quelli che hanno fatto questa scelta di condivisione perché di questo si tratta, Gesù pressa ha un lamento funebre sui ricchi. Viene tradotto con guai, ma non sono minacce, non sono imprecazioni, è una commiserazione. Il guai si rifà all’espressione ebraica “hoi” che era il lamento funebre. Gesù piange già come morti i ricchi, quelli che, anziché condividere per gli altri hanno accumulato per sé.
Non dimentichiamo che è Luca l’evangelista, che ci racconta la parabola del ricco e del povero Lazzaro, il ricco che vive soltanto per sé ed è condannato non perché ha maltrattato il povero, ma semplicemente perché lo ha ignorato nella sua esistenza.
Allora Gesù passa a compiangere, potremmo tradurre “ahimè” o “ahivoi”, voi che siete sazi, voi che ora ridete, cioè voi che avete causato la fame, voi che causate la sofferenza e Gesù li piange come morti. Nel vangelo l’insegnamento del Cristo è che si possiede soltanto quel che si dona. Quel che si trattiene per sé non si possiede, ma ci possiede. Questi ricchi credevano di possedere dei beni, in realtà ne erano posseduti, hanno dato culto a mammona e mammona, l’interesse, la convenienza li ha distrutti.
L’ultima avvertenza di Gesù dice ahivoi quando gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con e qui parla di falsi profeti. Il criterio di autenticità del discepolo, del profeta si vede dal rapporto che ha con il sistema: se il sistema ti loda, ti gratifica, ti premia si vede che sei un falso profeta; se invece il sistema ti perseguita significa che vai controcorrente, stai seguendo Gesù, ma soltanto andando controcorrente si trova l’acqua sempre cristallina, quella sempre fresca.



Venerdì 15 Febbraio,2019 Ore: 17:10
 
 
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