- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (477) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org QUESTO È IL MIO CORPO. QUESTO È IL MIO SANGUE,DI PADRE ALBERTO MAGGI OSM

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO - 3 GIUGNO 2018 - COMMENTO
QUESTO È IL MIO CORPO. QUESTO È IL MIO SANGUE

DI PADRE ALBERTO MAGGI OSM

Mc 14,12-16.22-26
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Nella narrazione della cena di Gesù l’evangelista Marco si rifa a due tematiche: la prima è quella della prima alleanza quando Mosè prese un libro, il libro della Legge, lo lesse al popolo e poi in segno di eccitazione asperse il popolo con del sangue dei vitelli; il secondo tema è quello delle due condivisioni dei pani e dei pesci, la prima in terra ebraica, la seconda in terra pagana. Leggiamo quello che ci scrive l’evangelista, ci c’entriamo sui versetti principali tenendo presente che Marco aveva sottolineato che era il primo giorno degli Azzimi, quando si mangiava questo pane non lievitato per immolare la Pasqua. In questa cena non c’è alcun riferimento alla cena pasquale ebraica. Non c’è l’agnello perché è Gesù il vero agnello pasquale la cui carne servirà per affrontare l’esodo, la liberazione e il cui sangue libererà dalla morte.
Scrive l’evangelista Mentre mangiavano, questa è una ripetizione perché l’evangelista ha già detto che erano a cena e mangiavano, ma nel primo avvertimento che erano a cena e mangiavano Gesù ha annunziato che uno dei discepoli, Giuda, lo avrebbe tradito. Allora la ripetizione di questo verbo mangiare indica che questa è la risposta di Gesù al tradimento del discepolo, all’odio risponde con amore. Prese non è il pane che avrebbe indicato il pane azzimo, ma un pane. È il tipico pane palestinese, pane tondo ed è importante questo, non c’è un animale. In un animale ci sono delle parti più buone che erano riservate alle persone ragguardevoli. Il libro della Legge prescrive per esempio che il petto e le cosce siano riservate ai sacerdoti. Il pane no, è il tipico pane palestinese, un pane tondo che è buono in ogni sua parte. La partecipazione all’eucaristia elimina le gerarchie e le importanze e crea l’unità. E recitò la benedizione, qui l’evangelista si rifa alla prima condivisione dei pani e dei pesci quando Gesù benedì. Lo spezzò e lo diede loro quindi questo pane per i suoi discepoli dicendo prendete, questo è il mio corpo, Gesù si identifica con questo pane. Gesù invita i discepoli a mangiare, a prendere questo pane per dare adesione alla sua persona. Non c’è più un rotolo dalla Legge, il libro dell’alleanza, ma c’è una persona a cui dare piena adesione.
Poi prese un calice, e qui cambia il verbo. Qui non c’è benedire, ma rese grazie perché nella seconda condivisione dei pani e dei pesci in terra pagana Gesù ringraziò e ringraziare era un verbo conosciuto in quella cultura. Allora nell’eucaristia l’evangelista unisce il benedire tipico dell’ebraismo e il ringraziare tipico del paganesimo. L’eucaristia non divide, ma unisce tra di loro realtà completamente differenti,
E lo diede loro e ne bevvero tutti. Mentre l’evangelista non ha sottolineato che il pane è stato mangiato di questo calice dice che ne bevvero tutti. Non basta dare adesione alla figura di Gesù, bisogna accettare anche quello che il calice comporta, cioè la sua fine. Il significato di quello che c’è in questo calice ce lo dice Gesù, e disse loro questo è, non il mio sangue dell’alleanza, ma il sangue della mia alleanza, Gesù sostituisce l’alleanza. L’alleanza non è più basata sull’osservanza della legge, ma sull’accoglienza del suo amore. Mentre il sangue dei tori che era stato asperso sul popolo era un sangue che esteriormente scendeva sulle persone questo sangue che è la vita stessa di Gesù, il sangue nel mondo ebraico è la vita, si fonde, penetra nell’intimo della persona e lo fonde. L’evangelista realizza quello che ha annunciato dell’attività di Gesù. Gesù avrebbe battezzato, cioè immerso, impregnato le persone nello Spirito Santo, nella stessa forza della vita divina. Ecco nell’eucaristia è dove avviene questa effusione.
Il verbo versare appartiene a un salmo, il 79, che si leggeva la notte di Pasqua dove si diceva che l’ira di Dio veniva versata sui popoli. Ecco con Gesù non l’ira di Dio, ma il suo sangue, simbolo della sua effusione, della vita sarà versato su tutti. E Gesù conclude annunziando che non lo berrà più il frutto della vite fino al giorno in cui lo berrà nuovo nel regno di Dio. Cioè una nuova qualità d’amore che ancora non è a disposizione dei discepoli perché non hanno ancora compreso quale sarà l’amore che lo spinge a dare la vita per i suoi.
La conclusione è strana. Dice, scrive l’evangelista Dopo aver cantato l’inno uscirono, perché escono? Il libro dell’Esodo proibiva di uscire la notte della Pasqua. Ecco la comunità dei discepoli con la partecipazione all’eucaristia non è più legata alla legge, all’obbedienza della legge di Dio, ma è animata dallo Spirito e lo Spirito rende libero. Questo è il frutto dell’eucaristia.



Giovedì 31 Maggio,2018 Ore: 14:28
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Il Vangelo della domenica

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info