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www.ildialogo.org DOMENICA DI PASQUA - 1 APRILE 2018,di P. Alberto Maggi OSM

Commento al Vangelo
DOMENICA DI PASQUA - 1 APRILE 2018

di P. Alberto Maggi OSM

Se Cristo non è risorto vuota è la nostra predicazione e vuota anche la nostra fede. Questa è l’affermazione perentoria di San Paolo nella prima lettera ai Corinzi. Ma, nonostante questa affermazione, sorprende che nei vangeli nessun evangelista descriva la risurrezione di Gesù. L’immagine tradizionale che conosciamo con il Cristo che esce vittorioso con il vessillo della vittoria dalla tomba non è nei vangeli, ma è in un apocrifo, nel vangelo di Pietro, un testo del II secolo. Ma se nessun evangelista ci descrive la risurrezione di Gesù tutti danno preziose indicazioni su come sperimentarlo risorto in quella che era l’esperienza comune della chiesa delle origini. Come scrive sempre Paolo ai Corinzi che “Gesù risorto è apparso a Cefa”, e cioè a Pietro, “ai dodici e in seguito apparve a più di 500 fratelli”.
Nel vangelo ritenuto più antico, quello di Marco, c’è l’annuncio della resurrezione, ma non l’incontro con il risorto che viene rimandato in Galilea. Infatti il giovanetto nel sepolcro disse alle donne “Non abbiate paura, voi cercate Gesù Nazareno il crocifisso, è risorto, non è qui”. Questo sarà il messaggio costante di tutti gli evangelisti. È inutile andare a cercare Gesù nel luogo dei morti. Dice “Egli vi precede in Galilea, là lo vedrete”. Ma c’è da chiedersi ma perché rimandare l’esperienza importante del Cristo risuscitato di tre o quattro giorni? Gesù è morto a Gerusalemme, è stato sepolto a Gerusalemme, è risuscitato quindi a Gerusalemme, i discepoli sono a Gerusalemme, perché Gesù dice che, se vogliono vederlo, devono andare in Galilea?
Lo scopriamo nel vangelo di Matteo dove questo appuntamento della Galilea è ripetuto per ben tre volte, quando l’angelo alle donne ripete l’annuncio “Non è qui, è risorto e ecco vi precede in Galilea, là lo vedrete”. Questo messaggio è confermato dallo stesso Gesù che disse poi alle donne “Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea, là mi vedranno.
I discepoli partono, vanno in Galilea, ma scrive l’evangelista che “Gli undici intanto andarono in Galilea su il monte che Gesù aveva loro indicato”. Se per ben tre volte c’è l’invito ad andare in Galilea per sperimentare il Cristo risuscitato mai Gesù aveva indicato un monte particolare. Perché gli undici vanno su il monte? Qual è questo monte dove è possibile sperimentare il Cristo risuscitato? Il monte in Matteo è il monte delle beatitudini. Cosa vuol dire l’evangelista? Che l’esperienza di sperimentare il Cristo risorto non è stato un privilegio concesso duemila anni fa a un piccolo gruppo di persone, ma a tutti quei credenti che vivranno le beatitudini. Nel vivere le beatitudini si sperimenta il vivente.
Ugualmente nel vangelo di Luca c’è il solito messaggio, quando le donne vanno al sepolcro, si trovano la strada sbarrata da degli uomini “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” e quand’è che Gesù si manifesta? Ai discepoli di Emmaus si manifesta ripetendo i gesti dell’ultima cena. Scrive l’evangelista che “Quando fu a tavola con loro prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”, gli stessi gesti dell’ultima cena. Nella cena Gesù si fa pane perché quanti lo mangiano siano capaci di farsi pane con gli altri. In questa dinamica di amore ricevuto e amore comunicato si sperimenta la presenza del Cristo risuscitato. Infatti scrive l’evangelista “Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”.
Ugualmente nel vangelo di Giovanni abbiamo la figura di Maria Maddalena che piange, singhiozza di fronte a un sepolcro, ma fintanto che guarda verso il sepolcro non si accorge che colui che lei piangeva come morto in realtà era vivo. Ma per sperimentarlo vivo deve smettere di guardare la tomba e voltarsi e soltanto quando si volta indietro vide che Gesù era in piedi accanto a lei. Nel vangelo di Giovanni il Gesù quando si manifesta risuscitato ai suoi discepoli la prima parola che pronuncia è “Pace a voi”. Non è un augurio, Gesù non dice la pace sia con voi, è un dono. La pace è tutto quello che concorre alla felicità, alla pienezza della vita delle persone. Allora Gesù risuscitato la prima cosa che fa con i suoi è donare la pienezza di questa vita. E poi ecco il mandato “Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi”. Qual è il significato di questa espressione? Gesù è stato il testimone dell’amore fedele del Padre. Quanti con lui e come lui saranno testimoni di quest’amore potranno sperimentare il Cristo risorto vivente nella loro esistenza. Gesù non li manda ad annunziare una dottrina, ma Gesù li manda ad essere la tenerezza di Dio per l’umanità.



Venerdì 30 Marzo,2018 Ore: 19:15
 
 
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