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www.ildialogo.org   A CHE COSA DEVO CHE LA MADRE DEL MIO SIGNORE VENGA A ME? ,<b>di p. Alberto Maggi OSM</b>

IV AVVENTO – 23 dicembre 2012 - Commento al Vangelo
  A CHE COSA DEVO CHE LA MADRE DEL MIO SIGNORE VENGA A ME? 

di p. Alberto Maggi OSM

http://www.youtube.com/watch?v=L8EltqSq2nM&list=UUzl9ryyRNhuWN4xcVpwb1Pg&index=8

Lc 1, 39-45

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.

Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Ap­pena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bam­bino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!

A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orec­chi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.

E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

La prima beatitudine che compare nei vangeli è rivolta a Maria, la madre di Gesù. Elisabetta, la sua parente, le dirà, “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”. E l’ultima beatitudine che compare nei vangeli, nel vangelo di Giovanni, è quella di Gesù ai discepoli, “Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno”.

In queste due beatitudini c’è tutto l’itinerario di fede che può essere attribuito a Maria. Ma vediamo come lo presenta, i suoi inizi, l’evangelista Luca, capitolo 1, versetti 39-45.

Il contesto è dopo l’annunciazione, quindi Maria si trova già incinta di Gesù. In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Quello che Luca sta scrivendo è qualcosa di incredibile, qualcosa di difficile da comprendere. Come fa una ragazzina tra i dodici e i tredici anni a intraprendere un viaggio da sola – Luca non dice che si sia unita a qualche carovana, e tanto meno che l’accompagni il marito.

E poi, passare attraverso la regione montuosa… Perché Maria, se vuole scendere giù nella Giudea non ha scelto il percorso che facevano i pellegrini lungo la valle del Giordano, un po’ più lungo, ma senz’altro più tranquillo?

Invece, a rischio della propria vita, va attraverso la Samaria. Sappiamo che tra Samaritani e Giudei c’era una grande rivalità, e quindi intraprende un viaggio pericoloso. Perché? Per Maria il desiderio di comunicare vita - perché di questo si tratta -alla parente in Giudea è più forte della propria sicurezza. Quindi Maria parte senza indugio.

E soprattutto, secondo quel che appare, senza aver consultato il marito o il padre, cosa inammissibile nella società e nella cultura dell’epoca. Quindi l’evangelista, attraverso questa descrizione incredibile, ci sta dando delle indicazioni sulla figura, sulla realtà di Maria, una donna libera, una donna indipendente, non sottomessa al patriarcato dell’epoca, una donna che mette a rischio la propria vita pur di comunicarla a chi ne ha bisogno.

E non è finita! Entrata nella casa di Zaccaria, Zaccaria è il sacerdote, che è muto perché non ha creduto all’annuncio di Gabriele, salutò. Doveva salutare il padrone di casa, che tra l’altro è il sacerdote, ma Maria sembra ignorare Zaccaria, l’incredulo, refrattario allo Spirito Santo e il saluto di Maria si rivolge a Elisabetta, la moglie.

Il saluto nel contesto ebraico, nel contesto giudaico, non è mai una semplice formalità. Non ci si limita a desiderare il bene della persona, ma si cerca di procurarlo. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, quindi non una formalità, ma una esperienza di vita, il bambino sussultò nel suo grembo.

L’evangelista ci fa comprendere un dato molto importante: Dio si manifesta attraverso le relazioni umane. Non si manifesta nel culto e nelle liturgie, ma nelle comunicazioni umane, nelle relazioni umane laddove c’è una comunicazione di vita.

Infatti Elisabetta fu colmata di Spirito Santo, e l’evangelista anticipa il battesimo in Spirito Santo che Gesù farà alle persone che incontrerà e che lo accoglieranno, ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne”, questa benedizione ha un’eco di quelle dell’Antico Testamento rivolte alle grandi eroine del popolo, quelle che hanno salvato il popolo, Giaele, Giuditta, “E benedetto il frutto del tuo grembo!”

Questa era la benedizione contenuta nel libro del Deuteronomio per gli uomini, gli uomini fedeli all’alleanza, quando è stato benedetto il frutto delle loro viscere. Qui invece Luca la attribuisce a una donna. Maria è il frutto del suo grembo sono benedetti.

A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?” L’espressione “Signore” indica il messia, il salvatore del popolo, ed è un’eco di quello che Araunà, che possedeva il luogo dove poi Davide voleva far costruire il tempio, dirà: “Perché il re mio signore viene dal suo servo?” Quindi c’è tutta un’eco di reminiscenze dell’Antico Testamento che servono all’evangelista per costruire questo racconto che è basato sul trasporto dell’arca.

Per “arca” si intende la cassetta, il cofano trasportabile che conteneva le tavole dell’alleanza. Questo trasporto dell’arca verso Gerusalemme sostò per qualche mese - esattamente tre mesi quanto Maria ha sostato a casa di Elisabetta – in casa di certe persone, e questa casa venne benedetta.

Allora l’evangelista ci presenta Maria come l’arca della nuova alleanza. Mentre l’antica alleanza era per Israele, la nuova alleanza sarà per tutta l’umanità. “Ecco”, continua Elisabetta, “appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia”, letteralmente di esultanza, “nel mio grembo”.

Era l’annunzio che l’angelo aveva dato a Zaccaria, che questo bambino sarebbe stato fonte di gioia e di esultanza. Ed à un’eco di quello che Giovanni Battista poi dirà, quando parlerà di Gesù: “Esulta di gioia l’amico dello sposo alla voce dello sposo”. Quindi c’è tutto un concentrato di significati teologici dell’Antico e del Nuovo Testamento in questo brano.

E beata”, ecco la beatitudine che Elisabetta proclama su Maria, “colei che ha creduto nell’adempimento”, letteralmente il compimento. Il compimento della parola esige la collaborazione dell'uomo. Quindi la parola di Dio non porta frutto se non viene accolta e trasformata in realtà da parte dell’uomo. “Beata colei che ha creduto nel compimento di ciò che il Signore le ha detto”.

Quindi Maria è beata perché si fida. In questo brano vengono presentate due donne: la vergine che, contro ogni aspettativa è diventata madre, e la sterile che, contro ogni speranza, è diventata madre. Ma sono le due donne che si sono aperte alla vita ed Elisabetta profetizza. Ma qui in questa beatitudine che Elisabetta rivolge a Maria, c’è anche l’eco di un rimprovero verso il marito.

Se Maria è beata perché ha creduto, Zaccaria il suo sposo, il sacerdote, è infelice perché non ha creduto. Ma come l’arca porterà benedizione nella casa di quei tali che l’accolsero, così la presenza di Maria per tre mesi, porterà benedizione anche in questa casa e Zaccaria, da sacerdote, diventerà profeta. L’azione dello Spirito comincerà a dare i suoi frutti.




Mercoledì 19 Dicembre,2012 Ore: 16:10
 
 
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