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www.ildialogo.org RABBUNI’ CHE IO VEDA DI NUOVO,di p. Alberto Maggi OSM

XXX TEMPO ORDINARIO – 28 ottobre 2012 - Commento al Vangelo
RABBUNI’ CHE IO VEDA DI NUOVO

di p. Alberto Maggi OSM

Mc 10, 46-52

[In quel tempo], mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».

Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.

Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Quando leggiamo i vangeli dobbiamo sempre tener presente che cosa sono. Gli evangelisti non intendono tanto trasmetterci dei fatti, ma delle verità. La loro non è una cronaca, ma una teologia. Quindi non riguarda la storia, ma riguarda la fede.

Ecco perché i vangeli sono sempre attuali per la vita del credente e delle comunità. Ma se si vuole dai vangeli ricostruire il fatto storico veramente avvenuto, questo è pressoché impossibile. Ad esempio nel brano del vangelo di Marco che oggi commentiamo, cap. 10, versetti 46-52, l’evangelista ci racconta che Gesù guarisce un cieco.

Ma nello stesso identico episodio nel vangelo di Matteo i ciechi sono due. Allora se vogliamo sapere storicamente quanti fossero questi ciechi, erano due come ci scrive Matteo o uno come ci scrive Marco? Non lo possiamo sapere, ma la verità che ci trasmettono sia Matteo che Marco è identica. Vediamola.

Marco scrive: Giunsero a Gerico. E’ l’ultima città prima di iniziare la salita a Gerusalemme dove Gesù sarà assassinato. E mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla. Qui c’è una presentazione alquanto bizzarra di un individuo.

Marco scrive: il figlio di Timèo, Bartimèo. Bartimeo non è il nome del figlio di Timeo, significa “figlio di Timeo” in lingua aramaica. Quindi l’evangelista per due volte ripete “figlio di Timeo”. Perché questa ripetizione? Gesù nella sinagoga di Nazareth aveva detto che nessun profeta è accetto in patria, ma è disonorato, disprezzato.

Timèo significa “onore”; “figlio”, nella cultura ebraica non indica tanto colui che nasce dal padre, quanto colui che gli assomiglia nel comportamento. Allora figlio di Timèo è l’onorato, colui che ambisce ad essere apprezzato dalla gente, mentre Gesù è disprezzato.

Il fatto che l’evangelista lo ripeta due volte indica che anche lui, come Matteo, nella figura del cieco intende raffigurare – simbolicamente s’intende – i due discepoli Giacomo e Giovanni che, accecati dalla loro ambizione e dalla loro vanità – Gesù aveva detto in precedenza Avete occhi e non vedete – avevano chiesto a Gesù i posti più importanti.

Quindi questo cieco è immagine dei due discepoli. Sedeva lungo la strada. “Lungo la strada” richiama la parabola del seminatore e il seme gettato lungo la strada è quello che non arriva ad attecchire. Perché, commenterà poi Gesù, arriva il satana, che è immagine del potere, e subito lo toglie. Quindi chi ha desiderio di supremazia, di ambizione per superare gli altri, è refrattario al messaggio di Gesù.

Ascolta le sue parole, ma queste non arrivano nel suo cuore. Come Giacomo e Giovanni che hanno ascoltato l’annunzio della passione di Gesù e poi gli vanno a chiedere invece i posti più importanti. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare, come in questo vangelo grida il posseduto nella sinagoga, e a dire, ecco il motivo della cecità, “Figlio di Davide”.

Per lui Gesù è il Figlio di Davide. Abbiamo detto che “figlio” significa colui che assomiglia al padre. Ebbene l’attesa popolare del messia era che fosse il figlio di Davide, cioè si comportasse come il re Davide, il grande re che, attraverso un bagno di sangue, attraverso la violenza, conquistò il potere e riunì le 12 tribù.

Questa è l’attesa del popolo e l’attesa purtroppo anche dei discepoli. Loro non seguono il figlio di Dio, ma il figlio di Davide, ed è questo il motivo per cui sono ciechi. “Abbi pietà di me”, cioè vieni in soccorso alla nostra situazione di sottomissione ai romani.

Molti li rimproveravano”, esattamente come per i posseduti dagli spiriti impuri, sono coloro che collaborano con Gesù, ma egli gridava ancora più forte: “Figlio di Davide”. Ecco il motivo della sua cecità, lui non segue il figlio di Dio, ma il figlio di Davide.

Gesù si fermò, ma lui non si avvicina al cieco; deve essere il cieco ad avvicinarsi a Gesù e seguirlo nella sua strada. E per ben tre volte appare il verbo “chiamare”. “Chiamare” significa che questo cieco, esattamente come Giacomo e Giovanni e gli altri discepoli, sono lontani da Gesù, lo accompagnano ma non lo seguono. “Chiamatelo”. Chiamarono il cieco, dicendogli: “Coraggio! Alzati, ti chiama!”

E inizia la conversione dei discepoli raffigurata nelle azioni del cieco. Egli, gettato via il suo mantello, il mantello indica la persona, e gettare via il mantello indica la conversione, la rottura con l’ideologia che lo aveva animato, balzò in piedi e venne da Gesù.

Come ho detto non è Gesù che va verso il cieco, ma è il cieco che deve andare verso Gesù e lo deve seguire nel suo itinerario verso Gerusalemme. Allora Gesù gli disse … E qui l’evangelista riporta la stessa domanda che Gesù ha fatto a Giacomo e Giovanni. Quindi si vede chiaramente la relazione tra i due episodi . “Che cosa vuoi che io faccia per te?” A Giacomo e Giovanni Gesù aveva chiesto: che cosa volete che io faccia per voi?

E il cieco gli rispose: “Rabbunì”. Non lo chiama più figlio di Davide, ma gli si rivolge con un termine rispettoso con il quale ci si rivolgeva a Dio, Rabbunì, che è differente da Rabbi. Rabbi, maestro, veniva adoperato per le persone, Rabbunì soltanto per Dio.

Quindi il cieco comincia a vedere. Capisce che Gesù non è il figlio di Davide, ma il figlio di Dio. “Che io veda di nuovo!” Quindi non era nato cieco, c’era un periodo in cui vedeva. E’ stata l’ideologia che lo ha accecato. Allora chiede di tornare a vedere.

Gesù non compie nessun gesto, nessuna azione nei confronti del cieco. Gesù gli disse: “Va’ la tua fede ti ha salvato”. Riconoscere in Gesù il figlio di Dio anziché il figlio di Davide è quello che salva l’individuo. E subito vide di nuovo, quindi è tornato a vedere, e lo seguiva nella strada. Quindi di nuovo si mette al seguito di Gesù come Gesù aveva invitato i suoi discepoli a fare.

La strada è quella verso Gerusalemme dove Gesù incontrerà la sua passione e la sua morte.




Venerd́ 26 Ottobre,2012 Ore: 15:35
 
 
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