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www.ildialogo.org VENDI QUELLO CHE HAI E SEGUIMI,di p. Alberto Maggi OSM

XXVIII TEMPO ORDINARIO – 14 ottobre 2012 - Commento al Vangelo
VENDI QUELLO CHE HAI E SEGUIMI

di p. Alberto Maggi OSM

 

Mc 10, 17-30

[In quel tempo], mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».

Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».

 

Nel Vangelo di Marco. ogniqualvolta l’evangelista adopera il termine “strada”, è sempre per indicare la semina infruttuosa. E’ il seme che viene gettato, ma vengono gli uccelli.

Immagini che poi Gesù aveva commentato come il Satana che prende il messaggio. Il Satana è l’immagine del potere, della ricchezza, di tutto quello che impedisce l’accoglienza del messaggio di Gesù. Il brano che oggi commentiamo comincia proprio con “mentre andava per la strada”. Quindi l’evangelista ci dice già che la semina sarà infruttuosa.

C’è un tale”, l’evangelista non ci dice chi sia, “che gli corre incontro e si getta in ginocchio”. In questo Vangelo sono due i personaggi che hanno queste caratteristiche: uno che corre incontro a Gesù, che è l’indemoniato di Gerasa (Mc 5,6), cioè la persona posseduta da qualcosa di più forte di lui, prigioniero, e l’unico che si mette in ginocchio davanti a Gesù è il lebbroso (Mc 1,40), che veniva considerato un escluso da Dio.

Quindi l’evangelista ci vuole dire che questo personaggio è prigioniero di qualcosa che è più forte di lui, e in qualche maniera è escluso da Dio. Ebbene questo tale, angosciato, si rivolge a Gesù chiedendo cosa deve fare per avere la vita eterna.

E Gesù, nella sua risposta, lo rimanda a Dio, ai comandamenti di Dio e non enumera tutti i comandamenti – i comandamenti erano divisi in due parti, la prima riguardava gli obblighi assoluti nei confronti di Dio, ed erano esclusivi di Israele, l’altra il comportamento e i doveri nei confronti degli uomini ed erano comuni a tutte le culture del tempo.

Ebbene Gesù elimina la prima parte, quindi per la vita eterna non importa la relazione che si è avuta con Dio, ma soltanto i doveri nei confronti degli altri. E, della seconda parte, ne enumera cinque, più un precetto. “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso” – testimoniare il falso no significa dire una bugia, ma era la menzogna che spediva l’accusato alla morte, quindi la falsa testimonianza che poi causa la morte dell’imputato, com’è successo per Gesù – e qui l’evangelista ci infila “non frodare, non imbrogliare”. Era un precetto tratto dal Libro del Deuteronomio, che si rivolgeva ai datori di lavoro, non imbrogliare il tuo salariato, ma la sera stessa dagli la sua paga.

Quindi l’evangelista insinua che in questo individuo che si avvicina a Gesù ci sia questo problema. E “onora il padre e la madre” – onorare significa il mantenimento economico, era disonorevole lasciare i genitori nell’indigenza. Questo individuo si riempie la bocca dalla contentezza perché aveva osservato tutto quanto fin dalla giovinezza.

Dice “«maestro, tutte queste cose” - la lingua greca fa vedere che si riempie proprio la bocca, questo individuo dice tàuta pànta, sentiamo proprio un’espressione che riempie la bocca - “le ho osservate fin dalla giovinezza». Allora Gesù lo fissò” – fissare un individuo significa penetrare dentro la sua vera realtà – lo sguardo di Gesù è sempre volto a una comunicazione di vita, d’amore - e gli disse … Gesù non dice come a volte i traduttori riportano “una sola cosa ti manca”, come se mancasse la ciliegina sulla torta, sei tanto bravo, guarda adesso fai un altro passo, Gesù dice “uno ti manca”.

Nella loro cultura quando mancava “uno”, mancava tutto; allora Gesù gli dice “non hai niente”.

Perché “non hai niente”? Perché vedremo in questa narrazione che l’individuo era ricco. E infatti Gesù dice: “quello che hai dallo ai poveri e poi avrai un tesoro in cielo”, cioè Dio sarà la tua sicurezza.

E’ andato da Gesù per avere di più, e Gesù invece lo invita a dare di più.

«E poi vieni e seguimi». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò via rattristato. Possedeva infatti molti beni”. Ecco perché l’evangelista ci ha presentato questo individuo che corre, come l’indemoniato. E’ posseduto. Lui credeva di possedere i beni, in realtà ne era lui posseduto.

Dai Vangeli si comprende che si possiede soltanto quello che si dona, quello che si trattiene per sé, non si possiede, ma ci possiede. L’uomo pensava di possedere i beni, in realtà ne era lui posseduto. E quindi non gli ha fatto bene incontrare Gesù; ha incontrato Gesù angosciato e se ne va via rattristato.

Vediamo adesso la reazione dei discepoli alla radicalità di Gesù. Loro rimangono sconcertati dal fatto che Gesù metta come condizione al ricco, per entrare nel Regno di Dio, cioè nella comunità cristiana, di abbandonare tutte le sue ricchezze.

Allora Gesù, vedendo questo sconcerto, si rivolge ai suoi discepoli e conferma che - per i ricchi, s’intende - “è difficile entrare nel Regno di Dio”, perché i discepoli, per il fatto di aver accolto Gesù e il suo messaggio, sono già nel Regno di Dio. Quindi Gesù non sta indicando quanto sia difficile in linea generale, ma quanto lo sia per i ricchi. Perché?

Nel Regno di Dio c’è posto per i signori, ma non per i ricchi. Il signore è colui che dà, mentre il ricco è colui che ha e trattiene per sé. E quindi Gesù fa l’esempio popolare del cammello e della cruna dell’ago, per indicare l’impossibilità del ricco, perché la comunità di Gesù è il luogo della generosità

Ebbene, di fronte alla conferma di Gesù, alla sua radicalità, c’è lo sconcerto dei discepoli che, ancora più stupiti, si dicevano: “E chi potrà essere salvato?” Qui non si intende la salvezza eterna, perché abbiamo già visto che anche il ricco, se si comporta onestamente, rettamente, basta che osservi i comandamenti, e neanche tutti; non importa dei doveri verso Dio, ma di quelli con i doveri verso il prossimo, anche lui ha la vita eterna.

Qui la salvezza non riguarda la vita eterna. Il verbo greco tradotto con “salvare” significa “sostenere, fuggire da un pericolo”.

Cioè il ragionamento dei discepoli è questo: se a un ricco, che poteva entrare nel gruppo, gli metti come condizione di disfarsi di tutte le sue ricchezze, noi come andiamo avanti, come ci manteniamo? E’ questo il problema sollevato dai discepoli.

Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio!»” Gli uomini pensano che la felicità consista nell’avere sempre di più, Gesù, che è Dio, insegna che la felicità, la vita, consista nel dare, non nell’avere. Più si dà e più si acquista la capacità, da parte di Dio, di dare agli uomini.

E qui c’è la reazione di uno dei discepoli che viene presentato con il soprannome negativo, Simone, chiamato Pietro, quindi quando c’è soltanto il soprannome negativo indica che è all’opposizione di Gesù. Infatti contesta: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto” – che poi si vedrà non è neanche vero – “e ti abbiamo seguito”.

C’è un problema: Pietro segue Gesù, almeno lui crede, ma non lo accompagna, cioè non ha fatto propri gli ideali di Gesù. Ebbene, ecco la risposta di Gesù “In verità” – quindi è un’affermazione solenne che va al di là della risposta a Pietro, ma riguarda la comunità dei credenti di tutti i tempi – “non c’è nessuno che ha lasciato casa”, e poi qui c’è una contrapposizione, “o fratelli, o sorelle, o madre, o padre, o figli, o campi”, non c’è una congiunzione e…, e…, e…

Gesù per seguirlo non chiede di lasciare tutto, ma di lasciare soltanto quello che impedisce la piena libertà dell’uomo. Se è la casa – casa significa il patrimonio familiare -, se sono i fratelli, se sono le sorelle, o il padre o la madre … quindi se c’è uno di questi impedimenti, lascialo, abbandonalo, perché ti impedisce la pienezza di vita.

Questo abbandono deve essere fatto per causa di Gesù e per causa del Vangelo, è questo il problema di Simone. Simone segue Gesù, ma non ha capito ancora la Buona Notizia di Gesù, quest’amore universale che va concesso a tutti quanti.

Ebbene Gesù assicura “che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto” – cento volte tanto indica una benedizione da parte di Dio e, mentre si lascia soltanto la o la casa, o i fratelli o le sorelle, la benedizione è complessiva, “cento volte” – “in case” – e qui c’è la congiunzione - “e fratelli e sorelle e madri e figli e campi”.

C’è una sparizione, tra gli impedimenti da lasciare c’era il padre, ma il padre ora non si ritrova tra le benedizioni. Il padre indica l’autorità, colui che comanda, viene abbandonato e non lo si ritrova nella comunità cristiana, non c’è nessun padre nella comunità se non il Padre dei cieli. E il Padre dei cieli non governa gli uomini emanando leggi che questi devono osservare, ma comunicando loro interiormente il suo Spirito.

Insieme a questo ci sono le persecuzioni, ma, aggiunge Gesù, “e la vita eterna”. Cioè le persecuzioni che possono sopraggiungere, non impediscono la pienezza di vita, la vita quella che è eterna.




Mercoledì 10 Ottobre,2012 Ore: 16:11
 
 
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